Umanità Nova, n.27 del 9 settembre 2007, anno 87

Lavavetri-2. Tempi di merda


"Dite qualcosa di sinistra", aveva esortato tempo fa un tal regista "organico", rivolgendosi sconsolato ai vertici del Partito. Ci sono voluti alcuni lustri di tentennamenti e balbettii, ma finalmente, forte e sicura, è risuonata la voce dei Dirigenti: "Caccia al lavavetri, Tolleranza zero, Città sicure" e compagnia cantante. E poco importa che la cosiddetta sinistra, dopo anni di oscuramento mediatico berlusconiano, riesca a ritrovare un po' di spessore e la necessaria centralità per opera di semplici sindaci e assessori, lasciando al riparo dalle malevole critiche degli immancabili rompiballe di professione i vari Leder dello schieramento governativo.
È significativo, infatti, che questa crociata moralizzatrice, che fino a pochi anni fa sarebbe stato semplicemente inconcepibile che potesse partire da "sinistra", sia stata proclamata dagli amministratori cittadini, più presenti sul territorio e meno esposti alle critiche ideologiche, e non dagli esponenti governativi, evidentemente timorosi di sottoporsi – finché non si vedrà l'effetto che fa – a critiche che potrebbero aggiungersi alle migliaia di cui già sono oggetto. Salvo poi, se le reazioni della ggente dovessero essere quelle auspicate (come è facilmente prevedibile), appropriarsi della luminosa idea e farne un nuovo cavallo di battaglia.
Ma del resto questa apparente "confusione dei ruoli", non solo fra cariche istituzionali ma anche e soprattutto fra schieramenti, non è che un significativo segno dei tempi. Da parecchio ormai si sta operando, nei palazzi del potere, una convergenza al centro, vivacemente negata a parole ma decisamente incontenibile nei fatti. Fatte salve alcune variabili (cosiddetta estrema destra e cosiddetta estrema sinistra), utili a far credere a una certa disomogeneità del quadro politico, le distanze si fanno sempre più ridotte. E soprattutto, se ancora ce ne sono, solo su contenuti secondari.
Al di là delle continue strizzatine d'occhio o delle dispute, virulente a parole ma del tutto inconsistenti nei contenuti, buone solo per risvegliare lo spirito di appartenenza dell'elettorato, le direttrici fondamentali sono ormai comuni. E condivise da una parte e dall'altra. L'unica conflittualità che ancora sopravvive nel quadro politico, infatti, si riferisce esclusivamente alla spartizione delle prebende e del potere, perché anche il conflitto che in questi giorni sembra fondamentale, quello sulle tasse, altro non è che un tentativo di preparare il rispettivo elettorato a una stangata, fiscale e dei prezzi al consumo, di cui ancora non riusciamo neppure a immaginare i contorni.
Non ci sarebbe da indignarsi troppo, dunque, per questo nuovo indecente balletto se non fosse che viene vigliaccamente giocato sulla pelle degli ultimi. Evocando infatti il racket, lo sfruttamento fra sfruttati e cose varie, tutti comodi alibi per gettare il necessario fumo negli occhi, si fa leva sull'evidente sensazione di malessere di gran parte della popolazione (sensazione, del resto, continuamente nutrita da un'informazione sempre più aggressiva e terroristica) per giustificare nuove misure repressive rivolte a ributtare nel fango, e non solo materiale, chi in questo fortunato paese non ha trovato altri e più dignitosi mezzi di sussistenza. Del resto colpire i deboli non costa niente e in più serve ad appagare i rancori inespressi di chi è appena appena meno debole.
Dicevamo poc'anzi che tutto ciò non è altro che il segno dei tempi, ma che queste porcherie vengano dalla cosiddetta sinistra, ci convince sempre più che viviamo proprio dei tempi di merda. E così sia.

Massimo Ortalli



home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti