Umanità Nova, n.23 del 1 luglio 2007, anno 87

Inform@zione


Bologna: corteo contro Forza Nuova

La sera del 21 giugno 2007 un nutrito corteo (più di 1000 compagne e compagni) ha sfilato per le vie del centro per protestare contro un raduno organizzato da Forza Nuova.
I fascisti intendevano manifestare contro il progetto di costruzione di una moschea a Bologna, ribadendo il loro razzismo e la congiunzione con la Lega Nord (che aveva promosso altre mobilitazioni sul tema) e la destra cattolica che il 14 scorso aveva promosso una conferenza sotto la sigla Lega Anti Diffamazione Cristiana. La rappresentazione della destra non è riuscita anche se, grazie a 450 uomini armati dello stato, un centinaio di fascisti è riuscito, comunque, a fare un piccolo corteo.
La manifestazione antifascista aveva registrato un lungo elenco di adesioni (che avrebbe presupposto una partecipazione più nutrita) dell'area della così detta "sinistra radicale"; ed ha avuto, principalmente, il carattere della sfilata testimoniale. L'Assemblea Antifascista Permanente di Bologna ha partecipato al corteo (con uno spezzone di oltre 100 compagne e compagni) dopo aver promosso nella giornata e nei giorni precedenti un diffuso volantinaggio di mobilitazione sia all'università che in alcuni quartieri della città.
Il circolo anarchico "Camillo Berneri" di Bologna ha diffuso un volantino dove ha messo in evidenza il ruolo subordinato della canea fascista ai dettami razzisti del capitalismo e la necessità di una liberazione del proletariato immigrato dai canoni culturali che lo vorrebbero inquadrato nei recinti religiosi. Diversi immigrati hanno partecipato alla manifestazione ed hanno solidarizzato con le posizioni libertarie degli anarchici.
La manifestazione ha segnato i limiti di un movimento che non riesce ad esprimere una reale autonomia e cerca, spesso, di supplire a questo limite con un radicalismo verbale o estetico. La lotta antifascista si coniuga alla lotta anticapitalista ed antistatale; lega la sua efficacia al carattere popolare della mobilitazione ed alla assoluta indipendenza da ogni "quadro politico"  dove le compatibilità sono dettate da logiche di potere che usano la violenza sia nelle sue forme legali che in quelle illegali per riaffermare dominazione e sfruttamento. Il carattere decisamente antiautoritario dell'antifascismo mal si sposa con le pulsioni egemoniche che si manifestano nelle dinamiche di movimento.
Redb

Torino: corteo contro le ronde

San Salvario è da sempre uno dei luoghi della socialità e crogiuolo di culture diverse in una Torino attraversata dal disagio e dalle mille contraddizioni. In questo quartiere hanno sempre trovato accoglienza e solidarietà immigrati provenienti dal resto della penisola e di tutto il mondo.
Per giovedì 21 era stata annunciata anche qui la solita provocazione fascista, una "passeggiata" per le vie del quartiere, chiamata ronda, promossa dai soliti noti fanatici razzisti di Azione Giovani e alimentata pure dall'inconfondibile stile del leghista Borghezio. Appena pubblicata la notizia tutte le componenti più antirazziste del quartiere si mobilitano ed indicono un presidio antifascista per impedire la ronda. Alla fine un gruppetto di fascisti, determinati a cacciare dalle strade gli spacciatori extracomunitari, ma forse timorosi di affrontare le facce di chi il quartiere lo vive ed è pronto a difenderlo, sfilano scortati da un sacco di polizia la sera prima di quanto annunciato, conquistandosi le pagine dei quotidiani che continuano la loro ormai sistematica campagna securitaria in nome dell'ordine e della legalità. L'appuntamento del giovedì in Piazza Madama Cristina diventa allora l'occasione per un conviviale presidio in cui le voci arrabbiate degli immigrati appartenenti alle diverse comunità si mescolano agli slogan di quegli italiani che non hanno dimenticato la storia antifascista di Torino. Data la vasta partecipazione, il presidio si trasforma in un corteo spontaneo, aperto da uno striscione che dice: "Contro le ronde fasciste – Abitanti di San Salvario", il quale si snoda per le vie del quartiere sotto gli sguardi silenziosi di chi dalle finestre osserva e sorride in silenzio. Ancora una volta, dunque, è stata ribadita la ferma volontà di impedire a ogni genere di rigurgito della storia di prendere piede per le nostre vie e tra le nostre case. Un primo limite della manifestazione è forse connaturato a questo genere di iniziative: vi prendono parte solo gli immigrati regolari e ormai integrati, mentre troppi sono ancora quelli che a causa di una legislazione esclusiva e xenofoba non possono nemmeno avvicinarsi ai loro amici per la forte presenza poliziesca. Ma, a mio modesto parere, c'è forse un altro limite che sarebbe opportuno sottolineare: troppo spesso infatti ho notato la preoccupazione di criticare contemporaneamente lo spaccio e le ronde, come espressioni parallele di uno stesso degrado, il che non fa che dar corda alle nuove parole d'ordine della peggiore fobia collettiva che vede destri e sinistri alleati in piazza in nome di strade più sicure. Iniziative di questo tipo sanno ancora tirare fuori il meglio dai torinesi che amano la libertà e la diversità, ma mi auguro che nelle prossime occasioni sappiano evitare di farsi coinvolgere da settori istituzionali che hanno tutto l'interesse a strumentalizzare questi eventi secondo i diktat di una giunta comunale "di sinistra" ma che non fa che chiedere sempre più polizia e strutture repressive per risolvere i problemi della città.
Michele

