Il 13 marzo scorso gli obiettori di coscienza Jorge Arevalo e
Sebastian Orlandi, entrambi di 18 anni, attivi nel gruppo
antimilitarista "Ni Casco Ni Uniforme" ("Né casco Né
uniforme"), sono entrati in clandestinità per evitare la
chiamata da parte dell'esercito cileno al servizio militare
obbligatorio. L'entrata in clandestinità è stata
necessaria per evitare l'arresto ed è stata accompagnata da una
campagna per il diritto all'obiezione e per l'abolizione del servizio
militare.
Quella che segue è la dichiarazione di Sebastian Orlandi: "La
nostra posizione è antimilitarista, manifestiamo il nostro
ripudio all'uso delle armi come strumento di subordinazione oppressione
e il nostro totale rifiuto a questa scuola di servilismo e alla
gerarchia che umilia le persone. Non voglio far parte di alcun mezzo
che fomenti l'odio nel paese e l'odio etnico"
Il 26 marzo altri quattro antimilitaristi, tutti tra i 18 e i 19 anni,
hanno rifiutato la chiamata al servizio militare, entrando anch'essi in
clandestinità.
Mercoledì 21 marzo un centinaio di nazisti del "Narodowego
Odrodzenia Polsi" ("Rinascita nazionale polacca") hanno organizzato una
manifestazione a Wroclaw (Breslavia), capoluogo della Bassa Slesia.
Contemporaneamente si sono mobilitati 300 antifascisti per un
contro-presidio.
La polizia si è posta tra i due gruppi ma non vi sono stati momenti di scontro.
Alla fine del presidio antifascista la polizia ha arrestato due
anarchici, uno di Torun e uno di Varsavia, che avevano partecipato alla
manifestazione antifascista, trattenendoli per 24 ore senza che essi
potessero chiamare alcun avvocato. Il 23 marzo si è svolto il
processo: i due compagni sono stati rimessi in libertà senza
pendenze penali ma sono stati condannati a due anni di libertà
vigilata per "aver messo in pericolo l'immunità fisica dei
poliziotti".
Lo stesso giorno nella vicina Repubblica Ceca e precisamente nella
cittadina di Prerov, si è svolto un presidio antifascista di
circa 150 persone, tra cui molti anarchici, contro un raduno di nazisti
del "Corporativismo Nazionale". La manifestazione era stata organizzata
da Azione Antifascista, gruppo anarchico all'interno della sezione ceca
dell'IWA/AIT. Il presidio è stato attaccato dalla polizia ceca,
anche con l'ausilio di cavalli e idranti, e gli antifascisti hanno
eretto barricate per arrestare l'avanzata dei poliziotti e per bloccare
il corteo nazista.
Venti compagni sono stati arrestati e sono ora sotto processo.
Prosegue ininterrotta e si allarga la lotta contro il muro
dell'apartheid fatto costruire dal governo israeliano al confine tra i
territori palestinesi ed Israele (ma in realtà in diverse zone
tale muro è stato eretto ben oltre i confini formali dello stato
israeliano).
Ogni venerdì, da più di due anni, un corteo formato da
palestinesi ed israeliani percorre la distanza tra il villaggio di
Bil'in e il muro di separazione, spesso venendo caricato da polizia ed
esercito israeliano. Negli ultimi mesi la protesta, portata avanti
soprattutto dagli Anarchici contro il muro ("Anarchists against the
wall") e da alcuni attivisti palestinesi ed internazionali, ha
coinvolto altri villaggi vicini: infatti gli abitanti dei villaggi di
Um Salmuna, Budrus e Kafin si sono uniti alla lotta e si mobilitano
ogni settimana.
Il 27 marzo il corteo partito da Bil'in è stato duramente
caricato dalla polizia israeliana che ha arrestato due compagni,
liberandoli alla fine della manifestazione sotto la pressione degli
altri attivisti.
Prosegue in Irlanda la mobilitazione contro l'installazione di un
gas terminal e di un gasdotto nella costa nord-occidentale (v. UN n. 7
del 25/2/07). Martedì 27 marzo è stato occupato il
quartiere generale della Shell (proprietaria del gasdotto) a Dublino.
Tra gli attivisti coinvolti nell'azione dimostrativa erano presenti
anche diversi anarchici ed anarchiche del Workers Solidarity Movement.
L'istallazione del terminal e del gasdotto rappresenterebbero un danno
devastante per l'ecosistema della costa e tutti i guadagni realizzati
dall'estrazione del gas andrebbero nelle tasche dei padroni della
Shell. Per queste ragioni nella regione coinvolta si è
costituito un comitato di protesta chiamato ironicamente "Shell to Sea"
("Shell a mare"), che sta ricevendo solidarietà da tutto il
paese.
Fonti:
www.ainfos.ca; www.indymedia.org; www.indymedia.ie;
http://news.infoshop.org; www.antimilitaristas.org; www.anarkismo.net;
www.awalls.org
A cura di Raffaele