300 ettari di canneti, boschi ed acque, una piccola porzione dell'ex
tenuta di caccia borbonica di Persano, un luogo magnifico dove vivono
moltissime specie rare. Simbolo del luogo la lontra che gode delle
acque pure del Sele.
L'oasi di Serre-Persano venne istituita nel lontano 1981: era la prima oasi WWF del meridione.
L'11 maggio di quest'anno il governo ha firmato un decreto con il quale
quest'angolo di paradiso verrà trasformato in una delle quattro
nuove discariche destinate a "risolvere" l'emergenza rifiuti in
Campania. A Bertolaso, uomo buono per tutte le stagioni politiche, oggi
commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, il
decreto governativo ha conferito i super poteri per la realizzazione
delle quattro discariche. Oltre a quella di Serre in provincia di
Salerno anche quelle di Lo Uttaro in provincia di Caserta, Terzigno in
provincia di Napoli e Sant'Arcangelo Trimonte in provincia di Benevento
sono fortemente contrastate dalla popolazione locale. Due di queste
discariche si troverebbero in aree protette: oltre a quella di Serre,
anche quella di Terzigno.
A Serre un presidio permanente resiste da cinque mesi, sin da quando
Bertolaso lo scelse come sito unico per lo stoccaggio dei rifiuti della
regione.
Siamo nella Valle della Masseria e la "buca" argillosa di oltre 25
metri è il luogo in cui Bertolaso aveva deciso di stoccare sino
a due milioni di metri cubi di immondizia. A suo avviso il luogo
avrebbe potuto tamponare l'emergenza rifiuti in Campania per oltre un
anno.
Bertolaso, come tanti amministratori, politici e burocrati della nostra
bella penisola, aveva fatto i conti senza la popolazione locale, che si
mise di traverso. La "buca" si trova poco lontano dall'oasi faunistica,
che verrebbe violata ogni giorno dalle centinaia di camion provenienti
da Napoli carichi di immondizia. Il percolato prodotto dai rifiuti si
riverserebbe inevitabilmente nel Sele, mettendo in pericolo l'esistenza
stessa dell'oasi. Ma non solo. Percorse poche altre centinaia di metri
il fiume è sbarrato dalla diga che viene utilizzata per irrigare
i 40mila ettari di campi e serre della piana del Sele, da cui dipende
tutta l'economia della zona e produzioni di grande rilievo e pregio
quali la mozzarella di bufala. "Si finge di non sapere – scrive
Franco Ortolani, docente di geologia presso la Federico II di Napoli -
che dall'Oasi di Persano, ubicata 500 m. a valle del sito proposto per
la nuova discarica regionale, vengono prelevati circa 250 milioni di
metri cubi l'anno per irrigare circa 23.000 ettari nei quali si svolge
una qualificata attività agricola che da occupazione a circa
40.000-50.000 persone".
C'è poi una comunità prevalentemente contadina, che in
gran parte si dedica a produzioni ecocompatibili, che ha le proprie
case a poche centinaia di metri dall'area della futura discarica.
Per mesi migliaia di persone hanno a fatto a turno per impedire l'accesso ai tecnici incaricati di fare i sondaggi geologici.
Sull'area della cava pare si addensino anche altri interessi: "strani"
movimenti di proprietà si sono verificati nell'ultimo periodo,
da quando il valore dei terreni è lievitato enormemente per la
destinazione a discarica. Voci di popolo parlano di "contatti" tra il
commissariato di Governo e alcune potenti famiglie già nell'era
del commissariato Catenacci.
Era il 14 marzo quando le truppe dello stato tentarono per la prima
volta di imporre con la forza scelte non condivise dalla gente di
Serre. Vennero accolte dall'intero paese con tanto di sindaco avvolto
nella fascia tricolore, che ebbe l'onore di essere tra i primi
beneficiari della carica della polizia. Poi le truppe di ritirarono.
Sono tornate due mesi dopo. Nella mattinata del 12 maggio, mentre al
presidio c'erano solo poche persone, perché pareva che fosse in
corso una trattativa, la polizia ha attaccato il presidio.
"Ci hanno trattati come bestie. All'improvviso ho visto mio marito che
veniva scagliato a terra, mentre a pochi centimetri di distanza passava
un mezzo del genio militare. Allora ho cominciato a gridare, ho sentito
una fitta al cuore e sono svenuta". Parla Ada Cicatelli, 59 anni,
insegnante di Serre, ricoverata all'ospedale di Eboli. Suo marito
è Baldassarre Chiaviello, del Comitato "Serre per la vita, che
afferma "ci avevano promesso che non sarebbero entrati nella cava prima
di mezzogiorno, prima cioè dell'incontro tra il prefetto di
Napoli Alessandro Pansa e il senatore Tommaso Sodano. Siamo stati
traditi". Niente di nuovo sotto il sole: nel novembre del 2005, in Val
Susa, solo fingendo la ritirata la polizia riuscì ad entrare di
soppiatto al Seghino, dove per una notte ed un giorno era stata tenuta
in scacco dalla resistenza popolare.
