Gli antefatti
Mercoledì 16 maggio un palazzo sfitto di proprietà
dell'azienda per l'edilizia residenziale (Ater), al cui interno diversi
appartamenti erano occupati da cinque famiglie (fra cui una donna
incinta), è stato sgomberato dai carabinieri con pistole alla
mano e giubbotti antiproiettile addosso. Le persone che si trovavano
all'interno del palazzo sono state tutte portate in caserma, mentre uno
di loro è stato condotto al Cpt di Gradisca d'Isonzo, da cui
però è stato rilasciato in giornata.
A Trieste da tempo l'Ater pratica una politica abitativa altamente
speculativa, lasciando sfitti molti appartamenti e allungando a
dismisura le liste delle persone in attesa di una casa, in modo da
avere un peso sia all'interno del mercato immobiliare che all'interno
del sistema politico cittadino.
La risposta che molte famiglie hanno dato a tale politica è
stata quella di occupare gli alloggi abbandonati, ristrutturandoli con
le proprie mani e rendendoli vivibili.
Naturalmente tutto ciò non piace né all'Ater né
alle autorità cittadine, che stanno portando avanti diverse
azioni contro le famiglie occupanti e contro coloro che le sostengono.
Addirittura uno dei più noti magistrati di Trieste, Federico
Frezza, ha aperto un fascicolo contro cinque attivisti dello "sportello
degli invisibili" ed uno egli occupanti per associazione a delinquere
finalizzata a realizzare le occupazioni, mentre le altre persone
sgomberate – 19 persone in tutto − sono state denunciate
per occupazione abusiva.
In seguito allo sgombero è stato indetto un presidio permanente
in piazza Unità d'Italia – la più grande piazza di
Trieste − di fronte al municipio e a due passi dalla prefettura.
Il presidio, costituito da cinque tende, un gazebo e alcuni tavolini
con del materiale informativo sulla questione abitativa, è
iniziato la mattina di venerdì 18 maggio. Durate la giornata
sono stati distribuiti centinaia di volantini, appesi cartelli e
attirata l'attenzione della cittadinanza su un problema che non
riguarda un'esigua minoranza ma migliaia di persone. Il gruppo
anarchico Germinal ha risposto alla richiesta di solidarietà con
la presenza permanente al presidio, con la fornitura di strutture e con
la raccolta di beni alimentari. La presenza della polizia – sia
in divisa che in borghese − è stata costante per tutto il
giorno.
I fatti
Durante la notte a presidiare la piazza era rimasta circa una decina di
persone. All'una e mezza di notte sono spuntati una decina di fascisti,
mentre la polizia si era allontanata da poco. I fascisti − che
non portavano segni o vestiti evidenti − hanno cominciato ad
insultare gli occupanti, in particolare uno di essi, immigrato
dall'Algeria e residente in Italia da anni, con slogan razzisti e
idioti. Gli occupanti hanno cercato di riportare la situazione alla
calma ma dopo pochi minuti sono stati attaccati dagli squadristi con le
cinture e con alcune pietre che tenevano fermo lo striscione del
presidio. hanno buttato in aria i tavoli, tentato di spaccare il gazebo
e brandito una panca come un'arma. Un compagno anarchico del gruppo
Germinal è stato ferito alla testa e alla mano da un pezzo del
lastricato lanciatogli addosso da tre metri di distanza. Il nostro
compagno ha tentato di opporre resistenza all'aggressione alzando una
sedia ma non ha potuto evitare l'impatto. Altri occupanti sono stati
contusi lievemente. Dopo circa dieci minuti i fascisti si sono
dileguati. L'ambulanza è stata subito avvertita, ma è
giunta sul posto solo dieci minuti dopo, accompagnata da due volanti
ella polizia; il compagno ferito è stato portato all'ospedale
mentre sul posto sono iniziati gli interrogatori dei presenti.
C'è da dire che la piazza dista poche centinaia di metri dalla
questura.
Le conseguenze fisiche dell'attacco per fortuna non si sono rivelate
gravi: il compagno ha subito alcuni punti di sutura e guarirà in
una settimana; nemmeno i danni materiali sono stati ingenti e tutte le
altre persone stanno bene.
Ma la gravità del fatto è politicamente molto rilevante.
Dietro all'attacco fascista c'è la responsabilità del
sindaco e della giunta comunale che da anni portano avanti una politica
di sostegno alle grandi opere senza alcuna considerazione per una
fascia sempre più ampia di popolazione che non può
più permettersi di pagare l'affitto, mentre la bolla immobiliare
si gonfia sempre di più. C'è la responsabilità
dell'azienda per l'edilizia residenziale che collabora attivamente al
gonfiarsi della bolla e come se non bastasse rivendica il merito di
aver vivamente sollecitato l'azione poliziesca di sgombero. Infine
c'è la responsabilità della polizia che da una parte
effettua azioni repressive contro coloro che occupano per vivere,
dall'altra si volta indietro quando i nazisti attaccano quelle stesse
persone.
Nessuno potrà però intimidire la mobilitazione di
solidarietà con le famiglie occupanti, che anzi dopo la notte di
venerdì ha avuto un ulteriore slancio. Sono infatti previste
nuove manifestazioni di solidarietà e nuove azioni concrete per
ribadire che quello della casa è un diritto fondamentale e
irrinunciabile. Perché la casa appartiene a coloro che la
abitano, non alle aziende né tanto meno ai politicanti di
qualunque colore.
R. e F.