Umanità Nova, n.20 del 10 giugno 2007, anno 87

Emergenze mediatiche e apparati repressivi
La società ostile


Nel tentativo di rendere popolare la polizia, oltre a promuovere le innumerevoli fiction televisive sulle forze dell'ordine, hanno arruolato persino Vasco Rossi che, intervistato sulla rivista «Polizia Moderna» (n. 2, febbraio 2007), ha affermato senza vergogna: "veramente quella del poliziotto è una vita spericolata… ora ho un rapporto splendido con i poliziotti. Adesso se mi fermano è per chiedermi l'autografo". Evidentemente, i libri anarchici che l'ex-cantore della ribellione affermava di aver letto in gioventù, sono finiti su qualche bancarella dell'usato.
Eppure, nonostante questo continuo sforzo propagandistico e di marketing (si veda il recente lancio di capi d'abbigliamento giovanile con le griffe della Digos o dei Nocs), secondo il ministro dell'Interno Giuliano Amato, esiste una "campagna di ostilità nei confronti degli uomini e dei dirigenti della polizia in Italia", documentata da un ridicolo elenco di scritte murali non dissimili né più numerose di quelle che da sempre sono leggibili per le nostre contrade.
Il problema, in realtà, andrebbe capovolto in quanto siamo di fronte ad una sempre più invadente militarizzazione della vita sociale e del territorio, con autentiche sindromi da stato di polizia, di cui a fare per primi le spese sono i migranti e i nomadi, come puntualmente denunciato da Amnesty International. L'Italia è il paese occidentale con il più alto numero di forze dell'ordine: con una media teorica di un poliziotto ogni 250 cittadini, ma con un effettivo rapporto di un agente per ogni 214 (dato del 2002), quando in altri paesi europei questa media è di 1 ogni 800/900). Eppure, di fronte alle ricorrenti emergenze riguardanti sicurezza urbana e ordine pubblico, la "soluzione" prospettata da entrambi gli schieramenti politici istituzionali è sempre la stessa: più agenti, più mezzi e più risorse finanziarie per l'apparato repressivo.
Un apparato che, senza contare gli organici della polizia penitenziaria (compresi i 600 manganellatori dei GOM), di quella forestale e delle varie polizie municipali, può contare su circa 110.000 agenti della polizia di stato, altrettanti carabinieri e 65 mila della guardia di finanza. Il numero più elevato di forze è diviso tra Settentrione (qualcosa meno di 100.000 unità) e Meridione (poco più che 100.000), con un minore dislocamento nel Centro Italia (circa 75.000, di cui ben 50 mila solo nel Lazio).
Per quanto riguardo, nello specifico, la questione dell'ordine pubblico - affidata ormai a tutte le forze dell'ordine - vi sono 13 reparti mobili (l'ex-Celere) della polizia distaccati nelle principali città (Roma, Torino, Firenze, Reggio Calabria, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Bologna, Padova, Cagliari e Bari con un distaccamento a Taranto); mentre innumerevoli scuole della polizia di stato sono dislocate in tutta la penisola, suddivise per Scuole Allievi Agenti (Roma, Bolzano, Peschiera del Garda, Vicenza, Trieste, Alessandria, Piacenza, Senigallia, Spoleto, Caserta, Vibo Valentia, Campobasso, Foggia), oltre a Scuole di specializzazione e perfezionamento e Scuole superiori di perfezionamento (Moena, Duino, Brescia, Milano, Genova, La Spezia, Bologna, Cesena, Roma, Pratica di Mare, Nettuno, Abbasanta, Pescara); con innumerevoli corsi, da quello per blindista (conduttore di veicoli blindati) a quello per gestore di siti Internet, da quello per agenti sotto copertura a quello per sommozzatori.
Tale apparato viene politicamente giustificato con l'aumento impressionante della criminalità, ma questo risulta contraddetto persino dai dati ufficiali. Secondo uno studio dell'istituto universitario Transcrime (che prende in esame il trend dal 1985 al 1995) sull'andamento della criminalità in Europa, risulta essere il Nord del continente la zona dove si verificano più omicidi. Basti dire che, per i ricercatori, è l'apparentemente tranquilla Finlandia, con i suoi 5,2 milioni di abitanti, "a registrare la condizione peggiore": picco di 3 omicidi ogni 100 mila abitanti nel 2001 e 2,8 nel 2004, seguita dal Belgio (1,9 nel biennio 2004-2005). Anche riguardo reati violenti come risse, lesioni, violenze sessuali, l'Europa del Nord resta comunque la più a rischio: soltanto nel Regno Unito viene presentato l'85% del totale delle denunce.
Appare quindi evidente come, in Italia, le controparti della cosiddetta legalità, non sono tanto la delinquenza comune o il grande capitale illegale, ma resta la conflittualità politica e sociale, ritenuta il primo e vero problema per il potere dominante.

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