Mai come adesso si sente la mancanza di persone come Gabriele
Bortolozzo, l'operaio autodidatta del Petrolchimico di Marghera che per
primo e a costo della propria emarginazione da parte anche del
sindacato dei chimici e dei propri compagni di lavoro, denunciò
l'epidemia di tumori da CVM (cloruro di vinile monomero) tra i
lavoratori, che avrebbe causato la morte in almeno 158 casi documentati
in sede processuale.
Oggi invece, tutta l'informazione riguardante il polo chimico di
Marghera appare preventivamente filtrata e controllata al fine di
evitare conoscenza e consapevolezza collettiva dei rischi connessi alle
produzioni di tale insediamento industriale e, in tale secretazione,
risultano coinvolti pure i lavoratori, disponibili a fare acriticamente
proprie le rassicuranti versioni aziendali.
A distanza di un anno, si è così appreso la reale
entità dell'incidente avvenuto il 6 luglio 2006. Quel giorno,
con ogni probabilità, si verificò la più grave
fuga di CVM nella storia di Marghera, anche se al momento fu valutata
come "leggera perdita" quantificata in alcune decine di Kg, tanto che
la popolazione non venne neppure avvisata, dato che il livello
dell'emergenza era rimasto fermo al pre-allarme. Invece si trattava di
almeno 5 o 6 tonnellate, secondo i dati definitivi dell'indagine svolta
dalla commissione costituita da Arpav, Vigili del Fuoco e Ispesl
(Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro), trasmessa al
ministero dell'Ambiente e, da questi, alla Commissione grandi rischi
industriali di Bruxelles. Altre fonti parlano addirittura di 8
tonnellate fuoriuscite in seguito all'incidente avvenuto presso
l'impianto CV24, con produzione di Pvc, della multinazionale inglese
Ineos Vinyls; ma anche "solo" 4 costituiscono una quantità
drammatica, se si pensa che nel '99, per una fuga di 3 tonnellate dello
stesso prodotto furono fermati gli impianti per alcune settimane e si
tenne pure un processo. Evidentemente, un anno fa prevalse ancora una
volta una diffusa omertà, dato che in quei giorni tale notizia
avrebbe avuto un suo peso nel referendum consultivo sul ciclo del
cloro, sondaggio avversato apertamente dai vertici sindacali dei
chimici che accusavano di terrorismo le associazioni (tra cui quella
intitolata proprio a Gabriele Bortolozzo) che da anni si battono contro
le produzioni di morte e di incompetenza tecnica i cittadini chiamati
ad esprimersi su una realtà fatta di continui incidenti (oltre
quaranta nell'ultimo quinquennio), di percentuali tragiche riguardanti
l'incidenza tumorale nei territori adiacenti, nonché di troppi
lutti tra i lavoratori e gli abitanti della zona compresa tra Mestre e
la riviera del Brenta.
A distanza di un anno, lo scorso 3 luglio 2007 nuovo incidente: sono le
11,46 quando alla Polimeri Europa s'incendia una vasca di olio
lubrificante, destinato al raffreddamento dei compressori della linea
continua del cracking CR1-3 per la produzione di etilene e propilene.
Le fiamme vengono domate rapidamente; ma si registra anche una
disfunzione ad una delle due torce che devono bruciare le sostanze
residue nel circuito interrotto: da uno dei due camini si alza una
lingua di fiamme e fumo alta sessanta metri, visibile nel raggio di
decine di chilometri. La cittadinanza viene "informata" soltanto
attraverso il sito web del Comune. Dato che le due torce sono in grado
di bruciare 120 tonnellate di materiali all'ora, si può
facilmente dedurre che in circa due ore di attività la
quantità combusta di polietilene e propilene è stata
rilevante, con una conseguente seria emissione nell'aria di carbon
black, la fuliggine inquinante e cancerogena prodotta da tale processo.
Per non parlare di altre immaginabili implicazioni; ma ancora una
volta, mentre veniva aperta un'indagine per disastro colposo, le
cosiddette autorità competenti e i burocrati sindacali dei
chimici non hanno perso un istante per escludere gravi rischi per la
popolazione, ma anche per le migliaia di operai delle altre fabbriche
vicine, tra cui la Fincantieri, che a questo punto potrebbero chiedere
tutti il contratto dei chimici "ad honorem".
Forse anche stavolta, tra un anno, sapremo cosa abbiamo respirato;
intanto si aggiunge amarezza e rabbia per come il corporativismo e la
subalternità alle logiche padronali hanno ancora avuto il
sopravvento su memoria, coscienza e solidarietà di classe.
In attesa della prossima fatalità.
redVE