Umanità Nova, n.27 del 9 settembre 2007, anno 87

Da Terni a Torino. L'estate dei preti pedofili


Faceva bene il giornalista de La Stampa Antonio Scurati a dire che forse questa del 2007 verrà ricordata come l'estate dei preti pedofili. Ed effettivamente ogni sincero anticlericale non poteva augurare al clero italiano un peggior seguito al Family Day che le più recenti cronache di stupri, abusi e molestie sessuali che dimostrano ancora una volta, e con la più chiara evidenza, quale sia la reale natura dei preti dietro alle menzogne con le quali sono così abili a difendersi. Ma proviamo a ricostruire singolarmente i due casi che hanno avuto una maggiore eco mediatica...

Il primo a finire sotto i riflettori è don Pierino Gelmini, carismatico prete antidroga fondatore della Comunità Incontro. La procura di Terni apre un'inchiesta su di lui per presunti abusi sessuali: ad accusarlo due ragazzi, ex-ospiti della comunità per tossicodipendenti. Secondo i magistrati le accuse sarebbero numerose e concordanti, secondo il centrodestra, per il quale Don Pierino rappresenta da anni un fedele punto di riferimento, le accuse non sarebbero che tentativi di estorsione. Intanto i testi dell'accusa diventano dieci, e la canea mediatica si scatena. Gasparri lo difende come "uno dei pochi eroi civili del nostro tempo", mentre Volontè parla di "furore anticattolico" e Mastella di "strumentalizzazioni di carattere anticlericale". Quanto all'accusato, non trova di meglio che dire di essere diventato vittima di "un'offensiva ebraico radical-chic". Ma il limite dell'incredibile è superato da Vittorio Messori, intellettuale, coautore di un libro con papa Giovanni Paolo II e di un altro con Benedetto XVI, in una sconcertante intervista rilasciata a La Stampa. "Un uomo di Chiesa fa del bene e talvolta cade in tentazione? E allora? Se fosse così per don Pierino Gelmini, se ogni tanto avesse toccato qualche ragazzo ma di questi ragazzi ne avesse salvati migliaia, e allora?" Messori si esordisce in una apologia del prete peccatore che finisce per difendere a spada tratta la pedofilia come debolezza umana che fa parte della grandezza del Vangelo, mentre se la Chiesa non è più in grado di controllare il problema le cause andrebbero ricercate proprio nella rivoluzione sessuale, nel riconoscimento dell'omosessualità e nello spegnimento della fede.
Tanto stupore per delle accuse così infamanti nei confronti di un uomo che si è sempre presentato come un servo al servizio degli ultimi non dovrebbe stupire se si pensa alle dinamiche con le quali l'immagine del santo è costruita alla perfezione dall'antica ars arcana ecclesiastica sposata alla potenza degli odierni mezzi di comunicazione, al totale asservimento della classe dirigente italiana ed alle infinite riserve finanziarie di un regno tutto di questo mondo. Nelle biografie ufficiali, o nel curriculum consultabile in internet nel sito della Comunità Incontro, non si accenna, solo per fare un esempio, al fatto che Don Pierino è già finito in carcere almeno un paio di volte e che è stato persino sospeso a divinis. Don Gelmini fu infatti arrestato la prima volta nel 1969 per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto e truffa. Dalle carte giudiziarie emerge che il prete sfruttava il suo ruolo di segretario del cardinale Luis Copello, Arcivescovo di Buenos Aires, sottraendo soldi da un'ambigua ditta import-export con l'America Latina. E riuscì anche a rimanere impigliato in una vicenda di speculazione edilizia all'Eur, dovendo infine rispondere del fallimento di una cooperativa di cui era cassiere. Don Gelmini a questo punto fugge nel Vietnam del Sud, e anche qui riesce ad essere accusato di appropriazione indebita per aver raggirato la signora Nhu, vedova del presidente Diem. Tornato in Italia, lo aspettano al varco e nel luglio del 1971 gli danno quattro anni di carcere, che sconta tutti.
Insomma, proprio un agnellino non era. Ma d'altra parte stiamo parlando di un personaggio la cui singolarità non può sfuggire a chi non sia accecato dai paraocchi della fede. Don Gelmini si fa chiamare "monsignore", appellativo riservato ai vescovi, e per questo ha pure ricevuto una diffida dal Vaticano. Ama comparire dietro l'altare con la corona, il bastone e la croce sul petto, per celebrare la messa secondo il rito latino. Quando i carabinieri lo arrestarono nella sua villa all'Infernetto, alla periferia di Roma, vi trovarono un'elegante costruzione con piscina, jaguar parcheggiata nel giardino, un'autista, una cuoca e una cameriera. Uno scenario che certo non si addice alla vita del pastore di anime. Intanto, per quel che riguarda il futuro, è recente la notizia di una fiction in due puntate sulla vita di questo grande uomo: tra gli sceneggiatori, Donato Carrisi, già autore di serie tv come "Casa Famiglia" e "Nassirya". Le indagini per abusi sessuali, invece, si concluderanno dopo il 15 settembre, quando ci sarà il probabile rinvio a giudizio del prete.

