Umanità Nova, n.16 del 13 maggio 2007, anno 87

La propaganda di regime istiga l'odio contro gli immigrati
L'omicidio della metro e il razzismo dei media


Quando il padrone brucia il lavoratore straniero
Nel 2000, Jon Cazacu, un ingegnere rumeno che lavorava da piastrellista "in nero" nella ricchissima Gallarate (dove la Lega ha il 40% dei voti) chiese al suo padrone di essere regolarizzato. Dopo aver ricevuto diversi rifiuti, minacciò di rivolgersi ad un sindacato o all'ufficio del lavoro. A questo punto, il suo principale andò a casa di Ion, portando con sé una tanica di benzina. Dopo aver immobilizzato il suo ex dipendente, lo cosparse di benzina e gli diede fuoco.Con il 90% del suo corpo coperto di ustioni, Jon morì dopo un mese di atroci sofferenze.
L'assassino fu condannato a 30 anni sia in primo che in secondo grado dai giudici che gli riconobbero anche l'aggravante (richiesta dai legali di parte civile che rappresentavano la vedova Cazacu) di aver agito per motivi abbietti.
L'assassino di Jon non fu però mai abbandonato dalla solidarietà della Lega Nord, che sin dai primi giorni dopo il delitto aveva definito l'accaduto "una tragedia... nata dall'esasperazione contro l'invasione degli immigrati". Con l'arrivo al potere nel 2001 della Banda Berlusconi, nell'indifferenza complice dei media di regime il ministro della giustizia Roberto Castelli riuscì rapidamente fare annullare la sentenza dalla Cassazione con il pretesto che c'era "carenza di motivazione", cioè che non era sufficientemente dimostrata la volontà di uccidere da parte di una persona che era partita da casa con una tanica di benzina... Così, nelle stesse settimane in cui in parlamento si approvava la Bossi-Fini sull'immigrazione, arrivò la sentenza definitiva. Venne accolta la tesi difensiva e la pena venne dimezzata e portata 16 anni. Inoltre, cospargere di benzina e dare fuoco ad un lavoratore che reclama il proprio diritto di essere messo in regola non fu più ritenuto un motivo abbietto e quindi furono concesse ulteriori attenuanti all'assassino che probabilmente prima della fine di quest'anno uscirà dal carcere (dove, secondo La Padania, continua a ricevere ogni settimana "decine, se non centinaia" di lettere di solidarietà).

L'omicidio della metro
Nel primo pomeriggio di venerdì 27 aprile, Vanessa Russo, impiegata di 23 anni, viene ferita ad un occhio da un'ombrellata al termine di un alterco con altre due donne mentre usciva da un convoglio della metropolitana della linea B alla stazione Termini. Immediatamente soccorsa, era stata portata al Policlinico Umberto I con codice rosso e ricoverata in prognosi riservata, per morire poi poco più tardi verso le 17.
Secondo le prime testimonianze oculari raccolte dalla polizia (e riportate dai giornali subito dopo l'accaduto) la ragazza aveva avuto un litigio con le altre due quando ancora erano sul treno. La vittima aveva discusso con le due donne perché una di queste l'aveva urtata dopo una brusca frenata del convoglio. L'alterco sarebbe andato avanti fino alla fermata di Termini dove, sulla banchina Vanessa avrebbe prima spinto e poi forse schiaffeggiato una delle due donne che a questo punto si sarebbe girata brandendo l'ombrello che ha infilzato l'occhio sinistro di Russo, prima di scappare insieme all'altra che un attimo prima aveva cercato inutilmente di fermarla. Dato che la polizia s'è premurata di affermare che le due ricercate "forse sono italiane", il caso conquista l'onore delle cronache soprattutto per la sua assoluta improbabilità (non s'era mai sentito dire di persone uccise a colpi d'ombrello...). Gli stessi medici, d'altra parte, dichiarano che chi ha colpito Vanessa Russo probabilmente non aveva intenzione di ucciderla, visto che la vittima è morta perché malauguratamente la punta dell'ombrello ha causato la rottura di un'arteria cerebrale (evento imprevedibile).
La musica cambia però quando vengono arrestate le due donne. Sono due immigrate romene che lavorano in un locale notturno e che immediatamente vengono bollate come "le assassine della metro". Giornali e tg si riempiono delle dichiarazioni rabbiose della madre della vittima che chiede l'ergastolo per le due ragazze e i più infami pennivendoli di regime vomitano le loro porcherie pornografiche sul pericolo rappresentato dagli immigrati, l'aumento della criminalità etc. I funerali di Vanessa Russo (trasformati in una gazzarra da un gruppo di noti criminali fascisti, simpatizzanti e militanti di AN e Forza Nuova) vengono ritrasmessi per giorni a rappresentazione della rabbia popolare e il fatto che dopo il funerale alcuni partecipanti si siano lasciati andare a vari danneggiamenti, con marciapiedi divelti, cabine telefoniche rotte etc viene giustificato dagli stessi opinionisti sempre pronti a parlare di "terrorismo" per una scritta sul muro contro Bagnasco. Il primo risultato di questa campagna mediatica è che la Procura della Repubblica di Roma incrimina D.M. (la ragazza che avrebbe dato l'ombrellata) per "omicidio volontario" e la sua amica per "concorso in omicidio volontario". La decisione dei giudici viene applaudita all'unisono dai media di regime, che hanno accolto senza alcuna ironia il fatto che la massima prova dell'"intenzione di uccidere" (che, secondo la legge italiana, va dimostrata per poter accusare qualcuno di omicidio volontario) fosse rappresentato dal fatto che D.M. era uscita con l'ombrello "sin dalla mattina" (in un giorno nuvoloso...). La versione dell'assassina, una lite che avallerebbe la preterintenzionalità del gesto, viene respinta con sdegno mentre scompaiono o quasi dalle cronache le dichiarazioni dei testimoni oculari che concordano nell'affermare che tutto è nato da un semplice diverbio culminato con la reazione di Vanessa Russo che avrebbe dapprima schiaffeggiato e quindi tentato di sopraffare l'altra ragazza.

