Il caso della Base Dal Molin assume contorni sempre più inquietanti.
Il Presidio Permanente ha organizzato giovedì 7 giugno
un'assemblea pubblica presso il Teatro Astra di Vicenza, in cui la
commissione tecnica che ha analizzato il caso ha descritto nel
dettaglio il progetto della nuova base, sottolineandone contraddizioni
e ambiguità.
Secondo i patti, la conditio sine qua non per l'accettazione del
progetto da parte della città di Vicenza sarebbe stata
l'agibilità a fini civili dell'aeroporto Dal Molin, ma la cosa
sembra quanto meno improbabile visto che gli insediamenti militari
sorgeranno a soli 135 metri dall'area dell'aeroporto. Le strutture
militari trasformeranno in modo irrimediabile il paesaggio della zona,
stagliandosi su una superficie pari a 70 campi da calcio, con
un'altezza che corrisponde a 5 piani, nelle immediate vicinanze del
centro abitato. Il confronto tra la versione italiana e quella
originale, in inglese, dei documenti che descrivono le destinazioni
d'uso delle strutture della futura base evidenzia inoltre alcune
"sviste" nella traduzione. Nell'espressione NBC storages, tradotta come
"depositi biochimici", quella "N" è stata volutamente
tralasciata: la traduzione letterale sarebbe "depositi di materiale
nucleare, biologico e chimico". Anche la presenza di celle e locali
adibiti alla decontaminazione fa sorgere non pochi quesiti sulle reali
finalità degli edifici.
Per quanto riguarda il tanto declamato indotto economico della
costruzione della base, si noti che all'interno della struttura
sorgerà un centro commerciale su 1500 m2 di superficie, rendendo
così la base del tutto autonoma dai servizi esterni.
Naturalmente l'approvvigionamento idrico e elettrico della base
verrà pagato a prezzi di costo, cosa che si ripercuoterà
sui costi che dovranno essere sostenuti dai cittadini di Vicenza, che,
per così dire, pagheranno la differenza. Anche sotto il punto di
vista ecologico il progetto della base, che comunque per definizione
non è decisamente una struttura rispettosa dell'ambiente,
prevede che le acque reflue vengano convogliate con una certa
noncuranza direttamente nel fiume Bacchiglione, mentre le acque
provenienti dalle docce di decontaminazione finiranno nelle fognature
cittadine. Per tornare alle misure ecologiche della futura base, invece
di ricorrere all'uso di pannelli solari per la produzione di energia,
cosa che sarebbe stata possibile in virtù della notevole
estensione degli edifici, si è deciso di richiedere la fornitura
di gasolio invece di gas metano. Una leggerezza, forse, che è
stata recentemente corretta con la richiesta di gas alle aziende
municipalizzate, anche se resta da chiarire se tale richiesta si
sostituisce o si aggiunge a quella precedente.
La malizia con cui l'intero progetto è stato condotto traspare
anche da un altro punto controverso dei documenti relativi al progetto.
Quando si enunciano le finalità della base si parla di "difesa
nazionale". Il traduttore/la traduttrice doveva essere ben inesperto/a
per non accorgersi che la National Defense americana si propone ben
altro che la difesa nazionale del paese in cui si insedia.
Ulli
Lo scorso 8 giugno si è svolto, preso la sede RAI di Trieste,
un presidio contro lo scippo del trattamento di fine rapporto da parte
del governo, per il rilancio della previdenza pubblica e per protestare
e la quasi totale mancanza di copertura da parte dei mezzi di
comunicazione sul meccanismo del silenzio-assenso. Circa 50 persone,
con bandiere, striscioni e volantini, si sono riunite davanti al
portone della RAI per informare i giornalisti e i passanti sui forti
rischi legati alla destinazione del tfr ai fondi pensione di qualunque
tipo. La manifestazione era organizzata dal neonato "Comitato contro lo
scippo del tfr e per il rilancio della pensione pubblica" di cui fanno
parte l'RdB/CUB, la Confederazione COBAS, il Sindacato dei Lavoratori
Ferrovie, i COBAS SCUOLA, CUB Scuola, il FLM-CUB (metalmeccanici), lo
SNATER, USI-AIT e l'associazione Sinistra Critica.