Il secondo episodio che ha clamorosamente gettato un po' di luce dietro ai traffici e alle meschinità di figure religiose fino a ieri stimate e rispettate parte da un'indagine di Torino. Il polverone nasce dall'arresto di un torinese di 24 anni, Salvatore Costa, accusato di estorsione nei confronti di monsignor Mario Vaudagnotto, responsabile dell'ufficio liturgico della diocesi presso la chiesa di San Lorenzo, e di don Luciano Alloisio, economo dell'istituto scolastico salesiano Valsalice. Il giovane arrestato ha raccontato di aver avuto per anni rapporti sessuali con i due preti ed anche con un terzo parroco della provincia di Torino.
Costa viene dipinto dai giornali come un poveraccio che vive in strada di elemosine, espedienti e ricatti, da un po' di tempo estorceva denaro a don Alloisio con la minaccia di rivelare pubblicamente del suo primo incontro con lui e dello stupro avvenuto all'età di 15 anni. "Sono sposato e padre di due bambini, chiedo soldi nelle chiese per tirare avanti, ma ogni tanto faccio qualche lavoretto come idraulico. Devo pagare l'affitto e le bollette, e mi prostituisco con i preti da quando ero minorenne. Ho conosciuto Don Alloisio nel 1997 quando frequentavo la Fondazione Fratelli Dimenticati, in via Longarina 4 a Torino, e proprio in quella sede avevo rapporti sessuali con lui. Mi risulta che lui frequentasse anche altri ragazzi, in particolare romeni che si vendono in via Cavalli". La prima violenza sarebbe avvenuta in quella casa della Fondazione Fratelli Dimenticati e da allora ne sarebbe nato un susseguirsi di incontri al limite tra la prostituzione e il ricatto: "Ho chiesto del denaro perché non sapevo proprio come fare per campare. Sono un poveraccio. E quello da me voleva del sesso". Era riuscito a racimolare fino a 10.000 euro, finché il prete non lo denuncia e il ragazzo racconta particolari sconcertanti che fanno scattare accuse pesantissime nei confronti di don Alloisio: pedofilia e induzione alla prostituzione di minorenne, aggravata dall'abuso di potere. La casa del salesiano è stata perquisita e nel bagno del prete è stata trovata una ingente somma di denaro. Il sacerdote ha giustificato la cosa dicendo che si trattava di denaro dell'istituto Valsalice che lui amministrava, eppure persino il sindaco Chiamparino si meraviglia di cosa ci facessero più di 100.000 euro dentro lo sciacquone del bagno.
Per quanto riguarda monsignor Vaudagnotto invece, che a differenza di don Alloisio si è sempre astenuto dal denunciare il giovane, le indagini continuano ma la situazione sembra essere meno pesante in quanto i rapporti sessuali sarebbero incominciati successivamente all'età di 18 anni. Verbali di interrogatorio e intercettazioni telefoniche hanno infine portato magistrati e carabinieri ad allargare le indagini ad altri tre sacerdoti, la cui identità è ancora sconosciuta, e che avrebbero avuto rapporti con Costa a Magenta (Milano), in Puglia e in Liguria. In tutto, per ora, i preti indagati sono quindi in sei.

