5000 anni fa quando gli uomini iniziarono a vivere in grandi
agglomerati urbani si trovarono di fronte due problemi come produrre
per le persone che vivevano nell'area generi di sussistenza e come
smaltire i rifiuti prodotti.
Oggi siamo alla resa dei conti. Le scelte che hanno sacrificato il
pianeta vivente al profitto finanziario stanno modificando
irreversibilmente il nostro ambiente con gravi conseguenze per la
nostra salute.
A livello globale
A Seveso nel 1976 da una fabbrica fuoriesce una nube di diossina che
investe la cittadina italiana, il 3 dicembre 1984 un deposito della
Union Carbide esplode a Bhopal: 6.000 persone vengono uccise nel giro
di poche ore, altre 13.000 nei giorni successivi. Nel 1986 uno dei
reattori della centrale di Chernobyl entra in avaria: una nube
radioattiva uccide centinaia di persone, la contaminazione investe
l'Europa nord orientale. 1993 a Kyoto vengono lanciate le linee guida
per evitare il sovrariscaldamento del pianeta dovuto alle emisisioni di
CO2 e relativo effetto serra. L'effetto serra non viene limitato, si
monetarizza la quantità di CO2 che si produce. Compaiano
parallelamente fenomeni meteorologici aberranti sia per qualità
come El nino sia per quantità come l' uragano Katrina.
Probabilmente dovuti al cambiamento repentino di equilibri naturali,
che si manifestano macroscopicamente sotto forma di catastrofi
ambientali.
La rapida concatenazione di questi eventi ha contribuito a svegliare la
sensibilità dei cittadini europei sulla questione impianti
produttivi, modelli di vita, ambiente e salute. L'impatto ambientale
dagli anni ottanta ad oggi e stato sempre più uno dei fattori
limitanti per l'insediamento di nuovi impianti industriali in Europa,
non tanto per le leggi ma per la consapevolezza e sensibilità
delle popolazioni residenti sul territorio ospitante la "produzione di
morte" (Lotta contro il nucleare,Valle Bormida, lotta contro la
Montedison di Carrara, Scanzano Ionico, No Tav, etc). Questo ha fatto
si che le grandi multinazionali spostassero le loro produzioni nocive
in aree del pianeta dove l'impatto ambientale non è la
preoccupazione principale dei governi. Le produzioni che prevedono:
l'uso di amianto (dai 30.000 a diversi milioni di morti previsti
nell'arco dei prossimi 30 anni), quelle basate sulla chimica
(incremento dal 11% al 34% nei paesi in via di sviluppo dal 1996-
2001), informatica (altamente inquinante per uso di acidi, arsenico,
solventi e gas tossici) sono state spostate nel sud est asiatico ed
India.
Le soluzioni proposte
Il punto di vista dei campioni del "libero mercato" emerge da studi
recentemente divulgati che tendono a dimostrare che l'installazione e
funzionamento di industrie ad alto impatto ambientale alla lunga
è un beneficio per i territori ospitanti!
Alcuni esempi: Due studi (1, 2) dove si analizza, in 130 paesi, l'
evoluzione dei livelli di salvaguardia dell ambiente dal 1960 al 1992.
I dati mostrati cercano di dimostrare che l'introduzione di produzioni
altamente devastanti per l'ambiente nell'arco di 30 anni ha comportato
un miglioramento dell'economia del territorio che si è tradotta
in una maggiore attenzione e sensibilità verso l ambiente da
parte delle popolazioni. A parte la debolezza dei parametri utilizzati,
non viene presa in considerazione un'altra possibile spiegazione: non
il miglioramento economico ma piuttosto l'esperienza diretta delle
malattie e dei disastri ecologici che si accompagnano all'introduzione
di produzioni nocive abbia spinto le popolazioni ad una maggiore
richiesta di salvaguardia ambientale.
D'altra parte a livello globale i problemi ambientali e di salute sono
molto differenti a seconda dell'area geografica presa in
considerazione. Per esempio la presenza di tracce di diossina
nell'acqua diventa secondario in una regione dove le fonti d acqua sono
contaminate da batteri o metalli pesanti, o lo smog del traffico urbano
in aree dove per il riscaldamento e per la cucina vengono bruciate in
casa al chiuso legna ed altri combustibili spesso ottenuti dai rifiuti
urbani. In queste due situazioni le malattie infettive diarroiche e le
polmoniti soprattutto nei bambini divengono la prima causa di
mortalità infantile ed uno dei maggiori problemi sanitari.
Il rapporto tra ambiente e salute deve essere quindi relativizzato al
contesto socio-economico all'interno del quale l'individuo vive.
La re-localizzazione di produzioni ad alto impatto ambientale, spesso
senza nessuna analisi delle zone dove viene inserita l industria, senza
nessuna pianificazione dei centri abitati vicini, in aree geografiche
che già vivono un basso rapporto vita media / contaminazione
ambientale si presenta come un operazione ad alto rischio per le
popolazioni, dove Bhopal resta l'esempio del rischio che si corre (3).
In occidente. Italia, Napoli
Gli effetti dell'esasperato inurbamento delle società e
l'utilizzo di mezzi di trasporto privati a motore a scoppio
contribuiscono all'aumento delle malattie cardovascolari e respiratorie
dovute all'inquinamento dell'atmosfera, ma anche dell'obesità.
Inoltre la crescita dell'effetto serra porta all'innalzamento della
temperatura media stagionale che in estate diventa letale come nel 2003
quando 40.000 persone (soprattutto vecchi e poveri) (3) morirono in
Europa per le temperature estreme registrate.
