Umanità Nova, n.22 del 25 giugno 2007, anno 87

Vicenza: l'opposizione al Dal Molin non va in ferie
Verso una calda estate


Da tempo era chiaro che giugno sarebbe stato un mese cruciale per la sorte della progettata base statunitense presso l'aeroporto Dal Molin; a togliere ogni residuo dubbio, l'incredibile partecipazione alla sfilata del 2 giugno a Roma dei paracadutisti Usa della 173ª brigata di stanza a Vicenza era stato un chiaro messaggio da parte del governo a conferma delle sue scelte militariste.
La notizia quindi, data il 14 giugno dall'ambasciatore Usa Ronald Spogli, che gli Stati Uniti avevano ricevuto l'avallo scritto e firmato del governo italiano, non ha sorpreso nessuno, anche se tale decisione - come ormai è la regola - è stata presa segretamente. Il suggello definitivo dell'accordo è stato, con ogni probabilità, sancito in occasione della recente visita di Bush in Italia e sembra avere come contropartita una commessa per la Finmeccanica, relativa a 145 aerei da "trasporto tattico" C27J destinati all'Us.Air Force e all'esercito Usa, con un contratto da 6 miliardi di dollari.
L'aereo - prodotto da Alenia Aeronautica - può avere diverse configurazioni, da semplice trasporto ad ambulanza, ma anche per trasporto paracadutisti; il ministro dello sviluppo economico Bersani ha subito definito la commessa "un grande colpo per l'industria italiana" e, guarda il caso, la notizia dell'affare è stato riportata sulla stampa lo stesso giorno dell'annuncio riguardante il via libera alla Ederle 2.
Tale accelerazione da parte del governo "amico" e dei vertici del Pentagono ha quindi, di conseguenza, dato impulso all'opposizione popolare a questo progetto, decisa a resistervi in ogni modo, a costo di dover fronteggiare non solo le ruspe, ma anche l'esercito.
Immediatamente, il 14 giugno, dopo la conferenza stampa che ha svelato il fatto che la firma definitiva per il sì al Dal Molin era stata apposta già in maggio, all'oscuro dell'opinione pubblica, circa 700 persone contrarie alla nuova base si sono radunati, la sera, al Presidio permanente, dopo una convocazione via sms, avvenuta nel pomeriggio.
Dopo una breve riunione sotto il tendone del Presidio è partito un corteo che è arrivato fino davanti al recinto dell'attuale aeroporto civile, accanto al punto in cui era parcheggiato un escavatore per i futuri lavori. Si ricordi, a questo proposito, che nei giorni precedenti era stato messo in opera un sabotaggio ai danni di alcuni mezzi edili depositati in un magazzino, a cui era stato dato fuoco, tendenziosamente attribuito ad alcune "schegge impazzite" (citazione da "Il Giornale di Vicenza") dei movimenti del NO. Si tratta evidentemente di illazioni di certa stampa sensazionalistica, mentre le autorità hanno deciso di non pronunciarsi sulla paternità del gesto finché non saranno ultimate le indagini.
Gli "operai dell'altro comune", come sono stati ribattezzati, sono entrati in azione con tenaglie e tronchesine, aprendo un varco nella rete di protezione della struttura aeroportuale, attualmente ad uso civile. Circa 300 persone si sono quindi riversate all'interno come atto simbolico di riappropriazione dell'area. Gli altri manifestanti si sono trattenuti fuori, sulla strada, e alcuni hanno formato cordoni umani di fronte alla polizia che nel frattempo era giunta sul posto.
Il traffico è rimasto bloccato per oltre un'ora, mentre si susseguivano interventi dal megafono. Ci sono state alcune polemiche dovute alla mancanza di richiesta di consenso rispetto a questa iniziativa di azione diretta, che si è rivelata comunque necessaria al fine di dare un immediato segnale di risposta.
L'iniziativa, d'altra parte, si è svolta, come di consueto, in modo assolutamente pacifico e domenica 17 si è tenuta una nuova manifestazione-fiaccolata: anticipazioni di una lunga e calda estate di lotta e mobilitazione.

mk&ulli


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