Umanità Nova, n.30 del 30 settembre 2007, anno 87

Afganistan. Strage autorizzata dall'ONU


Lo scorso 20 settembre, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha autorizzato il contingente militare Isaf-Nato a restare per un altro anno in Afganistan; formula giornalistica per non dire che guerra, occupazione e stragi continuano ad essere legittimate dalle Nazioni Unite. Hanno votato a favore della risoluzione 14 stati membri, mentre la Russia si è astenuta. Il testo sottolinea "l'aumento della violenza e delle attività terroristiche condotte dai talebani, da al Qaeda, dai gruppi armati illegali e da coloro che sono coinvolti nel traffico di droga".
Attualmente, l'Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza, conta circa 40.000 militari, di cui circa 2.300 italiani.
Nel corso della Giornata internazionale Onu per la pace, il 21 settembre, mentre dal Palazzo di vetro era giunta la richiesta di un cessate il fuoco in Afganistan, affinché almeno in questa data simbolica non si crepasse, la guerra è continuata senza ombra di tregua. In particolare, le forze Isaf hanno proseguito la loro campagna nei dintorni di Garmsir, provincia meridionale di Helmand, considerata una delle roccaforti della guerriglia. Nel corso della stessa operazione congiunta di attacchi via terra e raid aerei che, appena pochi giorni prima, aveva causato la morte di 6 civili nel distretto di Grishk, come ammesso dalla stessa missione Nato: "Abbiamo colpito per errore un'abitazione dove si erano rifugiati dei talebani in fuga, uccidendo dei civili".
Ancora una volta, nel raggelante comunicato ufficiale Nato si accenna a "supposti talebani" deceduti sotto i bombardamenti. Una definizione che ormai è di routine, a fronte di non meno di cinquemila vittime tra la popolazione, soltanto dall'inizio dell'anno.
Anche il governo italiano ha ovviamente plaudito alla proroga da parte dell'ONU, anche in vista dell'annunciato ulteriore invio di 250 soldati italiani previsto a dicembre e del voto parlamentare per il rifinanziamento della missione che dovrà affrontare nel gennaio 2008; ma la sbandierata copertura ONU non modifica la realtà delle cose. La guerra in Afganistan è nata dall'aggressione anglo-statunitense dell'ottobre 2001, legittimata solo dalla vaghissima risoluzione n. 1.368 e, dall'agosto 2003, è sotto il comando dalla Nato che certo non può dirsi una struttura super partes delle Nazioni Unite, tanto che nessuno ha avuto la spudoratezza di definirli come Caschi Blu.
D'altra parte, basta consultare il sito della Difesa del governo italiano (alla voce "Sviluppo dell'operazione") per trovare una definizione senz'altro più veritiera di tale intervento di guerra, ancora presentato come missione di pace: l'operazione militare è parte della guerra globale che impegna la grande coalizione nella lotta contro il terrorismo, denominata "global War against Terrorism".
Con buona pace delle innumerevoli vittime civili afgane che, certamente, avrebbero un altro punto di vista riguardo il terrorismo.

U.F.


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