Sparare in fronte ad una bambina polacca? Omicidio accidentale!
Nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 maggio a San Paolo del Belsito (NA), vicino a Nola, una bambina polacca di cinque anni, è stata uccisa da un trentaduenne italiano. Secondo la prima ricostruzione, il killer aveva litigato con due polacchi in un bar. Un testimone l'ha anche sentito pronunciare la frase: "Vengo a spararti fino a casa". I due polacchi, dopo la lite, però, non sono andati a casa loro, ma a casa di amici. Dopo averli visti entrare, si è procurato una pistola, si è avvicinato alla porta e ha sparato, colpendo alla fronte la piccola che era tra le braccia del padre e che è morta all'istante. La notizia è stata data sia dall'Ansa, sia dai notiziari radiofonici e televisivi come un "omicidio accidentale" ed è stato messo in rilevo il fatto che si è trattato di un errore e che il responsabile è un onesto cittadino "gran lavoratore e incensurato".

I media costruiscono il "nemico"
Per i media di regime, si può passare sotto silenzio il fatto che i giudici non vedano "volontà di uccidere" in un padrone che brucia vivo un operaio straniero e l'omicidio certamente volontario commesso da un italiano su una bambina polacca viene immediatamente definito "accidentale", mentre l'omicidio probabilmente accidentale commesso da una rumena su una ragazza italiana, è stato subito presentato come "volontario". Questa si chiama semplicemente "istigazione all'odio razziale".
In un'intervista Erich Fromm ricordava come uno dei fattori fondamentali del successo della propaganda xenofoba dei nazisti fosse la diffusione costante di notizie e di dicerie spesso assolutamente incredibili, ma ripetute fino all'ossessione, calcandone soprattutto i particolari più "emotivi". È quello che fanno i media di regime tutti i giorni in Italia (che nel caso dell'omicidio della metro, ad esempio, non hanno esitato a strumentalizzare cinicamente le scomposte reazioni della madre di Vanessa Russo).
Quello che è successo alla metropolitana di Roma può stupire solo i distratti in un mondo in cui è considerato normale litigare per un nonnulla, mettere le mani addosso ad una persona perché ti ha urtato per sbaglio, brandire un ombrello come un'arma (tutti gesti assolutamente ingiustificabili per chi ha cuore la convivenza umana, ma che di fatto sono sempre più tollerati). Parlare della violenza diffusa è, però, difficile per i media di regime che tutti i giorni difendono la guerra permanente che la Casa Bianca ha dichiarato a mezzo mondo e la legge sulla legittima difesa che ha legalizzato l'omicidio volontario, che ospitano sulle loro pagine i deliri razzisti di Oriana Fallaci e gli esponenti della bande criminali fasciste e leghiste, mentre sui loro canali televisivi ci sono serial come "24" in cui i buoni sono i torturatori della CIA.
Fortunatamente il lavaggio del cervello non sempre funziona... Nonostante l'incessante propaganda razzista dei media di regime, secondo un recente sondaggio del Corriere della Sera il 38% degli italiani da un giudizio "positivo" sull'arrivo degli immigrati in Italia ed un altro 30% lo considera "un fatto né positivo né negativo", mentre solo il 32% (una percentuale comunque enorme, ma sorprendentemente bassa considerata la diffusione della pornografia razzista e securitaria) ne da un giudizio "negativo". Come scriveva il Barone d'Hollbeq, incarcerato alla Bastiglia prima della Rivoluzione Francese, "gli amanti della libertà possono sempre contare sul buon senso"...

robertino

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