"Il denaro è lo sterco del diavolo", non c'è che dire, e
infatti i preti ci ammoniscono al riguardo da un bel po' di secoli. Da
un bel po' di secoli, però, convengono pure che pecunia non
olet, il denaro non puzza, anzi! Inoltre, tanto per continuare con le
citazioni classiche e perché nessuno faccia domande indiscrete,
"la destra non sappia quel che fa la sinistra". Questa è la vera
forza della Chiesa cattolica, una sperimentata doppia morale pronta
all'uso, che le permette di passare indenne attraverso mille tempeste e
di affermare, serenamente e candidamente, tutto e il contrario di
tutto. E quindi di avere sempre ragione, con buona pace dei poveri di
spirito che si abbeverano alle sue parole. Tanto, alla fine dei conti,
loro sarà il regno dei cieli.
È di questi giorni la pubblicazione su «La
Repubblica» dei dati sul finanziamento miliardario (in euro)
dello Stato italiano alla Chiesa cattolica. Finanziamento comprensivo
degli stipendi agli insegnanti di religione nelle scuole statali (650
milioni), delle convenzioni su scuola e sanità privata (700
milioni), della compartecipazione ai cosiddetti Grandi eventi come
Giubileo e Giornate dei giovani (circa 300 milioni annui) e infine
della generosa regalia dell'otto x mille (990 milioni) inventata a
metà degli anni Ottanta dal creativo ministro del governo Craxi,
Giulio Tremonti. Senza contare l'entità delle scandalose
agevolazioni fiscali (altri 1600 milioni) sulla cui legittimità
si è interrogata recentemente, per quel che vale, anche la
Comunità europea. Come è facile immaginare, a conferma
che il denaro è sterco ma sterco non maleodorante, visto che
parliamo di circa 9.000 miliardi di lire, le sorprese, decisamente poco
carine, non mancheranno.
Siamo periodicamente inondati, ogni volta che c'è da decidere a
chi destinare l'otto x mille, da efficaci e zuccherosi spot
pubblicitari, con preti simpatici e fichissimi alle prese con i
diseredati del mondo, povere chiese di frontiera, mense sovrappopolate
di umanità dolente, slum del terzo mondo e comunità
d'accoglienza (hanno però smesso di usare i bambini, al fine di
evitare facili allusioni) e sull'onda della emozionata condivisione di
quelle accattivanti immagini, siamo chiamati a dare il nostro obolo al
prete. Condizionati dal messaggio televisivo, non è difficile
immaginare che anche l'indeciso sia indotto a sostenere quel bravo
sacerdote che fa tanto bene ai poveri… ma se anche non si
volesse esprimere la preferenza, poco male, perché Tremonti
l'aveva studiata bene: una sorta di moltiplicazione dei pani e dei
pesci fa sì, infatti, che pure il 65% di quanto volutamente non
espresso, venga suddiviso proporzionalmente alle scelte effettuate. E
così, in base a questo perverso meccanismo, espressione della
più creativa disonestà intellettuale, la Chiesa si pappa,
zitta zitta, circa il 95% dell'intero malloppo. E così sia.
Parlavamo di sorprese, ma forse ci siamo espressi male, perché
per chi non ha soverchia fiducia nella correttezza finanziaria della
Chiesa, non si dovrebbe parlare di sorprese, ma di conferme. E infatti,
se andiamo a vedere le cifre riportate nell'inchiesta di "Repubblica",
troveremo che le attività caritatevoli reclamizzate nei melensi
caroselli televisivi rappresentano una infima parte dell'ingente somma
incassata (circa il 20%), andandosene il 35% nello stipendio dei
dipendenti in abito talare e l'altro 45% in attività e
operazioni finanziarie del tutto "private" che la Commissione
episcopale, gelosa depositaria del bottino, si guarda bene dallo
specificare.
Naturalmente, se fossero soldi solamente loro, tipo l'Obolo di San
Pietro sovvenzionato dalla offerte spontanee dei fedeli, sarebbe giusto
che ci disinteressassimo di come i preti spendono i loro soldi, ma
poiché, purtroppo, si tratta anche di soldi nostri, destinati
alla greppia vaticana e subdolamente sottratti a finalità
più meritevoli che non finanziare operazioni di borsa o la
costruzione di nuove chiese, questi dati non fanno che confermare
quanto sia giusto imbestialirsi ogni volta che si sente ciarlare delle
attività caritatevoli di santa madre chiesa. E quanto sia poco
anacronistico e "ottocentesco" denunciare, magari un po' irritati,
questa truffa istituzionale imbastita da quelle due anime belle che
sono Stato e Chiesa.
Certa pecunia olet, cari signori, ostia se olet!
MoM