Umanità Nova, n.19 del 3 giugno 2007, anno 87

Nassiriya: generali a giudizio
10, 100, 1000 omissioni


La procura militare di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di tre alti ufficiali per "omissione di provvedimenti per la difesa militare", reato contemplato dal codice penale militare di guerra, riguardo l'attentato di Nassiriya contro la base Maestrale (ma ribattezzata dai marines come Animal House), dove il 12 novembre 2003 rimasero uccisi 19 italiani - di cui 17 tra carabinieri e soldati - e 9 civili iracheni.
La richiesta di rinvio a giudizio - un atto dovuto - è stata fatta dal procuratore militare Antonino Intelisano e riguarda i generali dell'esercito Vincenzo Lops (ora in servizio in Afganistan) e Bruno Stano (oggi a Roma presso lo stato maggiore), e il colonnello dei carabinieri Georg Di Pauli, all'epoca comandante della Msu ed attualmente comandante provinciale di Verona.
Sull'attentato e la relativa strage, immortalata anche da un recente stucchevole film tv, da tempo ci sono molte ombre, tanto che gli "eroi" di Nassiriya furono insigniti dall'ex presidente Ciampi solo con una "croce d'onore" e non della medaglia d'oro al valor militare.
Come emerso da varie denunce dei familiari delle vittime e da inchieste giornalistiche, sicuramente un certo numero dei militari rimasti uccisi furono vittime di "fuoco amico" in quanto colpiti da proiettili o frammenti in parte partiti dalla riservetta delle munizioni, esplosa per simpatia dopo la deflagrazione dal camion cisterna imbottito di esplosivo, che evidentemente non era adeguatamente protetta contro simili prevedibili attacchi, come confermato pure dalla testimonianza ai magistrati italiani di uno degli attentatori, Omar al Kurdi, che motivò la scelta dell'obiettivo italiano proprio per la scarsa protezione.
Persino le diverse inchieste commissionate da esercito e carabinieri portarono a conclusioni divergenti, secondo un consueto copione. Secondo il generale Antonio Quintana, autore della relazione dell'esercito, furono i carabinieri a non aver adottato tutte le misure di sicurezza necessarie; mentre in quella dei carabinieri, redatta dal generale Virgilio Chirieleison, la responsabilità ricadeva sui vertici dell'esercito.
In seguito a tale contrasto, per alcuni mesi i rapporti tra i rispettivi comandi non vissero un clima certo idillico, tanto che si ebbero anche pesanti ripercussioni politiche all'interno di Forza Italia, il partito d'appartenenza dell'allora ministro della Difesa, Antonio Martino, che si era schierato a favore dell'esercito, mentre il sottosegretario Salvatore Cicu, anche lui dello stesso partito, parteggiava per la Benemerita.
Per questo, il giudizio della magistratura militare sarà anche un giudizio politico che, più che ricercare la verità su quell'evento, rispecchierà e definirà gli attuali equilibri di potere all'interno dell'apparato militare.

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