Il 13 giugno 2007, in occasione del 63° anniversario della
liberazione di Terni dalla dittatura fascista, si sono svolte in
città due distinte manifestazioni, incentrate sui motivi
dell'antifascismo e dell'antirazzismo. Entrambe hanno, purtroppo, visto
una scarsa partecipazione. La prima, che firmava il proprio appello con
la sigla "Terni antifascista", era promossa da realtà prossime o
coincidenti con la cosiddetta "sinistra radicale", interna allo
schieramento parlamentare di centrosinistra. Prevedeva un presidio sul
ponte Garibaldi, con esposizione di uno striscione, e poi uno spazio
per i bambini, in piazza Solferino. La seconda era indetta da alcune
realtà locali che non intendevano mescolarsi con i partiti
parlamentari e i loro referenti locali, ritenendoli inaffidabili e non
credibili nelle loro rivendicazioni. Dopo un presidio di circa un'ora
presso il monumento ai resistenti, una cinquantina di persone si
è mossa in corteo lungo la città, sostando, per esporre
striscioni e diffondere volantini, in vari punti del centro, scandendo
tradizionali slogan e canti antifascisti. A quest'ultima manifestazione
ha preso parte, pur con riserve sul suo scarso livello organizzativo,
il Circolo Libertario Ternano "Carlotta Orientale", distribuendo un
proprio volantino, di cui riportiamo alcuni significativi stralci: "Il
13 giugno è il 63 anniversario della liberazione di Terni
dalla dittatura nazifascista. Un giornale locale, tra i più
letti, dimentica di segnalare la ricorrenza, ma nella cronaca cittadina
campeggia a piena pagina la scritta: 'Nomadi, l'Unione ha fatto
dietrofront. L'atto d'indirizzo invita a cancellare i campi dal Piano
regolatore'. Cosa perde, della sua memoria e dignità, la 'Terni
antifascista' quando molti cittadini firmano un appello 'contro i campi
nomadi', non per dire che ogni campo è già una prigione,
ma per scongiurare inesistenti pericoli di 'invasione'? (…)
Terroni immigrati zingari albanesi cinesi palestinesi sono solo alcuni
dei nomi in cui il razzismo odierno riversa le paure che lo alimentano.
Ma razzismo, fascismo e antisemitismo non sono, come spesso si usa
dire, semplicemente forme in cui si esprime 'la paura del diverso',
quasi tale paura fosse un istinto irrefrenabile universalmente umano.
Essi sono, invece, moderni strumenti di controllo attraverso i quali i
poteri vigenti catturano le energie sprigionate da quell'enorme
scontento, da quell'enorme rabbia, che il loro stesso dominio produce,
e che potrebbero altrimenti rivolgersi contro di loro e distruggerli, e
le orientano ad una guerra degli oppressi contro i più oppressi,
dei terzultimi contro i penultimi e gli ultimi. (…) Agli
insofferenti offrono la possibilità di scaricare la propria
frustrazione, sotto la copertura dell'autorità, con l'alibi
della difesa della sicurezza, cercando nell'immigrato il capro
espiatorio, il corpo inerme su cui esercitare una violenza repressa,
senza capire realmente da chi e che cosa quella violenza è
scatenata.
È più facile sfogare su un inerme che guardare i volti
degli uomini che, in ogni angolo di mondo, rappresentano e difendono
gli interessi dei poteri politici, economici, culturali e religiosi
dominanti, spacciandoli per interessi generali, e incominciare a
domandarsi: perché li sopporto?"
A coniugare le problematiche dell'antifascismo e dell'antirazzismo,
oltre ai motivi storici e concettuali, v'erano fattori contingenti: in
questi ultimi mesi, forze di estrema destra sono tornate a fare
capolino in queste terre, in cui un tentativo di radicamento di Forza
Nuova era già stato respinto da iniziative autorganizzate
qualche anno fa, sia con ambigui messaggi di minaccia al sindaco,
firmati con la sigla NAP ma chiaramente riconducibili ad una matrice di
destra per i contenuti nazionalisti e xenofobi delle rivendicazioni,
sia con azioni come l'imbrattamento del monumento ai resistenti, che
commemora il partigiano Germinal Cimarelli, ucciso dai nazifascisti il
20 gennaio 1944.
