Umanità Nova, n.13 del 22 aprile 2007, anno 87

Voglia di roghi
Bagnasco contro omosessuali, conviventi, laici e teodem



L'involuzione autoritaria e irrazionale che ha colpito le società occidentali dalla fine degli anni '70 in poi è stata cavalcata in maniera sempre più invasiva dalla chiesa cattolica, paladina del ritorno alla talebanità dell'Occidente e sempre più sfacciata nella sua pretesa di egemonizzare il dibattito politico.
In Italia, per ovvie ragioni, il peso di questa massiccia azione di propaganda clericale si avverte in maniera particolare e la CEI ha conquistato una visibilità indiscussa grazie all'operato militante di Camillo Ruini, il presidente uscente.
La forza propositiva della conferenza episcopale italiana è ormai tale che già da tempo gli osservatori politici attendevano con ansia il documento su famiglia e coppie di fatto, mentre i vaticanisti (assurti al ruolo di guru politici della talebanità nostrana) promettevano palate sui denti agli ultimi poveri laici italiani, cristiani democratici in primis. Così è stato e, con l'aria che tira, non poteva essere altrimenti.
Il breve documento, datato 28 marzo 2007, è intitolato "nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto".
Nello scritto i vescovi si dichiarano subito "custodi di una verità e di una sapienza che traggono la loro origine dal Vangelo" e ritengono di dover "illuminare la coscienza dei credenti, perché trovino il modo migliore di incarnare la visione cristiana dell'uomo e della società nell'impegno quotidiano, personale e sociale, e di offrire ragioni valide e condivisibili da tutti a vantaggio del bene comune".
Già dalle prime righe, quindi, viene chiarita la visione del mondo dei cattotalebani: i fedeli (e con loro gli uomini tutti) vivono sempre in uno stato di minorità, incapaci di capire da soli quali valori seguire, come declinare il Vangelo nella propria vita. I fedeli non sono in grado di leggersi il Vangelo formandosi autonomamente una propria idea su come vivere o agire, hanno invece bisogno di essere illuminati perché, evidentemente, vivono nell'oscurità del peccato. Ancora immersi nella caverna di platoniana memoria, incapaci quindi di conoscere la verità, i cristiani che tanto i vescovi amano vivono in una condizione che già gli Anabattisti, cinquecento anni fa, avevano rifiutato, dimostrando, con l'affermazione della priorità della coscienza individuale, una modernità che gli stessi contemporanei non hanno ancora conquistato. Il tempo passa e la storia continua a non essere maestra di vita.
Siamo solo all'inizio del documento: l'anatema deve ancora arrivare, ma è chiaro che i vescovi sono lì per illuminare e gli altri stanno lì per ubbidire. Già dovremmo averne abbastanza per rifiutare documenti come questo e la schifosa volontà di dominio che ne fa da sfondo, ma proviamo ad andare avanti: "La chiesa da sempre ha a cuore la famiglia e la sostiene con le sue cure e da sempre chiede che il legislatore la promuova e la difenda". In queste affermazioni di principio, prodromi della mazzata contro le forme alternative di famiglia, non possiamo non rilevare delle contraddizioni marchiane: la chiesa difende la famiglia tradizionale, mentre Cristo ha sempre proclamato il primato della gruppo di affinità spirituale sui vincoli di sangue. Quindi è paradossale che dei cristiani ritengano la famiglia tradizionale l'unica forma possibile di scelta civile. Questo è possibile perché i credenti hanno ripreso dal loro presunto fondatore, Cristo, solo l'irrazionalismo mistico, che ne ha costituito un tratto essenziale ma non esaustivo, mentre hanno cancellato, attraverso la fariseizzazione paolina del vangelo, i tratti più nomadici del nazzareno, il quale, a causa di questi, era creduto pazzo sia da sua madre che dai suoi fratelli.
Chi, libero da ermeneutiche ideologiche, vuol leggere il vangelo, troverà che in vari passi Cristo chiede ai suoi discepoli di vivere in maniera alternativa a quella familiare, ma anche contro la famiglia stessa: a uno di loro impedisce di andare a seppellire il padre (permettimi signore, di andare prima a seppellire mio padre… Ma egli gli disse: seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Matteo 8,22), ad altri chiede di lasciare la moglie o i genitori seduta stante.
