L'involuzione autoritaria e irrazionale che ha colpito le
società occidentali dalla fine degli anni '70 in poi è
stata cavalcata in maniera sempre più invasiva dalla chiesa
cattolica, paladina del ritorno alla talebanità dell'Occidente e
sempre più sfacciata nella sua pretesa di egemonizzare il
dibattito politico.
In Italia, per ovvie ragioni, il peso di questa massiccia azione di
propaganda clericale si avverte in maniera particolare e la CEI ha
conquistato una visibilità indiscussa grazie all'operato
militante di Camillo Ruini, il presidente uscente.
La forza propositiva della conferenza episcopale italiana è
ormai tale che già da tempo gli osservatori politici attendevano
con ansia il documento su famiglia e coppie di fatto, mentre i
vaticanisti (assurti al ruolo di guru politici della talebanità
nostrana) promettevano palate sui denti agli ultimi poveri laici
italiani, cristiani democratici in primis. Così è stato
e, con l'aria che tira, non poteva essere altrimenti.
Il breve documento, datato 28 marzo 2007, è intitolato "nota a
riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative
legislative in materia di unioni di fatto".
Nello scritto i vescovi si dichiarano subito "custodi di una
verità e di una sapienza che traggono la loro origine dal
Vangelo" e ritengono di dover "illuminare la coscienza dei credenti,
perché trovino il modo migliore di incarnare la visione
cristiana dell'uomo e della società nell'impegno quotidiano,
personale e sociale, e di offrire ragioni valide e condivisibili da
tutti a vantaggio del bene comune".
Già dalle prime righe, quindi, viene chiarita la visione del
mondo dei cattotalebani: i fedeli (e con loro gli uomini tutti) vivono
sempre in uno stato di minorità, incapaci di capire da soli
quali valori seguire, come declinare il Vangelo nella propria vita. I
fedeli non sono in grado di leggersi il Vangelo formandosi
autonomamente una propria idea su come vivere o agire, hanno invece
bisogno di essere illuminati perché, evidentemente, vivono
nell'oscurità del peccato. Ancora immersi nella caverna di
platoniana memoria, incapaci quindi di conoscere la verità, i
cristiani che tanto i vescovi amano vivono in una condizione che
già gli Anabattisti, cinquecento anni fa, avevano rifiutato,
dimostrando, con l'affermazione della priorità della coscienza
individuale, una modernità che gli stessi contemporanei non
hanno ancora conquistato. Il tempo passa e la storia continua a non
essere maestra di vita.
Siamo solo all'inizio del documento: l'anatema deve ancora arrivare, ma
è chiaro che i vescovi sono lì per illuminare e gli altri
stanno lì per ubbidire. Già dovremmo averne abbastanza
per rifiutare documenti come questo e la schifosa volontà di
dominio che ne fa da sfondo, ma proviamo ad andare avanti: "La chiesa
da sempre ha a cuore la famiglia e la sostiene con le sue cure e da
sempre chiede che il legislatore la promuova e la difenda". In queste
affermazioni di principio, prodromi della mazzata contro le forme
alternative di famiglia, non possiamo non rilevare delle contraddizioni
marchiane: la chiesa difende la famiglia tradizionale, mentre Cristo ha
sempre proclamato il primato della gruppo di affinità spirituale
sui vincoli di sangue. Quindi è paradossale che dei cristiani
ritengano la famiglia tradizionale l'unica forma possibile di scelta
civile. Questo è possibile perché i credenti hanno
ripreso dal loro presunto fondatore, Cristo, solo l'irrazionalismo
mistico, che ne ha costituito un tratto essenziale ma non esaustivo,
mentre hanno cancellato, attraverso la fariseizzazione paolina del
vangelo, i tratti più nomadici del nazzareno, il quale, a causa
di questi, era creduto pazzo sia da sua madre che dai suoi fratelli.
Chi, libero da ermeneutiche ideologiche, vuol leggere il vangelo,
troverà che in vari passi Cristo chiede ai suoi discepoli di
vivere in maniera alternativa a quella familiare, ma anche contro la
famiglia stessa: a uno di loro impedisce di andare a seppellire il
padre (permettimi signore, di andare prima a seppellire mio
padre… Ma egli gli disse: seguimi, e lascia che i morti
seppelliscano i loro morti. Matteo 8,22), ad altri chiede di lasciare
la moglie o i genitori seduta stante.