Noto: nasce il movimento di base "Notriv"

È bastato poco per fare credere all'Italia intera che il pericolo delle trivellazioni nel Val di Noto fosse finito. Circa dieci giorni prima della riapertura della cattedrale di Noto, un articolo-appello del famoso scrittore siciliano Camilleri, rilancia il problema della ricerca del petrolio in ambito nazionale. Contemporaneamente il noto quotidiano La Repubblica riesce in pochi giorni a raccogliere più di 80 mila firme, consegnate, in seguito, al primo cittadino di Noto.
In occasione della Conferenza stampa che anticipa la riapertura della cattedrale, Totò Cuffaro, sorridente, annuncia che la Panther Oil ha deciso di rinunciare alle concessioni nei siti Unesco e nelle zone di interesse naturalistico-archeologico: abitato di Noto, zona Vendicari e Noto Antica.
Il giorno seguente su tutti i giornali nazionali appaiono titoli del tipo "Camilleri salva la Val di Noto". In realtà la "rinuncia" riguarda il 10 per cento delle concessioni, corrispondenti a zone in cui, anche prima, non sarebbero potuti intervenire.
È evidente come questa sia una manovra demagogica e fuorviante.
Da questa vicenda, in cui politici, scrittori e giornalisti assumono apparentemente un ruolo di assoluti protagonisti e risolutori di un problema, che con grandi difficoltà è venuto a galla a livello nazionale, chi ne esce sconfitto e indebolito è sicuramente il comitato Notriv e le popolazioni locali.
Il primo, che dopo aver fatto troppo affidamento sulle istituzioni e sui loro rappresentanti si è visto venduto dai suoi stessi "alleati". Le seconde, per essere state ancora una volta truffate dai soliti giochi di potere politici ed economici.
Il 18 giugno 2007, in occasione della cerimonia di riapertura della Cattedrale di Noto, una parte del comitato ha dato vita ad un' azione autonoma, contestando vivamente Cuffaro, presidente della Regione anche ai tempi del rilascio dei permessi di ricerca, Granata (ex assessore ai Beni culturali della Giunta Cuffaro e attuale vice-sindaco di Siracusa ) e Valvo (sindaco di Noto); quest'ultimi due, annunciando in conferenza stampa la "vittoria" ottenuta, hanno poi dichiarato superate le istanze del comitato No-triv , definendo "rompipalle" (Valvo), chi ha ancora il coraggio di dire le cose come in realtà stanno.
Siamo convinti che per contrastare i signori del petrolio servano la mobilitazione dal basso e il coinvolgimento sociale; abbiamo così costituito un nuovo gruppo, aperto a tutti quelli che vogliono lottare con noi per questa causa e che non vogliono sentirsi presi in giro dai politici e dai media.
Blog:
http://movnotriv.splinder.com/
E.mail: movnotriv@libero.it

Torino: fascisti e comunisti in corteo contro lo spaccio

Il 21 giugno, un giovedì pomeriggio bollente, nel popolare quartiere di Barriera di Milano si è svolto un corteo organizzato dall'Associazione Commercianti che raccoglie i negozianti tra largo Gottardo e piazza Crispi. Un bel corteo legge ed ordine all'insegna della lotta allo spaccio, tout court identificato con il degrado del quartiere. Barriera di Milano è un rione dalle forti tradizioni di sinistra, luogo dove sin dai primi anni del secolo scorso, il protagonismo popolare è stato forte coniugandosi con le istanze di liberazione sociale e di lotta al fascismo. Ancora oggi le destre, sia istituzionali che extraistituzionali, sono una minoranza.
La fobia securitaria alimentata e cavalcata da destre e sinistre, in gara tra loro nell'attuazione di politiche disciplinari e di controllo sociale, ha portato in piazza, oltre a 500 commercianti e cittadini con fischietti e striscioni, anche esponenti di primo piano della politica di quartiere. In testa al corteo Gigi Malaroda, presidente di circoscrizione eletto nelle liste di Rifondazione e notissimo animatore del Circolo gay e lesbico Maurice. Poco più in là il consigliere di circoscrizione Massimo Robella di Fiamma tricolore e l'esponente diessina Nadia Ponticelli.
Gli slogan più gettonati "più potere alla polizia", "più polizia". Da notare che nonostante la richiesta fatta a gran voce e su cartelli e striscioni il corteo contro i pusher fosse accompagnato da un paio di carabinieri distratti in coda e da pochi poliziotti e digos in testa. Malaroda, interpellato da un paio di redattori di UN residenti nel quartiere, ha dichiarato che "il disagio è reale e bisognava stare lì per non lasciare la piazza alle destre".
A volte non è piacevole trovare conferma dell'idea anarchica che il potere, anche quello di un presidente di circoscrizione, corrompa anche gente come Malaroda, che eravamo abituati ad incontrare nelle tante manifestazioni contro il razzismo, contro l'ingerenza vaticana nonché a quelle del sindacalismo di base.
Barriera negli ultimi anni si è rapidamente trasformata: molti lavoratori immigrati africani, marocchini, rumeni e cinesi vi abitano: soprattutto le vecchie case di ringhiera mai ristrutturate dove, negli anni si sono susseguite le varie ondate migratorie che hanno attraversato la nostra città, oggi ospitano gli ultimi arrivati dai molti sud del mondo. La gran parte degli immigrati lavora nei cantieri, nelle boite, ha figli che frequentano le scuole. In quanto ai pusher li si trova ai soliti bar e ai soliti angoli in cui stazionano da sempre, sin dagli anni '80, quando gli spacciatori erano italianissimi e l'eroina si è mangiata parte dei giovani del quartiere. L'emergenza gridata dai commercianti in corteo è più la proiezione delle paure indotte dal cambiamento che un fatto reale. Su tale paura giocano le destre e le sinistre unite nella lotta per un mondo peggiore.
Segno dei tempi, gran brutti tempi, che corrono.
emi.ma.

