Quando il padrone brucia il lavoratore straniero
Nel 2000, Jon Cazacu, un ingegnere rumeno che lavorava da piastrellista
"in nero" nella ricchissima Gallarate (dove la Lega ha il 40% dei voti)
chiese al suo padrone di essere regolarizzato. Dopo aver ricevuto
diversi rifiuti, minacciò di rivolgersi ad un sindacato o
all'ufficio del lavoro. A questo punto, il suo principale andò a
casa di Ion, portando con sé una tanica di benzina. Dopo aver
immobilizzato il suo ex dipendente, lo cosparse di benzina e gli diede
fuoco.Con il 90% del suo corpo coperto di ustioni, Jon morì dopo
un mese di atroci sofferenze.
L'assassino fu condannato a 30 anni sia in primo che in secondo grado
dai giudici che gli riconobbero anche l'aggravante (richiesta dai
legali di parte civile che rappresentavano la vedova Cazacu) di aver
agito per motivi abbietti.
L'assassino di Jon non fu però mai abbandonato dalla
solidarietà della Lega Nord, che sin dai primi giorni dopo il
delitto aveva definito l'accaduto "una tragedia... nata
dall'esasperazione contro l'invasione degli immigrati". Con l'arrivo al
potere nel 2001 della Banda Berlusconi, nell'indifferenza complice dei
media di regime il ministro della giustizia Roberto Castelli
riuscì rapidamente fare annullare la sentenza dalla Cassazione
con il pretesto che c'era "carenza di motivazione", cioè che non
era sufficientemente dimostrata la volontà di uccidere da parte
di una persona che era partita da casa con una tanica di benzina...
Così, nelle stesse settimane in cui in parlamento si approvava
la Bossi-Fini sull'immigrazione, arrivò la sentenza definitiva.
Venne accolta la tesi difensiva e la pena venne dimezzata e portata 16
anni. Inoltre, cospargere di benzina e dare fuoco ad un lavoratore che
reclama il proprio diritto di essere messo in regola non fu più
ritenuto un motivo abbietto e quindi furono concesse ulteriori
attenuanti all'assassino che probabilmente prima della fine di
quest'anno uscirà dal carcere (dove, secondo La Padania,
continua a ricevere ogni settimana "decine, se non centinaia" di
lettere di solidarietà).
L'omicidio della metro
Nel primo pomeriggio di venerdì 27 aprile, Vanessa Russo,
impiegata di 23 anni, viene ferita ad un occhio da un'ombrellata al
termine di un alterco con altre due donne mentre usciva da un convoglio
della metropolitana della linea B alla stazione Termini. Immediatamente
soccorsa, era stata portata al Policlinico Umberto I con codice rosso e
ricoverata in prognosi riservata, per morire poi poco più tardi
verso le 17.
Secondo le prime testimonianze oculari raccolte dalla polizia (e
riportate dai giornali subito dopo l'accaduto) la ragazza aveva avuto
un litigio con le altre due quando ancora erano sul treno. La vittima
aveva discusso con le due donne perché una di queste l'aveva
urtata dopo una brusca frenata del convoglio. L'alterco sarebbe andato
avanti fino alla fermata di Termini dove, sulla banchina Vanessa
avrebbe prima spinto e poi forse schiaffeggiato una delle due donne che
a questo punto si sarebbe girata brandendo l'ombrello che ha infilzato
l'occhio sinistro di Russo, prima di scappare insieme all'altra che un
attimo prima aveva cercato inutilmente di fermarla. Dato che la polizia
s'è premurata di affermare che le due ricercate "forse sono
italiane", il caso conquista l'onore delle cronache soprattutto per la
sua assoluta improbabilità (non s'era mai sentito dire di
persone uccise a colpi d'ombrello...). Gli stessi medici, d'altra
parte, dichiarano che chi ha colpito Vanessa Russo probabilmente non
aveva intenzione di ucciderla, visto che la vittima è morta
perché malauguratamente la punta dell'ombrello ha causato la
rottura di un'arteria cerebrale (evento imprevedibile).
La musica cambia però quando vengono arrestate le due donne.
Sono due immigrate romene che lavorano in un locale notturno e che
immediatamente vengono bollate come "le assassine della metro".