Cristo fonda una comunità di uomini e donne che "fanno la
volontà di dio", perché come egli dichiara, la sua
famiglia è formata da coloro che fanno la volontà del
padre ("Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? _ quindi
stese la mano sui suoi discepoli e disse - Ecco mia madre e i miei
fratelli; chiunque faccia la volontà del padre mio che è
nei cieli, questi mi è fratello, sorella e madre" Matteo 12,
48-50).
Nei confronti della famiglia tradizionale, invece, Cristo viene a
portare una spada, in quanto, come egli dichiara, l'adesione o meno
alle sue idee farà sì che i familiari siano gli uni
contro gli altri ("Sono venuto a separare l'uomo da suo padre, la
figlia da sua madre, la nuora da sua suocera; sì, nemici
dell'uomo saranno quelli di casa sua. Chi ama il padre o la madre
più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la
figlia più di me, non è degno di me. Chi non prende la
sua croce dietro a me, non è degno di me. Matteo 10, 35-37).
Famiglia ideologica, quindi, e non di sangue. I preti hanno risolto le
contraddizioni che derivano dalla lettura consolatoria del vangelo
dicendo che in realtà l'invito ad abbandonare la famiglia era
rivolto ai sacerdoti, a coloro che, alcuni secoli dopo, avrebbero
seguito la via della castità.
Questo è ovviamente falso, per il semplice fatto che la
comunità di Cristo, composta da uomini e donne, non prevedeva
affatto la figura sacerdotale, ma soprattutto non prevedeva la nascita
della chiesa, avendo Cristo denunciato il clero del tempo e credendo
egli che la fine dei tempi fosse vicina (Matteo 4,17).
Il documento continua con un'affermazione che da sempre fa parte del
patrimonio propagandistico della chiesa cattolica: "non abbiamo
interessi politici da affermare". Questa è una regola cattolica
fatta di sole eccezioni; in realtà il documento è animato
da un'intenzione più che politica: quella di bloccare il
percorso istituzionale che dovrebbe portare alla legge sui DICO,
chiarendo quali siano i cattolici di cui i vescovi si possano fidare:
quelli della casa delle libertà, i cattotalebani, i
clericofascisti.
Questa è la gentaglia cui la chiesa si rivolge, il braccio
secolare sicuro e prono a qualsiasi volere del pastore tedesco e dei
vescovi di corte. I cristiani del centro-sinistra, come sempre, sono
stati bastonati. I patetici interventi di Rosy Bindi e di altri teodem,
volti a negare l'evidente scomunica ricevuta con il continuare a
ripetere ad oltranza che il documento vescovile avallava il percorso
dei cattolici democratici, sono stati imbarazzati e imbarazzanti.
La gravità del documento clericale non sta tanto nel fatto che
la chiesa ingerisca nella politica italiana; questo preti e vescovi
l'hanno sempre fatto. Quello che invece sorprende è che il
documento arrivi nel pieno di un processo politico parlamentare e non
si basi, invece, su principi astratti, come i soliti deliranti
riferimenti alla natura umana, esplicitati anche questa volta con
un'indifferenza pressoché totale nei confronti di quanto la
scienza ha stabilito su questo tema.
Il cuore del documento, e il suo intento nient'affatto velato, stanno
entrambi in questa frase: "sarebbe incoerente quel cristiano che
sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto".
Ecco la sintesi più efficace dell'intenzione dei vescovi:
dichiarare fuori legge i cristiani democratici, discriminare tra
cattolici buoni e cattolici in mala fede, i quali non sarebbero
abbastanza ferventi nel continuare a discriminare omosessuali e coppie
di fatto, come i cattolici hanno sempre fatto. Anche i timidi e
spauriti esperimenti liberali dei teodem sono troppo estremistici per
la chiesa fascista e cattotalebana che spadroneggia in Italia.
Per il pastore tedesco e i suoi corvi fascisti il cristiano che difende
i diritti dei conviventi e dà un contributo per sdoganare gli
omosessuali dal ghetto in cui il cattolicesimo li ha costretti da
sempre è, quindi, un incoerente.
Non sono incoerenti, invece, i cristiani miliardari, i cristiani
fascisti, quelli leghisti; non è incoerente il politico
cristiano che vota le guerre, il soldato cristiano che ammazza in nome
della pace, l'industriale cristiano che fabbrica le mine a forma di
giocattolo, quello che fabbrica armi, quello che finanzia o produce gli
aerei di morte F35, il politico che vota e fa applicare la pena di
morte. Questi non solo non sono incoerenti, ma rappresentano la vera e
unica chiesa possibile, protetta e rappresentata dal catechismo
cattolico firmato da Ratzinger nel 1993.
Paolo Iervese