In occasione delle celebrazioni dell'anniversario dell'attacco alle
Twin Towers, Franco Frattini, Commissario europeo alla Sicurezza e
Giustizia, ha annunciato di voler condurre uno studio esplorativo per
trovare il miglior sistema in grado di impedire a chi si collega ad
Internet di utilizzare o cercare parole pericolose come "bomba",
"uccidere", "genocidio" o "terrorismo". La proposta dovrebbe essere
presentata nel prossimo mese di novembre insieme ad altre misure volte
a fronteggiare il famigerato "terrorismo internazionale". Ovviamente
l'autore di tale brillante pensata ha chiarito che la censura è
diretta a colpire esclusivamente le informazioni di tipo "operativo" e
non quelle storiche, di opinione o di analisi. Si tratterebbe, insomma,
di impedire a chi cerca su Internet la ricetta di una bomba di trovarla.
Peccato che, già da molti anni (il web era appena nato), sono in
circolazione diversi sistemi che permettono di impedire l'accesso a
determinati siti web basandosi su elenchi di parole "proibite" e che,
già da molti anni, si è visto che tali sistemi da una
parte bloccano molti più siti di quanti dovrebbero e dall'altra
sono facilmente aggirabili. In altre parole servono solo a vendere (e
cara) una falsa sicurezza ai genitori troppo preoccupati delle
attività su Internet dei loro figli.
La posta in gioco è in realtà ben più alta del
semplice tentativo di bloccare l'accesso a informazioni che si possono
trovare anche in una qualsiasi libreria o biblioteca universitaria.
Accanto a questa proposta c'è infatti quella di rendere
più veloce la chiusura dei siti web scomodi e quella di dare
alle forze dell'ordine la libertà di spiare più
facilmente e con la massima impunità le informazioni che
circolano sulla Rete.
Sempre a proposito di spioni, il 15 settembre scorso scadeva per
l'Italia il termine per il recepimento della direttiva europea
2006/24/CE, sulla conservazione dei dati dei servizi di comunicazione
(la cosiddetta "data retention"), altro campo spinoso per la
libertà e la riservatezza delle nostre comunicazioni. Duramente
e continuamente messe alla prova dai continui "scandali" a base di
tabulati e intercettazioni che vedono protagonisti spioni di stato o
privati.
La direttiva europea, volta ad "armonizzare" le varie legislazioni
esistenti nei codici dei paesi membri, prevede delle misure che
andrebbero a modificare il cosiddetto "Decreto Pisanu" (DL 27 luglio
2005, n. 144) che già aveva dato un bel colpo alle
libertà di comunicazione e di informazione, sempre con la solita
scusa della lotta al terrorismo.
Senza entrare nel dettaglio, vediamo per esempio quanto dura
l'archiviazione dei dati oggi in Italia: tutti i dati relativi al
traffico telefonico - non il contenuto delle telefonate - comprese le
telefonate a vuoto, vengono archiviati per 24 mesi che possono
diventare 48 nel caso di prolungamento delle indagini relative a
determinati reati. Vengono anche archiviati tutti i dati relativi al
traffico telematico - non il contenuto delle comunicazioni - per 6 mesi
che possono diventare 12 nel caso di prolungamento delle indagini
relative a determinati reati.
Rispetto alla durata dell'archiviazione, la direttiva europea prevede
un tempo minimo di 6 ed uno massimo di 24 mesi. In questo modo vengono
ridotti, almeno per i dati relativi al traffico telefonico, il termine
minimo e massimo di conservazione dei dati. Viene invece aumentato il
termine massimo di conservazione del traffico telematico, molto
probabilmente perché su questo passano ormai anche le
telefonate, quelle fatte tramite il "voice over IP".
Queste misure continuano comunque a sollevare diverse
perplessità tra gli addetti ai lavori, soprattutto per il costo
di un sistema del genere che ricade tutto sulle spalle delle imprese e
che (ovviamente) viene poi scaricato su quelle dei consumatori. Senza
contare poi il fatto che, secondo molti, dopo 6 mesi è difficile
che i dati conservati si rivelino davvero utili.
Registrare e conservare, per un periodo breve o lungo, i dati relativi
alle comunicazioni di tutta la popolazione è comunque un atto di
una gravità inaudita. Tanto più grave se si scopre che
negli USA, il paese che ha inventato la "lotta al terrorismo", non
esiste una legge che preveda l'archiviazione dei dati relativi alle
comunicazioni di tutta la popolazione, ma esclusivamente
l'archiviazione, per 3 mesi, rinnovabili, dei dati relativi ad una
singola persona "sospetta".
Una conferma del servilismo dei politici europei ed italiani verso i padroni del mondo.
Pepsy