A volte ritornano. La sinistra di governo, sempre in bilico tra
velleità movimentiste e aspirazioni di governo, si gioca il
tutto per tutto con la mobilitazione nazionale del prossimo 20 ottobre.
L'appello, a suo tempo diffuso da Manifesto, Liberazione e Carta,
è il frutto di una stesura collettiva di ben 17 persone (o
personalità, come direbbe qualcuno) che offrono una bella
ciambella di salvataggio a Prc, PdCI, Verdi e a tutta la sinistra
più sinistrata per tentare di uscire dalla profonda crisi
politica che attanaglia questi soggetti.
La manifestazione, che gli organizzatori si augurano diventi un grande
appuntamento di massa, si propone esplicitamente lo scopo di
conquistare «i punti più avanzati del programma
dell'Unione, per evitare che si apra un solco tra la rappresentanza
politica, il governo Prodi e chi lo ha eletto». Una piattaforma
con cui richiamare all'ordine elettori e simpatizzanti per acquisire
peso specifico in un momento in cui la sinistra parlamentare si trova
schiacciata dall'ombra dell'incombente Partito democratico e annaspa
nell'eterno - quanto falso - dilemma tra compatibilità
istituzionale e radicalismo progressista.
Eppure, simpatizzanti ed elettori di sinistra farebbero bene a valutare
una serie di elementi. La mobilitazione del 20 ottobre è, a
nostro giudizio, davvero incomprensibile: si attacca il governo, gli si
rimprovera di non aver rispettato il programma elettorale, si
denunciano tutte le omissioni governative in materia di diritti,
laicità dello stato, tutela dei lavoratori, lotta al precariato,
e così via. Addirittura, alcuni settori del movimento
antirazzista (e cioè i soliti professionisti che da anni cercano
di svendere le lotte dei migranti sull'altare della rappresentanza
politica) stanno promuovendo un appello specifico per la costruzione di
uno spezzone migrante che il 20 ottobre tiri le orecchie al governo per
tutte le bugie e le promesse non mantenute.
Ci chiediamo: la sinistra cosiddetta "radicale" non è forse
abbondantemente rappresentata da diversi ministri e sottosegretari
all'interno del governo Prodi?
Non sono forse da ricondurre ai ministri di Prc, PdCI e Verdi precise
responsabilità politiche riguardo alla progressiva distruzione
di ciò che rimaneva dei diritti civili e sociali in questo
paese? Che tipo di credibilità può avere una
manifestazione promossa da soggetti governativi che si scagliano contro
il governo di cui loro stessi fanno parte?
Non è la prima volta che questo ceto politico usa la piazza per
recuperare consenso e tirare il fiato, ma in questa occasione sembra
proprio che si sia toccato il fondo. Nell'appello alla mobilitazione
vengono chieste molte belle cose, ma alcune sono accennate con
un'ambiguità davvero significativa come, ad esempio, il
passaggio sulle devastazioni ambientali che questo governo ha promesso
di portare a termine: «L'ambiente ha tanti risvolti, dalla
pubblicizzazione dell'acqua alla definizione di nuove basi dello
sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l'habitat, il
territorio e le comunità locali. Per questo ipotesi come la Tav
in Val di Susa vanno affrontate con questo paradigma». Sarebbe
interessante capire a quale paradigma si riferiscono gli estensori
dell'appello i quali, astutamente, non esprimono un rifiuto netto e
continuano a parlare della Tav come di un'ipotesi che va comunque
affrontata. Proprio come fa il governo.
Per quanto riguarda i Cpt e i diritti di cittadinanza, il piagnisteo
della sinistra di lotta e di governo segue il solito copione, tanto che
nella piattaforma del 20 ottobre si continua a chiedere a gran voce la
famosa «legge di superamento della Bossi-Fini». Eppure, la
bozza c'è, si chiama Amato-Ferrero, e non prevede in alcun modo
la chiusura dei Cpt. A dirla tutta, proprio in questi giorni i ministri
Amato (socialista) e Ferrero (comunista) si danno un gran da fare per
rendere impossibile la vita agli zingari.
Se si considerano tutti i punti rivendicativi di questo appello, la
sostanza del discorso non cambia. Siamo di fronte a un patetico
tentativo di rimediare alle proprie malefatte chiedendo soccorso alla
base militante dei partiti e al variegato arcipelago
dell'associazionismo e del terzo settore.
Una vera e propria trappola tesa proditoriamente ai movimenti sociali e
alle strutture di base per fagocitare negli squallidi interessi di
potere le sane energie che provengono dal basso e che costituiscono in
questo paese l'ultimo baluardo di autonomia e indipendenza dalla ragion
di stato.
Il secco no espresso dall'assemblea del movimento No Tav che ha deciso
di no partecipare alla manifestazione del 20 ottobre è una vera
e propria ventata d'aria fresca: condividiamo la loro analisi secondo
la quale partecipare a questa mobilitazione significherebbe, di fatto,
offrire un sostegno al governo Prodi, e ribadiamo che questi
appuntamenti servono solamente a legittimare una classe politica che ha
già ampiamente dimostrato, nella concretezza dei suoi disastri,
di non meritare alcun credito e alcun rispetto.
Agli elettori e ai simpatizzanti dei partiti che per il 20 ottobre
hanno bisogno di gente per tenersi a galla nel mare dei loro privilegi
rivolgiamo il nostro, modestissimo appello: affondateli!
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria