Il disastro ambientale creato dall'emergenza rifiuti in Campania non
è una calamità del cielo, né tanto meno il
risultato delle legittime proteste dei cittadini contro inceneritori e
discariche.
Il vero responsabile di questo disastro è lo Stato che, in tutte
le sue articolazioni, dal governo centrale fino ai singoli comuni
campani, non ha voluto adottare provvedimenti efficaci ed economici.
Mentre in altre parti del paese, l'introduzione del sistema detto del
"porta a porta" ha permesso il raggiungimento di raccolte differenziate
superiori al 70%, in Campania si è rimasti a livelli minimi
eccetto in quei paesi toccati dal rischio di inceneritori e discariche
dove si sono raggiunte punte "lombardo-venete".
Di fronte alla crisi, il governo centrale (di destra come di sinistra)
non ha trovato di meglio che ricorrere al commissariamento (cinque
commissari straordinari dal 1994 ad oggi) e ad una politica di gestione
dei rifiuti basata su inceneritori e discariche. La verità
è che l'incenerimento è un grande business e gli
amministratori locali spesso fanno a gara per metterci le mani sopra
nonostante la sua comprovata nocività ed antieconomicità.
Cosi mentre le ribellioni popolari vengono vergognosamente additate dai
politici di complicità con la camorra, quest'ultima grazie alle
complicità politiche, continua a fare affari d'oro e le lobby
politico-finanziarie si apprestano a sedere al banchetto per dividersi
l'ennesima grande "torta".
A Napoli si parla di 8mila tonnellate di rifiuti per strada e il
governo Prodi, con la penosa "fuga" del ministro dell'ambiente Pecoraio
Scanio e il mal di stomaco del "rifondato" Ferrero, ha approvato un
decreto ministeriale d'emergenza che da pieni poteri al commissario
straordinario Bertolaso. Il decreto ministeriale era stato preparato da
una vergognosa campagna di stampa voluta proprio da Bertolaso fondata
su uno studio commissionato dalla protezione civile sull'aumento dei
tumori registrato nei comuni della periferia napoletana dove maggiore
è la presenza di rifiuti nelle strade e di discariche abusive.
Vergognosa perché strumentale all'apertura di quattro mega
discariche e alla costruzione degli inceneritori. Ancora una volta
notiamo come Legambiente si sia resa complice di queste ignobili
campagne propagandistiche in favore delle giunte di centro-sinistra,
come quella che guida la Regione Campania o il Comune di Napoli. L'11
maggio, alla vigilia delle cariche di Serre, Legambiente sosteneva la
politica governativa attraverso un comunicato in cui si poteva leggere
fra l'altro come "l'emergenza rifiuti in Campania sia arrivata a un
punto di non ritorno, lo dimostra l'eccezionalità del decreto
del consiglio dei ministri. Ora il tempo delle lamentele è
finito. Con i nuovi poteri la classe politica di questa regione
dimostri la capacità di governare e di assumersi le proprie
responsabilità, come finora non ha fatto. È in gioco la
dignità della Campania ma soprattutto si sta giocando con la
salute dei cittadini".
A questi ambientalisti di regime non interessa che il decreto
significhi l'azzeramento, di fatto, di ogni garanzia per i cittadini
che vivono nelle vicinanze delle discariche che si vorrebbero
costruire. Noi, invece, siamo dalla parte delle popolazioni di Serre e
di Acerra che non vogliono discariche e inceneritori ma anche di quelle
che vivono a Napoli, a Aversa, a Avellino… stanche di
vivere nell'immondizia ma stanche anche di vedere lo sperpero di soldi
pubblici, la penosa condizione delle città, l'inquinamento
disastroso delle campagne, il rischio altissimo di inquinamento del
sottosuolo e delle falde acquifere, le gravissime compromissioni ed gli
enormi business malavitosi, un'una immagine nazionale ed internazionale
vergognosa della Campania.
Per risolvere la questione rifiuti in Campania occorre il ritiro del
commissariamento, che invece di risolverli ha acuito i problemi, e
passare da soluzioni che puntano sulla "centralità" della
tecnologia a soluzioni che al contrario puntano sul coinvolgimento
della popolazione ponendosi nell'ottica di "RIFIUTI ZERO" che non
è un'utopia di sparuti gruppi ambientalisti ma un obiettivo
concreto che può essere raggiunto se si persegue una gestione
dei rifiuti fondata su riduzione, riciclaggio, riuso. Una ricetta
vecchia ma sempre valida. Basta applicarla.
M.Z.