Umanità Nova, n.18 del 27 maggio 2007, anno 87

Corteo contro gli F35
Novara: la polizia blinda la città


"Allarme rosso: arrivano gli squatter", "Sabato in arrivo squatters & C.: c'è paura, chiusi molti negozi", "Arriva il corteo, città blindata", "Domani alle 15 scatta il coprifuoco".
Questi sono alcuni dei titoli comparsi sui giornali locali nei dieci giorni che hanno preceduto la manifestazione novarese contro gli F35.
La ridente cittadina insubre, sonnacchioso capoluogo del Piemonte Orientale, ha vissuto quindi in trepida attesa che calassero i selvatici devastatori a distruggere quanto più possibile nel lindo centro urbano.
I manifestanti, pacifici e festosi, sono stati accolti da uno spiegamento di forze decisamente sovradimensionato e minaccioso: si vocifera che siano stati fatti arrivare da altre città vicine circa trecento uomini delle diverse forze di polizia in cui la fantasia italica ha voluto articolare gli apparati preposti alla sicurezza di noi tutti.
Molti blindati a circondare il luogo della partenza (la piazza prospiciente la stazione ferroviaria). Alcuni cittadini intenzionati a partecipare alla manifestazione, addirittura spaventati dallo spiegamento di forze, si sono allontanati dalla piazza per dileguarsi verso il centro (forse verso casa, forse a riprendere il corteo in un momento successivo, quando fosse stato chiaro che nulla sarebbe accaduto di spiacevole).
Negozi sbarrati ermeticamente quasi ovunque nel centro cittadino, alcuni addirittura con assi di legno a proteggere le vetrine. Alcuni negozianti riferiscono di essere stati indotti a tale comportamento da visite di forze varie di polizia (statale o municipale che fosse) e da solerti funzionari delle loro associazioni di categoria. Sarà andata davvero così? O forse si è trattato di semplice psicosi indotta dalla lettura dei giornalacci locali? Non lo sapremo mai, giacché tutti i protagonisti della vicenda, come si suole fare in casi simili, scaricano la responsabilità sulle spalle altrui.
Il corteo parte, ad ogni modo, con un lieve ritardo sull'orario concordato e percorre festosamente le vie del centro. Inutile dire che il comportamento dei manifestanti è stato davvero esemplare e nulla è accaduto di violento oppure solo di inelegante.
Certamente è spiacevole sfilare lungo le vie di una città blindata, sotto l'amorevole sguardo di una sovrabbondante forza di sicurezza che sbircia il serpentone, dalle viuzze laterali, ad una distanza di circa una trentina di metri dal fluire di amici e compagni manifestanti. Certo è spiacevole essere trattati come un pericolo pubblico da contenere con mezzi di prevenzione che rasentano l'intimidazione coercitiva. Ma tant'è: questa è l'ideologia e la pratica securitaria dominante. Questa è l'aria che ci tocca respirare vivendo nella nostra triste epoca. E tuttavia il corteo, composto da oltre duemila persone, scorre per le vie novaresi per ritornare infine alla piazza della stazione, dove si sono tenuti i discorsi conclusivi.
Si è trattato sicuramente di una bella giornata. Si è trattato sicuramente di una sorpresa per l'intero ceto politico e padronale novarese, che, essendo schierato a destra o a sinistra dello spettro politico istituzionale, comunque sostiene l'infame progetto di costruire centinaia di strumenti di morte all'interno del recinto dell'aeroporto militare di Cameri (che si trova, appunto, a pochissimi chilometri da Novara).
Si tratta ora di capire come proseguire nella lotta intrapresa.
La partecipazione di persone provenienti pure da fuori Novara lascia ben sperare riguardo al necessario allargamento della questione a livello almeno nazionale. Infatti non si tratta di evitare che gli F35 vengano costruiti a Cameri: si tratta di impedire che vengano costruiti qui come in qualunque altro luogo.
È importante inoltre che si riesca a gettare solide fondamenta per un movimento contro la guerra che riesca davvero ad essere indipendente dai partiti della sinistra istituzionale che, ora al governo, continuano nel loro doppio gioco tradizionale: sulle piazze a far finta di assecondare le spinte popolari contro la militarizzazione dei territori e delle pratiche di vita, nei Palazzi a concordare su pratiche solite di "realismo" politico (e quindi a votare, per esempio, per le missioni militari all'estero e per le spese per l'acquisto di nuovi sistemi d'arma).
La piazza novarese, con una presenza molto significativa del movimento anarchico e libertario, di diversi centri sociali del nord ovest, di alcune delegazioni dei sindacati di base e di persone comuni per nulla avvezze all'azione politica militante ha fatto intravedere le possibilità di una lotta praticabile.
È una sfida interessante e stimolante: quella di far crescere un movimento antimilitarista di massa, davvero radicale ed irriducibile alle logiche delle compatibilità istituzionali ed economiche.
Nessuno può più ergersi a difensore dei posti di lavoro quando in realtà sostiene i profitti delle grandi multinazionali produttrici di armi. Il gioco è da tempo svelato e i lavoratori non possono più essere complici dei loro padroni. Non è più possibile tacere di fronte all'evidenza dello sfruttamento e del dominio che si fonda sull'uso della violenza e delle armi. E allora non ci resta che rimboccarci le maniche e continuare nelle pratiche di lotta contro l'assemblaggio dei nuovi cacciabombardieri americani a Cameri. Nella costruzione di una rete efficace di rapporti con altri movimenti locali o nazionali si deve cercare di ottimizzare le risorse a nostra disposizione, così da essere davvero efficaci.
L'immediato futuro ci dirà se saremo capaci di produrre risultati reali e di inserire almeno un granello di sabbia nel maledetto ingranaggio del militarismo. Sembra necessario, a questo riguardo, riuscire a creare un'unità d'azione tra gruppi ed organizzazioni magari distanti tra loro su molteplici aspetti ideologici, ma tuttavia accomunati da un sincero intento antimilitarista ed antigerarchico.
Ad ogni modo, qualunque cosa accada delle nostre speranze più ambiziose, le iniziative contro gli F35 non si fermeranno. Per seguire da vicino gli sviluppi dell'intera vicenda, basta consultare il nuovo sito di riferimento: www.nof35.org.

Dom.

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