Umanità Nova, n.28 del 16 settembre 2007, anno 87

Anarchici & Politica-10. Orizzonti dell'agire


Sul numero 39 del 2006 di UN con il titolo "Diserzione, passione, conflitto, sperimentazione" e sul numero 2 di quest'anno con il titolo "Il politico e il sociale" abbiamo pubblicato alcuni testi dedicati al tema "Anarchici & politica". Gli articoli sono del nostro collaboratore Salvo Vaccaro che ci aveva proposto di iniziare un dibattito su questo tema, suddividendolo intorno a varie aree tematiche. Sul numero 3 è comparso il contributo di Walter Siri "Più società meno politica". La discussione è proseguita sul numero 5 con un pezzo di Massimo Varengo "Anarchismo ed autorganizzazione". Sul numero 9 vi abbiamo proposto "Gabbie identitarie e seduzioni libertarie" di Salvo Vaccaro. Sul numero 16 è comparso "Dei tempi e delle storie" di Simone Bisacca. Sul numero 21 vi abbiamo proposto il testo di Domenico Liguori "Che fare? E come?" Sul numero 22 è comparso il testo di Andrea Papi "La politica degli anarchici" seguito la settimana successiva da "Anarchia nella società" di Riccardo Bonelli. Questa settimana è la volta del testo di Italino Rossi "Orizzonti dell'agire"
Ricordiamo a chi se li fosse persi che i precedenti interventi al dibattito sono on line sul sito di UN <http://www.ecn.org/uenne/>


Il movimento anarchico nei suoi trascorsi storici ha incontrato periodi di crisi alternati ad altri di successi, se non addirittura di entusiasmi, quando sembrava che la trasformazione della società in senso libertario fosse imminente. Alcuni storici hanno visto gli anni fra il 1936 e il 1939 in Spagna l'ultima occasione fornita agli anarchici per dare pratica attuazione alle loro idee. Da allora, si è detto, il movimento anarchico è andato progressivamente in crisi fino a raggiungere uno stato di emarginazione nella società che permane anche nel presente. Meno pessimisticamente si potrebbe affermare che successivamente al 1939 si sono incontrate occasioni ove la rinascita della lotta ha riportato gli anarchici protagonisti delle lotte sociali. Mi riferisco, ad esempio, alle lotte degli operai e degli studenti intorno al 1968, ma questa è un'altra storia il cui approfondimento ci porterebbe lontano dal tema che mi sono proposto di affrontare. Rimane tuttavia lo stato attuale di crisi del movimento anarchico che ci impone di risolvere un urgente problema: quello del che fare, qui ed ora. La crisi che attraversa il movimento non riguarda i principi quali libertà, uguaglianza, lotta al potere nelle sue varie forme, politico, economico, religioso, che rimangono fissi e non possono essere messi in discussione. L'interrogativo è come porsi di fronte alle problematiche che ci impone oggi la società capitalistica per evitare di rimanere ancorati alle battaglie che si intraprendono solamente contro i provvedimenti e le decisioni di altri e diventare finalmente protagonisti nell'agire sociale avanzando proposte concrete per la risoluzione di alcuni problemi urgenti sia localmente che in un ambito più vasto, lasciandosi così alle spalle quel ruolo esclusivo di antagonisti in cui ci hanno relegato (o ci siamo relegati) finora.
L'attuale situazione planetaria ci impone di superare il dilemma riforme o rivoluzione in quanto è evidente che la rivoluzione non è dietro l'angolo, quindi è giocoforza agire da riformisti (o se la parola non piace, da riformatori), tenendo comunque presente che tutti i passi che facciamo, seppur piccoli, devono indirizzarsi verso la trasformazione della società in senso libertario e non rafforzare il sistema di dominio oggi imperante. Alcune tematiche da affrontare oggi da parte degli anarchici, tenendo comunque presente che l'elenco non è per niente esaustivo e potrebbe essere modificato o ampliato in qualsiasi occasione, dovrebbero riguardare taluni aspetti della vita quotidiana e le relative difficoltà che si incontrano, quali il reperimento di alloggi e lo smaltimento dei rifiuti, senza trascurare problemi più generali come la penuria d'acqua potabile e l'esaurimento delle tradizionali fonti di energia. Le proposte dovrebbero essere accompagnate da relazioni di tecnici di sicura esperienza, ma non legati agli interessi delle grandi lobby. Ma c'è un problema principe, al di sopra di tutti gli altri, l'enorme squilibrio fra paesi ricchi e paesi poveri e tra ricchi e poveri all'interno dei paesi considerati poveri. È una situazione che deriva in parte dalle conquiste predatorie dei paesi ricchi che con la cosiddetta globalizzazione (ironia della sorte: sono stati i capitalisti a mettere in pratica l'internazionalismo e non i proletari!) impongono i loro progetti che non sono tesi certo a diminuire lo squilibrio fra i vari ceti sociali. Partendo da questa situazione di fatto, sapranno gli anarchici avanzare proposte realistiche? È un'occasione che non dovrebbero lasciarsi sfuggire perché tali problematiche sono della massima urgenza, seppur non diffuse sufficientemente fra la cosiddetta opinione pubblica, distratta (o volutamente fatta distrarre) da altre notizie o avvenimenti capaci di non disturbare chi ha oggi le leve del comando.
Sono consapevole che l'impegno per il movimento anarchico è faticoso, irto di difficoltà, forse cosparso di tranelli e sconfitte, ma non possiamo rinunciare quantomeno a provare a rendere consapevole la popolazione della necessità di gestire direttamente il proprio destino (che è poi uno dei compiti che ogni anarchico si è prefissato), perché la conoscenza dei fatti è direttamente legata alle successive decisioni al fine di conquistare sempre maggiori spazi di libertà, poiché (è ovvio) la libertà degli altri è condizione indispensabile per la nostra libertà.

Italino Rossi


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