Umanità Nova, n.28 del 16 settembre 2007, anno 87

Epcot, ossia il fantastico futuro di Disney. Ecoutopia in salsa Nestlè


Passare dalla lettura di Walden di Thoreau alle immagini digitalizzate del futuribile cosmo di EPCOT, equivale ad "inquadrare" il mondo osservandolo prima dalla posizione eretta e poi a testa in giù. Non ho saputo, però, resistere alla curiosità suscitata dalla lettura di un commento, apparso su un blog ambientalista, di un tale reduce dalla visita del parco di divertimenti della Disney. Così, abbandonata momentaneamente la lettura del libro, ho iniziato la navigazione nel web.
Disney World è ovviamente un mondo fantastico, un'industria del divertimento a pagamento, questo non va dimenticato per evitare di alimentare visioni eco-integraliste che possono apparire sproporzionate visto il tema dell'indagine, ma la storia di EPCOT è particolare.
Il nome deriva dalle iniziali del progetto " Experimental Prototype Community of Tomorrow " che doveva realizzare un modello di comunità utopistica dove non ci sarebbero state nè automobili né proprietà privata, per citare due delle caratteristiche principali. Un modello rappresentato architettonicamente dalla sfera geodetica, inventata da Buckminster Fuller, costruzione che troneggia all'entrata del parco della Florida.
L'utopia che aveva ispirato W. Disney  non venne mai realizzata ed il parco, ufficialmente aperto nell'ottobre del 1982, ha subito varie trasformazioni fino alla versione attuale di "finestra sul futuro" del pianeta con sezioni a tema come "the Land" centrata sull'ambiente terrestre ed in particolare sulle tecniche di produzione agricola. Uno dei tabelloni all'ingresso del padiglione recita: "Centro di ricerca e produzione per l'agricoltura sostenibile". L'attività di ricerca si articola nei settori delle biotecnologie, lotta integrata, acquacoltura, e produttività delle coltivazioni. In concreto, si passa dalle colture idroponiche agli esperimenti di crescita delle piante in assenza di gravità, dall'albero dei pomodori alla lattuga che si sviluppa utilizzando come substrato una sottile pellicola intrisa di sali minerali o chissà quali altre sostanze. Essendo, fondamentalmente, un parco di divertimenti non potevano mancare le zucche che crescono pendendo dai soffitti delle serre con la particolarità di riprodurre la testa di Topolino.
Ma perché interessarci a tutto ciò?
Può essere significativo ricordare che nei primi anni lo sponsor principale del parco era la Kraft e che da qualche tempo (dal 1993) è stata sostituita dalla Nestlè. Non si può fare a meno di notare come le guide che accompagnano i turisti non perdano occasione per glorificare i pregi delle colture geneticamente modificate (non ho trovato informazioni ufficiali sull'utilizzo di ogm ad EPCOT), inoltre, plastica e polistirolo la fanno da padroni sotto e fuori le strutture delle serre. L'aspetto per me più sorprendente è però legato al fatto che il terreno, il suolo su cui naturalmente crescono i vegetali, è praticamente scomparso o, se c'è, è ben celato all'occhio del visitatore, quasi si volesse troncare il rapporto tra le piante ed il complesso substrato su cui naturalmente si sviluppano.
È ovvio, da una parte c'è la necessità di spettacolarizzare le comuni coltivazioni abbondando nelle soluzioni tecnologiche "spaziali", anche per giustificare il pagamento del biglietto, ma abbinare queste tecniche a termini come sostenibilità e basso impatto ambientale, mischiare la lotta integrata e gli ogm, spingere la rincorsa alla produttività cancellando qualsiasi riferimento alla qualità costituiscono, nel loro insieme, un'operazione di propaganda a favore di un modello tutt'altro che sostenibile. Se poi aggiungiamo che nei laboratori di EPCOT si studiano ortaggi in grado di resistere più a lungo sugli scaffali dei supermercati, capiamo bene che la sostenibilità che si auspica non è quella di chi vuol raggiungere un equilibrio tra le attività umane del presente ed il futuro del pianeta ma, piuttosto, quella che guarda agli interessi di chi guida l'economia mondiale.
Una delle scritte che campeggiano sulle pareti che accompagnano i turisti in coda, mentre attendono di visitare le attrazioni, ricorda che: "Non abbiamo ereditato la Terra dai nostri antenati ma l'abbiamo in prestito dai nostri figli". Spero, per quanto scritto sopra, che questa massima renda più evidenti le contraddizioni del luogo piuttosto che consolidare l'idea di trovarsi nel laboratorio dove si sperimentano percorsi ambientalmente compatibili.
Con tutte le schifezze che girano in questo mondo non dovremmo certo mettere al centro delle nostre preoccupazioni questo parco, ma è pur vero che oltre ai visitatori adulti, che presupponiamo dotati di un proprio senso critico, EPCOT offre anche dei percorsi didattici dedicati ai giovani studenti.
Un minimo di attenzione bisogna quindi prestarla perché, non si sa mai… qualcuno, fra qualche anno, potrebbe credere normale che le zucche crescano con la forma della testa di Topolino.

MarTa


Note a margine:
- La Disney ha praticamente rubato il brevetto per far crescere i frutti dei vegetali con forme innaturali ad una piccola impresa: la Vegiforms
- Alcune immagini: http://www.inhabitat.com/2007/07/26/mickey-mouse-sustainable-farming/
- Cercando info nel web ho trovato un progetto di "grattacielo serra" proposto come novità. L'idea veniva in realtà esposta, alla fine dell'ottocento, da Kropotkin in "Campi fabbriche e officine" http://www.verticalfarm.com/designs.php
- Qualche notizia su Buckminster Fuller http://en.wikipedia.org/wiki/Buckminster_Fuller


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