In Italia, Francia, Inghilterra qualcosa si muove e il baricentro della
politica istituzionale si sposta un altro poco a destra. Sono tempi
duri, c'è la guerra, la crisi economica strisciante che colpisce
i ceti sociali medio-bassi, i quali, in mancanza di punti di
riferimento altri, vanno a cercare nell'identità
nazionale/locale e nella difesa del loro sempre più scarso
potere d'acquisto fragili punti di riferimento. Son tempi duri e per
Prodi D'Alema Rutelli non esiste un altro mondo possibile: esistono
solo liberismo economico e liberalismo politico, con spruzzate
superficiali di cattolicesimo sociale e di buonismo veltroniano. Gli
uomini son tutti uguali, hanno gli stessi diritti: il diritto di votare
e il diritto di comprare. Mica si parla di altro: tutto il mondo deve
poter votare e poter comprare. Quindi i diritti (questi, beninteso) si
possono esportare in punta di baionetta e così si ripete un
classico della ideologia e della politica occidentale. L'occidente, la
terra del tramonto, porta la luce al mondo: la civiltà di Roma,
poi il cristianesimo, poi la civiltà della ragione e quella dei
diritti, la cultura contro alla barbarie: ma anziché strumento
di convivenza tra diversi, la libertà è diventata la
clava dell'omologazione e della distruzione delle identità non
conformi. Così oggi in Italia qualcuno dando vita al Partito
Democratico pensa di ricavare alla politica uno spazio di puro governo
delle libere forze sociali, scimmiottando la fallimentare politica di
Tony Blair, seppellita in questi giorni in Inghilterra dalla valanga
conservatrice ed autonomista, una politica che tanti guasti ha fatto
anche in Europa con l'apertura di credito indiscriminata ai paesi
dell'ex URSS guidati da governi il cui unico merito è la totale
adesione al modello liberale e liberista, mentre veniva impedito anche
il minimo sviluppo di un'Europa sociale e l'Inghilterra si confermava
il più fidato alleato di un governo statunitense proiettato in
una folle escalation bellica. In Francia, intanto, viene eletto
presidente della repubblica l'uomo del pugno di ferro contro immigrati,
sans papier, banlieue; l'uomo della francesità e del populismo
spinto, della civiltà del lavoro contro la finanza e altre
amenità simili. A forza di seminar paura ed insicurezza si
raccoglie bisogno di sicurezza e di certezze: il capitale precarizza le
condizioni di vita, fino a riportare la guerra ad essere l'orizzonte
permanente della vita quotidiana, in cui la vita si sente messa a
repentaglio in modo decisivo e radicale. Le tante piccole insicurezze
quotidiane, la distruzione di ogni legame sociale, l'idea che solo
lasciando libero ciascuno di arricchirsi il più possibile si
possa render migliore la società, come se l'aritmetica di
benessere e disagio possa dare un risultato comunque positivo, come se
fossero solo i numeri che fanno di un paese un'azienda, come tale da
gestire, sfruttando al massimo chi la abita. Con ogni evidenza il tipo
di democrazia che ha tenuto banco nel secolo scorso è gravemente
malata, perché il suo ruolo di ammortizzatore del conflitto
sociale non serve più: il conflitto sociale o non esiste
più o è indirizzato altrove o è sublimato o
è represso duramente. Di certo, venuta meno l'utilità
della democrazia della partecipazione in un'ottica di concorrenza con i
modelli socialisti, insomma con il venir meno del compito storico della
socialdemocrazia, emerge il profilo di una democrazia autoritaria ed
identitaria, basata sull'esclusione anziché sull'inclusione,
affarista e bellicista, portatrice nel mondo con le proverbiali
cannoniere dei valori universali incarnati dai diritti dell'uomo,
presunta versione laica dei valori cristiani. In hoc signo vinces.
W.B.