Sotto la bandiera rosso nera di azione antifascista il collettivo
Controverso di Cosenza ricorda i fatti di Genova e la morte di Carlo
Giuliani. In 20 persone circa si sono ritrovate sotto il Comune
spostandosi poi davanti la vicina storica caserma dei Carabinieri e
casa del prefetto dove e stato letto comunicato che ricorda i fatti.
Crescendo in numero il gruppo si è diretto verso il centro
storico dove si teneva concerto. Qui abbiamo preso la parola e
attaccato striscione "Genova non dimentica, Carlo vive" nel volantino
si ricorda che Genova non è finita e vive nelle lotte.
L'iniziativa portata a termine con successo si è misurata con
l'entusiasmo, l'attenzione, ma anche l'indifferenza dei presenti.
Oreste
Il 13 di giugno è stato una sorta di spartiacque per il
movimento che si oppone alla nuova linea ad Alta
Velocità/capacità tra Torino e Lyon.
Preparato e seguito da un'accorta campagna stampa, con tanto di oculate
anticipazioni, l'incontro del tavolo di Palazzo Chigi del 13 giugno ha
di fatto sancito l'ingresso di buona parte dei sindaci nell'area del
"come Tav", sia pure mascherato sotto formule quali "potenziamento
della linea storica" o anche suo "quadruplicamento", "nodo di Torino",
"opposizione sì al tunnel di ma solo sin quando non si saranno
presi provvedimenti che mirino al trasferimento modale tra gomma e
ferro". I tavoli politico e tecnico sulla Torino Lyon inventati dal
governo Berlusconi per fermare l'insurrezione in Valle di Susa (che
peraltro il 6 dicembre 2005 contaminò anche la città di
Torino), sono stati sposati felicemente dal governo Prodi, che prima ha
raccolto in Val di Susa i 20.000 voti di scarto che gli hanno
consentito di nascere e, dopo qualche mese di melina, ha inserito il
Tav nel Piemonte nord occidentale tra i 12 punti qualificanti il
proprio programma di governo.
Il movimento No Tav, sebbene in grande maggioranza avesse denunciato i
pericoli derivanti dall'apertura di tavoli di trattative, è
stato colpito a fondo dal fatto che sindaci che per anni erano stati
parte attiva del movimento, tra la coerenza No Tav e la sopravvivenza
del governo abbiano scelto il governo.
Occorre peraltro rilevare come, giocando sulle parole dei comunicati
stampa, le dichiarazioni prima smentite ma poi ripetute, Ferrentino e
quasi tutti gli altri sindaci abbiano giocato sul filo
dell'ambiguità tutte le loro carte. Nell'assemblea popolare del
19 giugno e poi nei successivi coordinamenti dei comitati, un movimento
che si era misurato senza timori con la piazza, si ritrova in obiettiva
difficoltà e l'unica iniziativa che parte è una raccolta
firme da inviare a Bruxelles per dichiarare la propria
contrarietà alla scelta del governo di chiedere finanziamenti UE
per la Torino Lyon e a chiedere (con scarso successo) delibere No Tav
ai consigli comunali.
Ad un mese dalla riunione del Tavolo di Palazzo Chigi il movimento
appariva forte nella propria opposizione al Tav ma timido
nell'intraprendere iniziative di piazza: diffuso era il timore che i
numeri, senza i sindaci, non fossero sufficienti a garantire il
successo di una manifestazione. Inoltre le appartenenze politiche
all'area governativa hanno probabilmente giocato un importante ruolo.
Solo in pochi, e tra questi soprattutto l'area libertaria, sostengono
la necessità di segnare con un'iniziativa di piazza il 20
luglio, giorno di scadenza per la presentazione della richiesta fondi
per il Tav a Bruxelles.
Il tentativo di delegittimazione nei confronti dell'area libertaria
fatto da Ferrentino, che nelle settimane precedenti aveva alluso alla
FAI dopo che qualcuno gli aveva tagliato le gomme della macchina, lungi
dal produrre l'affetto voluto, suscita solidarietà nei confronti
degli anarchici.
Nonostante i dubbi di alcuni e l'opposizione più o meno
esplicita di altri, gli argomenti a favore di un corteo per il giorno
20 luglio finiscono con il prevalere. La partita è importante
perché è divenuto indispensabile mandare un segnale forte
che il movimento non è disponibile né a trattative
né a compromessi.
La decisione definitiva viene presa lunedì 16, solo quattro
giorni prima del 20. Ci si troverà a Chiomonte, il paese
dell'alta valle dove, secondo il nuovo progetto Tav, dovrebbe sbucare
il tunnel di base. Parte un giro di sms e mail che come un gigantesco
tam tam finisce con l'informare tutti gli indiani di valle. Luna Nuova,
il bisettimanale di area diessina più letto in Valsusa, riporta
un resoconto della riunione organizzativa della manifestazione del 20
falsa e tendenziosa, volta a screditare gli organizzatori. Nonostante
le incertezze e gli ostruzionismi la sera del 20 luglio migliaia di
persone si trovano ai giardini Levis di Chiomonte e da lì
partono in corteo con tanto di banda No Tav. Una fiaccolata non
autorizzata percorre le vie del paese passando anche per la statale 24
interrompendo il flusso di auto verso il valico del Monginevro.
L'assemblea che conclude la serata sancisce che il 20 luglio, mentre il
governo chiedeva i soldi a Bruxelles, il popolo No Tav poneva la prima
pietra del presidio di Chiomonte, la prima asse della barricata che
attenderà le ruspe. Ancora una volta i No Tav hanno dimostrato
quella capacità di giudizio e di autonomia che ne ha reso famosa
la ribellione.
Lo slogan condiviso era "non sono passati a Venaus non passeranno a Chiomonte".
Maria Matteo