Umanità Nova, n.32 del 14 ottobre 2007, anno 87

Militari italiani in Iraq, ancora. Istruttori di polizia



La notizia era cominciata a girare, seppure sottovoce, su alcuni giornali nello scorso luglio, eppure a tutt'oggi nel sito web del ministero della Difesa, non ve ne è ancora una seria conferma.
Da tale sito, è pur vero, si apprende che tra le operazioni all'estero in corso vi è quella in Iraq "con il Deputy Commander della NTM-I, il generale di divisione Alessandro Pompegnani, e un team impiegato prevalentemente nell'ambito del Joint Staff College, ove sono in corso di svolgimento corsi per Senior Staff Officer e per Junior Staff Office"; ma da tale vaga descrizione non si può certo comprendere a cosa esattamente ci si riferisce.
In realtà si tratta di una missione Nato, iniziata nel 2004, per l'addestramento e l'assistenza alle forze militari e di sicurezza irachene, a cui da settembre partecipano 41 carabinieri. Lo stato italiano, infatti, ricopre un ruolo di primo piano nell'Accademia istituita dalla Nato a Rustamyah, nei pressi di Baghdad, e con la legge 38 approvata dal Parlamento il 29 marzo scorso ha finanziato la missione con oltre 10 milioni di euro.
Compito dei carabinieri-addestratori selezionare e istruire in due anni 8 battaglioni, di 400 agenti iracheni ciascuno, alle tecniche antisommossa e antiguerriglia e anti-terrorismo. Il personale iracheno a sua volta svolgerà compiti di istruttore per altre 6 brigate (24 battaglioni) che rappresenteranno l'elite della Iraqi National Police.
Nonostante le rassicuranti dichiarazioni ufficiali, si tratterà di costituire reparti simili come struttura e formazione alle unità Msu (Multinational Specialized Unit) che l'Arma dei carabinieri ha creato dieci anni or sono per l'impiego nei Balcani in ambito Nato e che hanno operato anche in Iraq durante l'operazione Antica Babilonia.
Gli istruttori italiani distaccati a Camp Dublin, una base Usa situata nei pressi dell'aeroporto di Baghdad, proverranno quindi in gran parte dalla Seconda Brigata Mobile, la grande unità dei carabinieri per le operazioni all'estero con comando a Livorno e composta dai reggimenti 13° e 7° di Laives (Bz) e Gorizia e dalle forze d'élite del reggimento paracadutisti Tuscania, mentre per le specializzazioni più tecniche potrebbero essere impiegati in Iraq anche istruttori del Gis.
In realtà, questa missione si ricollega a quella d'addestramento, conclusasi il 2 febbraio 2007, realizzata a Baghdad da un team denominato MALT (Military Advise & Liaison Team) con compiti di affiancamento, tutoring e mentoring del personale dell'Iraqi Base Defense Unit; inoltre, tutt'ora, opera, presso il ministero della difesa iracheno, un ufficiale della marina militare italiana quale consulente del comandante delle forze navali irachene.
Continua così, con il silenzio imbarazzato e colpevole dei partiti di sinistra, la politica interventista italiana in Iraq dopo che il governo Prodi si era vantato d'averla conclusa.
Ma se tutto appare rimosso attorno alla missione di guerra in Iraq, la strage di Nassiriya rimane una questione aperta, anche se l'inchiesta della procura di Roma è destinata all'archiviazione, dopo l'impiccagione avvenuta il 13 settembre dell'unico indagato, Abu Omar Al Kurdi. Resta aperta, infatti, l'inchiesta avviata dalla magistratura militare e, proprio negli ultimi giorni di settembre, ancora una volta in un silenzio pressoché totale dell'informazione ufficiale, è stato reso noto che i familiari degli italiani, militari e civili, morti nell'attentato contro la base Maestrale, così come alcuni dei feriti, sono stati ammessi come parti civili nel procedimento penale a carico contro tre alti gradi dell'esercito e dei carabinieri, incriminati per "omissione aggravata di provvedimento per la difesa militare", responsabilità ben più grave di quella imputata a quanti non vollero associarsi alla retorica militarista del lutto nazionale, così come accaduto al romano Salvatore Vampo condannato a sette mesi di reclusione e diecimila euro di multa, per i reati di vilipendio del tricolore e resistenza a pubblico ufficiale commessi in occasione dei funerali di stato.

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