La Legge Fini funziona. Giusto giovedì scorso in un articolo
pornografico sui viziosissimi ragazzi di Pinerolo dediti alle canne, il
giornalista di un importante quotidiano torinese notava allarmato che
"ormai una dose di fumo costa dieci euro quanto una pastiglia" (una
dose di ecstasy). Se il giornalista in questione facesse quello che in
teoria dovrebbe essere il suo mestiere (cioè fornire
informazioni vicine alla realtà), saprebbe che solo due anni fa
un grammo di hashish – quella che lui chiama "una dose di fumo"
– costava 4/5 euro e una pasticca di ecstasy dai 20 ai 30 euro e
avrebbe fatto un titolone in prima pagina con scritto "Grazie alla
Legge Fini ormai una pasticca costa dieci euro quanto un grammo di
fumo".
La Legge Fini (che ha trasformato l'Italia in uno dei pochi paesi al
mondo – insieme a Cuba, Cina, Vietnam, Corea del Nord e Iran
– in cui droghe leggere e droghe pesanti sono sottoposte alle
stesse severissime pene) ha avuto come unico effetto quello di far
levitare i prezzi di hashish e marijuana, mentre quelli delle droghe
pesanti sono scesi ai livelli più bassi di sempre. Adesso un
grammo di cocaina costa circa 40/50 euro (solo due anni costava sui 100
euro, vent'anni fa 150mila lire) e si trova dappertutto, mentre
l'eroina va sui 60/70 euro al grammo (vent'anni fa costava 200mila
lire), ma di tutto questo i giornali non parlano. D'altra parte gli
uomini liberi lo sanno che i pennivendoli prendono i loro lautissimi
stipendi per raccontare le bugie che piacciono ai loro padroni...
Tabelle e cannabis
Dopo che il TAR del Lazio ha annullato il pur timidissimo decreto-legge
del Ministro Turco che innalzava a 1000 mg di THCil limite di cannabis
detenibile per uso personale, la questione-droghe è tornata al
centro del dibattito politico. Mentre nessuno ha avuto il buon gusto di
far notare che i 1000 mg di THC (che, secondo la legge italiana,
corrispondono a 10 grammi di hashish o di marijuana) rappresentano un
quantitativo comunque molto inferiore rispetto, ad esempio, ai 28 g
consentiti per uso personale nella maggior parte degli stati USA o ai
20 g previsti dalle leggi tedesche e russe, anche se nelle motivazioni
della sentenza del TAR viene ben spiegato che debba ritenersi
"illegittimo anche il precedente decreto dell 11 aprile del 2006,
firmato dai Ministri Berlusconi quale Ministro ad interim della Salute
e Castelli quale Ministro della Giustizia, che per primo stabiliva i
quantitativi massimi detenibili ad uso personale'', cioè quello
delle mitiche tabelle, la decisione dei giudici romani ha comunque dato
forza alle sirene degli ultras del proibizionismo che sono tornati a
difendere a spada tratta la Legge Fini I fans della Crociata Contro La
Cannabis hanno goduto parecchio per la grande copertina "Cannabis, an
apology" (cannabis, chiediamo scusa…) con cui il 17 marzo in
Gran Bretagna l'Independent on Sunday, annunciava che la testata "da
oggi cancella la sua campagna di richiesta di depenalizzazione dell'uso
della cannabis", motivando la sua decisione col fatto che "numeri
record di adolescenti necessitano di terapie antidroga perché
fumano 'skunk', il potente tipo di cannabis che è 25 volte
più forte della resina che si vendeva dieci anni fa", come
avrebbe affermato "Una ricerca sulla prestigiosa rivista medica The
Lancet". I fan dell'ultraproibizionismo godevano, però, per poco
perché il giorno dopo The Indipendent era costretto a pubblicare
una lettera del direttore di The Lancet in cui questi dichiarava che i
dati citati dal quotidiano non risultavano da nessuna ricerca
pubblicata da The Lancet e che a suo parere la cannabis era una
sostanza meno dannosa per la salute di alcool, tabacco e molti
psicofarmaci venduti legalmente. A conferma di questo, il 23 marzo esce