Data l'importanza che sembra assumere, e sempre con maggiore forza e scalpore, il fenomeno dei preti pedofili, mi sembra opportuno fare qualche riflessione al di là dei due singoli casi di Terni e Torino che sono venuti alla luce durante l'estate (e sia chiaro che non sono stati gli unici ma solo i più eclatanti). Non starò a ricordare i casi più famosi del messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, né delle grandi inchieste giudiziarie scoppiate prima in Irlanda e poi negli Usa. Quando Santoro ha messo in scena la sua pseudo-battaglia contro la censura clericale per mandare in tv il documentario della BBC Sex Crimes and Vatican, il video era già in internet da mesi e disponibile liberamente in italiano. Come dovrebbe essere ormai noto, nel documentario si denunciava l'estensione del fenomeno pedofilia all'interno delle strutture cattoliche, ma quel che è peggio il silenzio e le protezioni offerte dalla Chiesa nei confronti di sacerdoti pedofili, sistematicamente trasferiti altrove e sottratti alla giustizia delle istituzioni. La politica del Vaticano per questi casi è sempre la medesima e consiste nella copertura attraverso "segreto pontificio", come impone esplicitamente, pena la scomunica latae sententiae, un documento del 1962, il Crimen Sollicitationis..
Ebbene, da qualche tempo Santa Romana Chiesa sembra dare qualche segno di cedimento. È sempre di quest'estate la notizia di un risarcimento record, 660 milioni di dollari, da parte dell'Arcidiocesi cattolica di Los Angeles a circa 500 vittime di abusi sessuali commessi da preti pedofili a partire dagli anni 1940. La figura del sacerdote maligno e perverso sta in qualche modo diventando credibile nell'immaginario collettivo, e non stupisce che settori della magistratura abbiano capito che accanirsi contro questi delinquenti fino a ieri intoccabili possa diventare anche un buon modo per fare soldi e carriera. A mio avviso l'accusa del clero cattolico nei confronti dei giudici anticlericali è da questo punto di vista del tutto fondata. Questi episodi possono essere infatti serenamente ricondotti all'interno di un più generale processo di riduzione della giustizia divina sotto il controllo e la repressione delle istituzioni della giustizia umana, che è insieme un segno evidente del progressivo indebolimento della Chiesa Cattolica (per lo meno nei paesi del Primo Mondo). Mi azzarderei persino ad affermare che lo stesso caso di Salvatore Costa possa in un certo senso rappresentare la versione "proletaria" e "individualistica" dello stesso fenomeno di riappropriazione, da parte della società civile, della ricchezza indebitamente sottratta con l'inganno ed un uso accorto del potere da parte di una casta sociale che come un parassita prospera sulla sofferenza e la privazione altrui.
Noi anarchici, se da un lato non possiamo accodarci passivamente alle istanze di un laicismo statalista portatore comunque di una concezione della giustizia gerarchica e sopraindividuale, dall'altro dovremmo forse impegnarci maggiormente nelle lotte anticlericali e favorire con gli strumenti di cui disponiamo la maggiore accelerazione possibile di questo processo di erosione dell'autoritarismo cattolico. Un ragazzo che per anni si è prostituito per sopravvivere non merita il nome di estorsore e non si può rimanere indifferenti di fronte al fatto che lui ora è in galera mentre i suoi numerosi approfittatori sono liberi e nel privilegio come sempre. Tenere accesa l'attenzione della società sulle singole vicende di sacerdoti coinvolti in crimini sessuali può essere un modo per impedire il silenzio e le riabilitazioni mediatiche che rappresentano per i preti imputati la maggiore chance di cavarsela come al solito. Inoltre tutti questi episodi di pedofilia, molestie sessuali, rapporti omosessuali, non fanno che indebolire la voce di Roma ogniqualvolta blatera dal balcone le sue sciocchezze medievali sull'amore, il matrimonio, la famiglia naturale, la procreazione, e tutti gli altri invadenti precetti di etica sessuale. In tutto questo scenario, gli anarchici possono essere portavoce di un anticlericalismo che non si ripari ingenuamente dietro al culto dello stato laico e neutrale, come sembra fare certa sinistra anche di movimento (e che poi in ultima istanza vuol dire mandare i preti in galera, o mettere la guardia di finanza in Vaticano, come voleva Beppe Grillo), ma che sappia intravedere nella lotta all'autorità cattolica un'opportunità per scalfire quel ben più ampio clima di cultura autoritaria che domina in seno alla società e che coinvolge insieme chierici e laici.

Freigeist



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