Umanità Nova, n.21 del 17 giugno 2007, anno 87

Inform@zione


Vicenza: il marcio sotto la Base

Il caso della Base Dal Molin assume contorni sempre più inquietanti.
Il Presidio Permanente ha organizzato giovedì 7 giugno un'assemblea pubblica presso il Teatro Astra di Vicenza, in cui la commissione tecnica che ha analizzato il caso ha descritto nel dettaglio il progetto della nuova base, sottolineandone contraddizioni e ambiguità.
Secondo i patti, la conditio sine qua non per l'accettazione del progetto da parte della città di Vicenza sarebbe stata l'agibilità a fini civili dell'aeroporto Dal Molin, ma la cosa sembra quanto meno improbabile visto che gli insediamenti militari sorgeranno a soli 135 metri dall'area dell'aeroporto. Le strutture militari trasformeranno in modo irrimediabile il paesaggio della zona, stagliandosi su una superficie pari a 70 campi da calcio, con un'altezza che corrisponde a 5 piani, nelle immediate vicinanze del centro abitato. Il confronto tra la versione italiana e quella originale, in inglese, dei documenti che descrivono le destinazioni d'uso delle strutture della futura base evidenzia inoltre alcune "sviste" nella traduzione. Nell'espressione NBC storages, tradotta come "depositi biochimici", quella "N" è stata volutamente tralasciata: la traduzione letterale sarebbe "depositi di materiale nucleare, biologico e chimico". Anche la presenza di celle e locali adibiti alla decontaminazione fa sorgere non pochi quesiti sulle reali finalità degli edifici.
Per quanto riguarda il tanto declamato indotto economico della costruzione della base, si noti che all'interno della struttura sorgerà un centro commerciale su 1500 m2 di superficie, rendendo così la base del tutto autonoma dai servizi esterni. Naturalmente l'approvvigionamento idrico e elettrico della base verrà pagato a prezzi di costo, cosa che si ripercuoterà sui costi che dovranno essere sostenuti dai cittadini di Vicenza, che, per così dire, pagheranno la differenza. Anche sotto il punto di vista ecologico il progetto della base, che comunque per definizione non è decisamente una struttura rispettosa dell'ambiente, prevede che le acque reflue vengano convogliate con una certa noncuranza direttamente nel fiume Bacchiglione, mentre le acque provenienti dalle docce di decontaminazione finiranno nelle fognature cittadine. Per tornare alle misure ecologiche della futura base, invece di ricorrere all'uso di pannelli solari per la produzione di energia, cosa che sarebbe stata possibile in virtù della notevole estensione degli edifici, si è deciso di richiedere la fornitura di gasolio invece di gas metano. Una leggerezza, forse, che è stata recentemente corretta con la richiesta di gas alle aziende municipalizzate, anche se resta da chiarire se tale richiesta si sostituisce o si aggiunge a quella precedente.
La malizia con cui l'intero progetto è stato condotto traspare anche da un altro punto controverso dei documenti relativi al progetto. Quando si enunciano le finalità della base si parla di "difesa nazionale". Il traduttore/la traduttrice doveva essere ben inesperto/a per non accorgersi che la National Defense americana si propone ben altro che la difesa nazionale del paese in cui si insedia.
Ulli

