Umanità Nova, n.31 del 7 ottobre 2007, anno 87

I regali miliardari dello Stato alla Chiesa. Il denaro non puzza



"Il denaro è lo sterco del diavolo", non c'è che dire, e infatti i preti ci ammoniscono al riguardo da un bel po' di secoli. Da un bel po' di secoli, però, convengono pure che pecunia non olet, il denaro non puzza, anzi! Inoltre, tanto per continuare con le citazioni classiche e perché nessuno faccia domande indiscrete, "la destra non sappia quel che fa la sinistra". Questa è la vera forza della Chiesa cattolica, una sperimentata doppia morale pronta all'uso, che le permette di passare indenne attraverso mille tempeste e di affermare, serenamente e candidamente, tutto e il contrario di tutto. E quindi di avere sempre ragione, con buona pace dei poveri di spirito che si abbeverano alle sue parole. Tanto, alla fine dei conti, loro sarà il regno dei cieli.
È di questi giorni la pubblicazione su «La Repubblica» dei dati sul finanziamento miliardario (in euro) dello Stato italiano alla Chiesa cattolica. Finanziamento comprensivo degli stipendi agli insegnanti di religione nelle scuole statali (650 milioni), delle convenzioni su scuola e sanità privata (700 milioni), della compartecipazione ai cosiddetti Grandi eventi come Giubileo e Giornate dei giovani (circa 300 milioni annui) e infine della generosa regalia dell'otto x mille (990 milioni) inventata a metà degli anni Ottanta dal creativo ministro del governo Craxi, Giulio Tremonti. Senza contare l'entità delle scandalose agevolazioni fiscali (altri 1600 milioni) sulla cui legittimità si è interrogata recentemente, per quel che vale, anche la Comunità europea. Come è facile immaginare, a conferma che il denaro è sterco ma sterco non maleodorante, visto che parliamo di circa 9.000 miliardi di lire, le sorprese, decisamente poco carine, non mancheranno.
Siamo periodicamente inondati, ogni volta che c'è da decidere a chi destinare l'otto x mille, da efficaci e zuccherosi spot pubblicitari, con preti simpatici e fichissimi alle prese con i diseredati del mondo, povere chiese di frontiera, mense sovrappopolate di umanità dolente, slum del terzo mondo e comunità d'accoglienza (hanno però smesso di usare i bambini, al fine di evitare facili allusioni) e sull'onda della emozionata condivisione di quelle accattivanti immagini, siamo chiamati a dare il nostro obolo al prete. Condizionati dal messaggio televisivo, non è difficile immaginare che anche l'indeciso sia indotto a sostenere quel bravo sacerdote che fa tanto bene ai poveri… ma se anche non si volesse esprimere la preferenza, poco male, perché Tremonti l'aveva studiata bene: una sorta di moltiplicazione dei pani e dei pesci fa sì, infatti, che pure il 65% di quanto volutamente non espresso, venga suddiviso proporzionalmente alle scelte effettuate. E così, in base a questo perverso meccanismo, espressione della più creativa disonestà intellettuale, la Chiesa si pappa, zitta zitta, circa il 95% dell'intero malloppo. E così sia.
Parlavamo di sorprese, ma forse ci siamo espressi male, perché per chi non ha soverchia fiducia nella correttezza finanziaria della Chiesa, non si dovrebbe parlare di sorprese, ma di conferme. E infatti, se andiamo a vedere le cifre riportate nell'inchiesta di "Repubblica", troveremo che le attività caritatevoli reclamizzate nei melensi caroselli televisivi rappresentano una infima parte dell'ingente somma incassata (circa il 20%), andandosene il 35% nello stipendio dei dipendenti in abito talare e l'altro 45% in attività e operazioni finanziarie del tutto "private" che la Commissione episcopale, gelosa depositaria del bottino, si guarda bene dallo specificare.
Naturalmente, se fossero soldi solamente loro, tipo l'Obolo di San Pietro sovvenzionato dalla offerte spontanee dei fedeli, sarebbe giusto che ci disinteressassimo di come i preti spendono i loro soldi, ma poiché, purtroppo, si tratta anche di soldi nostri, destinati alla greppia vaticana e subdolamente sottratti a finalità più meritevoli che non finanziare operazioni di borsa o la costruzione di nuove chiese, questi dati non fanno che confermare quanto sia giusto imbestialirsi ogni volta che si sente ciarlare delle attività caritatevoli di santa madre chiesa. E quanto sia poco anacronistico e "ottocentesco" denunciare, magari un po' irritati, questa truffa istituzionale imbastita da quelle due anime belle che sono Stato e Chiesa.
Certa pecunia olet, cari signori, ostia se olet!

MoM

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