Cristo fonda una comunità di uomini e donne che "fanno la volontà di dio", perché come egli dichiara, la sua famiglia è formata da coloro che fanno la volontà del padre ("Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? _ quindi stese la mano sui suoi discepoli e disse - Ecco mia madre e i miei fratelli; chiunque faccia la volontà del padre mio che è nei cieli, questi mi è fratello, sorella e madre" Matteo 12, 48-50).
Nei confronti della famiglia tradizionale, invece, Cristo viene a portare una spada, in quanto, come egli dichiara, l'adesione o meno alle sue idee farà sì che i familiari siano gli uni contro gli altri ("Sono venuto a separare l'uomo da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora da sua suocera; sì, nemici dell'uomo saranno quelli di casa sua. Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me. Chi non prende la sua croce dietro a me, non è degno di me. Matteo 10, 35-37).
Famiglia ideologica, quindi, e non di sangue. I preti hanno risolto le contraddizioni che derivano dalla lettura consolatoria del vangelo dicendo che in realtà l'invito ad abbandonare la famiglia era rivolto ai sacerdoti, a coloro che, alcuni secoli dopo, avrebbero seguito la via della castità.
Questo è ovviamente falso, per il semplice fatto che la comunità di Cristo, composta da uomini e donne, non prevedeva affatto la figura sacerdotale, ma soprattutto non prevedeva la nascita della chiesa, avendo Cristo denunciato il clero del tempo e credendo egli che la fine dei tempi fosse vicina (Matteo 4,17).
Il documento continua con un'affermazione che da sempre fa parte del patrimonio propagandistico della chiesa cattolica: "non abbiamo interessi politici da affermare". Questa è una regola cattolica fatta di sole eccezioni; in realtà il documento è animato da un'intenzione più che politica: quella di bloccare il percorso istituzionale che dovrebbe portare alla legge sui DICO, chiarendo quali siano i cattolici di cui i vescovi si possano fidare: quelli della casa delle libertà, i cattotalebani, i clericofascisti.
Questa è la gentaglia cui la chiesa si rivolge, il braccio secolare sicuro e prono a qualsiasi volere del pastore tedesco e dei vescovi di corte. I cristiani del centro-sinistra, come sempre, sono stati bastonati. I patetici interventi di Rosy Bindi e di altri teodem, volti a negare l'evidente scomunica ricevuta con il continuare a ripetere ad oltranza che il documento vescovile avallava il percorso dei cattolici democratici, sono stati imbarazzati e imbarazzanti.
La gravità del documento clericale non sta tanto nel fatto che la chiesa ingerisca nella politica italiana; questo preti e vescovi l'hanno sempre fatto. Quello che invece sorprende è che il documento arrivi nel pieno di un processo politico parlamentare e non si basi, invece, su principi astratti, come i soliti deliranti riferimenti alla natura umana, esplicitati anche questa volta con un'indifferenza pressoché totale nei confronti di quanto la scienza ha stabilito su questo tema.
Il cuore del documento, e il suo intento nient'affatto velato, stanno entrambi in questa frase: "sarebbe incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto".
Ecco la sintesi più efficace dell'intenzione dei vescovi: dichiarare fuori legge i cristiani democratici, discriminare tra cattolici buoni e cattolici in mala fede, i quali non sarebbero abbastanza ferventi nel continuare a discriminare omosessuali e coppie di fatto, come i cattolici hanno sempre fatto. Anche i timidi e spauriti esperimenti liberali dei teodem sono troppo estremistici per la chiesa fascista e cattotalebana che spadroneggia in Italia.
Per il pastore tedesco e i suoi corvi fascisti il cristiano che difende i diritti dei conviventi e dà un contributo per sdoganare gli omosessuali dal ghetto in cui il cattolicesimo li ha costretti da sempre è, quindi, un incoerente.
Non sono incoerenti, invece, i cristiani miliardari, i cristiani fascisti, quelli leghisti; non è incoerente il politico cristiano che vota le guerre, il soldato cristiano che ammazza in nome della pace, l'industriale cristiano che fabbrica le mine a forma di giocattolo, quello che fabbrica armi, quello che finanzia o produce gli aerei di morte F35, il politico che vota e fa applicare la pena di morte. Questi non solo non sono incoerenti, ma rappresentano la vera e unica chiesa possibile, protetta e rappresentata dal catechismo cattolico firmato da Ratzinger nel 1993. 

Paolo Iervese

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