Umanità Nova, n.26 del 2 settembre 2007, anno 87

Inform@azione

Cosenza: per non dimenticare Genova

Sotto la bandiera rosso nera di azione antifascista il collettivo Controverso di Cosenza ricorda i fatti di Genova e la morte di Carlo Giuliani. In 20 persone circa si sono ritrovate sotto il Comune spostandosi poi davanti la vicina storica caserma dei Carabinieri e casa del prefetto dove e stato letto comunicato che ricorda i fatti. Crescendo in numero il gruppo si è diretto verso il centro storico dove si teneva concerto. Qui abbiamo preso la parola e attaccato striscione "Genova non dimentica, Carlo vive" nel volantino si ricorda che Genova non è finita e vive nelle lotte.
L'iniziativa portata a termine con successo si è misurata con l'entusiasmo, l'attenzione, ma anche l'indifferenza dei presenti.
Oreste

Chiomonte: fiaccolata No Tav

Il 13 di giugno è stato una sorta di spartiacque per il movimento che si oppone alla nuova linea ad Alta Velocità/capacità tra Torino e Lyon.
Preparato e seguito da un'accorta campagna stampa, con tanto di oculate anticipazioni, l'incontro del tavolo di Palazzo Chigi del 13 giugno ha di fatto sancito l'ingresso di buona parte dei sindaci nell'area del "come Tav", sia pure mascherato sotto formule quali "potenziamento della linea storica" o anche suo "quadruplicamento", "nodo di Torino", "opposizione sì al tunnel di ma solo sin quando non si saranno presi provvedimenti che mirino al trasferimento modale tra gomma e ferro". I tavoli politico e tecnico sulla Torino Lyon inventati dal governo Berlusconi per fermare l'insurrezione in Valle di Susa (che peraltro il 6 dicembre 2005 contaminò anche la città di Torino), sono stati sposati felicemente dal governo Prodi, che prima ha raccolto in Val di Susa i 20.000 voti di scarto che gli hanno consentito di nascere e, dopo qualche mese di melina, ha inserito il Tav nel Piemonte nord occidentale tra i 12 punti qualificanti il proprio programma di governo.
Il movimento No Tav, sebbene in grande maggioranza avesse denunciato i pericoli derivanti dall'apertura di tavoli di trattative, è stato colpito a fondo dal fatto che sindaci che per anni erano stati parte attiva del movimento, tra la coerenza No Tav e la sopravvivenza del governo abbiano scelto il governo.
Occorre peraltro rilevare come, giocando sulle parole dei comunicati stampa, le dichiarazioni prima smentite ma poi ripetute, Ferrentino e quasi tutti gli altri sindaci abbiano giocato sul filo dell'ambiguità tutte le loro carte. Nell'assemblea popolare del 19 giugno e poi nei successivi coordinamenti dei comitati, un movimento che si era misurato senza timori con la piazza, si ritrova in obiettiva difficoltà e l'unica iniziativa che parte è una raccolta firme da inviare a Bruxelles per dichiarare la propria contrarietà alla scelta del governo di chiedere finanziamenti UE per la Torino Lyon e a chiedere (con scarso successo) delibere No Tav ai consigli comunali.
Ad un mese dalla riunione del Tavolo di Palazzo Chigi il movimento appariva forte nella propria opposizione al Tav ma timido nell'intraprendere iniziative di piazza: diffuso era il timore che i numeri, senza i sindaci, non fossero sufficienti a garantire il successo di una manifestazione. Inoltre le appartenenze politiche all'area governativa hanno probabilmente giocato un importante ruolo.
Solo in pochi, e tra questi soprattutto l'area libertaria, sostengono la necessità di segnare con un'iniziativa di piazza il 20 luglio, giorno di scadenza per la presentazione della richiesta fondi per il Tav a Bruxelles.
Il tentativo di delegittimazione nei confronti dell'area libertaria fatto da Ferrentino, che nelle settimane precedenti aveva alluso alla FAI dopo che qualcuno gli aveva tagliato le gomme della macchina, lungi dal produrre l'affetto voluto, suscita solidarietà nei confronti degli anarchici.
Nonostante i dubbi di alcuni e l'opposizione più o meno esplicita di altri, gli argomenti a favore di un corteo per il giorno 20 luglio finiscono con il prevalere. La partita è importante perché è divenuto indispensabile mandare un segnale forte che il movimento non è disponibile né a trattative né a compromessi.
La decisione definitiva viene presa lunedì 16, solo quattro giorni prima del 20. Ci si troverà a Chiomonte, il paese dell'alta valle dove, secondo il nuovo progetto Tav, dovrebbe sbucare il tunnel di base. Parte un giro di sms e mail che come un gigantesco tam tam finisce con l'informare tutti gli indiani di valle. Luna Nuova, il bisettimanale di area diessina più letto in Valsusa, riporta un resoconto della riunione organizzativa della manifestazione del 20 falsa e tendenziosa, volta a screditare gli organizzatori. Nonostante le incertezze e gli ostruzionismi la sera del 20 luglio migliaia di persone si trovano ai giardini Levis di Chiomonte e da lì partono in corteo con tanto di banda No Tav. Una fiaccolata non autorizzata percorre le vie del paese passando anche per la statale 24 interrompendo il flusso di auto verso il valico del Monginevro. L'assemblea che conclude la serata sancisce che il 20 luglio, mentre il governo chiedeva i soldi a Bruxelles, il popolo No Tav poneva la prima pietra del presidio di Chiomonte, la prima asse della barricata che attenderà le ruspe. Ancora una volta i No Tav hanno dimostrato quella capacità di giudizio e di autonomia che ne ha reso famosa la ribellione.
Lo slogan condiviso era "non sono passati a Venaus non passeranno a Chiomonte".
Maria Matteo





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