Giovane socialista a Reggio Emilia, poi anarchico. soggiorna in Toscana
fra la prima guerra mondiale e l'esilio. intellettuale e pubblicista,
allievo di Salvemini, amico di Piero Gobetti e dei fratelli Rosselli.
Fuoriuscito in Francia. Combattente antifranchista, muore a Barcellona
assassinato dai sicari di Stalin nelle giornate del maggio 1937.
LA MORTE TRAGICA
Agli orecchi attentissimi dei rari ma abituali ascoltatori clandestini
in Italia di Radio Barcellona CNT-FAI giungono, rotte dalla commozione
quasi preludio di una tragica primavera, queste parole:
"Lavoratori! Compagni! Antonio Gramsci è morto, dopo undici anni
di carcere, in una clinica, guardato a vista dai poliziotti e negato
alla famiglia fino negli spasimi dell'agonia. Mussolini è un
tiranno che ha un buon fiuto per individuare i nemici più
temibili: e tra questi egli teme le intelligenze solide ed i caratteri
inflessibili. Mussolini colpisce alla testa le opposizioni: scagliando
la Ceka del Viminale contro Matteotti, facendo linciare dagli
squadristi Amendola, rendendo la vita impossibile a Gobetti, gettando
in carcere Riccardo Bauer, Ernesto Rossi ed altri intellettuali di
prim'ordine. Mussolini ha voluto la morte di Gramsci [...] Noi
salutiamo dalla radio della CNT-FAI di Barcellona, l'intellettuale
valoroso, il militante tenace e dignitoso che fu il nostro avversario
Antonio Gramsci, convinti che egli ha portato la sua pietra
all'edificazione dell'ordine nuovo [...]".
È la sera del 3 maggio 1937, la voce è quella di Camillo
Berneri, redattore dell'edizione spagnola di "Guerra di Classe",
delegato politico del battaglione internazionale della Colonna
Francisco Ascaso. Appena due giorni dopo Berneri viene arrestato,
insieme a Ciccio Barbieri che alloggia insieme a lui, nel suo
appartamento di Barcellona da una decina di poliziotti armati muniti di
bracciale rosso. Alle richieste di spiegazioni il poliziotto in
borghese che guida gli altri (testimonierà la compagna di
Barbieri) risponde che i motivi dell'arresto risiedono nel fatto di
essere "elementi controrivoluzionari in quanto anarchici". La notte
successiva i cadaveri dei due antifascisti italiani sono raccolti dalla
Croce Rossa in una strada del centro cittadino. L'autopsia eseguita su
Berneri certifica che la causa della morte è dovuta a colpi
d'arma da fuoco sparati da dietro nella regione ascellare destra, a
distanza massima di 75 cm., e "alla testa stando l'aggressore ad un
livello superiore all'aggredito".
Mentre l'epopea della Spagna repubblicana e libertaria volge al termine
inizia così un lacerante e sanguinoso regolamento di conti
nell'ambito dello schieramento antifranchista. Ai funerali la
partecipazione popolare è massiccia. Il corteo funebre,
disobbedendo agli ordini delle autorità, passa da Plaza
Catalunya dove si trova la sede del PSUC (il partito comunista
catalano), si sofferma e, in un momento di grande tensione – come
ha testimoniato Umberto Marzocchi – le bandiere rosso-nere della
CNT-FAI sono rivolte verso i portoni del PSUC in segno di sfida. Da qui
si risponde con il presentat'arm e gli onori militari.
UN RIVOLUZIONARIO CONTRO I TOTALITARISMI
Berneri nasce nel 1897 a Lodi. Dopo un'infanzia piena di trasferimenti
e varie peripezie familiari, approda a Reggio Emilia. Dal 1912 risulta
già iscritto alla FGS, organizzazione giovanile socialista che
si dimostra un vivace laboratorio politico e culturale dell'epoca. La
formazione di Berneri, e la sua stessa breve vita, risulteranno
permeati dalle idee di gradualismo, ma nell'intransigenza, e di rifiuto
del verbalismo violento; prassi che probabilmente acquisisce
nell'esperienza degli anni giovanili a fianco di Camillo Prampolini. A
17 anni inizia ad occuparsi di antimilitarismo, collaborando a
"L'Avanguardia", organo della FGS. L'anno seguente, affascinato dalle
idee propugnate da Errico Malatesta e Luigi Fabbri, matura la sua
scelta anarchica.
Nel 1916, al momento del suo trasferimento ad Arezzo (la madre,
Adalgisa Fochi, è insegnante presso la locale Scuola
magistrale), risulta già schedato dalla polizia. La permanenza
di tre anni ad Arezzo, dove vive anche la sua compagna Giovanna
Caleffi, è segnata dalla nascita di Maria Luisa e dalla chiamata
alle armi del neo-padre. Espulso dalla Accademia militare di Modena
come sovversivo viene poi arrestato per propaganda pacifista.
Nell'aprile 1919 si trasferisce a Firenze per studiare filosofia (si
laureerà nel 1922 discutendo una tesi con Gaetano Salvemini).
Con Salvemini, negli anni fiorentini ma anche dopo, instaura un
rapporto di reciproca stima.
