Casal Bertone è un quartiere di Roma che si trova tra la
Tiburtina e la Prenestina, all'altezza della stazione Tiburtina. Chi
vive nel quartiere per qualche anno finisce per conoscere tutti quelli
che ci abitano visto che è un "paesone", isolato dai quartieri
circostanti dalla ferrovia, dal deposito dell'ATAC di Portonaccio e
dall'ex fabbrica della SNIA Viscosa. Casal Bertone ha una solida e
radicata tradizione di lotta operaia. Anche la presenza anarchica in
zona è storica. Persino negli anni più bui del fascismo
alcuni nostri compagni (il più noto era Ernesto Diotallevi) si
riunivano in un'osteria del quartiere. L'ultima riunione del
coordinamento interregionale anarchico (CALCAB) l'abbiamo fatta proprio
a Casal Bertone il mese scorso.
Dallo scorso marzo a Casal Bertone è stato aperto uno spazio di
un sedicente "Circolo futurista", che è, in realtà, la
sede di "Fiamma tricolore", un'organizzazione neofascista.
Fin dall'inizio c'è stata una mobilitazione popolare e di massa
contro questi loschi figuri che, con il quartiere, la sua cultura e la
sua storia non hanno nulla a che fare.
Questi fascisti vengono tutti da altre zone (tranne i soliti due o tre
bambinoni stupidotti, che si trovano dappertutto) e la gente del
quartiere li digerisce male. Oltre tutto si sono messi a fare gli
arroganti persino con il prete trasformando una maratonina parrocchiale
in una marcetta di una trentina di loro, con il risultato di inimicarsi
anche la chiesa.
Proprio per la partecipazione popolare alle iniziative antifasciste si
cercava, da parte dei compagni, di tenere basso il "livello di scontro"
per consentire a chiunque di partecipare alla cacciata di questi turpi
personaggi dal quartiere.
Il 13 luglio scorso era già stata programmata, come quasi tutti
le settimane ormai, una iniziativa popolare antifascista nella piazza
centrale del quartiere.
Nella notte tra l'11 e il 12 luglio i fascisti hanno deciso però
di assaltare una casa occupata del quartiere dove vivono qualche decina
di famiglie, tra cui alcune ragazze madri. È bene sapere che le
occupazioni di case a Roma sono una risposta ad un'emergenza casa
drammatica e, nella maggior parte dei palazzi occupati, le famiglie
"militanti" sono pochissime, perlopiù si tratta di famiglie in
condizione di forte disagio sociale che stanno cercando solo di
soddisfare un bisogno altrimenti non risolvibile.
La canaglia fascista, armata di spranghe, caschi, catene, bastoni e
coltelli ha aggredito una ragazza che usciva dalla casa e,
successivamente, gli occupanti accorsi in sua difesa. Il risultato
è stato di 6 abitanti della casa feriti, di cui uno in maniera
grave (accoltellato). Fortunatamente, quella sera, nell'occupazione,
era in corso una riunione del coordinamento di lotta per la casa e,
grazie alla presenza di altri compagni, i fascisti si sono trovati una
resistenza maggiore di quella attesa. Ne è nato, respinto il
primo assalto e portati i feriti in ospedale, un fronteggiamento che
vedeva, man mano, aumentare il numero dei compagni che accorrevano dai
due centri sociali occupati del quartiere e dalla vicina casa dello
studente ed indietreggiare le canaglie, che, alla fine, si davano ad
una rovinosa fuga, coperti dalla polizia, arrivata in tempo per
identificare cinque compagni.
I compagni, divenuti nel frattempo un paio di centinaia, decidevano di
andare a spiegare ai ribaldi la pericolosità di quello che
avevano fatto e partivano in corteo verso il covo della squadraccia.
Arrivati sul posto e verificato che i vigliacchi non avevano trovato
altro di meglio da fare che scappare a gambe levate, hanno pensato bene
di portare un po' d'aria in quella fogna aprendo la serranda e
acconciando l'arredamento secondo i moderni dettami del
decostruzionismo.
Il giorno dopo la rivendicazione dell'assalto alla casa occupata,
formulata da Achille Serra, prefetto di Roma, ex deputato di Forza
Italia.
Sposando la delirante tesi dei fascisti, il rappresentante del governo
a Roma ha dichiarato con sfrontatezza inaudita che la squadraccia era
stata aggredita!
La ricostruzione fornita fa a cazzotti non solo con la dinamica degli
avvenimenti, ma anche con la logica (se io vado sotto casa di uno con
spranghe, coltelli e catene è difficile sostenere di essere io
l'aggredito).
Questo atteggiamento "istituzionale" è la migliore spiegazione
del perché, con 150 aggressioni fasciste a Roma negli ultimi due
anni – con l'eccezione dell'omicidio di Renato Biagetti - non ci
sia stato un solo fascista identificato!
L'atteggiamento della destra in doppiopetto, preoccupata di mantenere
il consenso della manovalanza fascista nella futura corsa a sindaco, fa
il paio con quello della sinistra buonista che, dalla stampa ai
partiti, si dichiara "equidistante" e condanna "gli opposti estremismi".
È evidente che da questi signori non ci si potrà mai
aspettare nulla, neanche il rituale richiamo a quell'antifascismo che,
retoricamente, veniva posto tra i valori fondanti della repubblica.
La speranza, vana, di questi signori è, evidentemente, quella di
limitare l'agibilità politica dei compagni utilizzando i
fascisti per impedire la puntuale denuncia delle loro malefatte dal
TAV, alla guerra, alla riforma delle pensioni ed alla politica di
massacro sociale portata avanti da loro.
Non si illudano questi signori: a Casal Bertone l'altra notte abbiamo
dimostrato che sappiamo ben garantirci l'agibilità politica da
soli.
Nei prossimi giorni sapremo anche evitare di appiattire i contenuti che esprimiamo sul solo antifascismo.
FRK