Faceva bene il giornalista de La Stampa Antonio Scurati a dire che
forse questa del 2007 verrà ricordata come l'estate dei preti
pedofili. Ed effettivamente ogni sincero anticlericale non poteva
augurare al clero italiano un peggior seguito al Family Day che le
più recenti cronache di stupri, abusi e molestie sessuali che
dimostrano ancora una volta, e con la più chiara evidenza, quale
sia la reale natura dei preti dietro alle menzogne con le quali sono
così abili a difendersi. Ma proviamo a ricostruire singolarmente
i due casi che hanno avuto una maggiore eco mediatica...
Il primo a finire sotto i riflettori è don Pierino Gelmini,
carismatico prete antidroga fondatore della Comunità Incontro.
La procura di Terni apre un'inchiesta su di lui per presunti abusi
sessuali: ad accusarlo due ragazzi, ex-ospiti della comunità per
tossicodipendenti. Secondo i magistrati le accuse sarebbero numerose e
concordanti, secondo il centrodestra, per il quale Don Pierino
rappresenta da anni un fedele punto di riferimento, le accuse non
sarebbero che tentativi di estorsione. Intanto i testi dell'accusa
diventano dieci, e la canea mediatica si scatena. Gasparri lo difende
come "uno dei pochi eroi civili del nostro tempo", mentre
Volontè parla di "furore anticattolico" e Mastella di
"strumentalizzazioni di carattere anticlericale". Quanto all'accusato,
non trova di meglio che dire di essere diventato vittima di
"un'offensiva ebraico radical-chic". Ma il limite dell'incredibile
è superato da Vittorio Messori, intellettuale, coautore di un
libro con papa Giovanni Paolo II e di un altro con Benedetto XVI, in
una sconcertante intervista rilasciata a La Stampa. "Un uomo di Chiesa
fa del bene e talvolta cade in tentazione? E allora? Se fosse
così per don Pierino Gelmini, se ogni tanto avesse toccato
qualche ragazzo ma di questi ragazzi ne avesse salvati migliaia, e
allora?" Messori si esordisce in una apologia del prete peccatore che
finisce per difendere a spada tratta la pedofilia come debolezza umana
che fa parte della grandezza del Vangelo, mentre se la Chiesa non
è più in grado di controllare il problema le cause
andrebbero ricercate proprio nella rivoluzione sessuale, nel
riconoscimento dell'omosessualità e nello spegnimento della fede.
Tanto stupore per delle accuse così infamanti nei confronti di
un uomo che si è sempre presentato come un servo al servizio
degli ultimi non dovrebbe stupire se si pensa alle dinamiche con le
quali l'immagine del santo è costruita alla perfezione
dall'antica ars arcana ecclesiastica sposata alla potenza degli odierni
mezzi di comunicazione, al totale asservimento della classe dirigente
italiana ed alle infinite riserve finanziarie di un regno tutto di
questo mondo. Nelle biografie ufficiali, o nel curriculum consultabile
in internet nel sito della Comunità Incontro, non si accenna,
solo per fare un esempio, al fatto che Don Pierino è già
finito in carcere almeno un paio di volte e che è stato persino
sospeso a divinis. Don Gelmini fu infatti arrestato la prima volta nel
1969 per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto e truffa.
Dalle carte giudiziarie emerge che il prete sfruttava il suo ruolo di
segretario del cardinale Luis Copello, Arcivescovo di Buenos Aires,
sottraendo soldi da un'ambigua ditta import-export con l'America
Latina. E riuscì anche a rimanere impigliato in una vicenda di
speculazione edilizia all'Eur, dovendo infine rispondere del fallimento
di una cooperativa di cui era cassiere. Don Gelmini a questo punto
fugge nel Vietnam del Sud, e anche qui riesce ad essere accusato di
appropriazione indebita per aver raggirato la signora Nhu, vedova del
presidente Diem. Tornato in Italia, lo aspettano al varco e nel luglio
del 1971 gli danno quattro anni di carcere, che sconta tutti.
