Umanità Nova, n.22 del 25 giugno 2007, anno 87

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Terni: contro il fascismo e il razzismo

Il 13 giugno 2007, in occasione del 63° anniversario della liberazione di Terni dalla dittatura fascista, si sono svolte in città due distinte manifestazioni, incentrate sui motivi dell'antifascismo e dell'antirazzismo. Entrambe hanno, purtroppo, visto una scarsa partecipazione. La prima, che firmava il proprio appello con la sigla "Terni antifascista", era promossa da realtà prossime o coincidenti con la cosiddetta "sinistra radicale", interna allo schieramento parlamentare di centrosinistra. Prevedeva un presidio sul ponte Garibaldi, con esposizione di uno striscione, e poi uno spazio per i bambini, in piazza Solferino. La seconda era indetta da alcune realtà locali che non intendevano mescolarsi con i partiti parlamentari e i loro referenti locali, ritenendoli inaffidabili e non credibili nelle loro rivendicazioni. Dopo un presidio di circa un'ora presso il monumento ai resistenti, una cinquantina di persone si è mossa in corteo lungo la città, sostando, per esporre striscioni e diffondere volantini, in vari punti del centro, scandendo tradizionali slogan e canti antifascisti. A quest'ultima manifestazione ha preso parte, pur con riserve sul suo scarso livello organizzativo, il Circolo Libertario Ternano "Carlotta Orientale", distribuendo un proprio volantino, di cui riportiamo alcuni significativi stralci: "Il 13 giugno è il 63  anniversario della liberazione di Terni dalla dittatura nazifascista. Un giornale locale, tra i più letti, dimentica di segnalare la ricorrenza, ma nella cronaca cittadina campeggia a piena pagina la scritta: 'Nomadi, l'Unione ha fatto dietrofront. L'atto d'indirizzo invita a cancellare i campi dal Piano regolatore'. Cosa perde, della sua memoria e dignità, la 'Terni antifascista' quando molti cittadini firmano un appello 'contro i campi nomadi', non per dire che ogni campo è già una prigione, ma per scongiurare inesistenti pericoli di 'invasione'? (…) Terroni immigrati zingari albanesi cinesi palestinesi sono solo alcuni dei nomi in cui il razzismo odierno riversa le paure che lo alimentano. Ma razzismo, fascismo e antisemitismo non sono, come spesso si usa dire, semplicemente forme in cui si esprime 'la paura del diverso', quasi tale paura fosse un istinto irrefrenabile universalmente umano. Essi sono, invece, moderni strumenti di controllo attraverso i quali i poteri vigenti catturano le energie sprigionate da quell'enorme scontento, da quell'enorme rabbia, che il loro stesso dominio produce, e che potrebbero altrimenti rivolgersi contro di loro e distruggerli, e le orientano ad una guerra degli oppressi contro i più oppressi, dei terzultimi contro i penultimi e gli ultimi. (…) Agli insofferenti offrono la possibilità di scaricare la propria frustrazione, sotto la copertura dell'autorità, con l'alibi della difesa della sicurezza, cercando nell'immigrato il capro espiatorio, il corpo inerme su cui esercitare una violenza repressa, senza capire realmente da chi e che cosa quella violenza è scatenata.
È più facile sfogare su un inerme che guardare i volti degli uomini che, in ogni angolo di mondo, rappresentano e difendono gli interessi dei poteri politici, economici, culturali e religiosi dominanti, spacciandoli per interessi generali, e incominciare a domandarsi: perché li sopporto?"
A coniugare le problematiche dell'antifascismo e dell'antirazzismo, oltre ai motivi storici e concettuali, v'erano fattori contingenti: in questi ultimi mesi, forze di estrema destra sono tornate a fare capolino in queste terre, in cui un tentativo di radicamento di Forza Nuova era già stato respinto da iniziative autorganizzate qualche anno fa, sia con ambigui messaggi di minaccia al sindaco, firmati con la sigla NAP ma chiaramente riconducibili ad una matrice di destra per i contenuti nazionalisti e xenofobi delle rivendicazioni, sia con azioni come l'imbrattamento del monumento ai resistenti, che commemora il partigiano Germinal Cimarelli, ucciso dai nazifascisti il 20 gennaio 1944.
Marco Cementano - Circolo Libertario Ternano "Carlotta Orientale"