Trieste: presidio contro lo scippo del tfr

Lo scorso 8 giugno si è svolto, preso la sede RAI di Trieste, un presidio contro lo scippo del trattamento di fine rapporto da parte del governo, per il rilancio della previdenza pubblica e per protestare e la quasi totale mancanza di copertura da parte dei mezzi di comunicazione sul meccanismo del silenzio-assenso. Circa 50 persone, con bandiere, striscioni e volantini, si sono riunite davanti al portone della RAI per informare i giornalisti e i passanti sui forti rischi legati alla destinazione del tfr ai fondi pensione di qualunque tipo. La manifestazione era organizzata dal neonato "Comitato contro lo scippo del tfr e per il rilancio della pensione pubblica" di cui fanno parte l'RdB/CUB, la Confederazione COBAS, il Sindacato dei Lavoratori Ferrovie, i COBAS SCUOLA, CUB Scuola, il FLM-CUB (metalmeccanici), lo SNATER, USI-AIT e l'associazione Sinistra Critica.
Il presidio ha avuto un esito positivo, sia per il numero di partecipanti sia per le informazioni distribuite. Sicuramente fino al 30 giugno ci saranno altre occasioni per manifestare contro il furto del tfr e delle pensioni, ma la mobilitazione non si concluderà alla scadenza del silenzio-assenso ma continuerà, per rivendicare maggiori diritti e maggiori garanzie.
Un compagno presente

Parma: una casa per i rifugiati dal Darfur

Il 14 aprile di quest'anno un edificio abbandonato da otto anni ha ripreso vita, diventando la casa per alcuni esuli dal Darfur, approdati a Parma alla fine del 2006 dove, nonostante lo status di rifugiati, si sono ritrovati a dormire in strada. Una vicenda che purtroppo nel nostro paese appartiene alla cronaca quotidiana. In un comunicato del Comitato antirazzista di Parma alcuni dei passaggi salienti di questa vicenda di ordinaria ingiustizia.
"I ragazzi sono sbarcati sulle coste siciliane tra agosto e settembre 2006. Dopo essere stati portati nei centri di identificazione a tutti è stato riconosciuto lo stato di rifugiati, accordato l'asilo politico o l'asilo umanitario, fornito il permesso di soggiorno. Si sono trovati quindi sul territorio nazionale senza una meta o una prospettiva di accoglienza. Ad ottobre 2006 sono arrivati a Parma dove per circa un mese hanno dormito sotto i portici di Piazzale della Pace, una piazza nel centro di Parma. Dopo circa un mese la Polizia Municipale buttò via durante il giorno le coperte e gli indumenti che utilizzavano per difendersi dal freddo: i media locali diedero risalto alla notizia e alcuni di loro vennero ospitati in albergo o nei dormitori in città per circa una settimana. Tra dicembre 2006 e gennaio 2007, in periodi differenti, il Comune ospitò per un periodo medio di 3 settimane queste persone in dormitorio. Da febbraio 2007 tutti i 20 rifugiati sono tornati a dormire in Piazzale della Pace fino a quando hanno occupato l'ex asilo di San Pancrazio." La reazione del Comune di fronte all'occupazione fu l'immediata richiesta di sgombero coatto senza offrire alcuna trattativa. Solo in un secondo tempo venne offerto un dormitorio.
Va rilevata la solidarietà degli abitanti di S. Pancrazio nei confronti degli occupanti: in "tanti hanno mostrato la loro solidarietà portando coperte e cibo".
L'ex scuola materna, che per qualche tempo era stata sede della Lega Nord, ha offerto nelle prime ore dell'occupazione, un'immagine paradossale. "Il soffitto di una stanza era decorato dal verde 'sole delle Alpi', simbolo della Lega. In questa stanza neri volti africani, pulivano e disinfettavano per preparare i loro letti per la notte. Tra le immondizie abbandonate anche manifesti con sopra foto di barconi cariche di immigrati a largo della costa italiana e sotto la scritta 'No all'orda!'".
Da una corrispondenza da Parma

