Nel tentativo di rendere popolare la polizia, oltre a promuovere le
innumerevoli fiction televisive sulle forze dell'ordine, hanno
arruolato persino Vasco Rossi che, intervistato sulla rivista
«Polizia Moderna» (n. 2, febbraio 2007), ha affermato senza
vergogna: "veramente quella del poliziotto è una vita
spericolata… ora ho un rapporto splendido con i poliziotti.
Adesso se mi fermano è per chiedermi l'autografo".
Evidentemente, i libri anarchici che l'ex-cantore della ribellione
affermava di aver letto in gioventù, sono finiti su qualche
bancarella dell'usato.
Eppure, nonostante questo continuo sforzo propagandistico e di
marketing (si veda il recente lancio di capi d'abbigliamento giovanile
con le griffe della Digos o dei Nocs), secondo il ministro dell'Interno
Giuliano Amato, esiste una "campagna di ostilità nei confronti
degli uomini e dei dirigenti della polizia in Italia", documentata da
un ridicolo elenco di scritte murali non dissimili né più
numerose di quelle che da sempre sono leggibili per le nostre contrade.
Il problema, in realtà, andrebbe capovolto in quanto siamo di
fronte ad una sempre più invadente militarizzazione della vita
sociale e del territorio, con autentiche sindromi da stato di polizia,
di cui a fare per primi le spese sono i migranti e i nomadi, come
puntualmente denunciato da Amnesty International. L'Italia è il
paese occidentale con il più alto numero di forze dell'ordine:
con una media teorica di un poliziotto ogni 250 cittadini, ma con un
effettivo rapporto di un agente per ogni 214 (dato del 2002), quando in
altri paesi europei questa media è di 1 ogni 800/900). Eppure,
di fronte alle ricorrenti emergenze riguardanti sicurezza urbana e
ordine pubblico, la "soluzione" prospettata da entrambi gli
schieramenti politici istituzionali è sempre la stessa:
più agenti, più mezzi e più risorse finanziarie
per l'apparato repressivo.
Un apparato che, senza contare gli organici della polizia penitenziaria
(compresi i 600 manganellatori dei GOM), di quella forestale e delle
varie polizie municipali, può contare su circa 110.000 agenti
della polizia di stato, altrettanti carabinieri e 65 mila della guardia
di finanza. Il numero più elevato di forze è diviso tra
Settentrione (qualcosa meno di 100.000 unità) e Meridione (poco
più che 100.000), con un minore dislocamento nel Centro Italia
(circa 75.000, di cui ben 50 mila solo nel Lazio).
Per quanto riguardo, nello specifico, la questione dell'ordine pubblico
- affidata ormai a tutte le forze dell'ordine - vi sono 13 reparti
mobili (l'ex-Celere) della polizia distaccati nelle principali
città (Roma, Torino, Firenze, Reggio Calabria, Milano, Genova,
Napoli, Palermo, Catania, Bologna, Padova, Cagliari e Bari con un
distaccamento a Taranto); mentre innumerevoli scuole della polizia di
stato sono dislocate in tutta la penisola, suddivise per Scuole Allievi
Agenti (Roma, Bolzano, Peschiera del Garda, Vicenza, Trieste,
Alessandria, Piacenza, Senigallia, Spoleto, Caserta, Vibo Valentia,
Campobasso, Foggia), oltre a Scuole di specializzazione e
perfezionamento e Scuole superiori di perfezionamento (Moena, Duino,
Brescia, Milano, Genova, La Spezia, Bologna, Cesena, Roma, Pratica di
Mare, Nettuno, Abbasanta, Pescara); con innumerevoli corsi, da quello
per blindista (conduttore di veicoli blindati) a quello per gestore di
siti Internet, da quello per agenti sotto copertura a quello per
sommozzatori.
Tale apparato viene politicamente giustificato con l'aumento
impressionante della criminalità, ma questo risulta contraddetto
persino dai dati ufficiali. Secondo uno studio dell'istituto
universitario Transcrime (che prende in esame il trend dal 1985 al
1995) sull'andamento della criminalità in Europa, risulta essere
il Nord del continente la zona dove si verificano più omicidi.
Basti dire che, per i ricercatori, è l'apparentemente tranquilla
Finlandia, con i suoi 5,2 milioni di abitanti, "a registrare la
condizione peggiore": picco di 3 omicidi ogni 100 mila abitanti nel
2001 e 2,8 nel 2004, seguita dal Belgio (1,9 nel biennio 2004-2005).
Anche riguardo reati violenti come risse, lesioni, violenze sessuali,
l'Europa del Nord resta comunque la più a rischio: soltanto nel
Regno Unito viene presentato l'85% del totale delle denunce.
Appare quindi evidente come, in Italia, le controparti della cosiddetta
legalità, non sono tanto la delinquenza comune o il grande
capitale illegale, ma resta la conflittualità politica e
sociale, ritenuta il primo e vero problema per il potere dominante.
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