Il pensiero di Berneri è ispirato dal volontarismo mentre
rifugge ogni settarismo e accetta il confronto. Il suo programma
anarchico è sintetizzabile in un assetto politico in cui il
sociale e l'individuale si armonizzino in una economia collettivista e
in un ampio ed articolato federalismo. La Firenze del Circolo di
cultura di piazza S.Trinita (bruciato dai fascisti nel 1925) dove
Berneri si incontra anche con Carlo Rosselli, Calamandrei e Rossi
è fucina in parte di queste idee. Contemporaneamente aderisce
all'Unione Anarchica Fiorentina ed è membro della neo-costituita
UCAI. La sua attività diventa febbrile e partecipa alle prime
azioni cospirative mantenendosi in stretto contatto anche con Gobetti.
La coscienza lo spinge ad impegnarsi a fondo nella lotta antifascista,
portandolo ad agire in seno al movimento clandestino "Non Mollare".
Uomo culturalmente eclettico, giudica questa sua vastità di
interessi come "l'errore della mia giovinezza" in una lettera alla
figlia dove le raccomanda "di non disperdere tempo ed energie in troppe
cose". Si interessa anche di psicanalisi come testimoniano i suoi
lavori Le Juif anti-semite e Un ricordo d'infanzia di Leonardo da
Vinci.
Collabora a più di venti testate, italiane ed estere, fra cui
"Umanità Nova" quotidiano, "L'Unità" di Salvemini e "La
Rivoluzione Liberale" di Gobetti. Insegnante nei licei di Cortona,
Montepulciano e Camerino fra il 1923 e il 1926, si trova costretto ad
espatriare.
In Francia Berneri va ad ingrossare la schiera dei fuoriusciti italiani
antifascisti e diventa una figura di primo piano nel movimento
anarchico internazionale. Interessante il confronto che si stabilisce
con "Giustizia e Libertà" unico raggruppamento nella sinistra a
condividere insieme agli anarchici la necessità di azioni
dirette e spettacolari contro il fascismo in Italia. GL dimostra molta
disponibilità su questo terreno di comuni iniziative.
Perseguitato dall'OVRA, prima a Parigi, poi a Bruxelles viene arrestato
ed espulso perché accusato, fra le altre cose, di aver
progettato con alcuni compagni di attentare alla vita del ministro
fascista Rocco.
Berneri risulterà certo molto influente nel determinare gli
orientamenti del movimento anarchico italiano, circa la delicata
questione delle alleanze a sinistra, a partire dagli anni trenta.
L'accostamento dell'Unione Sovietica alle potenze democratiche induce
un certo cambiamento strategico nel sistema delle intese fra le forze
politiche. Comunisti e socialisti, certo in ossequio alle nuove
direttive di Mosca, firmano nell'estate 1934 un patto d'unità e
d'azione. Dal canto suo Giustizia e Libertà stabilisce
un'intensa collaborazione con l'Alleanza Socialista Repubblicana. Per
quanto concerne la parola d'ordine del "Fronte unico" antifascista gli
anarchici la intenderebbero come unione dal basso e, soprattutto,
ispirata all'azione diretta popolare fuori da ogni influenza
autoritaria dei partiti politici. Contraria per questioni di principio
a qualsiasi entrismo nelle organizzazioni di massa del regime (la
cosiddetta "strategia del lavoro legale" lanciata dal PCd'I), la
pubblicistica libertaria, orientata più che altro all'impegno
nella cospirazione armata, esprime anche un netto rifiuto della
proposta unitaria lanciata da riformisti e comunisti "bisognosi di
gregge".
Nel 1935, al Convegno d'intesa degli anarchici italiani emigrati
tenutosi a Sartrouville (Parigi), si ratifica una scelta di campo
irreversibile per quanto riguarda i possibili compagni di strada. Si
tratta di una delimitazione ex-post di spazi politici già
interdetti. Così, mentre già da tempo si era delineata
nel movimento la consapevolezza sulla natura effettiva della Russia
sovietica date le notizie sulle repressioni in atto, si rafforza la
constatazione della incompatibilità della prassi anarchica con
il comunismo bolscevico. Nel contempo si prende invece in esame
l'eventualità di una "libera intesa" con: sindacalisti, GL,
repubblicani, con la dissidenza di sinistra in genere. Sono scelte
queste che rimarranno vigenti anche per il successivo decennio. Il
rapporto con i giellisti non sarà tuttavia privo di qualche
asprezza e di diffidenze mentre si paventano pericoli d'annessione.
Propensi alla più stretta collaborazione antifascista, Berneri e
compagni intendono però mantenere integro il corpus teorico
dell'anarchismo, insieme alla loro identità. Nessuno s'illuda
insomma; mai avrebbero svolto "la parte che il rosmarino fa
nell'arrosto". Lo stesso con i repubblicani di sinistra, specie con i
giovani, si cercano occasioni per fattive convergenze che superino gli
antichi ostacoli posti dalla teologia mazziniana e dalle influenze
massoniche nel PRI, che richiamino piuttosto la tradizione sociale e
popolare del repubblicanesimo italiano. È così che le
forze politiche "strategicamente affini" sono valutate in base
all'antitesi berneriana "tra comunismo dispotico centralizzatore o
socialismo federalista liberale", non più secondo il vecchio
schema primo novecentesco riformisti / rivoluzionari.
Giorgio Sacchetti