Umanità Nova, n.29 del 23 settembre 2007, anno 87

Il leghista perfetto. Messale e moschetto


Dopo il ricorso ai fucili pateticamente evocato da Bossi durante in comizio, la Lega Nord si arma di messali. Da qualche tempo, come si sa, il papa può contare su un ultrà del ritorno della messa in latino: l'europarlamentare leghista Mario Borghezio che ha sollecitato i dirigenti locali del partito a promuovere petizioni locali da consegnare ai parroci che officiano il rito in italiano. Secondo il noto Borghezio che, si è fatto riconoscere per la sua islamofobia persino a Bruxelles dove è stato fermato assieme ad altri esagitati razzisti del Vlaams Belang, "devono tornare nelle nostre città e nei nostri paesi il rito dei nostri antenati, il canto gregoriano e il magistero di sempre", auspicando che il nuovo corso "segni una svolta nel senso del ritorno alla tradizione, correggendo gli errori del Concilio Vaticano II", perché "la Padania deve restare cristiana, e non diventare musulmana".
Tra i primi a raccogliere l'invito dell'ex-ordinovista con simpatie filoislamiche Borghezio, i leghisti di Venezia che il 10 settembre, per bocca del loro consigliere comunale Alberto Mazzonetto, hanno presentato in municipio il nuovo messale come "gloria veneta e veneziana", con in appendice le introduzioni liturgiche per le festività dei santi veneziani e veronesi. Ricordando che dal 14 settembre la messa in latino verrà equiparata al rito attuale, Mazzonetto ha espresso riconoscenza a Benedetto XVI, rivendicando che "La Lega in questo senso ha fatto da battistrada come vettore delle idee del tradizionalismo cattolico: già dieci anni fa il mio partito favoriva la liturgia in latino durante le proprie feste e raduni".
Ovviamente, con la rimozione totale di tutti i riferimenti pagani alla cultura padano-celtica e al Dio Po che per tanto tempo hanno caratterizzato l'invenzione dell'identità leghista.
A benedire il ritorno all'antico è intervenuto don Wilmar Pavesi, della curia veronese, secondo il quale "La chiesa non è un museo, ma fonte di vita": affermazione questa quantomeno stridente con quanto invece dichiarato proprio lo stesso giorno da don Floriano Abramovich, sacerdote tradizionalista lefevbriano, che alla Festa provinciale della Lega Nord nella vicina Treviso ha sostenuto che "La pena di morte è un bene ma, purtroppo, in mano a questa società diviene un male".
Già, purtroppo... come sottoscriverebbe anche Torquemada.

redVE



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