Da tempo era chiaro che giugno sarebbe stato un mese cruciale per la
sorte della progettata base statunitense presso l'aeroporto Dal Molin;
a togliere ogni residuo dubbio, l'incredibile partecipazione alla
sfilata del 2 giugno a Roma dei paracadutisti Usa della 173ª
brigata di stanza a Vicenza era stato un chiaro messaggio da parte del
governo a conferma delle sue scelte militariste.
La notizia quindi, data il 14 giugno dall'ambasciatore Usa Ronald
Spogli, che gli Stati Uniti avevano ricevuto l'avallo scritto e firmato
del governo italiano, non ha sorpreso nessuno, anche se tale decisione
- come ormai è la regola - è stata presa segretamente. Il
suggello definitivo dell'accordo è stato, con ogni
probabilità, sancito in occasione della recente visita di Bush
in Italia e sembra avere come contropartita una commessa per la
Finmeccanica, relativa a 145 aerei da "trasporto tattico" C27J
destinati all'Us.Air Force e all'esercito Usa, con un contratto da 6
miliardi di dollari.
L'aereo - prodotto da Alenia Aeronautica - può avere diverse
configurazioni, da semplice trasporto ad ambulanza, ma anche per
trasporto paracadutisti; il ministro dello sviluppo economico Bersani
ha subito definito la commessa "un grande colpo per l'industria
italiana" e, guarda il caso, la notizia dell'affare è stato
riportata sulla stampa lo stesso giorno dell'annuncio riguardante il
via libera alla Ederle 2.
Tale accelerazione da parte del governo "amico" e dei vertici del
Pentagono ha quindi, di conseguenza, dato impulso all'opposizione
popolare a questo progetto, decisa a resistervi in ogni modo, a costo
di dover fronteggiare non solo le ruspe, ma anche l'esercito.
Immediatamente, il 14 giugno, dopo la conferenza stampa che ha svelato
il fatto che la firma definitiva per il sì al Dal Molin era
stata apposta già in maggio, all'oscuro dell'opinione pubblica,
circa 700 persone contrarie alla nuova base si sono radunati, la sera,
al Presidio permanente, dopo una convocazione via sms, avvenuta nel
pomeriggio.
Dopo una breve riunione sotto il tendone del Presidio è partito
un corteo che è arrivato fino davanti al recinto dell'attuale
aeroporto civile, accanto al punto in cui era parcheggiato un
escavatore per i futuri lavori. Si ricordi, a questo proposito, che nei
giorni precedenti era stato messo in opera un sabotaggio ai danni di
alcuni mezzi edili depositati in un magazzino, a cui era stato dato
fuoco, tendenziosamente attribuito ad alcune "schegge impazzite"
(citazione da "Il Giornale di Vicenza") dei movimenti del NO. Si tratta
evidentemente di illazioni di certa stampa sensazionalistica, mentre le
autorità hanno deciso di non pronunciarsi sulla paternità
del gesto finché non saranno ultimate le indagini.
Gli "operai dell'altro comune", come sono stati ribattezzati, sono
entrati in azione con tenaglie e tronchesine, aprendo un varco nella
rete di protezione della struttura aeroportuale, attualmente ad uso
civile. Circa 300 persone si sono quindi riversate all'interno come
atto simbolico di riappropriazione dell'area. Gli altri manifestanti si
sono trattenuti fuori, sulla strada, e alcuni hanno formato cordoni
umani di fronte alla polizia che nel frattempo era giunta sul posto.
Il traffico è rimasto bloccato per oltre un'ora, mentre si
susseguivano interventi dal megafono. Ci sono state alcune polemiche
dovute alla mancanza di richiesta di consenso rispetto a questa
iniziativa di azione diretta, che si è rivelata comunque
necessaria al fine di dare un immediato segnale di risposta.
L'iniziativa, d'altra parte, si è svolta, come di consueto, in
modo assolutamente pacifico e domenica 17 si è tenuta una nuova
manifestazione-fiaccolata: anticipazioni di una lunga e calda estate di
lotta e mobilitazione.
mk&ulli