un nuovo numero di The Lancet che riporta in prima pagina una nuova
tabella sulla pericolosità delle droghe in cui l'alcool è
immediatamente al terzo posto subito dopo eroina e cocaina, mentre al
quinto posto troviamo i barbiturici (una delle classi di psicofarmaci
più diffuse) e la cannabis si colloca molto sotto in undicesima
posizione. Nell'articolo, poi, proprio non si parla della skunk, la
"potente varietà di cannabis" che secondo l'Independent e
secondo i piùisterici sostenitori della Legge Fini sarebbe "25
volte più potente" di quella "tradizionale", mentre si fa notare
come una parte consistente dei danni che la cannabis può causare
sono da addebitarsi al fatto che, di norma, viene fumata insieme al
tabacco e riguardo al presunto rapporto di causalità esistente
tra cannabis e schizofrenia, gli autori dello studio sostengono
chiaramente come ciò non sia riscontrabile. A proposito della
skunk, peraltro, lo stesso Independent riporta il 24 marzo il parere
del Prof. Leslie Iversen, dell'Università di Oxford, il quale fa
notare a proposito del mito che la skunk sia addirittura 20 o 30 volte
più potente della cannabis disponibile 30 anni fa, che questo
«semplicemente non è vero. (..) negli anni la resina di
cannabis (hashish) è cambiata molto poco e il contenuto di
principio attivo (THC) generalmente non supera il 5%. La skunk
può arrivare a contenerne al massimo il 10-15%. Due o tre volte
tanto, quindi e non 20 o 30», come invece è stato detto.
In generale The Lancet mette in evidenza che "le regole finora seguite
per la divisione delle droghe in più o meno rischiose "erano
poco trasparenti e accurate e dunque di scarsa utilità per
elaborare i messaggi di salute rivolti alla popolazione" Le droghe
vengono classificate come legali o illegali secondo criteri storici e
culturali "che riflettono pregiudizi e ignoranza". In questo contesto
l'unica soluzione razionale secondo il Prof. David Nutt (responsabile
dello studio in questione) è superare il proibizionismo,
perché, come ha dichiarato al Guardian, con la repressione
«il messaggio della riduzione del danno sparisce completamente
perché la gente dice "Stanno mentendo'».
Balle e fregature del ministro Ferrero
Superare il proibizionismo (che ha prodotto solo galera per milioni di
consumatori di sostanze proibite in tutto il mondo e profitti record
per i grandi narcotrafficanti) rientra, però, sempre di meno
nell'agenda del governo italiano che mentre dichiara di voler
modificare la Legge, si appresta a varare norme comunque liberticide.
Il pusillanime socialdemocratico Ministro delle Promesse Rimangiate
Paolo Ferrero ha presentato un progetto di legge che prevede che i
consumatori di sostanze stupefacenti non avranno più la sanzione
che prevede la segnalazione e l'invio alla prefettura, ma saranno
mandati ai Sert (Servizi pubblici per le tossicodipendenze), dove si
sottoporranno ad un colloquio con gli operatori. Saranno poi i Sert a
decidere se si tratta, o meno, di consumatori problematici e quindi
stabilire un idoneo percorso terapeutico. Questo significa che i
consumatori saranno presi in carico da uno stuolo di psichiatri,
psicologi, assistenti sociali etc che, a seconda del proprio personale
livello di sadismo, potranno costringerli ad andare in qualche
comunità-lager, a farsi una costosissima serie di analisi delle
urine (per accertare che facciano i bravi) o qualunque altra diavoleria
"terapeutica".
Con questi chiari di luna, non c'è da stupirsi che anche nelle
aree più moderate dei movimenti antiproibizionisti crescano la
sfiducia e lo scontento nei confronti dell'imbelle sinistra di governo
e che la street parade antiproibizionista nazionale del 14 aprile a
Roma sia stata convocata su una piattaforma radicalmente
antigovernativa...
robertino