Tra i tanti, anche solo due episodi danno un'idea di quanto accaduto
nella passata settimana di mobilitazione contro il summit dei G8 in
Germania. La dichiarazione di un comandante della polizia che
confessava la stanchezza dei suoi uomini (a G8 appena iniziato...) ed
il fermo di uno studente austriaco perché trovato in possesso di
un paio di occhiali da sole.
Di seguito la continuazione della breve cronologia degli avvenimenti, iniziata sullo scorso numero di Umanità Nova e tratta, principalmente, dal network indymedia.
Il 5 giugno, dopo quanto accaduto nei giorni precedenti, vengono proibite tutte le manifestazioni, anche quelle ben distanti dalla "zona rossa". A dispetto di questo divieto continuano, senza sosta, le iniziative. Piccoli gruppi formati da 3-400 persone protestano contro la fabbrica che costruisce i bulldozer usati dall'esercito israeliano e davanti ai posti di polizia dove vengono portati i fermati. Una manifestazione antimilitarista più consistente (un migliaio di partecipanti) sfila per Rostock senza grossi problemi. Proseguono le provocazioni poliziesche ed i fermi. Nel pomeriggio è prevista una seconda manifestazione, che dovrebbe dare il "benvenuto" a Bush, e che viene ostacolata dalla polizia che ferma gli autobus e le auto che si recano al punto di concentramento. La manifestazione viene fatta lo stesso ed iniziano i primi blocchi, sulla strada dell'aeroporto, anche se praticamente simbolici, in quanto gli ospiti sgraditi verranno spostati in elicottero.
Il 6 giugno, giorno di inizio del summit, la polizia aumenta la pressione nei confronti delle persone riunite nei campeggi, con lo scopo evidente di provocare coloro che hanno intenzione di continuare le proteste. Obiettivo completamente mancato in quanto, nonostante le scaramucce, gli idranti ed i fermi, continuano i cortei ed i blocchi stradali. Nel pomeriggio ci sono quasi 10 mila persone in movimento tra campeggi, cortei e blocchi. Vengono fatti alzare in volo decine di elicotteri per trasportare gli agenti che sono costretti ad inseguire gruppi di persone un po' ovunque. Se un blocco viene sgombrato, ne spunta un altro da qualche altra parte e la sensazione, per chi segue lo scorrere delle notizie diffuse da indymedia, è quella che la struttura repressiva non abbia il reale controllo della situazione. Infatti i gruppi di manifestanti sono sempre più vicini alla "zona rossa" e qualche agenzia afferma anche che sia stata già distrutta una parte del lungo recinto costruito per l'occasione. Al termine della giornata, molti gruppi decidono di passare la notte sulle strade e di non rientrare nei campeggi.
Il 7 giugno, nel pieno del summit, era prevista la "marcia a stella", vale a dire una serie di cortei che si sarebbero dovuti svolgere contemporaneamente lungo diverse direttrici, avendo come centro Heiligendamm, la località sede della riunione dei G8. L'iniziativa dapprima vietata e poi consentita era stata poi definitivamente proibita. Ma è ormai evidente che questi balletti legali contano ben poco contro la determinazione dei compagni, e tutta la giornata sarà costellata da un continuo rincorrersi per i boschi intorno alla "zona rossa". Nel frattempo si sono formati due grossi blocchi ai varchi della "zona rossa", che resistono già da quasi ventiquattro ore. In questo modo viene impedita l'uscita di alcune auto dei partecipanti al summit e i presidi, benché attaccati con gli idranti e tutto il resto dell'armamentario repressivo, resistono. Alla fine della giornata ad uno dei due varchi, viene celebrata la "vittoria" con una festa, nell'altro - dove la repressione è stata più brutale - si contano diversi feriti principalmente a causa degli idranti.
L'8 giugno, ci sono ancora dei blocchi e un corteo finale che ripercorre le strade della manifestazione del 2 giugno e che, una volta terminato, riparte di nuovo per trasformarsi in una protesta di solidarietà con gli arrestati. La polizia vorrebbe bloccarla, ma ancora la determinazione dei partecipanti la spunta. Si parla infatti di più di un migliaio di fermati, in tutta la settimana, che hanno subito sorti diverse, alcuni sono stati liberati dopo poche ore, altri tenuti in stato di fermo più a lungo, e soprattutto negli ultimi due giorni, in centinaia sono stati ammassati in vere e proprie gabbie di detenzione. Innumerevoli sono state le identificazioni e le perquisizioni. Un piccolo numero tra gli arrestati è stato giudicato e condannato per direttissima. La polizia, una volta terminate le iniziative e mentre le persone hanno iniziato a tornare alle proprie case, continua ancora a fermare a perquisire, anche in zone distanti da Rostock. Alle 11 di sera, arriva da Berlino, la notizia di un corteo di 500 persone, di ritorno da Rostock, che sta festeggiando la vittoria...
Queste brevi note di cronaca, che riassumono il flusso ininterrotto di notizie diffuso dai media indipendenti, forniscono solo una pallida idea di quello che è accaduto tra Rostock ed Heiligendamm: l'armata dei clown, le cucine mobili, i portatori d'acqua e mille altri, hanno reso possibile un vero e proprio assedio alla cittadella del potere durato una intera settimana.
È presto per un bilancio delle iniziative contro il G8 ma alcune cose sono abbastanza evidenti. La polizia ha lavorato soprattutto per contenere le manifestazioni, piuttosto che per bloccarle completamente e, rispetto a quanto successo in altre occasioni simili, non si segnalano (non ancora...) episodi del tipo di quelli visti nel 2001 a Genova. Come facilmente previsto i mezzi di comunicazione ufficiali hanno puntato molto, almeno i primi giorni, sul "blocco nero" e si sono lette e sentite le solite banalità a proposito di anarchici, autonomi e provocatori vari. La disinformazione dei media è apparsa nella sua evidenza una volta che, finita l'eco degli scontri del 2 giugno, si è visto che a resistere ed a protestare non era solo uno sparuto gruppetto di "black bloc" ma migliaia di persone che hanno sfidato, per giorni, agenti addestrati ed armati per le operazioni antisommossa. La maggior parte delle iniziative di protesta programmate sono state portate a termine ed hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, poche rispetto alla grande manifestazione iniziale, ma sicuramente più decise di quanto si aspettassero le forze della repressione.
Il summit dei G8 si è concluso con il solito nulla di fatto: le ennesime dichiarazioni di buone intenzioni, l'autocelebrazione dei leader e l'arrivederci alla prossima messa in scena. Il movimento, che una volta veniva chiamato "no-global" ha dimostrato che, se pure con i limiti di una iniziativa concentrata nel tempo e nello spazio, è ancora in grado di dare del filo da torcere alle manifestazioni spettacolari del capitalismo globale. Se la medesima forza e determinazione mostrata in Germania venisse riportata nelle varie realtà locali, potrebbe segnare l'inizio di un nuovo ciclo di lotte.
Pepsy
Riferimenti:
Una cronologia degli avvenimenti (in italiano) è disponibile qui: http://de.indymedia.org/ticker/it/
Altri siti in italiano: http://toscana.indymedia.org/index.php
http://napoli.indymedia.org/ http://switzerland.indymedia.org/it/