Umanità Nova, n.32 del 14 ottobre 2007, anno 87

Conservatori compassionevoli. Niente cure, siamo liberisti e guerrieri



Erano venuti a raccontarcela qualche anno fa, e con una certa spinta, a dire la verità. Tanto che non erano mancati, anche qui, ammiratori e imitatori entusiasti, convinti di aver trovato ancora una volta, al di là dell'Oceano, un nuovo modello politico e sociale cui ispirarsi. "Conservatori compassionevoli" si erano definiti, Bush e la sua masnada di petrolieri guerrafondai, e nel mondo era risuonata questa immaginifica categoria del politico, forse un po' incomprensibile, ma quanto bastava per dare fiato alle trombe dei tanti tromboni al loro servizio.
Sul termine "conservatori" c'era poco da dire. Nulla di nuovo, a meno che non si volesse sottilizzare chiedendosi perché degli onesti reazionari come quei ruvidi texani dovessero abbassarsi al rango di semplici e innocui "conservatori". Ma tant'è, così vanno le cose di mondo. La vera novità stava nella seconda parte della magica formuletta, quel "compassionevoli" che rappresentava un'audace innovazione semantica nel lessico politico internazionale e, al tempo stesso, e un'alta sfida morale alla malandrinità del perfido mussulmano, spietato per definizione.
Poco importa se poi, negli anni, abbiamo visto di che pasta fosse la "compassionevolità" che ispirava le azioni dei vertici dell'amministrazione americana. Una compassionevolità di cui, siamo certi, un bel po' di popoli, soprattutto quelli che stanno in fondo alla classifica, avrebbero fatto a meno. Comunque, tanto perché non si insinui che i governanti americani sono "cattivi" fuori dai loro confini, ma molto attenti a non esserlo in patria, ecco, a dimostrazione della loro imparzialità, una istruttiva lezione di democrazia: stronzi fuori casa ma stronzi anche a casa loro.
È di questi giorni, infatti, la notizia che il presidente Bush ha bloccato una legge, appena votata dal parlamento, che estendeva la sanità pubblica, quindi gratuita, a qualche milionata di bambini che ancora non ne godevano, appartenendo a famiglie non abbastanza povere da godere dell'assistenza gratuita del medicare.
Per capire meglio la questione, proviamo a fornire alcune informazioni. Negli Usa, si sa, la gran parte dell'assistenza sanitaria è fornita dalle compagnie di assicurazioni, che suppliscono in tal modo all'intervento statale. Dalla possibilità di sottoscrivere le costosissime polizze restano fuori alcune decine di milioni di cittadini che possiamo dividere in due categorie: i poverissimi e i poveri. I primi sono i più fortunati, perché, bene o male, vengono assistiti dallo stato (medicare e medicaid) che fornisce loro il minimo indispensabile – sulla cui qualità è meglio, però, non indagare, visto che gli Stati Uniti sono quattordicesimi nella classifica sanitaria dei quindici paesi più "benestanti" - i secondi, al contrario, sono i più sfigati perché, non essendo abbastanza poveri, restano praticamente esclusi dalla possibilità di curarsi. E a dimostrazione, ad esempio, tra i tanti dati interessanti al riguardo, è particolarmente significativo quello che indica nel 43% dei malati di asma quanti sono costretti a rinunciare a comprare i farmaci per motivi economici. E se la percentuale è questa per la cura dell'asma, che non è certo fra le più impegnative, figuriamoci quanti devono rinunciare a trattamenti sanitari per patologie più costose.
Ebbene, per supplire almeno in parte a questa situazione, che scalfisce l'immagine dell'amico americano nel mondo, il parlamento, con un voto rappresentativo di una maggioranza trasversale che comprende anche le multinazionali del farmaco – alle quali non può fare piacere che il medico prescriva e il paziente non compri perché non ha i soldi - ha votato una legge che estende l'accesso a medicare anche ai figli dei poveri. Tutto normale, quindi. Una cosa talmente "banale" nella sua necessità, che non ci sarebbe neanche bisogno di parlarne. E invece no, perché il compassionevole Bush e la sua cricca di compassionevoli manigoldi, usando delle prerogative costituzionali, hanno bloccato la legge, adducendo tutta una serie di compassionevoli obiezioni: tipo, ad esempio, che così l'ingerenza dello stato diventerebbe eccessiva (ah, quanto sono liberal questi liberisti!), che la spesa sarebbe insostenibile (25 miliardi di dollari), che in questo modo molti ne approfitterebbero per non pagare più le esose compagnie assicuratrici. Il che la dice lunga sui veri motivi di questo compassionevolissimo veto.
A questo punto, resta solo da vedere se nel grottesco braccio di ferro che vede contrapposti il parlamento americano e la Casa Bianca, prevarranno gli interessi delle società di assicurazione o quelli delle multinazionali del farmaco. Oppure, molto più probabilmente, se riusciranno a trovare una via di mezzo che garantisca gli interessi di entrambe, che ne so: di una scatola di cardioaspirina, mezzo blister lo paga la Allianz e all'altro mezzo ci pensa lo Stato. Quel che è certo è che gli Stati Uniti non cesseranno minimamente di portare avanti la loro compassionevole politica di esportazione delle democrazia anche a chi ne farebbe volentieri a meno, tanto le migliaia di miliardi di dollari destinati a finanziare questa nobile missione, non mancheranno di certo. Siamo sicuri che nessuno, né di qua né di là, porrà il veto.

Massimo Ortalli

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