Umanità Nova, n.12 dell'8 aprile 2007, anno 87

Senza Frontiere. Brevi dal mondo


Cile: obiettori costretti alla clandestinità

Il 13 marzo scorso gli obiettori di coscienza Jorge Arevalo e Sebastian Orlandi, entrambi di 18 anni, attivi nel gruppo antimilitarista "Ni Casco Ni Uniforme" ("Né casco Né uniforme"), sono entrati in clandestinità per evitare la chiamata da parte dell'esercito cileno al servizio militare obbligatorio. L'entrata in clandestinità è stata necessaria per evitare l'arresto ed è stata accompagnata da una campagna per il diritto all'obiezione e per l'abolizione del servizio militare.
Quella che segue è la dichiarazione di Sebastian Orlandi: "La nostra posizione è antimilitarista, manifestiamo il nostro ripudio all'uso delle armi come strumento di subordinazione oppressione e il nostro totale rifiuto a questa scuola di servilismo e alla gerarchia che umilia le persone. Non voglio far parte di alcun mezzo che fomenti l'odio nel paese e l'odio etnico"
Il 26 marzo altri quattro antimilitaristi, tutti tra i 18 e i 19 anni, hanno rifiutato la chiamata al servizio militare, entrando anch'essi in clandestinità.

Polonia e Repubblica Ceca: manifestazioni antifasciste

Mercoledì 21 marzo un centinaio di nazisti del "Narodowego Odrodzenia Polsi" ("Rinascita nazionale polacca") hanno organizzato una manifestazione a Wroclaw (Breslavia), capoluogo della Bassa Slesia. Contemporaneamente si sono mobilitati 300 antifascisti per un contro-presidio.
La polizia si è posta tra i due gruppi ma non vi sono stati momenti di scontro.
Alla fine del presidio antifascista la polizia ha arrestato due anarchici, uno di Torun e uno di Varsavia, che avevano partecipato alla manifestazione antifascista, trattenendoli per 24 ore senza che essi potessero chiamare alcun avvocato. Il 23 marzo si è svolto il processo: i due compagni sono stati rimessi in libertà senza pendenze penali ma sono stati condannati a due anni di libertà vigilata per "aver messo in pericolo l'immunità fisica dei poliziotti".
Lo stesso giorno nella vicina Repubblica Ceca e precisamente nella cittadina di Prerov, si è svolto un presidio antifascista di circa 150 persone, tra cui molti anarchici, contro un raduno di nazisti del "Corporativismo Nazionale". La manifestazione era stata organizzata da Azione Antifascista, gruppo anarchico all'interno della sezione ceca dell'IWA/AIT. Il presidio è stato attaccato dalla polizia ceca, anche con l'ausilio di cavalli e idranti, e gli antifascisti hanno eretto barricate per arrestare l'avanzata dei poliziotti e per bloccare il corteo nazista.
Venti compagni sono stati arrestati e sono ora sotto processo.

Palestina: prosegue la lotta contro il muro

Prosegue ininterrotta e si allarga la lotta contro il muro dell'apartheid fatto costruire dal governo israeliano al confine tra i territori palestinesi ed Israele (ma in realtà in diverse zone tale muro è stato eretto ben oltre i confini formali dello stato israeliano).
Ogni venerdì, da più di due anni, un corteo formato da palestinesi ed israeliani percorre la distanza tra il villaggio di Bil'in e il muro di separazione, spesso venendo caricato da polizia ed esercito israeliano. Negli ultimi mesi la protesta, portata avanti soprattutto dagli Anarchici contro il muro ("Anarchists against the wall") e da alcuni attivisti palestinesi ed internazionali, ha coinvolto altri villaggi vicini: infatti gli abitanti dei villaggi di Um Salmuna, Budrus e Kafin si sono uniti alla lotta e si mobilitano ogni settimana.
Il 27 marzo il corteo partito da Bil'in è stato duramente caricato dalla polizia israeliana che ha arrestato due compagni, liberandoli alla fine della manifestazione sotto la pressione degli altri attivisti.

Irlanda: no alla Shell!

Prosegue in Irlanda la mobilitazione contro l'installazione di un gas terminal e di un gasdotto nella costa nord-occidentale (v. UN n. 7 del 25/2/07). Martedì 27 marzo è stato occupato il quartiere generale della Shell (proprietaria del gasdotto) a Dublino. Tra gli attivisti coinvolti nell'azione dimostrativa erano presenti anche diversi anarchici ed anarchiche del Workers Solidarity Movement. L'istallazione del terminal e del gasdotto rappresenterebbero un danno devastante per l'ecosistema della costa e tutti i guadagni realizzati dall'estrazione del gas andrebbero nelle tasche dei padroni della Shell. Per queste ragioni nella regione coinvolta si è costituito un comitato di protesta chiamato ironicamente "Shell to Sea" ("Shell a mare"), che sta ricevendo solidarietà da tutto il paese.

Fonti:
www.ainfos.ca; www.indymedia.org; www.indymedia.ie; http://news.infoshop.org; www.antimilitaristas.org; www.anarkismo.net; www.awalls.org

A cura di Raffaele

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