Trieste: Sgombero di due case occupate

Venerdì 15 giugno un nutrito gruppo di agenti della polizia municipale, casco e manganello alla cintura, si è presentata in via Orlandini per perquisire e sequestrare due case occupate. Ad ordinare questi due sequestri è stato il pm. Frezza, lo stesso che ha ordinato lo sgombero di via Capofonte (vedi UN di fine maggio) e che ha ipotizzato il reato di associazione a delinquere per lo Sportello degli Invisibili.
Fin da subito sono accorsi sul posto una trentina di persone solidali fra autoassegnatari di case, attivisti dello Sportello, militanti degli Gruppo Anarchico Germinal e cani sciolti. A metà mattinata sono arrivati anche tre consiglieri comunali per tentare di aprire una trattativa con il Sindaco affinché si trovasse una soluzione dignitosa per le due famiglie. Da parte dell'amministrazione comunale, per voce dell'assistente sociale, l'unica risposta è stata che le due famiglie possono andare al dormitorio comunale, una struttura assolutamente non dignitosa ed incentrata sul controllo degli ospiti. Anche la presidente dell'ATER (l'ex IACP, azienda che gestisce il patrimonio immobiliare ex pubblico) la diessina Perlalusa ha dato il suo contributo chiudendo in faccia il telefono a un'attivista. Dopo una mattinata snervante di tira e molla, caratterizzata anche da momenti di rabbia e tensione di alcuni degli autoassegnatari esasperati dalla situazione, la proroga allo sgombero che pareva dovesse venire concessa non arriva e i gli autoassegnatari vengono sbattuti fuori e gli appartamenti murati. Il giorno successivo grande spazio alla vicenda sui giornali locali che però hanno dato risalto come sempre solo ai momenti di disperazione e alla presunta marginalità sociale dei soggetti coinvolti (in questo caso un egiziano e un sudanese sposato con un'italiana) e non certo al problema casa in quanto tale che sta diventando sempre più grave in città.
Un compagno presente

Torviscosa: ciao ciao cementificio

Alla fine i comitati popolari l'hanno spuntata e il progetto di un mega cementificio a Torviscosa della ditta Grigolin è stato bocciato all'unanimità dalla giunta regionale che, in un primo momento rare eccezioni a parte, aveva fortemente sostenuto il progetto. Ciò che ha fatto la differenza in questa vicenda è stata sicuramente anche la grande mobilitazione popolare sviluppatasi in questi mesi con numerose assemblee pubbliche e manifestazioni anche di oltre mille persone. Importante è stata la solidarietà a questa lotta portata anche da tutti gli altri comitati regionali che si battono contro le devastazioni ambientali che la giunta di centro-sinistra sta portando avanti (TAV, elettrodotti, cave, rigassificatori, autostrada Carnia-Cadore ecc.).
Il definitivo stop al progetto è arrivato dal parere dell'Azienda Sanitaria che ha scritto in modo molto chiaro che la bassa friulana (da sempre la pattumiera della regione) è ormai un'area totalmente inquinata e non è possibile installarvi nessun nuovo impianto industriale. Questo rapporto - che non fa che mettere nero su bianco ciò che i comitati ambientali ripetono da anni- costituisce anche un argine agli altri impianti in progetto in ballo nella zona in particolare quello di una vetreria e di un inceneritore di auto.
Sabato 16 giugno oltre 300 persone si sono ritrovate nella piazza centrale del paese per festeggiare la vittoria. Unica nota stonata la passerella di politicanti a farsi belli di fronte alla gente. Per fortuna l'intervento finale di un compagno anarchico dei comitati ha rimesso tutti in riga facendo pelo e contropelo a tutti i burocrati presenti.
Una vittoria importante che da nuovo impulso alle numerose battaglie in corso in regione contro tutte le nocività.
Federico


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