Marco Cementano - Circolo Libertario Ternano "Carlotta Orientale"
Venerdì 15 giugno un nutrito gruppo di agenti della polizia
municipale, casco e manganello alla cintura, si è presentata in
via Orlandini per perquisire e sequestrare due case occupate. Ad
ordinare questi due sequestri è stato il pm. Frezza, lo stesso
che ha ordinato lo sgombero di via Capofonte (vedi UN di fine maggio) e
che ha ipotizzato il reato di associazione a delinquere per lo
Sportello degli Invisibili.
Fin da subito sono accorsi sul posto una trentina di persone solidali
fra autoassegnatari di case, attivisti dello Sportello, militanti degli
Gruppo Anarchico Germinal e cani sciolti. A metà mattinata sono
arrivati anche tre consiglieri comunali per tentare di aprire una
trattativa con il Sindaco affinché si trovasse una soluzione
dignitosa per le due famiglie. Da parte dell'amministrazione comunale,
per voce dell'assistente sociale, l'unica risposta è stata che
le due famiglie possono andare al dormitorio comunale, una struttura
assolutamente non dignitosa ed incentrata sul controllo degli ospiti.
Anche la presidente dell'ATER (l'ex IACP, azienda che gestisce il
patrimonio immobiliare ex pubblico) la diessina Perlalusa ha dato il
suo contributo chiudendo in faccia il telefono a un'attivista. Dopo una
mattinata snervante di tira e molla, caratterizzata anche da momenti di
rabbia e tensione di alcuni degli autoassegnatari esasperati dalla
situazione, la proroga allo sgombero che pareva dovesse venire concessa
non arriva e i gli autoassegnatari vengono sbattuti fuori e gli
appartamenti murati. Il giorno successivo grande spazio alla vicenda
sui giornali locali che però hanno dato risalto come sempre solo
ai momenti di disperazione e alla presunta marginalità sociale
dei soggetti coinvolti (in questo caso un egiziano e un sudanese
sposato con un'italiana) e non certo al problema casa in quanto tale
che sta diventando sempre più grave in città.
Un compagno presente
Alla fine i comitati popolari l'hanno spuntata e il progetto di un
mega cementificio a Torviscosa della ditta Grigolin è stato
bocciato all'unanimità dalla giunta regionale che, in un primo
momento rare eccezioni a parte, aveva fortemente sostenuto il progetto.
Ciò che ha fatto la differenza in questa vicenda è stata
sicuramente anche la grande mobilitazione popolare sviluppatasi in
questi mesi con numerose assemblee pubbliche e manifestazioni anche di
oltre mille persone. Importante è stata la solidarietà a
questa lotta portata anche da tutti gli altri comitati regionali che si
battono contro le devastazioni ambientali che la giunta di
centro-sinistra sta portando avanti (TAV, elettrodotti, cave,
rigassificatori, autostrada Carnia-Cadore ecc.).
Il definitivo stop al progetto è arrivato dal parere
dell'Azienda Sanitaria che ha scritto in modo molto chiaro che la bassa
friulana (da sempre la pattumiera della regione) è ormai un'area
totalmente inquinata e non è possibile installarvi nessun nuovo
impianto industriale. Questo rapporto - che non fa che mettere nero su
bianco ciò che i comitati ambientali ripetono da anni-
costituisce anche un argine agli altri impianti in progetto in ballo
nella zona in particolare quello di una vetreria e di un inceneritore
di auto.
Sabato 16 giugno oltre 300 persone si sono ritrovate nella piazza
centrale del paese per festeggiare la vittoria. Unica nota stonata la
passerella di politicanti a farsi belli di fronte alla gente. Per
fortuna l'intervento finale di un compagno anarchico dei comitati ha
rimesso tutti in riga facendo pelo e contropelo a tutti i burocrati
presenti.
Una vittoria importante che da nuovo impulso alle numerose battaglie in corso in regione contro tutte le nocività.
Federico