Nel corso delle lotte contro la militarizzazione del territorio e
l'invadente presenza di basi Nato e Usa, da Vicenza a Camp Darby, da
Aviano a La Maddalena, la prima rete protettiva da rompere è
quella del segreto militare su accordi, modalità, utilizzi,
armamenti presenti e comandi competenti riguardo tali strutture. Non
solo nessun privato cittadino può conoscere ed accedere a tali
decisioni politiche, ma neppure lo stesso parlamento italiano che,
secondo la retorica democratica, dovrebbe poter vigilare su quanto
risulta essere di interesse nazionale, è in grado di penetrare
la cortina del segreto militare.
Nulla, nella sostanza e anche formalmente, è mutato da almeno un
quarantennio, tanto che rimane ancora attuale quanto scritto dal
tenente colonnello Gentile in uno studio pubblicato, nel lontano 1967,
su una rivista militare. Tale colonnello era giunto alla conclusione
che, in base alla prassi corrente, costituivano segreto militare: le
pubblicazioni e i documenti aventi classifica o di segretezza o di
riservatezza in campo nazionale e Nato; qualunque notizia concernente
le suddette pubblicazioni o documenti, riprodotte sia parzialmente che
integralmente; le notizie segrete o riservate riferibili a materiale o
avvenimenti interessanti l'efficienza bellica, ovvero le operazioni
militari in progetto o in atto della nazione; le notizie riferibili
alle materie di carattere militare o concernenti l'efficienza bellica
del Paese elencate nell'allegato al Regio decreto n. 1161 dell'11
luglio 1941 (recante le firme del re e di Mussolini!); nonché
tutte quelle informazioni di carattere militare, diplomatico,
economico, industriale e scientifico, classificate come non divulgabili
nell'interesse dello Stato, della sua sicurezza, della sua politica
interna o internazionale.
Un esempio storico di tale segretezza ci riporta agli anni Ottanta, ai
tempi del governo presieduto da Bettino Craxi che, nella politica
italiana, è rimasto immeritatamente simbolo di una presunta
indipendenza nazionale nei confronti degli Stati Uniti, per il noto
episodio di Sigonella nel 1985; tanto che nello scorso dicembre, su
richiesta del Psi, il presidente del consiglio, Romano Prodi, nel corso
della conferenza stampa di fine anno, ha prospettato la
possibilità di intitolare una strada a Craxi proprio a Sigonella.
Ritorniamo comunque a quei tempi. Pochi mesi dopo la tanto sbandierata
dimostrazione di orgoglio nazionale che ebbe come teatro la base aerea
di Sigonella in Sicilia (dove i militari italiani, armi alla mano e su
diretto ordine del governo Craxi, si erano rifiutati di consegnare agli
agenti Usa alcuni palestinesi coinvolti nel dirottamento della nave
Achille Lauro e nell'uccisione di un cittadino statunitense), nel marzo
1986 lo stesso Bettino Craxi concesse in gran segreto la base di
Sigonella agli Stati Uniti, usata per una provocatoria esercitazione
nel golfo della Sirte che si concluse con alcune azioni di
bombardamento da parte degli F111 statunitensi contro la Libia di
Gheddafi. Tale aggressione venne attuata al di fuori della Nato e Craxi
ne prese pubblicamente le distanze, eppure la sua vera posizione
è stata ben descritta dall'allora segretario alla difesa Usa,
Caspar Weinberger: "Craxi fu sempre molto collaborativo e disponibile,
e può darsi che per ragioni di politica interna e di relazioni
con la Libia abbia dovuto prendere le distanze dall'operazione".
Questa collaborazione atlantica è rimasta coperta dal segreto
militare per quasi venticinque anni e, paradossalmente, l'omertà
politico-militare è stata infranta da rivelazioni ufficiali
uscite dagli archivi segreti del Dipartimento di stato americano e non
certo da fonti italiane. D'altra parte, a indiretta conferma di
ciò, proprio recentemente è emerso che fin dal 1961 il
console generale statunitense a Milano, aveva segnalato a Washington
l'ancor giovane socialista Craxi, allora assessore all'Economato della
giunta di centrosinistra, per l'intelligenza e lo spiccato
anticomunismo.
Chissà, forse tra un altro quarto di secolo, sapremo qualcosa anche su D'Alema... segreto militare permettendo.
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