Insomma, proprio un agnellino non era. Ma d'altra parte stiamo parlando
di un personaggio la cui singolarità non può sfuggire a
chi non sia accecato dai paraocchi della fede. Don Gelmini si fa
chiamare "monsignore", appellativo riservato ai vescovi, e per questo
ha pure ricevuto una diffida dal Vaticano. Ama comparire dietro
l'altare con la corona, il bastone e la croce sul petto, per celebrare
la messa secondo il rito latino. Quando i carabinieri lo arrestarono
nella sua villa all'Infernetto, alla periferia di Roma, vi trovarono
un'elegante costruzione con piscina, jaguar parcheggiata nel giardino,
un'autista, una cuoca e una cameriera. Uno scenario che certo non si
addice alla vita del pastore di anime. Intanto, per quel che riguarda
il futuro, è recente la notizia di una fiction in due puntate
sulla vita di questo grande uomo: tra gli sceneggiatori, Donato
Carrisi, già autore di serie tv come "Casa Famiglia" e
"Nassirya". Le indagini per abusi sessuali, invece, si concluderanno
dopo il 15 settembre, quando ci sarà il probabile rinvio a
giudizio del prete.
Il secondo episodio che ha clamorosamente gettato un po' di luce dietro
ai traffici e alle meschinità di figure religiose fino a ieri
stimate e rispettate parte da un'indagine di Torino. Il polverone nasce
dall'arresto di un torinese di 24 anni, Salvatore Costa, accusato di
estorsione nei confronti di monsignor Mario Vaudagnotto, responsabile
dell'ufficio liturgico della diocesi presso la chiesa di San Lorenzo, e
di don Luciano Alloisio, economo dell'istituto scolastico salesiano
Valsalice. Il giovane arrestato ha raccontato di aver avuto per anni
rapporti sessuali con i due preti ed anche con un terzo parroco della
provincia di Torino.
Costa viene dipinto dai giornali come un poveraccio che vive in strada
di elemosine, espedienti e ricatti, da un po' di tempo estorceva denaro
a don Alloisio con la minaccia di rivelare pubblicamente del suo primo
incontro con lui e dello stupro avvenuto all'età di 15 anni.
"Sono sposato e padre di due bambini, chiedo soldi nelle chiese per
tirare avanti, ma ogni tanto faccio qualche lavoretto come idraulico.
Devo pagare l'affitto e le bollette, e mi prostituisco con i preti da
quando ero minorenne. Ho conosciuto Don Alloisio nel 1997 quando
frequentavo la Fondazione Fratelli Dimenticati, in via Longarina 4 a
Torino, e proprio in quella sede avevo rapporti sessuali con lui. Mi
risulta che lui frequentasse anche altri ragazzi, in particolare romeni
che si vendono in via Cavalli". La prima violenza sarebbe avvenuta in
quella casa della Fondazione Fratelli Dimenticati e da allora ne
sarebbe nato un susseguirsi di incontri al limite tra la prostituzione
e il ricatto: "Ho chiesto del denaro perché non sapevo proprio
come fare per campare. Sono un poveraccio. E quello da me voleva del
sesso". Era riuscito a racimolare fino a 10.000 euro, finché il
prete non lo denuncia e il ragazzo racconta particolari sconcertanti
che fanno scattare accuse pesantissime nei confronti di don Alloisio:
pedofilia e induzione alla prostituzione di minorenne, aggravata
dall'abuso di potere. La casa del salesiano è stata perquisita e
nel bagno del prete è stata trovata una ingente somma di denaro.
Il sacerdote ha giustificato la cosa dicendo che si trattava di denaro
dell'istituto Valsalice che lui amministrava, eppure persino il sindaco
Chiamparino si meraviglia di cosa ci facessero più di 100.000
euro dentro lo sciacquone del bagno.
Per quanto riguarda monsignor Vaudagnotto invece, che a differenza di
don Alloisio si è sempre astenuto dal denunciare il giovane, le
indagini continuano ma la situazione sembra essere meno pesante in
quanto i rapporti sessuali sarebbero incominciati successivamente
all'età di 18 anni. Verbali di interrogatorio e intercettazioni
telefoniche hanno infine portato magistrati e carabinieri ad allargare
le indagini ad altri tre sacerdoti, la cui identità è
ancora sconosciuta, e che avrebbero avuto rapporti con Costa a Magenta
(Milano), in Puglia e in Liguria. In tutto, per ora, i preti indagati
sono quindi in sei.
Data l'importanza che sembra assumere, e sempre con maggiore forza e
scalpore, il fenomeno dei preti pedofili, mi sembra opportuno fare
qualche riflessione al di là dei due singoli casi di Terni e
Torino che sono venuti alla luce durante l'estate (e sia chiaro che non
sono stati gli unici ma solo i più eclatanti). Non starò
a ricordare i casi più famosi del messicano Marcial Maciel
Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, né delle grandi
inchieste giudiziarie scoppiate prima in Irlanda e poi negli Usa.