Venezia: condannato ambulante immigrato

Giovedì 7 giugno si è svolto presso il tribunale di Mestre il processo ad Abdoulaye, l'immigrato senegalese arrestato due giorni prima a Venezia nel corso degli incidenti avvenuti sotto il municipio tra ambulanti e forze dell'ordine, la cui responsabilità politica ricade tutta sulla "filosofia del manganello", ormai fatta propria dal sindaco Cacciari, e sulla giunta regionale di centrodestra che ha emanato una legge ad hoc per rendere impossibile la vita dei migranti nei centri storici.
Abdoulaye, dietro patteggiamento, è stato condannato a 6 mesi di reclusione (che non sconterà per effetto della condizionale) per il reato di "violenza e resistenza a pubblico ufficiale" che, paradossalmente, avrebbe commesso nel corso di una carica poliziesca. Contro di lui c'era la testimonianza di ben 4 agenti e il referto medico di un vigile con prognosi di quindici giorni. Non sono previste conseguenze per il permesso di soggiorno dell'immigrato ed è stata disposta la sua scarcerazione. Da notare che, dopo l'arresto, Abdoulaye era stato incivilmente ammanettato ad una ringhiera all'interno del Comune, suscitando l'indignazione persino del presidente, forzaitalico, del consiglio comunale.
Considerato il clima paranoico di criminalizzazione seguito agli incidenti sotto il Comune, la sentenza è stata accolta con sollievo dai migranti e dai compagni della Rete Antirazzista, anche perché si è trattato di un pessimo segnale per l'agibilità di ogni lotta sociale (d'ora in poi sarà vietata la presenza di ogni tipo di manifestante durante le sedute del consiglio comunale). Emblematiche le ugualmente infami dichiarazioni provenienti sia da destra che dal centrosinistra, con la Lega Nord che voleva addirittura che il Comune si costituisse come parte civile nel processo contro l'arrestato e il vicesindaco Vianello a ipotizzare un "intreccio con le organizzazioni criminali".
Della serie: la parola all'esperto…
redVE

Aprilia: 10.000 no alla Turbogas

Un sole caldo appena mitigato dal vento ci ha accolti ad Aprilia il 10 giugno, dove si è svolta una grande manifestazione popolare contro la nuova centrale a Turbogas in località Campo di Carne. Dispieghiamo la nostra bandiera No Tav e raggiungiamo il corteo che sta movendo i primi passi dal centro cittadino in direzione del presidio permanente che da mesi rappresenta il baluardo più avanzato contro un ennesimo progetto di devastazione ambientale e saccheggio di risorse pubbliche che si tenta di imporre a popolazioni che si oppongono alla distruzione del loro territorio e della loro salute.
Un paio di giovani, vedendo passare due bambini, due tra i tanti grandi e piccoli che partecipano al corteo, ricordano ad alta voce che è per il loro futuro che si battono.
Poco lontano dal camion e dallo striscione di testa "No alla turbogas" c'è lo striscione del Patto di Mutuo soccorso che il giorno precedente era sfilato per Roma contro Bush. Ci uniamo agli altri No Tav e ai No Dal Molin che hanno voluto portare il proprio saluto solidale alla gente di Aprilia in lotta.
Diverse migliaia di persone, 10.000 secondo gli organizzatori, cammina gridando slogan e cantando sino al presidio di Campo di Carne, posto nel terreno di un privato, oltre la ferrovia lungo la nettunense. L'ultimo tratto di strada è su una sterrata circondata da eucalipti, e da una distesa di fiori viola, gialli, lilla.
In quest'ambiente dovrebbe sorgere la centrale a Turbogas, una centrale destinata a produrre energia. Quella di Aprilia sarebbe una centrale di tipo CCGT (Combined Cycle Gas Turbine, ovvero a ciclo combinato) dove il gas viene immesso e bruciato in una camera di combustione, mettendo in rotazione una prima turbina, la quale a sua volta aziona un generatore. Il generatore, infine, produce energia elettrica.
Allo stesso tempo, i gas caldi scaricati dalla turbina vengono convogliati in una caldaia, che produce vapore d'acqua ad alta pressione. Il vapore passa da qui in una seconda turbina, che ne sfrutta la pressione per mettere in rotazione un altro generatore, che produce sempre energia elettrica.
All'interno di un condensatore, collegato a una torre di raffreddamento, il vapore raffreddato si trasforma di nuovo in acqua, che ritorna alla caldaia.
Vengono quindi "combinate" due forme di produzione di energia: la prima tramite la turbina a gas, la seconda tramite la turbina a vapore.
In questo modo si produce più energia, usando un solo combustibile (il gas che aziona la prima turbina).
Peccato che si tratti di impianti altamente inquinanti che producono polveri sottili, responsabili di malattie respiratorie e tumori. Per non dire dei 1.750.000 litri di acqua consumati dalla centrale ogni giorno e sottratti all'uso pubblico. Vi saranno poi anche piogge acide che danneggeranno coltivazioni e allevamenti. Infine si prevede un innalzamento della temperatura di circa 2/3 gradi dalla zona dell'insediamento della centrale e per un perimetro di oltre 5/6 km.
L'opposizione alla Turbogas sta tuttavia crescendo, come dimostra la grande partecipazione al corteo del 10 giugno.
Quando giungiamo al presidio troviamo un vecchio casolare abbandonato che è stato rimesso in sesto dai presidianti, che la notte precedente vi avevano ospitato alcuni No Tav e No Dal Molin. All'esterno una cucina sforna buoni piatti. Scambiamo qualche parola con alcuni presidianti, noi, quelli del No al treno veloce, e loro, quelli del no alla Turbogas, e scopriamo che anche qui i "No" sono densi di "Sì", pieni dell'aspirazione ad un'idea di sviluppo che abbia a che fare con le persone e non con il profitto.
Il tempo vola veloce, siamo trascinati al nord.
La rete solidale tra le mille resistenze di questo paese, che alcuni politicanti vorrebbero ingabbiata in strutture, vive dello scambio di esperienze, della solidarietà e del rispetto dei diversi percorsi.
Anche ad Aprilia sarà dura.
Ma&Emi

