Umanità Nova, n.30 del 30 settembre 2007, anno 87

I salti del Grillo: riflessioni a margine. Nessun blog ci salverà


Beppe Grillo invita adesso a partecipare ai consigli comunali: "Partecipate ai consigli comunali. Sono gratis e meglio del cinema. La carta di identità è la nostra tessera di partito. I comuni la nostra piazza. Sindaci e assessori i nostri dipendenti. Vanno controllati. Tutto a norma di legge, assistere alle sedute consiliari è legale, è previsto dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali". A tutta la politica istituzionale e partitica che lo accusa più o meno velatamente di essere "sfascista", il comico genovese risponde con un invito alla "partecipazione democratica di massa". Con ogni evidenza, siamo davanti ad un movimento di rigenerazione delle istituzioni. La critica dei "grillini" si incentra tutta sul personale politico della "casta" e non intende assolutamente porre in discussione l'ordinamento giuridico-istituzionale che governa la nostra società. Gli uomini politici sono "cattivi"; le istituzioni democratiche sono "buone" e basta affidarle a non pregiudicati, eletti senza mediazione delle segreterie dei partiti, non più di due volte nel caso dei parlamentari: questo è in effetti il contenuto della proposta di legge di iniziativa popolare di Grillo. E controllare di persona l'operato delle assemblee elettive (consigli comunali, ecc.). Fino a qui nulla di particolare e di nuovo. Nuovo è il modo attraverso cui i "grillini" via via sono andati crescendo come movimento, tutto attraverso il blog di Grillo e contatti in rete. Nuova la composizione del movimento: ceto medio istruito con simpatie "di sinistra". Certamente un movimento di tonificazione del meccanismo della rappresentanza, in termini di decenza ed efficienza. Da anni Grillo conduce anche battaglie per la tutela dei risparmiatori nei casi Cirio, Parmalat, Telecom, casi che Grillo denunciò anche prima che scoppiassero pubblicamente. Anche in questo caso, l'interesse dei "grillini" è una "bonifica" del mercato, non la sua messa in discussione. Il movimento di Grillo sarebbe quindi espressione di quegli anticorpi che la stessa democrazia liberale è in grado di produrre contro le proprie degenerazioni.
Si chiede TAZ sullo scorso numero di Umanità Nova (UN n. 29 del 23.9.07 V-Day: simboli di rivolta per una piazza borghese. E poi le liste. Col bollino): "E noi cosa facciamo? In questo momento storico, l'anarchismo dovrebbe – come si suol dire – fare furore perché, di fatto, ci sono tutte le condizioni per un suo radicamento capillare nel dibattito su come concepire e realizzare una società diversa con una migliore e più efficiente organizzazione delle risorse".
Invece "Rimane tuttavia lo stato attuale di crisi del movimento anarchico che ci impone di risolvere un urgente problema: quello del che fare, qui ed ora. La crisi che attraversa il movimento non riguarda i principi... L'interrogativo è come porsi di fronte alle problematiche che ci impone oggi la società capitalistica per evitare di rimanere ancorati alle battaglie che si intraprendono solamente contro i provvedimenti e le decisioni di altri e diventare finalmente protagonisti nell'agire sociale avanzando proposte concrete per la risoluzione di alcuni problemi urgenti sia localmente che in un ambito più vasto, lasciandosi così alle spalle quel ruolo esclusivo di antagonisti in cui ci hanno relegato (o ci siamo relegati)", come scriveva Italino Rossi la settimana prima (UN n. 28 del 16.9.07 pag. 4 Orizzonti dell'agire).
Insomma, l'anarchismo dovrebbe "fare furore" ed invece, pur saldo nei suoi principi, "è in crisi". E, parafrasando Woody Allen, "se l'anarchismo è in crisi, anche Umanità Nova non si sente troppo bene", vista la sua fallimentare situazione economica. Sia TAZ che Italino Rossi invitano alla concretezza, all'attenzione alla vita sociale quale è, alle modalità concrete attraverso cui la società si organizza e affronta il problema della sua sopravvivenza. L'invito è a occuparsi delle modalità concrete attraverso cui gli uomini si associano e si organizzano per rispondere ai loro bisogni. La sfida è stare nei luoghi dove le contraddizioni della società si materializzano in crisi e movimenti: la sfida è fare politica fuori e contro le istituzioni presenti non per migliorarle, ma per distruggerle, svuotarle, superarle. La sfida è stare nelle assemblee, nei momenti di lotta, nelle riunioni noiose ed estenuanti. La sfida è stare in mezzo alla gente così come è. Diciamo che "nessun blog ci potrà salvare" e che crediamo piuttosto e vogliamo vivere nella materialità dei conflitti, dei luoghi, dei tempi, dove gli uomini e le donne si rivoltano ad un destino scritto da altri.

W.B.


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