Puntuale come i primi temporali d'estate la polizia ha atteso la
settimana dopo ferragosto per porre fine all'esperienza del Fenix2, che
nella tarda primavera di quest'anno era risorto all'interno di una ex
caserma dei vigili urbani in via Bologna, un luogo che già nel
lontano 1977 – allora era un bagno pubblico abbandonato - era
stato occupato dagli anarchici. A trent'anni di distanza era divenuto
la seconda casa del Fenix, l'osservatorio astronomico contro la
repressione, sgomberato e messo sotto sequestro dalla magistratura il
20 luglio del 2005, quando Fenix venne individuato come luogo di
sovversione nell'ambito dell'inchiesta contro i 10 antifascisti
torinesi accusati di devastazione e saccheggio per aver partecipato ad
un corteo di denuncia di una grave aggressione fascista.
Di seguito il comunicato di solidarietà della Commissione di
Corrispondenza della FAI. "Tutta la nostra solidarietà va a
Fenix 2 - Osservatorio Astronomico Contro la Repressione sgomberato a
Torino il 21 agosto.
Questo atto, espressione della protervia, dell'arroganza e delle scelte
securitarie della giunta guidata dal sindaco Chiamparino, torna a
colpire una realtà che ha sempre fatto dell'autogestione e della
libertà una pratica concreta e quotidiana nella città di
Torino.
E così come alla libertà nessun potere e nessuna
autorità potranno mai spezzare le ali, allo stesso modo siamo
certi che Fenix tornerà a volare sulle miserie dei padroni di
Torino e dei loro cani da guardia."
Euf.
Sabato 1 settembre, il centro sociale La Chimica ha manifestato per
le strade veronesi dopo lo sgombero da piazza Zagata (o Zapata, come
qualcuno l'ha ribattezzata), annunciato e voluto dal sindaco leghista
Tosi già durante la sua campagna elettorale. Dal popolare
quartiere di Borgo Venezia, il corteo è riuscito a partire
nonostante i problemi frapposti dalle autorità di polizia per
uno striscione ritenuto offensivo nei riguardi del sindaco, giungendo a
Porta Vescovo ed attraversando Veronetta, quartiere multietnico e
solidale, tra i sorrisi e i saluti degli abitanti che ben conoscono
cosa significa la politica per la legalità intrapresa dal
sindaco padano e dai suoi alleati tricolori. Alle provocazioni delle
forze dell'ordine, ossessionate dal citato striscione che beffardamente
compariva e scompariva, si sono aggiunte due comparsate dei fascisti;
ma niente ha interrotto il bel corteo di oltre mezzo migliaio di
persone tra cui, oltre agli attivisti del centro, del circolo Pink, del
coordinamento migranti e della sinistra antagonista veronese, vi erano
non pochi compagni e attivisti provenienti sia dal resto del Veneto che
da Brescia e Bologna. Arrivati, infine, in piazza Bra il corteo si
è fermato tra fumogeni colorati, musica, slogan, sventolio di
bandiere rosse e rossonere, proprio sotto la sede del comune, dove
prendendo di sorpresa i tutori dell'ordine è, manco a dirlo,
riapparso lo striscione "incriminato". L'indomani il sindaco ha
commentato "Questi del centro sociale La Chimica proprio non li
capisco, invece di ringraziarmi di averli fatti allontanare da un luogo
pericoloso per la loro salute continuano a ricoprirmi di poco educati
epiteti e poco democratiche ingiurie": migliore non conferma non poteva
esserci a quanto riportato dallo striscione: ha proprio la faccia come
il culo.
UN reporter
Il 27 agosto, intorno alle undici e mezzo di sera, un gruppo di
estrema destra, già protagonista di una tentata aggressione un
paio di mesi prima, ha colpito un attivista di sinistra. Ecco il suo
racconto: "Oltre una decina di ragazzi sono usciti dal locale "Black
Lucifer" sito in via Navelli e mi sono venuti incontro. Avevano sui
giubbetti toppe con svastiche, croci celtiche e stemmi inneggianti il
nazismo. (…) Dalle loro facce e i loro slogan fascisti ho subito
capito che non avevano intenzione di lasciarmi stare, così mi
hanno accerchiato e spintonato fino a colpirmi con una catena in testa.
Non ho potuto fare nulla, ero da solo". Il ragazzo se l'è cavata
con tanta paura e quattro punti in testa ma sarebbe potuta finire
peggio. La gente di piazza Palazzo, nell'apprendere la notizia si
è stretta intorno all'aggredito ed ai suoi amici dimostrando
grande solidarietà.
Lo Spazio Libero 51 e varie altre realtà della sinistra aquilana
in un comunicato hanno stigmatizzato il ruolo di Fiamma Tricolore
accusata da dare agibilità e copertura agli squadristi.
cerp
Nel luglio del 1307 si conclude la vicenda che ha visto protagonisti
Dolcino, Margherita, Longino Cattaneo e con loro un'anonima folla di
apostolici e montanari ribelli. Verranno massacrati, torturati
orrendamente ed infine bruciati. La loro memoria, tuttavia, amplificata
dalla demonizzazione che la chiesa continua a farne, resta viva nei
secoli riemergendo come simbolo di rivolta nelle lotte delle valli
piemontesi sino ai giorni nostri.
A Venaus, il presidio No Tav, luogo simbolo di resistenza e di lotta,
sono convenute diverse centinaia di persone: per tre giorni si è
parlato di streghe e banditi, eretici e contadini insorti e del filo
che annoda le lotte di ieri a quelle di oggi.
Numerose e molto interessanti le relazioni presentate: si è
partiti con una riflessione sulle streghe in Val Susa per poi parlare
della vicenda di Dolcino e della guerra dei contadini nel 1525 in
Germania e poi ancora di streghe. Un lungo cammino attraverso luoghi ed
epoche diverse, che ci hanno restituito vivida l'immagine dei tanti,
che sia pure ancora all'interno di una prospettiva religiosa, si
pongono in aperto contrasto con la chiesa ed il dominio feudale e
statale. Una rivolta dei senza potere che vive nella prospettiva
affascinante dell'eresia nel senso dell'etimo greco, di scelta, di
libertà, di volontà di strappare di mano la spada ai
potenti per costruire un mondo nuovo.
In conclusione si è svolta un'assemblea che collegando la
memoria di ieri con le lotte contro l'alta velocità e le mille
nocività che aggrediscono l'ambiente, la vita e la
libertà di ciascuno di noi ha costituito un importante momento
di confronto in vista dei prossimi difficili mesi che ci attendono. Si
parlato della melassa sparsa dal governo, del tentativo di dividere i
movimenti, ma insieme anche della forte consapevolezza che solo la
strenua difesa della loro autonomia e il legame solidale tra le tante
resistenze possono dare una prospettiva a movimenti che sempre
più esprimono radicalità difficilmente comprimibili
all'interno di una logica di compromesso.
La tre giorni di Venaus è vissuta anche in un campeggio che si
è autorganizzato, utilizzando i prodotti dell'orto del Presidio,
le libere donazioni di chi veniva e che, per coprire le spese, si
è affidato ad una cassetta per l'offerta libera. Il tutto
evitando l'uso di plastica e fidando sul contributo di tutti. La logica
della competizione, del profitto e la specializzazione gerarchica si
battono anche nella vita quotidiana, quella che sempre più
è divenuta terreno di conquista per i predatori e saccheggiatori
contro cui sempre più forte è la rivolta.
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