Giornali e tg si riempiono delle dichiarazioni rabbiose della madre
della vittima che chiede l'ergastolo per le due ragazze e i più
infami pennivendoli di regime vomitano le loro porcherie pornografiche
sul pericolo rappresentato dagli immigrati, l'aumento della
criminalità etc. I funerali di Vanessa Russo (trasformati in una
gazzarra da un gruppo di noti criminali fascisti, simpatizzanti e
militanti di AN e Forza Nuova) vengono ritrasmessi per giorni a
rappresentazione della rabbia popolare e il fatto che dopo il funerale
alcuni partecipanti si siano lasciati andare a vari danneggiamenti, con
marciapiedi divelti, cabine telefoniche rotte etc viene giustificato
dagli stessi opinionisti sempre pronti a parlare di "terrorismo" per
una scritta sul muro contro Bagnasco. Il primo risultato di questa
campagna mediatica è che la Procura della Repubblica di Roma
incrimina D.M. (la ragazza che avrebbe dato l'ombrellata) per "omicidio
volontario" e la sua amica per "concorso in omicidio volontario". La
decisione dei giudici viene applaudita all'unisono dai media di regime,
che hanno accolto senza alcuna ironia il fatto che la massima prova
dell'"intenzione di uccidere" (che, secondo la legge italiana, va
dimostrata per poter accusare qualcuno di omicidio volontario) fosse
rappresentato dal fatto che D.M. era uscita con l'ombrello "sin dalla
mattina" (in un giorno nuvoloso...). La versione dell'assassina, una
lite che avallerebbe la preterintenzionalità del gesto, viene
respinta con sdegno mentre scompaiono o quasi dalle cronache le
dichiarazioni dei testimoni oculari che concordano nell'affermare che
tutto è nato da un semplice diverbio culminato con la reazione
di Vanessa Russo che avrebbe dapprima schiaffeggiato e quindi tentato
di sopraffare l'altra ragazza.
Sparare in fronte ad una bambina polacca? Omicidio accidentale!
Nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 maggio a San Paolo del
Belsito (NA), vicino a Nola, una bambina polacca di cinque anni,
è stata uccisa da un trentaduenne italiano. Secondo la prima
ricostruzione, il killer aveva litigato con due polacchi in un bar. Un
testimone l'ha anche sentito pronunciare la frase: "Vengo a spararti
fino a casa". I due polacchi, dopo la lite, però, non sono
andati a casa loro, ma a casa di amici. Dopo averli visti entrare, si
è procurato una pistola, si è avvicinato alla porta e ha
sparato, colpendo alla fronte la piccola che era tra le braccia del
padre e che è morta all'istante. La notizia è stata data
sia dall'Ansa, sia dai notiziari radiofonici e televisivi come un
"omicidio accidentale" ed è stato messo in rilevo il fatto che
si è trattato di un errore e che il responsabile è un
onesto cittadino "gran lavoratore e incensurato".
I media costruiscono il "nemico"
Per i media di regime, si può passare sotto silenzio il fatto
che i giudici non vedano "volontà di uccidere" in un padrone che
brucia vivo un operaio straniero e l'omicidio certamente volontario
commesso da un italiano su una bambina polacca viene immediatamente
definito "accidentale", mentre l'omicidio probabilmente accidentale
commesso da una rumena su una ragazza italiana, è stato subito
presentato come "volontario". Questa si chiama semplicemente
"istigazione all'odio razziale".
In un'intervista Erich Fromm ricordava come uno dei fattori
fondamentali del successo della propaganda xenofoba dei nazisti fosse
la diffusione costante di notizie e di dicerie spesso assolutamente
incredibili, ma ripetute fino all'ossessione, calcandone soprattutto i
particolari più "emotivi". È quello che fanno i media di
regime tutti i giorni in Italia (che nel caso dell'omicidio della
metro, ad esempio, non hanno esitato a strumentalizzare cinicamente le
scomposte reazioni della madre di Vanessa Russo).
Quello che è successo alla metropolitana di Roma può
stupire solo i distratti in un mondo in cui è considerato
normale litigare per un nonnulla, mettere le mani addosso ad una
persona perché ti ha urtato per sbaglio, brandire un ombrello
come un'arma (tutti gesti assolutamente ingiustificabili per chi ha
cuore la convivenza umana, ma che di fatto sono sempre più
tollerati). Parlare della violenza diffusa è, però,
difficile per i media di regime che tutti i giorni difendono la guerra
permanente che la Casa Bianca ha dichiarato a mezzo mondo e la legge
sulla legittima difesa che ha legalizzato l'omicidio volontario, che
ospitano sulle loro pagine i deliri razzisti di Oriana Fallaci e gli
esponenti della bande criminali fasciste e leghiste, mentre sui loro
canali televisivi ci sono serial come "24" in cui i buoni sono i
torturatori della CIA.
Fortunatamente il lavaggio del cervello non sempre funziona...
Nonostante l'incessante propaganda razzista dei media di regime,
secondo un recente sondaggio del Corriere della Sera il 38% degli
italiani da un giudizio "positivo" sull'arrivo degli immigrati in
Italia ed un altro 30% lo considera "un fatto né positivo
né negativo", mentre solo il 32% (una percentuale comunque
enorme, ma sorprendentemente bassa considerata la diffusione della
pornografia razzista e securitaria) ne da un giudizio "negativo". Come
scriveva il Barone d'Hollbeq, incarcerato alla Bastiglia prima della
Rivoluzione Francese, "gli amanti della libertà possono sempre
contare sul buon senso"...
robertino