Quando Santoro ha messo in scena la sua pseudo-battaglia contro la
censura clericale per mandare in tv il documentario della BBC Sex
Crimes and Vatican, il video era già in internet da mesi e
disponibile liberamente in italiano. Come dovrebbe essere ormai noto,
nel documentario si denunciava l'estensione del fenomeno pedofilia
all'interno delle strutture cattoliche, ma quel che è peggio il
silenzio e le protezioni offerte dalla Chiesa nei confronti di
sacerdoti pedofili, sistematicamente trasferiti altrove e sottratti
alla giustizia delle istituzioni. La politica del Vaticano per questi
casi è sempre la medesima e consiste nella copertura attraverso
"segreto pontificio", come impone esplicitamente, pena la scomunica
latae sententiae, un documento del 1962, il Crimen Sollicitationis..
Ebbene, da qualche tempo Santa Romana Chiesa sembra dare qualche segno
di cedimento. È sempre di quest'estate la notizia di un
risarcimento record, 660 milioni di dollari, da parte dell'Arcidiocesi
cattolica di Los Angeles a circa 500 vittime di abusi sessuali commessi
da preti pedofili a partire dagli anni 1940. La figura del sacerdote
maligno e perverso sta in qualche modo diventando credibile
nell'immaginario collettivo, e non stupisce che settori della
magistratura abbiano capito che accanirsi contro questi delinquenti
fino a ieri intoccabili possa diventare anche un buon modo per fare
soldi e carriera. A mio avviso l'accusa del clero cattolico nei
confronti dei giudici anticlericali è da questo punto di vista
del tutto fondata. Questi episodi possono essere infatti serenamente
ricondotti all'interno di un più generale processo di riduzione
della giustizia divina sotto il controllo e la repressione delle
istituzioni della giustizia umana, che è insieme un segno
evidente del progressivo indebolimento della Chiesa Cattolica (per lo
meno nei paesi del Primo Mondo). Mi azzarderei persino ad affermare che
lo stesso caso di Salvatore Costa possa in un certo senso rappresentare
la versione "proletaria" e "individualistica" dello stesso fenomeno di
riappropriazione, da parte della società civile, della ricchezza
indebitamente sottratta con l'inganno ed un uso accorto del potere da
parte di una casta sociale che come un parassita prospera sulla
sofferenza e la privazione altrui.
Noi anarchici, se da un lato non possiamo accodarci passivamente alle
istanze di un laicismo statalista portatore comunque di una concezione
della giustizia gerarchica e sopraindividuale, dall'altro dovremmo
forse impegnarci maggiormente nelle lotte anticlericali e favorire con
gli strumenti di cui disponiamo la maggiore accelerazione possibile di
questo processo di erosione dell'autoritarismo cattolico. Un ragazzo
che per anni si è prostituito per sopravvivere non merita il
nome di estorsore e non si può rimanere indifferenti di fronte
al fatto che lui ora è in galera mentre i suoi numerosi
approfittatori sono liberi e nel privilegio come sempre. Tenere accesa
l'attenzione della società sulle singole vicende di sacerdoti
coinvolti in crimini sessuali può essere un modo per impedire il
silenzio e le riabilitazioni mediatiche che rappresentano per i preti
imputati la maggiore chance di cavarsela come al solito. Inoltre tutti
questi episodi di pedofilia, molestie sessuali, rapporti omosessuali,
non fanno che indebolire la voce di Roma ogniqualvolta blatera dal
balcone le sue sciocchezze medievali sull'amore, il matrimonio, la
famiglia naturale, la procreazione, e tutti gli altri invadenti
precetti di etica sessuale. In tutto questo scenario, gli anarchici
possono essere portavoce di un anticlericalismo che non si ripari
ingenuamente dietro al culto dello stato laico e neutrale, come sembra
fare certa sinistra anche di movimento (e che poi in ultima istanza
vuol dire mandare i preti in galera, o mettere la guardia di finanza in
Vaticano, come voleva Beppe Grillo), ma che sappia intravedere nella
lotta all'autorità cattolica un'opportunità per scalfire
quel ben più ampio clima di cultura autoritaria che domina in
seno alla società e che coinvolge insieme chierici e laici.
Freigeist