Umanità Nova, n.31 del 7 ottobre 2007, anno 87

Finanziaria e referendum sugli accordi di luglio. Recuperare consenso con poca spesa



Negli scorsi giorni il buon popolo è stato informato del fatto che la maggioranza di governo ha visto una ricomposizione fra riformisti – nel senso delle riforme al contrario – e radicali – nel senso degli amanti del radicchio - e che da questo clima rasserenato è sortita una legge finanziaria volta al risarcimento sociale.
Essendo noi notoriamente maliziosi, riteniamo opportuno fare una sintetica valutazione su chi è stato risarcito e in che misura.
Naturalmente il soggetto che ha ottenuto di più è stato il padronato che godrà di ulteriori sgravi fiscali. A questo proposito il buon Eugenio Scalfari, in una poderosa articolessa recentemente apparsa su “La Repubblica”, ha rilevato che sicuramente il padronato non si mostrerà grato sebbene abbia ottenuto più di quanto il governo tedesco abbia dato ai “suoi” imprenditori. È, in questo caso, buon profeta. I nostri imprenditori, infatti, sono cultori del chiagni e fotti e lo praticano, questo dobbiamo riconoscerlo, sia con i governi di destra che con quelli di sinistra.
Fatto il proprio dovere nei confronti delle imprese, il governo ha fatto una, modesta, concessione ai proprietari della propria casa e, in misura minore, agli inquilini. Una risposta evidente alla rivolta anti fiscale che unifica tutti i ceti sociali.
Sempre per quanto riguarda le imprese, non vanno dimenticati gli investimenti in grandi opere ed appalti.
Una qualche concessione viene fatta ai detentori di redditi minimi, una vasta area che comprende, vista la struttura della macchina fiscale, un blocco indistinto di poveri veri e falsi che vanno dai pensionati sociali agli evasori.
Tanto per venire incontro ai supporter di Beppe Grillo, si provvede ad un taglio della spesa per il ceto politico presumibilmente per un miliardo di euro.
Anche ad una prima lettura, appare chiaro che il governo ha scelto di accontentare, in qualche misura, tutti con l'effetto che, soprattutto per quanto riguarderà i redditi medio bassi, le modifiche saranno più simboliche che sostanziali.
Vale la pena di rilevare che resta sostanzialmente esclusa da questa pioggia di benefit proprio la working class, in quanto tale, che, almeno a quanto ci dicono, è l'area sociale di riferimento di PRC, PdCI, SD e Verdi.
Infatti, per quanto riguarda i lavoratori del settore pubblico le risorse per i contratti sono modestissime e i tagli dell'organico proseguono nei ministeri, nella scuola ecc. e, per quanto riguarda tutti è evidente che il reddito di un operaio o di un impiegato lo colloca fuori dalla fascia che ottiene miglioramenti effettivi.
Una spiegazione di questo mistero è comunque possibile. Il governo ha scelto di privilegiare, per un verso, i cittadini intesi come massa indifferenziata mediante una, modestissima, riduzione della pressione fiscale e, per l'altro, i settori più deboli che, almeno nei loro calcoli, potrebbero apprezzare anche le cifre irrisorie che otterranno dalla manovra.
Un misto, insomma, di populismo e di cittadinismo che, a loro avviso, potrebbe permettere di recuperare consenso con poca spesa.
I quattro nani, che sono, nonostante le sparate “radicali”, personcine ragionevoli, hanno evidentemente deciso di abbozzare mantenendo aperto il confronto sulle misure su welfare, pensioni ecc… D'altro canto, viste le premesse, possiamo ritenere che anche su questi fronti cercheranno un qualche compromesso.
Fra l'altro, il 20 ottobre, sebbene nel frattempo si siano ridotti a due, cercheranno di segnare un punto con la manifestazione indetta da tempo, e passata la sfilata e la successiva gita a Trastevere, cercheranno di agire compattamente.
Intanto, nonostante tutto ciò, qualcosa sta succedendo. CGIL-CISL-UIL hanno indetto un referendum sugli accordi di luglio, un bizzarro referendum al quale si vota anche nei mercati e senza documenti e nel quale il computo dei voti si fa nelle sedi sindacali. È, però, un fatto, che le assemblee che si stanno tenendo sono un'occasione di discussione e di confronto e che molti lavoratori manifestano il loro disagio al punto che Guglielmo Epifani parla di antipolitica nelle fabbriche e di rischio di una caduta del governo se il referendum andrà, cosa implausibile viste le modalità di gestione, male per loro.
Lo sciopero indetto unitariamente dal sindacalismo di base per il 9 novembre sarà un'altra occasione di verifica della disponibilità alla mobilitazione dei lavoratori e, in qualche misura, dello stato di crisi interno alla CGIL. Se, infatti, sciopereranno in misura consistente delegati ed iscritti ai sindacati concertativi si determinerà una situazione interessante.

Cosimo Scarinzi

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