L'innalzamento della temperatura e l'aumento delle emissioni di ossido
di carbonio sembrano essere alla base dell'estensione dell'incidenza su
scala mondiale dell'asma (3).
La maggior parte della produzione di CO2 proviene dai processi
industriali e dalla loro liberazione nell'atmosfera, in minore ma
significativa misura, dall'utilizzo massivo delle auto.
Recentemente grande attenzione e stata rivolta al problema dello
smaltimento dei rifiuti solidi urbani, l'esempio iniziale di Napoli
alla quale probabilmente seguiranno Roma, Torino e Sicilia (4) che
hanno in via di saturazione le discariche e stanno mettendo in cantiere
progetti per la costruzione di inceneritori. Una delle soluzioni
maggiormente accreditate è lo smaltimento tramite inceneritori
anche se questi sono in grado di produrre aumento della temperatura,
emissioni di CO2, polveri sottili, nanoparticelle, diossina o meglio il
suo più tossico derivato il TCDD (tetraclorodibenzo diossina).
La TCDD è un veleno in grado di sfigurare, trasmettersi dalla
madre al neonato, passare nel ciclo alimentare. Un esempio degli
effetti acuti del TCDD sono quelli osservati in seguito
all'avvelenamento del premier Ucraino, Victor Yushchenko. La diossina
non esiste in natura se non in quantità minime, è
comparsa sul pianeta in quantità significativa con i processi di
industrializzazione nel secolo scorso. Le diossine sono prodotti di
scarto dei processi industriali e di incenerimento; lo sbiancamento
della carta, i pesticidi, i defolianti sono tutti basati sull'utilizzo
della diossina. Oggi la diossina si trova in tutti gli esseri umani e
la sua concentrazione aumenta in individui che vivono in aree urbane
industrializzate. In studi su animali da laboratorio si è
dimostrato che la diossina ha effetti tossici che portano alla morte
dell'animale, tale effetto varia a seconda delle specie infatti il
porcellino d'India muore dopo la somministrazione di 1microgrammo/kg
mentre per altri animali da laboratorio sono necessari 1gr/kg, la dose
letale per l'uomo non è conosciuta. La diossina che entra nel
nostro organismo rimane nei tessuti (ghiandole, tessuto adiposo, sangue
etc) per un tempo abbastanza lungo, nei giovani al di sotto dei 18 anni
il tempo di dimezzamento e di circa 2 anni mentre negli adulti e di 4
(5), in ogni caso la diossina può essere trovata nell'organismo
contaminato anche dopo 35 anni dall'esposizione. Un tempo più
che sufficiente per dare i suoi effetti patogeni come documentato da
studi recenti fatti su popolazioni esposte a contaminazioni di
diossina: Seveso, reduci della guerra del Vietnam o personale
giapponese addetto al funzionamento dei termo valorizzatori (6). I
danni indotti dalla diossina e suoi derivati ai vertebrati vanno
dall'incremento del rischio per il cancro (il TCDD nel 2004 è
stato inserito nella lista dei cancerogeni), specie con lesioni
oncoematologiche (6), immunodeficienze, alterazione delle funzioni
riproduttive (impotenza, azospermia) malformazioni alla nascita,
patologie del sistema nervoso centrale e periferico, malattie endocrine
come diabete, iperproduzione di testosterone e ipotiroidismo), ridotta
funzionalità respiratoria e bronchiti, cloracne, ipertricosi,
aumento del colesterolo e trigliceridi circolanti, effetto lesivo per
il fegato. Una delle caratteristiche dell'avvelenamento da diossina e
che è trasmissibile al neonato tramite il suo passaggio
attraverso il latte materno.
La diossina oltre alla capacità di entrare nel ciclo alimentare
e di concentrarsi negli individui possiede due caratteristiche che
rendono il controllo dei suoi effetti sulla salute difficilmente
analizzabile: 1) le malattie provocate hanno dei sintomi non specifici
che possono essere associati a molte altre cause, 2) le analisi nel
sangue dei pazienti sospetti di intossicazione da diossine e molto
difficile e dispendiosa perché vanno usati sofisticati sistemi
gas cromatografici (1.200 euro per test).
È chiaro che la crisi per lo smaltimento dei rifiuti, mette a
nudo l'usura del modo di vita capitalistico/statale, la
produzione/sovrapproduzione svincolata dai bisogni reali, lo
sfruttamento totale delle risorse ambientali - e relativo peggioramento
delle condizioni di salute - rappresentano la minaccia più
grande per la nostra salute ma anche alla normalizzazione della
società e potrebbe essere un terreno di lotta ideale per
l'anarchismo organizzato.
molly macguire OACN-FAI
Fonti bibliografiche.
1) Richard Dahl Environmental Health Perspectives – vol. 108 | n. 5 | May 2000
2) Journal of Urban Health: Bulletin of the New York Academy of
Medicine, Vol. 84, No. 1 doi: 10.1007/s11524-007-9171-9, 2007. The New
York Academy of Medicine Urban Environmental Health Hazards and Health
Equity.
3) P J Beggs and H J Bambrick "Is the Global Rise of Asthma an Early
Impact of Anthropogenic Climate Change?" Environmental Health
Perspectives - vol113 | n. 8 | August 2005
4) Santina Sconza, Inceneritori si, Inceneritori forse, inceneritori no, L'Isola Possibile n. 42 luglio 2007.
5) D. Kerger, et al "Age- and Concentration-Dependent Elimination
Half-Life of 2,3,7,8-Tetrachlorodibenzo-p-dioxin in Seveso Children".
Environ Health Perspect 114:1596–1602 (2006)
6) Arnold Schecter et al "Dioxins: An overview", 2006 Environmental Research
special thanks : Donato per la lettura critica e suggerimenti