Umanità Nova, n.18 del 27 maggio 2007, anno 87

A volte ritornano
Trieste: agguato fascista ad un presidio di senzacasa


Gli antefatti
Mercoledì 16 maggio un palazzo sfitto di proprietà dell'azienda per l'edilizia residenziale (Ater), al cui interno diversi appartamenti erano occupati da cinque famiglie (fra cui una donna incinta), è stato sgomberato dai carabinieri con pistole alla mano e giubbotti antiproiettile addosso. Le persone che si trovavano all'interno del palazzo sono state tutte portate in caserma, mentre uno di loro è stato condotto al Cpt di Gradisca d'Isonzo, da cui però è stato rilasciato in giornata.
A Trieste da tempo l'Ater pratica una politica abitativa altamente speculativa, lasciando sfitti molti appartamenti e allungando a dismisura le liste delle persone in attesa di una casa, in modo da avere un peso sia all'interno del mercato immobiliare che all'interno del sistema politico cittadino.
La risposta che molte famiglie hanno dato a tale politica è stata quella di occupare gli alloggi abbandonati, ristrutturandoli con le proprie mani e rendendoli vivibili.
Naturalmente tutto ciò non piace né all'Ater né alle autorità cittadine, che stanno portando avanti diverse azioni contro le famiglie occupanti e contro coloro che le sostengono.
Addirittura uno dei più noti magistrati di Trieste, Federico Frezza, ha aperto un fascicolo contro cinque attivisti dello "sportello degli invisibili" ed uno egli occupanti per associazione a delinquere finalizzata a realizzare le occupazioni, mentre le altre persone sgomberate – 19 persone in tutto − sono state denunciate per occupazione abusiva.
In seguito allo sgombero è stato indetto un presidio permanente in piazza Unità d'Italia – la più grande piazza di Trieste − di fronte al municipio e a due passi dalla prefettura.
Il presidio, costituito da cinque tende, un gazebo e alcuni tavolini con del materiale informativo sulla questione abitativa, è iniziato la mattina di venerdì 18 maggio. Durate la giornata sono stati distribuiti centinaia di volantini, appesi cartelli e attirata l'attenzione della cittadinanza su un problema che non riguarda un'esigua minoranza ma migliaia di persone. Il gruppo anarchico Germinal ha risposto alla richiesta di solidarietà con la presenza permanente al presidio, con la fornitura di strutture e con la raccolta di beni alimentari. La presenza della polizia – sia in divisa che in borghese − è stata costante per tutto il giorno.

I fatti
Durante la notte a presidiare la piazza era rimasta circa una decina di persone. All'una e mezza di notte sono spuntati una decina di fascisti, mentre la polizia si era allontanata da poco. I fascisti − che non portavano segni o vestiti evidenti − hanno cominciato ad insultare gli occupanti, in particolare uno di essi, immigrato dall'Algeria e residente in Italia da anni, con slogan razzisti e idioti. Gli occupanti hanno cercato di riportare la situazione alla calma ma dopo pochi minuti sono stati attaccati dagli squadristi con le cinture e con alcune pietre che tenevano fermo lo striscione del presidio. hanno buttato in aria i tavoli, tentato di spaccare il gazebo e brandito una panca come un'arma. Un compagno anarchico del gruppo Germinal è stato ferito alla testa e alla mano da un pezzo del lastricato lanciatogli addosso da tre metri di distanza. Il nostro compagno ha tentato di opporre resistenza all'aggressione alzando una sedia ma non ha potuto evitare l'impatto. Altri occupanti sono stati contusi lievemente. Dopo circa dieci minuti i fascisti si sono dileguati. L'ambulanza è stata subito avvertita, ma è giunta sul posto solo dieci minuti dopo, accompagnata da due volanti ella polizia; il compagno ferito è stato portato all'ospedale mentre sul posto sono iniziati gli interrogatori dei presenti. C'è da dire che la piazza dista poche centinaia di metri dalla questura.
Le conseguenze fisiche dell'attacco per fortuna non si sono rivelate gravi: il compagno ha subito alcuni punti di sutura e guarirà in una settimana; nemmeno i danni materiali sono stati ingenti e tutte le altre persone stanno bene.
Ma la gravità del fatto è politicamente molto rilevante. Dietro all'attacco fascista c'è la responsabilità del sindaco e della giunta comunale che da anni portano avanti una politica di sostegno alle grandi opere senza alcuna considerazione per una fascia sempre più ampia di popolazione che non può più permettersi di pagare l'affitto, mentre la bolla immobiliare si gonfia sempre di più. C'è la responsabilità dell'azienda per l'edilizia residenziale che collabora attivamente al gonfiarsi della bolla e come se non bastasse rivendica il merito di aver vivamente sollecitato l'azione poliziesca di sgombero. Infine c'è la responsabilità della polizia che da una parte effettua azioni repressive contro coloro che occupano per vivere, dall'altra si volta indietro quando i nazisti attaccano quelle stesse persone.
Nessuno potrà però intimidire la mobilitazione di solidarietà con le famiglie occupanti, che anzi dopo la notte di venerdì ha avuto un ulteriore slancio. Sono infatti previste nuove manifestazioni di solidarietà e nuove azioni concrete per ribadire che quello della casa è un diritto fondamentale e irrinunciabile. Perché la casa appartiene a coloro che la abitano, non alle aziende né tanto meno ai politicanti di qualunque colore.

R. e F.

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