Umanità Nova, n.27 del 9 settembre 2007, anno 87

Proibizionismo. Tra tragedia e commedia


In un pomeriggio di metà settimana dei primi giorni di luglio, a Forlì, all'esterno di un bar, tre giovani amici ventenni si stanno facendo una canna. Passa una pattuglia in borghese della questura, chiede loro di far vedere i documenti e di svuotare le tasche. Oltre alla canna che si stanno fumando, spunta un altro pezzettino di fumo, quanto basta per farsi altre 2 canne. I tre vengono portati in commissariato ed, in base alla "presunzione di detenzione a fini di spaccio", scatta la perquisizione domiciliare per uno dei ragazzi, che da un paio di mesi vive nella casa di campagna dei genitori dove conduce un piccolo podere agricolo. Durante la perquisa, saltano fuori 200 semi di canapa (non punibili secondo la legge italiana) e all'interno di un libro, appositamente adattato a "scrigno" spuntano fuori 60 grammi di hashish. Il giovane viene denunciato a piede libero per detenzione e spaccio e non viene condotto in carcere solo perché è incensurato. Alcuni giorni dopo, la domenica mattina, fuori dalle edicole di tutto il circondario le locandine dei quotidiani locali annuncia una importante operazione antidroga che ha fatto finire nei guai un giovane incensurato di Castrocaro Terme. Sulla prima pagina del Resto del Carlino, il più popolare, il più diffuso e quello col maggior numero di lettori tra i quotidiani locali, campeggia una foto a colori che ritrae due carabinieri in posa che mostrano un libro aperto al cui interno è posto un riquadrino marrone di fumo e, a caratteri cubitali il titolo IMBOTTITO DI DROGA. Il libro con sorpresa ha evidentemente colpito la fantasia dei redattore del Resto del Carlino. Le pagine 2 e 3 del quotidiano sono infatti dedicate all'«insospettabile agronomo smascherato dai carabinieri», mentre solo un piccolo spazio nelle stesse pagine viene dedicato ad un'altro articolo (ma molto meno visibile con titolo e caratteri di minor dimensione ed effetto) che da conto dell'arresto di una coppia di coniugi per traffico internazionale di cocaina (65 chilogrammi). I quotidiani, peraltro, non mettono il nome del giovane pizzicato col libro imbottito, ma si limitano ad indicarne il paese di residenza, l'età e la professione. Dato che Castrocaro è un piccolo centro, con poco più di 6.000 abitanti, e ce n'è uno solo che ha 28 anni e fa l'agronomo, anche se formalmente la riservatezza è rispettata, i compaesani non ci mettono molto a capire chi è il protagonista della cronaca. Il giorno dopo, lunedì, primissimo pomeriggio, i cellulari iniziano a squillare e gli sms a circolare fra i residenti del piccolo centro: l'anonimo agronomo si è suicidato...
Alcuni giorni più tardi, il 19 luglio gli amici del giovane organizzano una manifestazione di protesta. In mille sfilano in silenzio contro la gogne mediatiche e la Legge Fini. Naturalmente i media di regime non ne parlano (forse perché 1.000 manifestanti in un paese di 6.000 abitanti sono veramente tantissimi...)

War On Drugs
L'11 agosto sulle colonne del quotidiano economico britannico Financial Times esce un editoriale dello storico Matthew Engel, a proposito dei risultati della War On Drugs. Nell'articolo lo studioso afferma seccamente che "nessuna decisione di un moderno governo democratico ha mai causato tanta morte e miseria quanto le leggi che hanno escluso dalla legalità l'industria ricreazionale della droga per poi mettere il monopolio mondiale della distribuzione nelle mani di organizzazioni come la Mafia". A causare tanta morte e tanto dolore, oltre al fatto che col proibizionismo "i politici di tutto il mondo hanno alimentato i profitti dei signori della droga e allevato dei narco-stati che metterebbero paura ad Al Capone", c'è anche che le leggi impediscono un qualunque tipo di profillassi igienica delle sostanze ("e questa mancanza di controlli sanitari è la causa principale della quasi totalità dei decessi (...) in 60 anni di somministrazione di morfina in farmacia in Gran Bretagna ed in 15 anni di distribuzione controllata di eroina nella Svizzera tedesca non c'è stato un solo morto per overdose") e soprattutto che la War On Drugs in sostanza è stata una gigantesca persecuzione che ha colpito "milioni di cittadini pacifici" che non avevano fatto male a nessuno e che sono stati perseguitati solo per il proprio stile di vita. Soltanto negli USA dal 1982 al 2005 più di 11 milioni di persone sono state arrestate semplicemente per detenzione di marijuana, di queste almeno 5 milioni di persone sono state licenziate o hanno subito sanzioni sul lavoro, mentre si stima in almeno 8 milioni di persone il numero di coloro che hanno perso definitivamente o per lunghi periodo il diritto di voto, i sussidi di disoccupazione e l'assistenza medica per i poveri. Infine è "incalcolabile il numero delle depressioni, delle psicosi paranoiche e dei suicidi tra coloro che sono finiti nelle mani della legge senza aver fatto male ad altri che (forse) a sè stessi". Come il povero agronomo di Castrocaro Terme, appunto...

