Sarà stato un caso, ma la chiusura del sito italy.indymedia.org
(vedi UN n.40 del 10/12/2006) è avvenuta proprio
nell'anniversario dell'apertura del primo nodo della rete nata a
Seattle nel 1999, come a suggellare la fine di un ciclo.
Nonostante lo stop, negli ultimi cinque mesi sono continuate le
discussioni sul futuro di questo importante progetto di informazione
indipendente e su come farlo ripartire.
Una delle proposte più dibattute è quella della creazione
di una serie di "nodi" geografici, ovvero gestiti da collettivi che
vivono e lavorano nello stesso territorio, che si potrebbero poi
collegare formando una rete "nazionale". A questo scopo, in diverse
località (trovate l'elenco su http://italy.indymedia.org) si
sono attivati gruppi che stanno discutendo e lavorando per far tornare
on-line uno dei pochi mezzi di informazione dal basso esistenti in
Italia.
I primi ad impegnarsi nella creazione di un nodo geografico sono stati
gli attivisti toscani che, il 20 aprile scorso, hanno fatto ricomparire
il logo di indymedia (www.toscana.indymedia.org) sugli schermi dei
computer collegati ad Internet.
L'aspetto grafico ed il funzionamento del sito ricordano molto da
vicino quello del "vecchio" italy.indymedia, con alcuni miglioramenti
sostanziali. Il "newswire", vale a dire la colonna che raccoglie i
materiali pubblicati dagli utenti, è suddiviso adesso in diverse
sezioni a seconda del tipo di informazione pubblicata. Con un paio di
clic del mouse è possibile visualizzare solo le notizie su un
determinato argomento e gli appuntamenti vengono pubblicati
contemporaneamente sull'Agenda e sul "newswire".
Sono restati praticamente immutati i principi ispiratori del progetto
ed il suo metodo di lavoro, ma non poteva essere altrimenti, e le
discriminanti nel suo utilizzo.
Il gruppo promotore di "indymedia toscana" ha una struttura aperta e
pubblica e chiunque si riconosca nel progetto può collaborare
iscrivendosi alla lista di gestione
(http://lists.indymedia.org/mailman/listinfo/cmi-toscana) o
partecipando alle iniziative che si tengono lontano dal computer. Tra
le prime progettate dal gruppo toscano c'è un "tour" regionale
per rilanciare questo strumento e, soprattutto, per ancorarlo
maggiormente al territorio, ai singoli ed ai gruppi che hanno voglia di
fare informazione piuttosto che subirla.
Il sito, già pienamente utilizzabile, è comunque ancora
in fase di "rodaggio" la struttura delle pagine e la grafica non sono
ancora quelle definitive e, per il momento, è ancora libero da
alcuni dei problemi che avevano decretato la chiusura di
italy.indymedia nel novembre scorso.
Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi potrebbero nascere anche
altri "nodi" geografici e, se tutto andrà per il verso giusto
(come ci auguriamo), gli strumenti della comunicazione indipendente in
Italia riprenderanno il loro indispensabile lavoro di opposizione
concreta alla disinformazione di stato.
Pepsy