Benevento: presidio contro il campo Hobbit

A Benevento, città che, sin dagli anni '70 vanta una rispettabile tradizione di destra anche estrema, il 9 giugno si sono dati appuntamento esponenti di punta della destra radicale italiana per un incontro in occasione del trentennale del primo Campo Hobbit, svoltosi a Montesarchio, l'11 e 12 giugno 1977.
Al di là delle celebrazioni, un'occasione per la vasta e litigiosa galassia fascista di tentare di riallacciare le fila di un progetto politico e sociale comune, all'insegna della famiglia, della nazione, per il mutuo sociale, contro l'immigrazione e contro la Turchia e la Cina. Lungi dall'essere un raduno di nostalgici quello di Benevento si è annunciato come l'incontro vivace, caratterizzato dall'adesione di personaggi come Adinolfi, Fiore, Tilgher, Rauti, Romagnoli, Mussolini, nonché Murelli (AN), Rossi e le nuove leve di Casa Pound, rappresentate da Iannone, il cantante degli ZetaZeroAlpha. Alcuni, come Mussolini e Rauti pare che alla fine non si siano presentati. L'iniziativa era organizzata dai beneventani Achille Biele, direttore di "Benevento, e Raffaele Bruno, presidente dell'associazione "Vento del Sud".
Negli ultimi anni a Benevento il movimento anarchico è cresciuto. Il gruppo SenzaPatria si è fatto promotore di un'iniziativa antifascista di piazza che ha visto la partecipazione di anarchici dall'intera regione. Nonostante la mattinata piovosa la partecipazione al presidio è stata buona, soprattutto nel tardo pomeriggio, quando, oltre agli anarchici, sono arrivati molti cittadini di Benevento.
Dalle 11 alle 22 lungo Corso Garibaldi vi è stata musica, giocoleria, spray art, striscioni, libri, distribuzione gratuita del Caffè Rebeldia distribuito da Coordinadora e volantinaggio antifascista. Non è nemmeno mancata una partita di pallone sotto la pioggia.
Nel volantino distribuito ai passanti i compagni sottolineavano il sostegno del comune all'iniziativa fascista e come il suo spostamento dalla centrale sala di via Pupillo al più decentrato Palaparente, fosse frutto della lotta dei giorni precedenti.
Euf.

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