Erano venuti a raccontarcela qualche anno fa, e con una certa spinta, a
dire la verità. Tanto che non erano mancati, anche qui,
ammiratori e imitatori entusiasti, convinti di aver trovato ancora una
volta, al di là dell'Oceano, un nuovo modello politico e sociale
cui ispirarsi. "Conservatori compassionevoli" si erano definiti, Bush e
la sua masnada di petrolieri guerrafondai, e nel mondo era risuonata
questa immaginifica categoria del politico, forse un po'
incomprensibile, ma quanto bastava per dare fiato alle trombe dei tanti
tromboni al loro servizio.
Sul termine "conservatori" c'era poco da dire. Nulla di nuovo, a meno
che non si volesse sottilizzare chiedendosi perché degli onesti
reazionari come quei ruvidi texani dovessero abbassarsi al rango di
semplici e innocui "conservatori". Ma tant'è, così vanno
le cose di mondo. La vera novità stava nella seconda parte della
magica formuletta, quel "compassionevoli" che rappresentava un'audace
innovazione semantica nel lessico politico internazionale e, al tempo
stesso, e un'alta sfida morale alla malandrinità del perfido
mussulmano, spietato per definizione.
Poco importa se poi, negli anni, abbiamo visto di che pasta fosse la
"compassionevolità" che ispirava le azioni dei vertici
dell'amministrazione americana. Una compassionevolità di cui,
siamo certi, un bel po' di popoli, soprattutto quelli che stanno in
fondo alla classifica, avrebbero fatto a meno. Comunque, tanto
perché non si insinui che i governanti americani sono "cattivi"
fuori dai loro confini, ma molto attenti a non esserlo in patria, ecco,
a dimostrazione della loro imparzialità, una istruttiva lezione
di democrazia: stronzi fuori casa ma stronzi anche a casa loro.
È di questi giorni, infatti, la notizia che il presidente Bush
ha bloccato una legge, appena votata dal parlamento, che estendeva la
sanità pubblica, quindi gratuita, a qualche milionata di bambini
che ancora non ne godevano, appartenendo a famiglie non abbastanza
povere da godere dell'assistenza gratuita del medicare.
Per capire meglio la questione, proviamo a fornire alcune informazioni.
Negli Usa, si sa, la gran parte dell'assistenza sanitaria è
fornita dalle compagnie di assicurazioni, che suppliscono in tal modo
all'intervento statale. Dalla possibilità di sottoscrivere le
costosissime polizze restano fuori alcune decine di milioni di
cittadini che possiamo dividere in due categorie: i poverissimi e i
poveri. I primi sono i più fortunati, perché, bene o
male, vengono assistiti dallo stato (medicare e medicaid) che fornisce
loro il minimo indispensabile – sulla cui qualità è
meglio, però, non indagare, visto che gli Stati Uniti sono
quattordicesimi nella classifica sanitaria dei quindici paesi
più "benestanti" - i secondi, al contrario, sono i più
sfigati perché, non essendo abbastanza poveri, restano
praticamente esclusi dalla possibilità di curarsi. E a
dimostrazione, ad esempio, tra i tanti dati interessanti al riguardo,
è particolarmente significativo quello che indica nel 43% dei
malati di asma quanti sono costretti a rinunciare a comprare i farmaci
per motivi economici. E se la percentuale è questa per la cura
dell'asma, che non è certo fra le più impegnative,
figuriamoci quanti devono rinunciare a trattamenti sanitari per
patologie più costose.
Ebbene, per supplire almeno in parte a questa situazione, che scalfisce
l'immagine dell'amico americano nel mondo, il parlamento, con un voto
rappresentativo di una maggioranza trasversale che comprende anche le
multinazionali del farmaco – alle quali non può fare
piacere che il medico prescriva e il paziente non compri perché
non ha i soldi - ha votato una legge che estende l'accesso a medicare
anche ai figli dei poveri. Tutto normale, quindi. Una cosa talmente
"banale" nella sua necessità, che non ci sarebbe neanche bisogno
di parlarne. E invece no, perché il compassionevole Bush e la
sua cricca di compassionevoli manigoldi, usando delle prerogative
costituzionali, hanno bloccato la legge, adducendo tutta una serie di
compassionevoli obiezioni: tipo, ad esempio, che così
l'ingerenza dello stato diventerebbe eccessiva (ah, quanto sono liberal
questi liberisti!), che la spesa sarebbe insostenibile (25 miliardi di
dollari), che in questo modo molti ne approfitterebbero per non pagare
più le esose compagnie assicuratrici. Il che la dice lunga sui
veri motivi di questo compassionevolissimo veto.
A questo punto, resta solo da vedere se nel grottesco braccio di ferro
che vede contrapposti il parlamento americano e la Casa Bianca,
prevarranno gli interessi delle società di assicurazione o
quelli delle multinazionali del farmaco. Oppure, molto più
probabilmente, se riusciranno a trovare una via di mezzo che garantisca
gli interessi di entrambe, che ne so: di una scatola di cardioaspirina,
mezzo blister lo paga la Allianz e all'altro mezzo ci pensa lo Stato.
Quel che è certo è che gli Stati Uniti non cesseranno
minimamente di portare avanti la loro compassionevole politica di
esportazione delle democrazia anche a chi ne farebbe volentieri a meno,
tanto le migliaia di miliardi di dollari destinati a finanziare questa
nobile missione, non mancheranno di certo. Siamo sicuri che nessuno,
né di qua né di là, porrà il veto.
Massimo Ortalli