Nel marzo e nel luglio del 2001 a Napoli ed a Genova le manifestazioni
contro la globalizzazione furono segnate da centinaia di arresti di
dimostranti, da violenze nelle caserme contro persone inermi e seguite
da diversi procedimenti giudiziari ancora oggi in corso. Già in
altri articoli [*] è stato sollevato il problema dello sfondo di
silenzio sul quale si stanno svolgendo questi processi, un silenzio
che, con il trascorrere del tempo, diventa ogni giorno sempre
più pesante.
Il 16 gennaio scorso è ripreso a Genova il processo ai
venticinque compagni accusati di "devastazione e saccheggio". Nelle
udienze i responsabili dell'ordine pubblico stanno ricostruendo (a modo
loro) quanto accaduto in quei giorni ed i modi attraverso i quali hanno
individuato le persone da processare. Dai resoconti pubblicati da chi
sta seguendo il dibattimento, viene fuori l'immagine di una gestione
dell'ordine pubblico alquanto caotica, e se i testi sono molto precisi
quando si tratta di descrivere le azioni dei dimostranti, diventano
quasi sempre smemorati quando si tratta di individuare precise
responsabilità nella catena di comando delle forze della
repressione. A fine febbraio è iniziato l'esame dei testi della
difesa.
Continua anche il processo "Diaz" contro 28 poliziotti accusati di
falso e calunnia, procedimento ritornato per un attimo alla ribalta
della cronaca mediatica grazie alla pagliacciata delle molotov
"scomparse" [vedi U.N. n.3 del 28/1/07]. Nelle ultime udienze è
continuata la ricostruzione di quanto avvenne la notte del 21 luglio
2001, durante l'irruzione all'interno della scuola "Diaz-Pertini", dove
dormivano pacificamente centinaia di persone. Per quanto riguarda le
molotov, l'unica cosa appurata e che quelle "scomparse" sono le stesse
che vennero ritrovate per strada. Riguardo poi il presunto
accoltellamento di un agente che sarebbe avvenuto durante l'irruzione e
che fu attribuito ad un ignoto aggressore presente all'interno della
scuola, non sono stati fatti significativi passi avanti, in quanto i
testimoni della polizia non ricordavano bene gli avvenimenti.
Nel processo per le violenze subite a Bolzaneto dai compagni fermati
nelle giornate di luglio 2001, sta sfilando la lunga teoria dei 270
testimoni che raccontano le terribili esperienze personali di quei
giorni, fatte di violenze verbali e fisiche. Non è un caso che
questi racconti non trovino spazio nelle tv, troppo impegnate a
santificare la famiglia e le sue rassicuranti violenze, per avere tempo
da dedicare alla sospensione di qualsiasi forma di libertà
collettiva avvenuta a Bolzaneto e nella caserma Raniero di Napoli.
Collegato ai fatti del marzo 2001 a Napoli, prosegue a Cosenza il
processo, per reati associativi, al cosiddetto "Sud Ribelle", tredici
compagni che sarebbero stati gli organizzatori degli incidenti di
Napoli e di Genova e addirittura parte di un complotto "sovversivo".
Anche in questo caso le udienze si trascinano nell'ascolto delle
testimonianze di agenti e dirigenti dell'ordine pubblico impegnati a
raccontare le loro verità, fatte di intercettazioni e di
interpretazioni di telefonate, di messaggi di posta elettronica e di
trasmissioni radio. Significativo, in una delle recenti udienze,
l'episodio della "sparizione" del verbale di interrogatorio di un ex
imputato, avvenuto (quando si dice il caso...) in concomitanza con la
scomparsa delle bottiglie genovesi. Scontata invece, in quanto
già prevista da diverso tempo, la sostituzione del pubblico
ministero che aveva iniziato l'inchiesta.
Non è certo la prima volta che un movimento si trova a fare i
conti con gli strascichi giudiziari delle proprie azioni, e non
è nemmeno la prima volta che il clamore dei primi momenti si
traduce col tempo in un sommesso brusio appena percettibile. Ma
è importante che questo sussurro non cessi, che la memoria
collettiva continui ad essere alimentata e che i fatti del 2001 non
diventino, fra dieci o venti anni, solo l'occasione per la celebrazione
di un anniversario.
Pepsy
[*] Vedi Umanità Nova n.7 del 29/2/04, n.6 del 20/2/05, n.24 del
3/7/05, n.10 del 19/3/06. L'articolo si basa principalmente sulle
informazioni pubblicate sul sito www.supportolegale.org al quale
rimandiamo per maggiori dettagli.