Leonhard Schäfer, a cura di, Il poeta anarchico. Vita e poesie dell'anarchico Erich Mühsam, Zero in Condotta, 2007, € 5,00
Anarchico, ribelle, artista, bolscevico, rivoluzionario, poeta, ebreo.
Una vita straordinaria ed esemplare fatta di esemplari e straordinarie
avventure politiche e culturali. Conclusa tragicamente fra le torture,
nel 1934, nel campo di concentramento di Oranienburg. Una delle
primissime vittime del nazismo alla quale fu fatto pagare, con la
morte, un impegno sociale e culturale divenuto ormai intollerabile per
il nascente Terzo Reich.
Stiamo parlando di Erich Mühsam, lo scrittore anarchico tedesco
che contribuì a segnare, con la sua intensa attività
intellettuale, i primi decenni del secolo passato e di cui oggi le
Edizioni Zero in Condotta pubblicano una interessante antologia
biografica che ci permette di conoscere meglio i tratti e le vicende di
questa originalissima figura di militante e rivoluzionario.
Nato a Berlino nel 1878, frequentatore fin dalla prima adolescenza dei
circoli anticonformisti della Germania Guglielmina, entrato in contatto
con gli ambienti sovversivi e ribelli che animano i giorni, e le notti,
della capitale tedesca, incontra alcuni dei personaggi più
rappresentativi dell'inquieta intellighentsia germanica: Max Halbe,
Franz Wedekind, Heinrich Mann, Ret Marut, Gustav Landauer…
Sensibile alle tematiche sociali, accompagna la propria produzione
artistica a una intensa attività politica e sociale che gli
procura, a più riprese, carcere e repressione. Frequentatore
della comunità salutistica di Monte Verità ad Ascona,
coerente antimilitarista - tanto da venire arrestato e confinato, allo
scoppio della prima guerra mondiale, per istigazione alla diserzione -
nel primo dopoguerra è fra i protagonisti delle drammatiche
giornate della Repubblica dei Consigli bavarese e lui pure, insieme a
Kurt Eisner, Ernst Toller e Gustav Landauer, sarà fra i bersagli
della feroce reazione con la quale la socialdemocrazia tedesca
colpì e soffocò nel sangue i conati rivoluzionari di una
nazione ridotta allo stremo. Condannato a 15 anni di carcere, ne sconta
cinque prima di essere liberato per una amnistia generale. Rientra a
Berlino sul finire del 1924, salutato al suo ritorno da migliaia e
migliaia di lavoratori. Ripresa ancora la lotta per la costruzione di
una società comunista libertaria, monta contro di lui,
insopprimibile, l'odio dei nazisti, che vedono nel suo impegno
libertario la preveggente denuncia del loro disumano totalitarismo.
Già nel 1925, Goebbels, il futuro potentissimo gerarca
hitleriano, decreta che "questa troia rossa ebrea deve morire". E
infatti, incappato anch'egli nelle retate che seguono l'incendio del
Reichstag del 1933, sarà una delle prime vittime sacrificali del
nuovo ordine nazista, "suicidato" nel lager dopo giorni di feroci
torture.
Di lui ci restano splendidi versi, oggi finalmente tradotti in
italiano, e testi teatrali, alcuni dei quali pubblicati in Italia
più di venti anni or sono. Uno di questi, Ragion di Stato. Una
testimonianza per Sacco e Vanzetti appare una tragica prefigurazione
del suo imminente destino. Partecipe appassionato della tragedia dei
due anarchici italo americani, per i quali tanto si spenderà con
l'opera letteraria e l'impegno sociale, Mühsam sarà infatti
vittima di quella stessa ragion di stato che non può contemplare
la critica radicale e la dissidenza. Tanto nella democratica America
quanto nella Germania asservita al nazionalsocialismo. E poter
rileggere oggi le sue dissacranti, impietose poesie, tanto feroci nei
confronti del potere quanto ispirate nella visione di una
società fondata sui principi di libertà, ci aiuta a
comprendere meglio perché Mühsam, dopo aver subito la
repressione socialdemocratica, dovette concludere la propria complessa
vicenda nel campo di concentramento nazista di Oranienburg.
Massimo Ortalli