Umanità Nova, n.23 del 1 luglio 2007, anno 87

L'allievo del Migliore. Giuliano Ferrara, il '77 e la violenza soreliana


Io a Bologna sto con Cofferati perché nel 1977 stavo con il sindaco Renato Zangheri contro Toni Negri, Gilles Deleuze e Félix Guattari che volevano legalizzare l'anarchia, perché all'Università di Roma nel marzo del 1977 stavo con Luciano Lama e contro le P38 che lo buttarono fuori senza tanti complimenti.
(Giuliano Ferrara)

L'invadente Ferrara, figlio del senatore del Pci Maurizio Ferrara (per molto tempo segretario particolare di Palmiro Togliatti), è stato molte cose: da dirigente del Pci torinese - sino all'83 - a sedicente agente della Cia, da europarlamentare craxiano del Psi a consigliere berlusconiano su posizioni sempre più vicine alla politica teocon di Bush... eppure, nonostante tale disinvolto quanto opportunistico carosello politico, è sempre rimasto un nemico giurato sia di ogni movimento antagonista che di qualsiasi ipotesi rivoluzionaria.
Tale ossessione potrebbe essere considerata come riprova del suo passaggio alla destra più anticomunista, ma in realtà riflette piuttosto l'immutata ostilità togliattiana contro l'estremismo di sinistra e l'avversione del Pci nei confronti dei movimenti extraparlamentari degli anni Settanta, puntualmente considerati come un'ambigua espressione di ribellismo che faceva il gioco dei fascisti.
Un ulteriore buon esempio di coerenza togliattiana Ferrara lo fornisce con un nuovo intervento, pubblicato sul settimanale Panorama del 14 giugno scorso, emblematicamente intitolato "Eccoli i nuovi mostri", con ovvia allusione anche al '77.
I "nuovi mostri" sono quanti continuano ad opporsi al dominio del capitale, costituendo - parole testuali - quell'impasto di disobbedienza altermondialista, di resistenza alla globalizzazione, di denuncia della crudeltà del precariato sociale. E non mancano ulteriori ed eleganti riferimenti ai covi sociali e all'autoemarginazione procurata nell'odio verso la mobilità, il movimento, il riformismo naturale di un'economia capitalista.
Immancabili pure gli accenni ai miti soreliani della violenza di piazza, all'illegalismo di massa, all'odio contro l'imperialismo americano.
Ma il togliattiano annegato nel corpulento Ferrara è facile riconoscerlo.
C'è innanzi tutto il riferimento storico, da manuale, a Georges Sorel, puntualmente mistificato dai dirigenti riformisti del Pci per denigrare le tendenze a sinistra del partito (internazionalisti, anarchici, autonomi...) attraverso un collaudato paradigma: il sindacalista Sorel era per la lotta di classe organizzata fuori dalle influenze dei partiti e per lo sciopero generale rivoluzionario, ma poiché fu letto anche da Mussolini (oltre che da Malatesta, Gramsci, Gobetti, Croce, Labriola, etc.), chi condivide tali posizioni è un... fascista.
Ancora oggi, proprio grazie a questa deliberata e faziosa interpretazione, si continua ad utilizzare quasi come luogo comune il termine "violenza soreliana" come sinonimo di violenza gratuita e fine a se stessa, quando invece Sorel rivendicava la violenza proletaria osservando come "i termini forza e violenza vengono adoperati allo stesso modo sia per le azioni delle autorità che per quelle dei rivoltosi. È chiaro che i due casi danno luogo a conseguenze ben diverse".
Ma il Ferrara uscito dalle scuole togliattiane (e berlingueriane) di partito si può ritrovare anche per un'altra argomentazione, ossia quella attorno a l'antipolitica delle P38 che era stata resa egemone dal mito poetico nero del processo alla Democrazia Cristiana, orchestrato da Pier Paolo Pasolini. Sul '77 sovversivo e antiautoritario, persistente incubo dei vertici del Pci, appena due anni fa Ferrara aveva scritto quanto riportato all'inizio di questo articolo; ma stavolta giunge ad indicare come mandante intellettuale il povero Pasolini, epurato dal Pci stesso e rivalutato a sinistra solo dopo molti anni dal suo assassinio.
Aspettiamo soltanto di risentire le condanne bigotte contro Pasolini per la sua omosessualità, a suo tempo pronunciate dal partito comunista, così Ferrara potrebbe davvero risultare il "migliore" allievo di Togliatti.

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