Umanità Nova, n.12 dell'8 aprile 2007, anno 87

Torture e attrezzature
Le parole e gli inganni della guerra infinita


La "guerra infinita al terrorismo" iniziata nel 2001 ha travolto le barriere del linguaggio e la pretesa universalistica della modernità, trascinandoci giorno per giorno sempre più in basso, sempre più permeando l'immaginario e costringendo tutti a declinare parole inusitate, nuove nell'agghiacciante indifferenza con cui sono pronunciate, pura tecnica con la pretesa dell'oggettività.
Il dibattito sul rifinanziamento delle missioni militari italiane all'estero ha segnato un altro passo nel cammino di mistificazione della realtà indotta dalla guerra. Ricordiamo che già ai tempi dei bombardamenti NATO sulla Serbia e della presidenza del consiglio D'Alema, si parlò di "guerra umanitaria", come se i due termini non fossero in radicale contrasto. Per la guerra del Golfo si parlò di "operazione di polizia internazionale"; e poi di "missili intelligenti". Infine, dopo le torri gemelle del settembre 2001, di "guerra permanente", a segnare il passaggio del mondo in un perenne stato di eccezione, che tale è la guerra: il mondo precipita in un ossimoro. Il presidente del consiglio della "guerra umanitaria" è oggi ministro degli esteri e le armi per fare la guerra in Afganistan sono diventate "attrezzature adeguate" di cui dotare i mercenari, i soldati di mestiere, spediti sotto comando americano a dare il loro contributo di orrore tra le montagne dell'Asia centrale in un paese devastato da decenni di guerra. E si parla di "regole di ingaggio" per dire che in guerra si spara e si parla di "attrezzature adeguate" che lo stato maggiore andrà ad individuare e discuterà con il governo, giacché la guerra non è certo "un pranzo di gala" e ci si deve presentare adeguatamente "attrezzati" a darle e a prenderle...
Intanto, negli Stati Uniti un giudice dichiara l'ex ministro della guerra Donald Rumsfeld, vero criminale di guerra a piede libero, "non punibile" secondo la legge americana per le torture, accertate, dei prigionieri di Abu Ghraib; a chiederne l'incriminazione erano state due associazioni per i diritti civili. Ma quel che è successo in Iraq, a Guantanamo, in chissà quali e quante prigioni segrete sparse sul globo, non può essere perseguito perché, in primo luogo, ha colpito soggetti non cittadini americani, soggetti ai quali, essendo per di più i fatti commessi all'estero, non si può applicare la tutela dovuta a chi ha passaporto americano; in secondo luogo, Rumsfeld ha agito nell'esercizio della sua attività di governo (sic) e gli atti di governo non sono sindacabili, altrimenti chiunque potrebbe dolersi dell'azione del governo e bloccarne i disegni con la scusa della lesione di suoi diritti. Dice il giudice: spiacente, ho accertato che tortura c'è stata (visto come siamo trasparenti e garantisti noi americani, siamo mica l'Unione Sovietica di Stalin...), ma purtroppo le nostre leggi sono altrettanto chiare nel dire che non siamo mica tutti uguali (cioè noi lo siamo e voi siete diversi, cioè possiamo fare di voi il cazzo che ci pare...). E questo è l'alleato che i nostri partiti di sinistra e destra non han voluto lasciar solo in Afganistan a lottare per la libertà (?) di noi tutti...
Guerra, morte, mistificazione, piccoli uomini feroci e stupidi, indifferenti al dolore altrui, politici di una provincia dell'impero tutti presi dalle loro lotte tragiche e ridicole, tragiche per noi, ridicole per tutti. Il senso si è perso nelle parole violentate, nei corpi torturati e dilaniati da bombe idiote usate da idioti. Sotto un cielo sempre più fosco, dire NO a questa guerra è l'unica saggezza ed è una necessità: per restare uomini, per restare liberi.

W.B.

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