Umanità Nova, n.30 del 30 settembre 2007, anno 87

Senza Frontiere - Brevi dal mondo


Germania: occupazione e autogestione

135 lavoratori e lavoratrici di una fabbrica di biciclette a Nordhausen, nello stato di Turingia, dal 10 luglio stanno occupando l’azienda e in questi giorni hanno deciso di riprendere la produzione delle biciclette in autogestione. L’occupazione della fabbrica è stata attuata per dare una risposta chiara e netta alle minacce da parte dei proprietari (che fanno riferimento alla statunitense Lone Star) di chiudere l’impianto e licenziare tutti i lavoratori. A luglio la Lone Star aveva già presentato istanza di fallimento e i lavoratori ricevevano unicamente il sussidio di disoccupazione; per tale motivo è stato deciso di occupare e continuare la produzione in maniera autogestita.
La FAU (Freie Arbeiterinnen - und Arbeiter - Union, "sindacato libero delle lavoratrici e dei lavoratori"), la principale confederazione anarcosindacalista tedesca, sta sostenendo in modo forte questa lotta e ha lanciato una campagna di solidarietà attraverso il sito internet www.strike-bike.de.

Gran Bretagna: no border camp

Dal 19 al 24 settembre si è svolto non lontano da Londra il secondo dei tre no-border camp organizzati per il 2007. Il primo si era svolto in Ucraina e il terzo verrà fatto al confine tra Messico e USA a novembre. La scelta precisa del luogo per il campeggio inglese non è stata casuale: infatti esso si è svolto in un’area che comprende l’aeroporto di Gatwick, usato dal governo inglese per rimpatriare i migranti, e il centro di detenzione per migranti "Tinsley House". Inoltre in quella stessa zona il governo vuole costruire un nuovo centro di detenzione, che diverrebbe il più grande di tutta la Gran Bretagna, denominato "Brook House".
Una delle finalità del campeggio era proprio quella di porre le basi per una mobilitazione contro questo nuovo lager per migranti e cercare di rallentarne i lavori.
Durante le giornate del campeggio si sono svolti incontri, dibattiti, laboratori e azioni: giovedì e venerdì sono stati realizzati due presidii contro una compagnia di tour operator turistici (Virgin Atlantic) coinvolta nelle deportazioni e contro l’agenzia nazionale per l’immigrazione.
Sabato una manifestazione composta da più di 500 persone, tra cui molti immigrati, ha sfilato dal paesino di Crawley fino alla recinzione del centro di detenzione per portare solidarietà e calore ai migranti imprigionati. Al corteo era anche presente un nutrito spezzone anarchico.
La manifestazione si è svolta in modo pacifico.

Russia: liberi i compagni di Novgorod!

Il 13 settembre scorso sono stati liberati , dopo 29 giorni di carcere, i compagni russi Andrei e Denis. Sono in attesa del processo che li vede accusati di aver messo una bomba sui binari della linea Mosca - S. Pietroburgo (vedi UN n. 26), nonostante non ci siano prove contro di loro. La matrice dell’attentato, che provocò 30 feriti, è chiaramente statale. Per denunciare la montatura le iniziative in Russia e altrove si stanno moltiplicando: presidii, picchetti fuori dal carcere, concerti per recuperare le spese legali e altre manifestazioni di solidarietà vengono svolte quasi quotidianamente in molte località.

Delta del Niger

In questi giorni e dal mese di agosto sono state organizzate azioni militari contro innocenti nei villaggi del Delta del Niger. Sparatorie anche durante i funerali e contro gli studenti universitari. Donne sono state violentate. A Port Harcourt oggi vige il coprifuoco.
La Joint Task Force voluta dal governo nigeriano utilizza armi e strumenti bellici, come gli aerei G222, venduti dal governo italiano.
Da decenni più di 50 multinazionali del petrolio (compresa la "nostra"ENI) hanno espropriato terreni e risorse inquinando e sottomettendo intere popolazioni della Nigeria.
Gli ogoni del Delta del Niger portano avanti da anni una battaglia non violenta promossa da Ken Saro Wiwa, poeta e scrittore, primo Presidente del MOSOP (Movimento sopravvivenza del popolo Ogoni), condannato a morte e impiccato nel 1995.
Ancora oggi gli Ogoni chiedono che venga loro riconosciuto il diritto di migliorare le proprie condizioni di vita - di migliorare le condizioni di sicurezza degli impianti (incidenti frequenti causano molti morti) - che venga tutelato il loro ecosistema - di partecipare alle ricchezze provenienti dallo sfruttamento del petrolio.

A cura di Raffaele

Fonti: www.ainfos.ca, www.indymedia.org, http://www.strike-bike.de, http://www.indymedia.org.uk/, http://noborders.org.uk/, http://avtonom.org


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