Imola: 10 mesi per un'occupazione

Nel lontano 2001 un folto gruppo di giovani occupò un padiglione dell'Osservanza per sottrarlo ad un progetto di ristrutturazione che li avrebbe sottratti alla comunità consegnandoli alla speculazione edilizia.
Il processo a carico di una dieci occupanti si è concluso in questi giorni con la condanna a 10 mesi di reclusione. In un loro comunicato di solidarietà i Gruppi Anarchici Imolesi scrivono che "L'occupazione nacque per opporsi al progetto ufficiale dell'amministrazione comunale che lasciava, nella "riqualificazione" del complesso, ampio spazio alla speculazione edilizia, commerciale e residenziale, prevedendo la privatizzazione di ampia parte dell'area.
Esperienza che ebbe termine, nel febbraio 2002, con lo sgombero violento dei locali da parte delle forze dell'ordine a cui gli occupanti opposero una resistenza poco più che simbolica, se non altro per ribadire con caparbietà la volontà di essere parte attiva di un processo decisionale che, dopo lo sgombero, è ritornato nelle stanze chiuse del Palazzo e di un confronto con chi ci amministra, che fu sempre altezzosamente rifiutato. (…) Noi abbiamo le idee chiare a proposito: chiunque tenti di partecipare direttamente e senza mediazioni alla gestione della propria vita e della cosa pubblica, nella palude imolese come altrove, viene criminalizzato, screditato, isolato ed infine represso.
Ed è proprio questo, come nel più classico dei copioni, ciò che accaduto, complice un clima di intimidazione di ogni dissenso sia politico che civile, clima di cui si è nutrito e da cui è scaturito il verdetto punitivo di estremo rigore, monito per i tempi a venire.
Infatti, con i 10 giovani sono stati condannati, simbolicamente, anche tutti coloro, e sono tanti, i quali hanno creduto, ed hanno cercato, di partecipare in maniera attiva alle scelte decisionali riguardanti il futuro e la destinazione di un'area importante per la città, invocandone la valenza collettiva."
Da un comunicato dei Gruppi Anarchici Imolesi

Torino: i No Tav ai fuochi di S. Giovanni

La sera di S. Giovanni ogni anno in piazza Vittorio si radunano dalle cento alle duecentomila persone per assistere allo spettacolo pirotecnico che conclude i festeggiamenti per il santo patrono. Quest'anno il sindaco Chiamparino, grande organizzatore di spettacoli che nascondono dietro una facciata luminosa le miserie reali della città, ha messo in scena un varietà durato cinque giorni.
All'attesa dei fuochi di piazza Vittorio, a pessima imitazione degli spettacoli di "luci e suoni" francesi, quest'anno hanno partecipato anche i No Tav torinesi con striscioni e bandiere appese, grazie ad una scala molto alta, ai grandi lampioni che illuminano la parte centrale della grande piazza. Quando la digos si è resa conto che la scenografia allestita dal sindaco fanatico del Tav Chiamparino rischiava di venir modificata dalle bandiere con il treno crociato, si è messa di mezzo nel tentativo di bloccare i No Tav, che sono comunque riusciti a realizzare una discreta operazione di arredo urbano.
Il prossimo appuntamento è per il 14 luglio, quando i No Tav della rete torinese "Saldatura" si ritroveranno ai giardini Cavallotti alle Vallette per una giornata di festa e informazione tra assemblee, musica e spettacoli teatrali.
Sarà anche occasione per l'inaugurazione di un presidio itinerante che durante l'estate attraverserà la città nei punti maggiormente a rischio Tav.
Ma. Ma.



home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti