Quest'anno è cominciata molto presto: ci riferiamo all'ennesima
campagna sul rischio black out elettrico. L'anno scorso provò a
lanciarla in ottobre il giornale della Confindustria ma un inverno
particolarmente mite la fece abortire sul nascere. In questa fine
estate, la campagna ha avuto due protagonisti: l'amministratore
delegato di ENEL, Conti, e il ministro per lo sviluppo economico,
Bersani che si sono comportati come due abili compagni di squadra (e
chi dice che non lo siano?). Ad un convegno organizzato a Frascati dai
parlamentari dell'Ulivo, Conti ha snocciolato una serie di allarmi: dai
gasdotti che saranno pronti solo nel 2009 ai rigassificatori che non si
fanno, dalla carenza di nuove linee ad alta tensione all'insufficienza
degli stoccaggi per il gas in arrivo, il tutto condito con l'usuale
minaccia di black out ("il prossimo inverno potrebbe essere buio e
freddo"). Tanto per drammatizzare un po', Conti aggiunge che l'attuale
situazione italiana è peggiore di quella del 2006 quando si
assistette ad una strana crisi del gas causata dai contrasti fra Russia
e Ucraina. Intervenuto nell'ambito dello stesso convegno, Bersani si
è detto d'accordo attaccando gli enti locali che non accettano
le infrastrutture energetiche: "Le Regioni e i Comuni che bloccano le
nuove installazioni energetiche dovranno pagare il danno arrecato agli
italiani" dichiara Bersani, concetto più volte riaffermato nei
giorni seguenti. La "grande stampa" ha dato molto risalto al teatrino
dei due "amici di merende": "ENEL avverte: inverno a rischio" titola
"il Sole-24 ore" del 12 settembre che però diventa un
terrorizzante "Rischio black out, l'inverno sarà freddo e buio"
per il "Corriere della Sera", mentre l'articolo de La Stampa inizia con
un "L'inverno è ancora lontano ma l'Italia si trova già
alla canna del gas". Mi fermo qui per decenza.
Ma rischiamo veramente di rimanere al freddo e al buio? Visto che lo
dicono personaggi come il ministro Bersani (uomo dei petrolieri e dei
poteri forti) e l'AD di ENEL, vista la montagna di sciocchezze e di
cifre manipolate che la "grande stampa" ha scritto in appena tre giorni
ci sarebbe da pensare che sono tutte manovre propagandistiche.
In effetti, è proprio così.
Ma a quale scopo? L'obiettivo di facciata, quello a breve periodo,
è vincere le resistenze delle popolazioni che non vogliono
vedere l'ambiente rovinato da ecomostri energetici (rigassificatori,
linee ad alta tensione, stoccaggi, ecc.), l'obiettivo a medio termine
è quello di imporre la riconversione al carbone di un buon
numero di vetuste centrali ad olio combustibile, l'obiettivo a lungo
termine è quello di imporre il ritorno del nucleare. È
stato giustamente notato che Conti è esponente di una
multinazionale potentissima, ENEL, che ha impostato il proprio piano
industriale nazionale sul carbone e quello internazionale sul nucleare.
Più chiaro di così!
Prima di affrontare, brevemente, la questione dell'approvvigionamento
del gas mi sembra necessario ricordare che l'azione terroristica sui
black out energetici è ormai vecchia di almeno una decina di
anni. Fino al black out del settembre 2003, quando l'Italia rimase al
buio non per mancanza di energia ma per una carente e pasticciata
gestione delle tante centrali esistenti che di notte venivano
(vengono…) tenute spente o al minimo, si disse che il problema
erano i processi autorizzativi troppo lunghi per la realizzazione di
nuove centrali elettriche e si rispose col decreto sblocca centrali che
diede l'immediato via libera a una trentina di nuovi impianti. Oggi si
usano gli stessi sistemi per imporre rigassificatori e stoccaggi di
gas: "le centrali ci sono ma ora rischia di mancare il gas".
Naturalmente non è vero niente anzi siamo di fronte ad una serie di bugie.
Secondo i dati forniti dalla cabina di regia istituita dal governo
Prodi, nel 2008 la richiesta di gas "dovrebbe essere" di 93,8 miliardi
di metri cubi di gas di cui 91,5 sicuramente provenienti da produzione
nazionale, in calo, e importazioni. Saremmo quindi "sotto" di 2,3
miliardi. Peccato che le cose non stiano così perché le
cifre presentate dal governo Prodi sono sistematicamente gonfiate:
infatti, nel 2006, con un inverno "normalmente freddo", sono stati
consumati (cifre ufficiali del MSE) 84,4 miliardi mentre appena quattro
mesi prima la cabina di regia ne aveva previsti 88,4. Per gli amanti
delle statistiche il 5,53% in meno. Nel 2007 il trend a tutto giugno,
grazie anche ad un inverno assai mite, è di una diminuzione del
7,7% dei consumi di gas. Questo, naturalmente, Conti, Bersani e i loro
servizievoli amici giornalisti dimenticano di dircelo.
Ma le bugie non finiscono qui.
Grazie al governo Berlusconi e a quello Prodi a partire dal 2009
verranno potenziati o inaugurati un incredibile numero di nuovi
gasdotti. Eccolo l'elenco della sbornia di gas che i signori
dell'energia stanno per propinarci: nel 2011 entreranno in funzione il
gasdotto GALSI dall'Algeria, via Sardegna e Toscana, con una
capacità di 10/12 miliardi di metri cubi e il gasdotto IGI dalla
Grecia, 8 miliardi di metri cubi. Verranno poi potenziati il gasdotto
TAG dalla Russia via Austria, 6,5 miliardi, e quello TTPC dall'Algeria,
via Tunisia, altri 6,5 miliardi di metri cubi. Quindi nel 2011 alle
importazioni attuali (77,4 miliardi di metri cubi) si aggiungeranno
31/33 miliardi di metri cubi, per un totale di almeno 108 miliardi di
metri cubi rispetto ai 101 previsti dalla cabina di regia. Ma non basta
si parla del potenziamento del gasdotto che porta gas dalla Libia e
della costruzione di un nuovo gasdotto dall'Albania (altri 4-8 miliardi
solo per quello albanese). A questo mare di gas Bersani e suoi amici
vorrebbero aggiungere quello proveniente da almeno 4 rigassificatori.
Cosa se ne farà l'Italia di tutto questo gas? Di niente
perché gran parte di esso transiterà dall'Italia per
andare nel centro Europa. Un business sul quale si sono gettati i
gruppi energetici italiani ed esteri, fatto sulle spalle dell'ambiente
e delle popolazioni. Che però si difendono...
Indagator