La cannabis è una sostanza estremamente diffusa e quindi
moltissime persone sanno per esperienza diretta (perché la
usano, perché l'hanno provata o perché semplicemente
conoscono qualcuno che la utilizza) che è relativamente poco
dannosa e comunque molto meno nociva delle droghe pesanti illegali
(cocaina, eroina) ed anche di quelle legali (alcool). Le leggi che in
tutto il mondo penalizzano la cannabis per poter essere giustificate e
mantenute hanno quindi bisogno di un costante lavorio di
disinformazione. Fedeli al motto di Goebbels per cui "una bugia
continuamente ripetuta finisce col diventare una verità", i
nemici giurati della cannabis occupano ogni angolo dei media.
In Italia uno dei più famosi specialisti in questo campo
è stato sicuramente Don Pierino Gelmini diventato famoso per il
suo grido di battaglia "La droga è tutta uguale, è tutta
male". Difficile, però, che di questi tempi possa essere usato
come testimonial… Dopo lo scandalo che lo ha travolto
quest'estate per le accuse di violenze e molestie sessuali arrivategli
da ex ospiti delle sue comunità-lager (dagli iniziali 5
accusatori siamo ormai arrivati ad oltre 60 persone che dichiarano di
essere state vittime dei suoi abusi) e dopo che è venuto fuori
il suo burrascoso passato di truffatore più volte detenuto,
continuano ad arrivare le notizie più scabrose sul suo conto. La
settimana scorsa, è saltato fuori che dalla Bolivia e dalla
Thailandia (dove la Comunità Incontro ha alcune sedi) sono
arrivate alla polizia italiana segnalazioni a proposito di «molti
ragazzi minorenni di origine thailandese e boliviana» che
avrebbero subito molestie sessuali da parte di don Gelmini. Inoltre,
sembra che siano emergendo nuovi particolari sul caso di Fabrizio
Franciosi, il giovane ospite della comunità originario della
Repubblica di San Marino il ragazzo fu trovato morto poche settimane
dopo essere stato allontanato dalla comunità nella sua auto con
ferite di coltello al collo. Il fratello gemello raccontò ai
carabinieri che Fabrizio gli aveva detto di aver scoperto le violenze
contro alcuni ragazzi e di essere stato prima minacciato e poi
allontanato.
Come dice peter punkk, si sa che "i crociati antimarijuana si rivelano
puntualmente degli autentici bastardi primordiali". Anche San Vincenzo
Muccioli aveva iniziato la sua carriera criminale come un piccolo
truffatore di provincia. Per convincere i contadini a prestargli i
soldi, s'era procurato delle stimmate con un falcetto… poi ha
aperto il Lager di San Patrignano e ha smesso di essere un tutto
sommato innocuo truffatore per trasformarsi nel torturatore e nello
stupratore che sa chi si ricorda delle gabbie in cui a San Patrignano
venivano appesi coloro che non avevano rinunciato alla propria
dignità, della Ius Primae Noctis a cui venivano sottoposte le
tossicodipendenti più carine che finivano a Sampa e del povero
Roberto Maranzano, massacrato di botte dagli aguzzini "di fiducia" di
Muccioli che poi hanno gettato il suo cadavere in una porcilaia…
Il baffuto Vincenzo continua comunque ad avere i suoi inossidabili fan
tra cui la podestà di Milano Letizia Moratti che nel suo nome ha
organizzato un convegno ultraproibizionista dall'inglesissimo titolo
Strategy, Management and Communication Against Drug Addiction (e i
ministri dell'Unione Amato, Bindi, Turco a farle la claque) solo per
ripetere per l'ennesima volta che "è necessario porre fine alla
distinzione fra droghe leggere e pesanti".
Non si capisce dove esista questa distinzione, visto che l'Italia ha
una delle leggi più severe del mondo occidentale. Se in Arabia
Saudita, dove vige la legge islamica e quindi anche la pena di morte,
un italiano trovato con 8g di marijuana ha ricevuto una condanna a
quattro anni di carcere, in Italia avrebbe potuto essere condannato dai
6 ai 20 anni (a meno che il giudice non reputi - a propria totale
discrezione - che si tratti di un fatto "di lieve entità e
allora la condanna si abbassa da uno a sei anni). Come nei Paesi dove
vige la Sharia, la legge italiana non fa distinzione fra droghe leggere
e droghe pesanti, ed il consumatore con addosso 40 euro di cannabis
può essere punito alla stregua di uno spacciatore trovato in
possesso di 2kg di eroina.
