Umanità Nova, n.32 del 14 ottobre 2007, anno 87

Roma 20 ottobre. Opposizione di governo



A volte ritornano. La sinistra di governo, sempre in bilico tra velleità movimentiste e aspirazioni di governo, si gioca il tutto per tutto con la mobilitazione nazionale del prossimo 20 ottobre.
L'appello, a suo tempo diffuso da Manifesto, Liberazione e Carta, è il frutto di una stesura collettiva di ben 17 persone (o personalità, come direbbe qualcuno) che offrono una bella ciambella di salvataggio a Prc, PdCI, Verdi e a tutta la sinistra più sinistrata per tentare di uscire dalla profonda crisi politica che attanaglia questi soggetti.
La manifestazione, che gli organizzatori si augurano diventi un grande appuntamento di massa, si propone esplicitamente lo scopo di conquistare «i punti più avanzati del programma dell'Unione, per evitare che si apra un solco tra la rappresentanza politica, il governo Prodi e chi lo ha eletto». Una piattaforma con cui richiamare all'ordine elettori e simpatizzanti per acquisire peso specifico in un momento in cui la sinistra parlamentare si trova schiacciata dall'ombra dell'incombente Partito democratico e annaspa nell'eterno - quanto falso - dilemma tra compatibilità istituzionale e radicalismo progressista.
Eppure, simpatizzanti ed elettori di sinistra farebbero bene a valutare una serie di elementi. La mobilitazione del 20 ottobre è, a nostro giudizio, davvero incomprensibile: si attacca il governo, gli si rimprovera di non aver rispettato il programma elettorale, si denunciano tutte le omissioni governative in materia di diritti, laicità dello stato, tutela dei lavoratori, lotta al precariato, e così via. Addirittura, alcuni settori del movimento antirazzista (e cioè i soliti professionisti che da anni cercano di svendere le lotte dei migranti sull'altare della rappresentanza politica) stanno promuovendo un appello specifico per la costruzione di uno spezzone migrante che il 20 ottobre tiri le orecchie al governo per tutte le bugie e le promesse non mantenute.
Ci chiediamo: la sinistra cosiddetta "radicale" non è forse abbondantemente rappresentata da diversi ministri e sottosegretari all'interno del governo Prodi?
Non sono forse da ricondurre ai ministri di Prc, PdCI e Verdi precise responsabilità politiche riguardo alla progressiva distruzione di ciò che rimaneva dei diritti civili e sociali in questo paese? Che tipo di credibilità può avere una manifestazione promossa da soggetti governativi che si scagliano contro il governo di cui loro stessi fanno parte?
Non è la prima volta che questo ceto politico usa la piazza per recuperare consenso e tirare il fiato, ma in questa occasione sembra proprio che si sia toccato il fondo. Nell'appello alla mobilitazione vengono chieste molte belle cose, ma alcune sono accennate con un'ambiguità davvero significativa come, ad esempio, il passaggio sulle devastazioni ambientali che questo governo ha promesso di portare a termine: «L'ambiente ha tanti risvolti, dalla pubblicizzazione dell'acqua alla definizione di nuove basi dello sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l'habitat, il territorio e le comunità locali. Per questo ipotesi come la Tav in Val di Susa vanno affrontate con questo paradigma». Sarebbe interessante capire a quale paradigma si riferiscono gli estensori dell'appello i quali, astutamente, non esprimono un rifiuto netto e continuano a parlare della Tav come di un'ipotesi che va comunque affrontata. Proprio come fa il governo.
Per quanto riguarda i Cpt e i diritti di cittadinanza, il piagnisteo della sinistra di lotta e di governo segue il solito copione, tanto che nella piattaforma del 20 ottobre si continua a chiedere a gran voce la famosa «legge di superamento della Bossi-Fini». Eppure, la bozza c'è, si chiama Amato-Ferrero, e non prevede in alcun modo la chiusura dei Cpt. A dirla tutta, proprio in questi giorni i ministri Amato (socialista) e Ferrero (comunista) si danno un gran da fare per rendere impossibile la vita agli zingari.
Se si considerano tutti i punti rivendicativi di questo appello, la sostanza del discorso non cambia. Siamo di fronte a un patetico tentativo di rimediare alle proprie malefatte chiedendo soccorso alla base militante dei partiti e al variegato arcipelago dell'associazionismo e del terzo settore.
Una vera e propria trappola tesa proditoriamente ai movimenti sociali e alle strutture di base per fagocitare negli squallidi interessi di potere le sane energie che provengono dal basso e che costituiscono in questo paese l'ultimo baluardo di autonomia e indipendenza dalla ragion di stato.
Il secco no espresso dall'assemblea del movimento No Tav che ha deciso di no partecipare alla manifestazione del 20 ottobre è una vera e propria ventata d'aria fresca: condividiamo la loro analisi secondo la quale partecipare a questa mobilitazione significherebbe, di fatto, offrire un sostegno al governo Prodi, e ribadiamo che questi appuntamenti servono solamente a legittimare una classe politica che ha già ampiamente dimostrato, nella concretezza dei suoi disastri, di non meritare alcun credito e alcun rispetto.
Agli elettori e ai simpatizzanti dei partiti che per il 20 ottobre hanno bisogno di gente per tenersi a galla nel mare dei loro privilegi rivolgiamo il nostro, modestissimo appello: affondateli!

TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

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