Umanità Nova, n.17 del 20 maggio 2007, anno 87

La questione rifiuti in Campania
Emergenza e business


Il disastro ambientale creato dall'emergenza rifiuti in Campania non è una calamità del cielo, né tanto meno il risultato delle legittime proteste dei cittadini contro inceneritori e discariche.
Il vero responsabile di questo disastro è lo Stato che, in tutte le sue articolazioni, dal governo centrale fino ai singoli comuni campani, non ha voluto adottare provvedimenti efficaci ed economici.
Mentre in altre parti del paese, l'introduzione del sistema detto del "porta a porta" ha permesso il raggiungimento di raccolte differenziate superiori al 70%, in Campania si è rimasti a livelli minimi eccetto in quei paesi toccati dal rischio di inceneritori e discariche dove si sono raggiunte punte "lombardo-venete".
Di fronte alla crisi, il governo centrale (di destra come di sinistra) non ha trovato di meglio che ricorrere al commissariamento (cinque commissari straordinari dal 1994 ad oggi) e ad una politica di gestione dei rifiuti basata su inceneritori e discariche. La verità è che l'incenerimento è un grande business e gli amministratori locali spesso fanno a gara per metterci le mani sopra nonostante la sua comprovata nocività ed antieconomicità. Cosi mentre le ribellioni popolari vengono vergognosamente additate dai politici di complicità con la camorra, quest'ultima grazie alle complicità politiche, continua a fare affari d'oro e le lobby politico-finanziarie si apprestano a sedere al banchetto per dividersi l'ennesima grande "torta".
A Napoli si parla di 8mila tonnellate di rifiuti per strada e il governo Prodi, con la penosa "fuga" del ministro dell'ambiente Pecoraio Scanio e il mal di stomaco del "rifondato" Ferrero, ha approvato un decreto ministeriale d'emergenza che da pieni poteri al commissario straordinario Bertolaso. Il decreto ministeriale era stato preparato da una vergognosa campagna di stampa voluta proprio da Bertolaso fondata su uno studio commissionato dalla protezione civile sull'aumento dei tumori registrato nei comuni della periferia napoletana dove maggiore è la presenza di rifiuti nelle strade e di discariche abusive. Vergognosa perché strumentale all'apertura di quattro mega discariche e alla costruzione degli inceneritori. Ancora una volta notiamo come Legambiente si sia resa complice di queste ignobili campagne propagandistiche in favore delle giunte di centro-sinistra, come quella che guida la Regione Campania o il Comune di Napoli. L'11 maggio, alla vigilia delle cariche di Serre, Legambiente sosteneva la politica governativa attraverso un comunicato in cui si poteva leggere fra l'altro come "l'emergenza rifiuti in Campania sia arrivata a un punto di non ritorno, lo dimostra l'eccezionalità del decreto del consiglio dei ministri. Ora il tempo delle lamentele è finito. Con i nuovi poteri la classe politica di questa regione dimostri la capacità di governare e di assumersi le proprie responsabilità, come finora non ha fatto. È in gioco la dignità della Campania ma soprattutto si sta giocando con la salute dei cittadini".
A questi ambientalisti di regime non interessa che il decreto significhi l'azzeramento, di fatto, di ogni garanzia per i cittadini che vivono nelle vicinanze delle discariche che si vorrebbero costruire. Noi, invece, siamo dalla parte delle popolazioni di Serre e di Acerra che non vogliono discariche e inceneritori ma anche di quelle che vivono a  Napoli, a Aversa, a Avellino… stanche di vivere nell'immondizia ma stanche anche di vedere lo sperpero di soldi pubblici, la penosa condizione delle città, l'inquinamento disastroso delle campagne, il rischio altissimo di inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere, le gravissime compromissioni ed gli enormi business malavitosi, un'una immagine nazionale ed internazionale vergognosa della Campania.
Per risolvere la questione rifiuti in Campania occorre il ritiro del commissariamento, che invece di risolverli ha acuito i problemi, e passare da soluzioni che puntano sulla "centralità" della tecnologia a soluzioni che al contrario puntano sul coinvolgimento della popolazione ponendosi nell'ottica di "RIFIUTI ZERO" che non è un'utopia di sparuti gruppi ambientalisti ma un obiettivo concreto che può essere raggiunto se si persegue una gestione dei rifiuti fondata su riduzione, riciclaggio, riuso. Una ricetta vecchia ma sempre valida. Basta applicarla.

M.Z.

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