Se è vero che il mondo è bello perché è
vario, il nostro deve esserlo davvero, perché quanto a
varietà, non c'è che dire, non possiamo lamentarci.
Sembrava che dovessimo essere noi italiani, afflitti, o allietati,
secondo i punti di vista, dalle ingombranti presenze di leghisti,
neofascisti ed estremisti di centro, a detenere il primato delle
bizzarrie. E invece, a conferma del detto che "non c'è stupido
che non ci sia più stupido", dobbiamo rassegnarci, quanto a
stupidità, a non essere più i primi sul piano
internazionale (beata illusione che un Borghezio o un Calderoli ci
garantissero da qualsiasi sorpresa) essendosi materializzato, sul
miracoloso suolo della cattolicissima Polonia, il detentore di una
carica di idiozia di caratura assolutamente insuperabile.
Per quel che ne sappiamo, Miroslaw Orzechowski avrebbe anche potuto
essere un sollevatore di pesi in pensione o un cabarettista
impressionista di successo, e invece risulta essere il viceministro
all'istruzione nel governo polacco, in nome e per conto delle Lega
delle Famiglie. Dall'alto di questa carica (e noi che ci lamentiamo del
livello della scuola in Italia!), preoccupato di salvaguardare la
salute morale delle suddette brave Famiglie che l'hanno voluto in
Parlamento, ha proposto di escludere dai programmi ministeriali alcuni
autori, denunciandone coraggiosamente la manifesta e insidiosa
immoralità. Ecco quindi la richiesta di depennare Goethe, reo,
non solo di scendere a patti con Mefistofele, ma anche di essere
tedesco, Kafka, un impiccione ebreo accusato sic et simpliciter di
nichilismo, e infine Dostoevskij, che oltre a non essere polacco ma
addirittura russo, troppo spesso si dilettava a creare personaggi
ambigui e boarder line.
Naturalmente questa intelligente e lungimirante proposta ha suscitato
non pochi commenti e reazioni, ma (e non riusciamo a farcene una
ragione) non tutte positive. Se infatti le Famiglie Polacche hanno
tirato un sospiro di sollievo collettivo nel vedere salvaguardata la
cattolicissima moralità dei loro bravi figliuoli – ai
quali, a dire il vero, non deve essere dispiaciuto scansarsi dai
programmi un mattone come il Faust - e al massimo hanno avuto da dire
sul risicato numero di autori cassati, ecco spuntare l'immancabile
schiera dei critici da salotto con la puzza sotto il naso, pronti a
fare le pulci ai criteri e alle valutazioni stilistiche del nostro
Orzechowski. Come se la morale della gioventù polacca fosse roba
da lasciare a quei maledetti intellettuali!
Come mai, si chiede acutamente l'uno, escludere Flaubert, che ha
riempito pagine su pagine con quella troia di Madame Bovary? O
perché, denuncia quell'altro, lasciare in pasto all'innocente
gioventù, speranza del paese, un pervertito pedofilo come
Dickens o un dandy sfaccendato come Proust capace solo di mangiare
quegli strani biscotti? E i greci, i tragici greci, dove li mettiamo?
Basta con Eschilo, basta con Euripide, Sofocle e tutte le loro storie
di stupri, uxoricidi, incesti. E Orazio e Catullo, incalza un terzo! E
Boccaccio, cosa vogliamo farne di quel maiale che ha avuto il coraggio
di narrare la gioia di vivere. Ne abbiamo di autori noi, senza dover
pascolare nel giardino altrui: c'è la Bibbia, anzi no, quella no
perché anche quella con il Cantico dei Cantici non scherza,
però ci sono i Vangeli, o almeno qualche pagina, e poi
Sant'Agostino e San Domenico di Guzman, e Tommaso De Kempis, con quella
sua Imitazione di Cristo che gli altri se la sognano. E Karol, vogliamo
proprio dimenticarci del nostro Karol?
A dire la verità, però, non tutti hanno giocato al tiro
al bersaglio con il povero Orzechowski, accusandolo di troppa larghezza
di vedute. Anzi, il bravuomo ha trovato schierati al suo fianco
autorevolissimi personaggi. Come, ed era facilmente prevedibile, George
W. Bush, che nell'apprendere la notizia, dopo un attimo di smarrimento
nell'udire nomi così strani tutti in una volta, ha poi approvato
la scelta del viceministro, visto che nessuno di loro era un
giornalista sportivo del Dallas Morning News, l'unica lettura
comprensibile all'uomo più potente del mondo. Oppure, e anche
lui non poteva mancare, come Silvio Berlusconi, il quale, come è
noto, pur mettendocela tutta, non riesce affatto a prendere in
considerazione l'ipotesi che la cultura e la poesia, a meno che non
portino soldi e "fatti concreti", possano avere una qualche funzione in
questa società. E quindi, più nomi si cancellano, meno
nomi inutili da ricordare.
Avanti così, Orzechowski, che sei tutti noi!
Massimo Ortalli