Il presidio ha avuto un esito positivo, sia per il numero di
partecipanti sia per le informazioni distribuite. Sicuramente fino al
30 giugno ci saranno altre occasioni per manifestare contro il furto
del tfr e delle pensioni, ma la mobilitazione non si concluderà
alla scadenza del silenzio-assenso ma continuerà, per
rivendicare maggiori diritti e maggiori garanzie.
Un compagno presente
Il 14 aprile di quest'anno un edificio abbandonato da otto anni ha
ripreso vita, diventando la casa per alcuni esuli dal Darfur, approdati
a Parma alla fine del 2006 dove, nonostante lo status di rifugiati, si
sono ritrovati a dormire in strada. Una vicenda che purtroppo nel
nostro paese appartiene alla cronaca quotidiana. In un comunicato del
Comitato antirazzista di Parma alcuni dei passaggi salienti di questa
vicenda di ordinaria ingiustizia.
"I ragazzi sono sbarcati sulle coste siciliane tra agosto e settembre
2006. Dopo essere stati portati nei centri di identificazione a tutti
è stato riconosciuto lo stato di rifugiati, accordato l'asilo
politico o l'asilo umanitario, fornito il permesso di soggiorno. Si
sono trovati quindi sul territorio nazionale senza una meta o una
prospettiva di accoglienza. Ad ottobre 2006 sono arrivati a Parma dove
per circa un mese hanno dormito sotto i portici di Piazzale della Pace,
una piazza nel centro di Parma. Dopo circa un mese la Polizia
Municipale buttò via durante il giorno le coperte e gli
indumenti che utilizzavano per difendersi dal freddo: i media locali
diedero risalto alla notizia e alcuni di loro vennero ospitati in
albergo o nei dormitori in città per circa una settimana. Tra
dicembre 2006 e gennaio 2007, in periodi differenti, il Comune
ospitò per un periodo medio di 3 settimane queste persone in
dormitorio. Da febbraio 2007 tutti i 20 rifugiati sono tornati a
dormire in Piazzale della Pace fino a quando hanno occupato l'ex asilo
di San Pancrazio." La reazione del Comune di fronte all'occupazione fu
l'immediata richiesta di sgombero coatto senza offrire alcuna
trattativa. Solo in un secondo tempo venne offerto un dormitorio.
Va rilevata la solidarietà degli abitanti di S. Pancrazio nei
confronti degli occupanti: in "tanti hanno mostrato la loro
solidarietà portando coperte e cibo".
L'ex scuola materna, che per qualche tempo era stata sede della Lega
Nord, ha offerto nelle prime ore dell'occupazione, un'immagine
paradossale. "Il soffitto di una stanza era decorato dal verde 'sole
delle Alpi', simbolo della Lega. In questa stanza neri volti africani,
pulivano e disinfettavano per preparare i loro letti per la notte. Tra
le immondizie abbandonate anche manifesti con sopra foto di barconi
cariche di immigrati a largo della costa italiana e sotto la scritta
'No all'orda!'".
Da una corrispondenza da Parma
Giovedì 7 giugno si è svolto presso il tribunale di
Mestre il processo ad Abdoulaye, l'immigrato senegalese arrestato due
giorni prima a Venezia nel corso degli incidenti avvenuti sotto il
municipio tra ambulanti e forze dell'ordine, la cui
responsabilità politica ricade tutta sulla "filosofia del
manganello", ormai fatta propria dal sindaco Cacciari, e sulla giunta
regionale di centrodestra che ha emanato una legge ad hoc per rendere
impossibile la vita dei migranti nei centri storici.
