Sul numero 39 del 2006 di UN con il
titolo "Diserzione, passione, conflitto, sperimentazione" e sul numero
2 di quest'anno con il titolo "Il politico e il sociale" abbiamo
pubblicato alcuni testi dedicati al tema "Anarchici & politica".
Gli articoli sono del nostro collaboratore Salvo Vaccaro che ci aveva
proposto di iniziare un dibattito su questo tema, suddividendolo
intorno a varie aree tematiche. Sul numero 3 è comparso il
contributo di Walter Siri "Più società meno politica". La
discussione è proseguita sul numero 5 con un pezzo di Massimo
Varengo "Anarchismo ed autorganizzazione". Sul numero 9 vi abbiamo
proposto "Gabbie identitarie e seduzioni libertarie" di Salvo Vaccaro.
Sul numero 16 è comparso "Dei tempi e delle storie" di Simone
Bisacca. Sul numero 21 vi abbiamo proposto il testo di Domenico Liguori
"Che fare? E come?" Sul numero
22 è comparso il testo di Andrea Papi "La politica degli
anarchici" seguito la settimana successiva da "Anarchia nella
società" di Riccardo Bonelli. Questa settimana è la volta
del testo di Italino Rossi "Orizzonti dell'agire"
Ricordiamo a chi se li fosse persi
che i precedenti interventi al dibattito sono on line sul sito di UN
<http://www.ecn.org/uenne/>
Il movimento anarchico nei suoi trascorsi storici ha incontrato periodi
di crisi alternati ad altri di successi, se non addirittura di
entusiasmi, quando sembrava che la trasformazione della società
in senso libertario fosse imminente. Alcuni storici hanno visto gli
anni fra il 1936 e il 1939 in Spagna l'ultima occasione fornita agli
anarchici per dare pratica attuazione alle loro idee. Da allora, si
è detto, il movimento anarchico è andato progressivamente
in crisi fino a raggiungere uno stato di emarginazione nella
società che permane anche nel presente. Meno pessimisticamente
si potrebbe affermare che successivamente al 1939 si sono incontrate
occasioni ove la rinascita della lotta ha riportato gli anarchici
protagonisti delle lotte sociali. Mi riferisco, ad esempio, alle lotte
degli operai e degli studenti intorno al 1968, ma questa è
un'altra storia il cui approfondimento ci porterebbe lontano dal tema
che mi sono proposto di affrontare. Rimane tuttavia lo stato attuale di
crisi del movimento anarchico che ci impone di risolvere un urgente
problema: quello del che fare, qui ed ora. La crisi che attraversa il
movimento non riguarda i principi quali libertà, uguaglianza,
lotta al potere nelle sue varie forme, politico, economico, religioso,
che rimangono fissi e non possono essere messi in discussione.
L'interrogativo è come porsi di fronte alle problematiche che ci
impone oggi la società capitalistica per evitare di rimanere
ancorati alle battaglie che si intraprendono solamente contro i
provvedimenti e le decisioni di altri e diventare finalmente
protagonisti nell'agire sociale avanzando proposte concrete per la
risoluzione di alcuni problemi urgenti sia localmente che in un ambito
più vasto, lasciandosi così alle spalle quel ruolo
esclusivo di antagonisti in cui ci hanno relegato (o ci siamo relegati)
finora.
L'attuale situazione planetaria ci impone di superare il dilemma
riforme o rivoluzione in quanto è evidente che la rivoluzione
non è dietro l'angolo, quindi è giocoforza agire da
riformisti (o se la parola non piace, da riformatori), tenendo comunque
presente che tutti i passi che facciamo, seppur piccoli, devono
indirizzarsi verso la trasformazione della società in senso
libertario e non rafforzare il sistema di dominio oggi imperante.
Alcune tematiche da affrontare oggi da parte degli anarchici, tenendo
comunque presente che l'elenco non è per niente esaustivo e
potrebbe essere modificato o ampliato in qualsiasi occasione,
dovrebbero riguardare taluni aspetti della vita quotidiana e le
relative difficoltà che si incontrano, quali il reperimento di
alloggi e lo smaltimento dei rifiuti, senza trascurare problemi
più generali come la penuria d'acqua potabile e l'esaurimento
delle tradizionali fonti di energia. Le proposte dovrebbero essere
accompagnate da relazioni di tecnici di sicura esperienza, ma non
legati agli interessi delle grandi lobby. Ma c'è un problema
principe, al di sopra di tutti gli altri, l'enorme squilibrio fra paesi
ricchi e paesi poveri e tra ricchi e poveri all'interno dei paesi
considerati poveri. È una situazione che deriva in parte dalle
conquiste predatorie dei paesi ricchi che con la cosiddetta
globalizzazione (ironia della sorte: sono stati i capitalisti a mettere
in pratica l'internazionalismo e non i proletari!) impongono i loro
progetti che non sono tesi certo a diminuire lo squilibrio fra i vari
ceti sociali. Partendo da questa situazione di fatto, sapranno gli
anarchici avanzare proposte realistiche? È un'occasione che non
dovrebbero lasciarsi sfuggire perché tali problematiche sono
della massima urgenza, seppur non diffuse sufficientemente fra la
cosiddetta opinione pubblica, distratta (o volutamente fatta distrarre)
da altre notizie o avvenimenti capaci di non disturbare chi ha oggi le
leve del comando.
Sono consapevole che l'impegno per il movimento anarchico è
faticoso, irto di difficoltà, forse cosparso di tranelli e
sconfitte, ma non possiamo rinunciare quantomeno a provare a rendere
consapevole la popolazione della necessità di gestire
direttamente il proprio destino (che è poi uno dei compiti che
ogni anarchico si è prefissato), perché la conoscenza dei
fatti è direttamente legata alle successive decisioni al fine di
conquistare sempre maggiori spazi di libertà, poiché
(è ovvio) la libertà degli altri è condizione
indispensabile per la nostra libertà.
Italino Rossi