Umanità Nova, n.10 del 18 marzo 2007, anno 87

Legambiente, clima e rigassificatori
Il metano non ti da una mano


Vanno aumentando ogni giorno in Italia i progetti per nuovi rigassificatori e vanno conseguentemente allargandosi le proteste delle popolazioni interessate.
In questo clima, Legambiente ha presentato il rapporto Ambiente Italia 2007. Il Presidente Della Seta ha dichiarato che “c'è da dire un primo sonoro sì: agli impianti eolici, ai pannelli solari termici e fotovoltaici, anche ai rigassificatori visto che il gas è combustibile fossile di gran lunga meno inquinante".
Di fronte all'allarme sul drammatico ritardo nella lotta ai mutamenti climatici queste affermazioni appaiono perlomeno inadeguate. Infatti è riconosciuto da tutti – Europa compresa – che è necessario e urgente tagliare decisamente le emissioni di gas serra. Non si comprende quindi perché si debba aumentare in modo consistente, mediante i rigassificatori, le importazioni e il consumo di gas, che è un combustibile fossile. Così facendo, si aumenterebbe l'emissione di gas serra, si ritarderebbe l'avvio della produzione di energia pulita da fonti rinnovabili e si getterebbero le basi per una più grave crisi ambientale.
C'è poi da chiedersi se il gas metano sia davvero così rispettoso dell'ambiente, come a volte viene affermato.
Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, il metano, rispetto a petrolio e carbone, produce minore anidride carbonica in fase di combustione, ma di contro allo stato naturale causa un forte effetto serra, ventuno volte maggiore di quello prodotto dall'anidride carbonica. A esempio, si calcola che il 25% del potenziale di riscaldamento delle centrali a gas a ciclo combinato è perduto per la produzione e la distribuzione del combustibile, con metà di questa quota dovuta proprio alle perdite di metano. Il trasferimento poi del gas liquido con navi metaniere a -161°C e la successiva rigassificazione sono processi che richiedono molta energia e implicano una gestione costosa e complessa. In particolare lo scarico del gas liquido presso i terminali è causa di forti perdite di gas dell'ordine di milioni di metri cubi all'anno.
È il caso poi di valutare l'impatto delle centrali termoelettriche sull'ambiente circostante. Si può stimare che, ad esempio, una centrale a gas a ciclo combinato da 800 megawatt produce mediamente in un anno, oltre ad altri inquinanti, 1.600 tonnellate di ossido di azoto e 60 tonnellate di polveri ultrafini PM2,5. La Comunità europea ha stimato che una centrale a gas di quel tipo produce danni all'ambiente e alla salute monetizzabili in circa 12 milioni di euro all'anno.
Il gas non è quindi quel combustibile così rispettoso dell'ambiente come si vorrebbe far credere. Deve essere utilizzato con grande moderazione.
Si può prevedere che con il potenziamento della rete dei gasdotti, agli attuali 80 miliardi di metri cubi all'anno importati si potranno aggiungere nel 2011 altri 30 miliardi di metri cubi, con una quota complessiva di gran lunga eccedente le nostre necessità. Perché dunque devono essere costruiti i rigassificatori, impianti pericolosi e di notevole impatto ambientale?
In occasione della presentazione del rapporto 2007, anche Della Seta se l'è presa con chi, vittima della sindrome Nimby (Not In My Back Yard - "Non nel mio cortile"), si oppone a opere “ambientalmente necessarie". Sarebbe invece bene che si cominciasse a parlare della assai diffusa anche se mai menzionata sindrome Yiyby (Yes In Your Back Yard - "Sì nel tuo cortile"). Coloro che ne sono colpiti, si sentono in diritto di devastare, per propri interessi, il territorio dove altri vivono.

El condor

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