Abdoulaye, dietro patteggiamento, è stato condannato a 6 mesi di
reclusione (che non sconterà per effetto della condizionale) per
il reato di "violenza e resistenza a pubblico ufficiale" che,
paradossalmente, avrebbe commesso nel corso di una carica poliziesca.
Contro di lui c'era la testimonianza di ben 4 agenti e il referto
medico di un vigile con prognosi di quindici giorni. Non sono previste
conseguenze per il permesso di soggiorno dell'immigrato ed è
stata disposta la sua scarcerazione. Da notare che, dopo l'arresto,
Abdoulaye era stato incivilmente ammanettato ad una ringhiera
all'interno del Comune, suscitando l'indignazione persino del
presidente, forzaitalico, del consiglio comunale.
Considerato il clima paranoico di criminalizzazione seguito agli
incidenti sotto il Comune, la sentenza è stata accolta con
sollievo dai migranti e dai compagni della Rete Antirazzista, anche
perché si è trattato di un pessimo segnale per
l'agibilità di ogni lotta sociale (d'ora in poi sarà
vietata la presenza di ogni tipo di manifestante durante le sedute del
consiglio comunale). Emblematiche le ugualmente infami dichiarazioni
provenienti sia da destra che dal centrosinistra, con la Lega Nord che
voleva addirittura che il Comune si costituisse come parte civile nel
processo contro l'arrestato e il vicesindaco Vianello a ipotizzare un
"intreccio con le organizzazioni criminali".
Della serie: la parola all'esperto…
redVE
Un sole caldo appena mitigato dal vento ci ha accolti ad Aprilia il
10 giugno, dove si è svolta una grande manifestazione popolare
contro la nuova centrale a Turbogas in località Campo di Carne.
Dispieghiamo la nostra bandiera No Tav e raggiungiamo il corteo che sta
movendo i primi passi dal centro cittadino in direzione del presidio
permanente che da mesi rappresenta il baluardo più avanzato
contro un ennesimo progetto di devastazione ambientale e saccheggio di
risorse pubbliche che si tenta di imporre a popolazioni che si
oppongono alla distruzione del loro territorio e della loro salute.
Un paio di giovani, vedendo passare due bambini, due tra i tanti grandi
e piccoli che partecipano al corteo, ricordano ad alta voce che
è per il loro futuro che si battono.
Poco lontano dal camion e dallo striscione di testa "No alla turbogas"
c'è lo striscione del Patto di Mutuo soccorso che il giorno
precedente era sfilato per Roma contro Bush. Ci uniamo agli altri No
Tav e ai No Dal Molin che hanno voluto portare il proprio saluto
solidale alla gente di Aprilia in lotta.
Diverse migliaia di persone, 10.000 secondo gli organizzatori, cammina
gridando slogan e cantando sino al presidio di Campo di Carne, posto
nel terreno di un privato, oltre la ferrovia lungo la nettunense.
L'ultimo tratto di strada è su una sterrata circondata da
eucalipti, e da una distesa di fiori viola, gialli, lilla.
In quest'ambiente dovrebbe sorgere la centrale a Turbogas, una centrale
destinata a produrre energia. Quella di Aprilia sarebbe una centrale di
tipo CCGT (Combined Cycle Gas Turbine, ovvero a ciclo combinato) dove
il gas viene immesso e bruciato in una camera di combustione, mettendo
in rotazione una prima turbina, la quale a sua volta aziona un
generatore. Il generatore, infine, produce energia elettrica.
Allo stesso tempo, i gas caldi scaricati dalla turbina vengono
convogliati in una caldaia, che produce vapore d'acqua ad alta
pressione. Il vapore passa da qui in una seconda turbina, che ne
sfrutta la pressione per mettere in rotazione un altro generatore, che
produce sempre energia elettrica.
All'interno di un condensatore, collegato a una torre di
raffreddamento, il vapore raffreddato si trasforma di nuovo in acqua,
che ritorna alla caldaia.
Vengono quindi "combinate" due forme di produzione di energia: la prima
tramite la turbina a gas, la seconda tramite la turbina a vapore.