Il governo Prodi non volendo essere da meno di quello presieduto dal
Paperone di Arcore non si è limitato ad impiegare polizia e
carabinieri ma ha fatto addirittura intervenire l'esercito, sia pure
con compiti di "logistica". Significativo che per la costruzione della
discarica sia stato incaricato il 21° Genio guastatori di Caserta,
dal 2003 impegnato nella missione "Antica Babilonia" in Iraq. Dalla
guerra esterna a quella interna.
La logica emergenziale, in cui l'emergenza è frutto di scelte
politiche dissennate porta a calpestare comunità locali in nome
di un interesse generale che è tale solo nell'arroganza e nella
miopia di chi non vuole prendere in esame scelte all'insegna del
riciclo, del riuso, della non produzione di rifiuti.
A Serre si è giunti persino ad un conflitto tra governo e
magistratura, che aveva dichiarato che la discarica era incompatibile
con l'oasi.
La politica dell'emergenza pare creata ad arte per favorire interessi
economici e politici come quelli della Fibe, che fa profitti
sull'incenerimento dei rifiuti ai danni della salute dei cittadini.
Questi interessi si sono dimostrati ben collegati all'apparato politico
bassoliniano in Campania, dall'acqua - con la partecipazione nella
società GORI, che gestisce il servizio idrico integrato nel
Sarnese-vesuviano - e con l'appalto per la costruzione e la gestione
dell'inceneritore di Acerra.
Il commissario straordinario per i rifiuti in Campania Bertolaso,
già direttore della Protezione civile, gestisce dal 2004 la
situazione disastrosa dello smaltimento dei rifiuti, ed è quindi
diretto responsabile di un'emergenza in nome della quale pretende di
violare il patrimonio ambientale di questa regione, calpestando la
volontà dei cittadini di Serre.
Si tratta di una vera e propria guerra, dove chi difende il proprio
territorio di fatto difende anche l'interesse di tutti coloro che
vogliono decidere della propria vita, della propria salute, del proprio
futuro. Non a caso è nato tra Venaus e Roma, passando per i
mille luoghi della resistenza popolare del nostro paese, un patto di
mutuo soccorso che si sostanzia di solidarietà concreta.
Alla notizia dell'assalto poliziesco a Serre, dei feriti e degli
inganni si sono svolte piccole e grandi iniziative di
solidarietà: dal blocco dei treni dei No Tav in Val Susa (cfr.
inform@zione, pag. 7) al presidio in prefettura dei No Dal Molin a
Vicenza.
Nei fatti le lotte contro l'alta velocità, le servitù
militari, il furto dei beni comuni, l'inquinamento, le discariche e gli
inceneritori, le fabbriche di veleni, sono unificate dalla
volontà di ri-prendersi la facoltà decisionale, nella
prospettiva dell'autogestione del territorio. Non piccole patrie
egoiste, ma isole di una rete solidale che pratica l'esodo dalle
logiche del profitto e dello sfruttamento selvaggio e, nel contempo, la
resistenza e la solidarietà. Una rete che sa o sta imparando che
non ci sono governi amici.
Domenica 20 maggio, l'assemblea della Rete di mutuo soccorso, prevista
inizialmente al presidio di Aprilia, si svolgerà al presidio di
Serre.
In questi giorni la politica ha fatto i suoi giochi: dal ministro della
distruzione ambientale Pecoraro Scanio, che si dissocia a parole ma non
certo a fatti dal governo, al rifondato Ferrero, che al momento di
votare il decreto se ne va a fare lo struzzo altrove. Forse i due
sperano che il loro elettorato li assolva dalle loro
responsabilità. Più diretta invece la ministro
Lanzillotta che si compiace che l'opposizione popolare venga debellata
con la forza.
Con abilità da giocolieri i signori del palazzo da un lato hanno
aperto una trattativa per individuare un sito alternativo a quello di
Valle della Masseria; nel frattempo la polizia continua a tenere sotto
assedio il presidio di Serre e i militari del Genio vanno avanti con i
lavori preliminari.
Un po' di vaselina e tante bastonate, nello spirito dei famigerati 12
punti sui quali il governo Prodi ha ottenuto la fiducia dopo la crisi
sull'Afganistan.
Dal presidio sin da sabato 12 maggio è partito un appello "Oggi
lo Stato ha deciso di attaccare ancora una volta i cittadini che
oppongono ai manganelli la resistenza passiva.
Venite a Serre, alla valle della Masseria a sostenerci. Noi da qui non ci muoviamo."
Maria Matteo