Per tenere in piedi una legge del genere è naturalmente
indispensabile una capillare opera di disinformazione. Nel campo della
cannabis una delle più utilizzate leggende di regime è
quella della marijuana assassina. La disinformazione di regime vorrebbe
far credere che negli ultimi anni sarebbe in circolazione una
varietà di cannabis superpotente, per cui non sarebbero
più valide tutte quelle decine di migliaia di studi scientifici
che dalla fine del XIX secolo hanno dimostrato inequivocabilmente la
scarsa nocività della cannabis. In realtà la marijuana
assassina esiste solo nelle luride fantasie dei proibizionisti (e nelle
brochure pubblicitarie di qualche coffee shop di Amsterdam). Lo
dimostrano i risultati di due ricerche anticipate dal quotidiano
inglese The Guardian e che saranno pubblicate a fine anno e che si
spera porranno fine alle chiacchiere sulla fantomatica cannabis
superpotenziata. I risultati delle ricerche confermano che la skunk in
vendita oggi in Gran Bretagna è, sì, più forte di
quella di dieci anni fa, ma demoliscono il falso mito che questa sia
oggi venti volte più potente di allora. I risultati di entrambe
le ricerche evidenziano come il contenuto di THC della skunk
sequestrata dalla polizia sia solo raddoppiato dal 1995 al 2005,
passando da una concentrazione media del 7% a una del 14%. La leggenda,
che vuole il dominio incontrastato sul mercato britannico di una skunk
con concentrazione di principio attivo superiore al 30%: In
realtà, già l'Advisory Council on the Misuse of Drugs
(l'organismo governativo di consulenza sulle droghe), già
diciotto mesi fa concluse che le informazioni disponibili non fossero
sufficienti a modificare la classificazione della sostanza nella
direzione di un inasprimento delle pene. Ora, a sette mesi di distanza
dalla pronuncia dell'ACMD del prossimo aprile, gli studi condotti
mostrano che a fronte di un'esplosione dell'autocoltivazione, ben poco
di ciò che viene prodotto è skunk superpotente. Il primo
dei due studi in questione è stato condotto da Leslie King (ex
direttore del Forensic Science Service's drugs intelligence unit) su
299 esemplari e verrà pubblicato dall'Osservatorio europeo delle
droghe e delle tossicodipendenze. L'altro studio è stato
condotto dai ricercatori del King's College di Londra, sempre su
esemplari di skunk raccolti dalla polizia, e giunge alla conclusione
che, lungi da dominare il mercato britannico, solo il 4% della skunk in
circolazione ha una concentrazione di THC superiore al 20% e la
concentrazione più alta arriva solo al 24%. Ancora, lo studio ha
verificato che gli esemplari di cannabis sequestrati dalla polizia
britannica appartenenti a varietà diverse dalla skunk presentano
un contenuto in THC del 3% o del 4%. Proprio come dieci anni fa.
Ma tanto non ci crede nessuno…
Secondo un sondaggio on line della Stampa, il 70% degli interpellati
pensa la cannabis faccia male "poco" o "per nulla. Anche nella recente
"Relazione annuale del Ministero degli Interni al Parlamento sullo
stato delle tossicodipendenze in Italia 2006", si lamentava che mentre
l'eroina è la droga percepita come la più dannosa (oltre
il 95%), seguita dalla cocaina (più di 95%) ed il fumo di
tabacco è considerato rischioso per la salute da oltre l'85% dei
soggetti, la cannabis continua ad essere percepita come dannosa per la
salute dal 70% degli intervistati, ma viene considerata sostanza
rischiosa da un numero sempre minore di soggetti; tra gli anni 2001,
2003 e 2005, quasi 5 milioni di italiani avrebbero cambiato opinione
nell'arco di soli 4 anni, passando da un'opinione negativa nei
confronti dell'uso della cannabis ad una posizione di non esplicita
disapprovazione.
Insomma, nonostante il lavaggio del cervello della propaganda di regime
e le storielline pornografiche che circolano sui media, l'esperienza
diretta che tantissimi hanno fatto con la cannabis li spinge a non
credere alle menzogne che vengono dette per giustificare una legge
liberticida che in realtà serve a perseguitare determinati stili
di vita.
robertino