In questo modo si produce più energia, usando un solo combustibile (il gas che aziona la prima turbina).
Peccato che si tratti di impianti altamente inquinanti che producono
polveri sottili, responsabili di malattie respiratorie e tumori. Per
non dire dei 1.750.000 litri di acqua consumati dalla centrale ogni
giorno e sottratti all'uso pubblico. Vi saranno poi anche piogge acide
che danneggeranno coltivazioni e allevamenti. Infine si prevede un
innalzamento della temperatura di circa 2/3 gradi dalla zona
dell'insediamento della centrale e per un perimetro di oltre 5/6 km.
L'opposizione alla Turbogas sta tuttavia crescendo, come dimostra la grande partecipazione al corteo del 10 giugno.
Quando giungiamo al presidio troviamo un vecchio casolare abbandonato
che è stato rimesso in sesto dai presidianti, che la notte
precedente vi avevano ospitato alcuni No Tav e No Dal Molin.
All'esterno una cucina sforna buoni piatti. Scambiamo qualche parola
con alcuni presidianti, noi, quelli del No al treno veloce, e loro,
quelli del no alla Turbogas, e scopriamo che anche qui i "No" sono
densi di "Sì", pieni dell'aspirazione ad un'idea di sviluppo che
abbia a che fare con le persone e non con il profitto.
Il tempo vola veloce, siamo trascinati al nord.
La rete solidale tra le mille resistenze di questo paese, che alcuni
politicanti vorrebbero ingabbiata in strutture, vive dello scambio di
esperienze, della solidarietà e del rispetto dei diversi
percorsi.
Anche ad Aprilia sarà dura.
Ma&Emi
A Benevento, città che, sin dagli anni '70 vanta una
rispettabile tradizione di destra anche estrema, il 9 giugno si sono
dati appuntamento esponenti di punta della destra radicale italiana per
un incontro in occasione del trentennale del primo Campo Hobbit,
svoltosi a Montesarchio, l'11 e 12 giugno 1977.
Al di là delle celebrazioni, un'occasione per la vasta e
litigiosa galassia fascista di tentare di riallacciare le fila di un
progetto politico e sociale comune, all'insegna della famiglia, della
nazione, per il mutuo sociale, contro l'immigrazione e contro la
Turchia e la Cina. Lungi dall'essere un raduno di nostalgici quello di
Benevento si è annunciato come l'incontro vivace, caratterizzato
dall'adesione di personaggi come Adinolfi, Fiore, Tilgher, Rauti,
Romagnoli, Mussolini, nonché Murelli (AN), Rossi e le nuove leve
di Casa Pound, rappresentate da Iannone, il cantante degli
ZetaZeroAlpha. Alcuni, come Mussolini e Rauti pare che alla fine non si
siano presentati. L'iniziativa era organizzata dai beneventani Achille
Biele, direttore di "Benevento, e Raffaele Bruno, presidente
dell'associazione "Vento del Sud".
Negli ultimi anni a Benevento il movimento anarchico è
cresciuto. Il gruppo SenzaPatria si è fatto promotore di
un'iniziativa antifascista di piazza che ha visto la partecipazione di
anarchici dall'intera regione. Nonostante la mattinata piovosa la
partecipazione al presidio è stata buona, soprattutto nel tardo
pomeriggio, quando, oltre agli anarchici, sono arrivati molti cittadini
di Benevento.
Dalle 11 alle 22 lungo Corso Garibaldi vi è stata musica,
giocoleria, spray art, striscioni, libri, distribuzione gratuita del
Caffè Rebeldia distribuito da Coordinadora e volantinaggio
antifascista. Non è nemmeno mancata una partita di pallone sotto
la pioggia.
Nel volantino distribuito ai passanti i compagni sottolineavano il
sostegno del comune all'iniziativa fascista e come il suo spostamento
dalla centrale sala di via Pupillo al più decentrato
Palaparente, fosse frutto della lotta dei giorni precedenti.
Euf.