Umanità Nova, n.30 del 30 settembre 2007, anno 87

Fortezza Europa. Controllare e proibire


In occasione delle celebrazioni dell'anniversario dell'attacco alle Twin Towers, Franco Frattini, Commissario europeo alla Sicurezza e Giustizia, ha annunciato di voler condurre uno studio esplorativo per trovare il miglior sistema in grado di impedire a chi si collega ad Internet di utilizzare o cercare parole pericolose come "bomba", "uccidere", "genocidio" o "terrorismo". La proposta dovrebbe essere presentata nel prossimo mese di novembre insieme ad altre misure volte a fronteggiare il famigerato "terrorismo internazionale". Ovviamente l'autore di tale brillante pensata ha chiarito che la censura è diretta a colpire esclusivamente le informazioni di tipo "operativo" e non quelle storiche, di opinione o di analisi. Si tratterebbe, insomma, di impedire a chi cerca su Internet la ricetta di una bomba di trovarla.
Peccato che, già da molti anni (il web era appena nato), sono in circolazione diversi sistemi che permettono di impedire l'accesso a determinati siti web basandosi su elenchi di parole "proibite" e che, già da molti anni, si è visto che tali sistemi da una parte bloccano molti più siti di quanti dovrebbero e dall'altra sono facilmente aggirabili. In altre parole servono solo a vendere (e cara) una falsa sicurezza ai genitori troppo preoccupati delle attività su Internet dei loro figli.
La posta in gioco è in realtà ben più alta del semplice tentativo di bloccare l'accesso a informazioni che si possono trovare anche in una qualsiasi libreria o biblioteca universitaria. Accanto a questa proposta c'è infatti quella di rendere più veloce la chiusura dei siti web scomodi e quella di dare alle forze dell'ordine la libertà di spiare più facilmente e con la massima impunità le informazioni che circolano sulla Rete.
Sempre a proposito di spioni, il 15 settembre scorso scadeva per l'Italia il termine per il recepimento della direttiva europea 2006/24/CE, sulla conservazione dei dati dei servizi di comunicazione (la cosiddetta "data retention"), altro campo spinoso per la libertà e la riservatezza delle nostre comunicazioni. Duramente e continuamente messe alla prova dai continui "scandali" a base di tabulati e intercettazioni che vedono protagonisti spioni di stato o privati.
La direttiva europea, volta ad "armonizzare" le varie legislazioni esistenti nei codici dei paesi membri, prevede delle misure che andrebbero a modificare il cosiddetto "Decreto Pisanu" (DL 27 luglio 2005, n. 144) che già aveva dato un bel colpo alle libertà di comunicazione e di informazione, sempre con la solita scusa della lotta al terrorismo.
Senza entrare nel dettaglio, vediamo per esempio quanto dura l'archiviazione dei dati oggi in Italia: tutti i dati relativi al traffico telefonico - non il contenuto delle telefonate - comprese le telefonate a vuoto, vengono archiviati per 24 mesi che possono diventare 48 nel caso di prolungamento delle indagini relative a determinati reati. Vengono anche archiviati tutti i dati relativi al traffico telematico - non il contenuto delle comunicazioni - per 6 mesi che possono diventare 12 nel caso di prolungamento delle indagini relative a determinati reati.
Rispetto alla durata dell'archiviazione, la direttiva europea prevede un tempo minimo di 6 ed uno massimo di 24 mesi. In questo modo vengono ridotti, almeno per i dati relativi al traffico telefonico, il termine minimo e massimo di conservazione dei dati. Viene invece aumentato il termine massimo di conservazione del traffico telematico, molto probabilmente perché su questo passano ormai anche le telefonate, quelle fatte tramite il "voice over IP".
Queste misure continuano comunque a sollevare diverse perplessità tra gli addetti ai lavori, soprattutto per il costo di un sistema del genere che ricade tutto sulle spalle delle imprese e che (ovviamente) viene poi scaricato su quelle dei consumatori. Senza contare poi il fatto che, secondo molti, dopo 6 mesi è difficile che i dati conservati si rivelino davvero utili.
Registrare e conservare, per un periodo breve o lungo, i dati relativi alle comunicazioni di tutta la popolazione è comunque un atto di una gravità inaudita. Tanto più grave se si scopre che negli USA, il paese che ha inventato la "lotta al terrorismo", non esiste una legge che preveda l'archiviazione dei dati relativi alle comunicazioni di tutta la popolazione, ma esclusivamente l'archiviazione, per 3 mesi, rinnovabili, dei dati relativi ad una singola persona "sospetta".
Una conferma del servilismo dei politici europei ed italiani verso i padroni del mondo.

Pepsy


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