Il proibizionismo uccide
La sua morte è solo una delle tante causate dalle leggi proibizioniste. Venerdì 24 agosto a Torino è toccato ad un giovane nordafricano che stava sfuggendo ai controlli della sbirraglia ed è finito annegato nel Po. I media di regime di queste morti non ne parlano e quando ne parlano, parlano di "casi", di "incidenti", di "fatalità". Se i giornalisti non fossero bugiardi di professione, scriverebbero invece che sono omicidi e che i killer sono tutti coloro che in questi anni hanno alimentato l'isteria proibizionista o comunque hanno scelto di non opporvisi. Se l'imbelle socialdemocratico Ministro delle Parole A Vanvera Paolo Ferrero avesse un minimo di dignità e di onestà mentale, ammetterebbe che le sue mani sono lorde del sangue dell'agronomo di Castrocaro e del nordafricano annegato nel Po, visto che entrambi sono vittime di quella Legge Fini che prima delle elezioni del 2006 lui aveva spergiurato di abolire e che, invece, dopo 15 mesi di Governo Prodi è ancora in vigore...

Crociati antidroga beccati con il naso infarinato
Le cronache estive, peraltro, hanno dato molti spunti per riflettere sulla Legge Fini e sugli isterici crociati anticannabis che hanno voluto a tutti i costi questa legge infame che è una delle poche al mondo (insieme a quelle in vigore a Cuba, in Cina, Iran, Vietnam e Corea del Nord) a mettere insieme droghe leggere e droghe pesanti e colpendole con sanzioni maggiori di quelle riservate a crimini come lo stupro, le lesioni gravi ed il tentato omicidio.
I lettori di UN con buona memoria ricorderanno che una ventina di anni fa, uno dei primi a dire che non vi è differenza tra droghe leggere e droghe pesanti fu Don Pierino Gelmini che infestò migliaia di apparizioni televisive e radiofoniche, ripetendo istericamente a mezzore intere la frase "La droga è tutta uguale, è tutta male". In questo modo don Gelmini (che allora aveva l'unica notorietà di essere il fratello del più esuberante padre Eligio, confessore di calciatori, amico di Gianni Rivera, grande frequentatore di feste e soubrette) divenne una delle icone del proibizionismo made in Italy. Agli inizi di agosto, l'icona è stata definitivamente infranta dalla notizia che la Procura di Terni sta indagando su di lui per una serie di molestie e di abusi sessuali commessi denunciati da ex ospiti (maschi) delle Comunità Incontro. Inizialmente Don Gelmini si è difeso dicendo che queste denunce sarebbero dovute ad "un complotto ebraico-radical chic" ed aveva chiamato a difenderlo tutti i suoi sostenitori, a partire dai politici di destra che, dopo essersi immediatamente arruolati nell'armata pro Don Pierino hanno preferito lasciarlo solo in seguito alla pubblicazione di un articolo su La Stampa che ricostruiva il passato del prete inquisito per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa e per due volte finito anche in carcere (dove aveva costretto "il direttore a isolarlo per evitare le sue frequenti 'promiscuità' con gli altri reclusi").
Don Gelmini, peraltro, non è l'unico crociato anticannabis ad essere finito nei guai quest'estate, in cui il binomio Destra & Cocaina s'è rivelato più attuale che mai. Se la censura di regime è riuscita a confinare nelle pagine locali il caso del consigliere comunale di AN di Novara arrestato per traffico internazionale di cocaina (il 14 luglio) e quello del giovane attivista lucchese di Forza Nuova ritrovato cadavere (il 4 agosto) in un cantiere in disuso, morto di overdose di cocaina e quindi abbandonato da chi era con lui quando è schiantato, tutte le prime pagine dei giornali soino state invece dedicate al sex and drugs scandal che ha visto coinvolto  il deputato dell'Udc Cosimo Mele. Mele, boss dell'UDC pugliese, il 29 luglio è stato protagonista di una movimentata notte all'hotel Flora di Flora, dove si era incontrato con due prostitute, una delle quali era però finita all'ospedale in overdose a causa della cocaina ("troppa, veramente troppa..." ha dichiarato la ragazza ai giornali) offertale dal parlamentare di destra. In mezzo a tutto questo casino, l'UDC (che assieme ad AN era stata il principale sponsor della fascistissima Legge Fini) non ha saputo far di meglio che organizzare una buffonesca kermesse davanti a Montecitorio. Tutti i parlamentari (Cosimo escluso) del partito di Cesa e Casini si sono messi in fila per sottoporsi ai test antidroga, i pennivendoli di regime sono arrivati numerosi per testimoniare lo storico evento a cui però non ha creduto nessuno, anche perché possa davvero essere efficace, il test deve essere fatto su base senza preavviso, così come per il doping nello sport. Infatti bastano in genere pochi giorni o anche soltanto poche ore (nel caso della cocaina) perché non sia più possibile rilevare la presenza di sostanze illegali. E, della gloriosa giornata antidroga dell'UDC, l'unica vera notizia finita sui giornale è che il pirotecnico Luca Volontè (quello che, come dice peter punkk, "più che un politico vero sembra un bravissimo imitatore televisivo che fa la macchietta di un politico cocainomane") che di solito parla - anzi, urla...- come una mitragliatrice, quella mattina è stato stranamente zitto tutto il tempo...

robertino



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