Con il violentissimo affondo dell'Osservatore romano sulle
dichiarazioni di uno dei conduttori del concerto del Primo maggio a
Roma, le gerarchie vaticane sono tornate a sacrificare la
libertà di espressione sull'altare della loro pretesa di dominio
nella società italiana.
Accusare di terrorismo chi esprime criticamente il proprio pensiero
attraverso la satira è sintomatico della natura intrinsecamente
autoritaria della Chiesa cattolica e della sua gerarchia rappresentata
da soggetti che dimostrano, ancora una volta, di avere in spregio la
libertà e l'autodeterminazione di ogni donna e di ogni uomo.
È proprio vero ciò che è stato detto su quel
palco: la Chiesa non si è mai evoluta ed, anzi, ci sembrano
quanto mai attuali i tempi oscuri in cui roghi, censure e scomuniche
erano il pane quotidiano del controllo clericale sulla società.
Com'era prevedibile, il governo e i sindacati confederali hanno fatto
quadrato intorno alla rispettabilità vaticana anche e
soprattutto per dare continuità al ricatto con cui si vuole
terrorizzare il paese attraverso una nuova strategia della tensione
che, negli ultimi tempi, vede proprio nella Chiesa e nei suoi esponenti
di spicco un comodo pretesto per soffocare qualunque opposizione
sociale.
La criminalizzazione del dissenso è una pratica ampiamente usata
da tutti gli apparati di potere in ogni tempo. Chi manifesta contro il
fascismo è considerato alla stregua di un criminale; chi
manifesta contro le devastazioni ambientali e per un mondo più
equo e meno inquinato viene ignorato dai media o bollato come
antimoderno; chi si oppone alla guerra è considerato un nemico
interno; e ora chi osa criticare l'operato della Chiesa viene
addirittura accusato di terrorismo.
La Chiesa, istituzione totale che pretende di controllare la
società attraverso la sanzione etica dei comportamenti e delle
esistenze, è per natura incapace di ammettere critiche
perché essa si fa portavoce di un pensiero assoluto e
trascendentale, ed è proprio in nome di questo pensiero che essa
si è macchiata nei secoli dei crimini più efferati
benedicendo dittatori e tiranni e negando le quotidiane infamie di cui
il clero si rende ancora oggi protagonista sfruttando e abusando in
tutto il mondo dei più deboli e dei più indifesi.
Il «terrorismo» agitato dall'Osservatore romano va
considerato come un lapsus che tradisce la spasmodica volontà
del potere ecclesiastico di recuperare terreno ad ogni costo, in un
momento in cui ampi settori della società italiana mettono
concretamente in discussione l'ingerenza clericale in settori
importanti del vivere civile. Di fronte a queste gravi provocazioni
è necessario che tutte le donne e tutti gli uomini che credono
nel valore della libertà e dell'autonomia di giudizio non cedano
a queste trappole e alla spirale reazionaria in cui i poteri forti
vorrebbero far precipitare la società italiana, perché
solo le luci dell'autodeterminazione e del pensiero critico possono
rischiarare le tenebre della sopraffazione e dell'inganno su cui si
fonda ogni potere.
Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI
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