"Gli amici si dicon sinceri, ma veramente sinceri sono i nemici" (Schopenhauer)
"L'assemblea del movimento NO-TAV riunita a Villardora il 3 ottobre
2007 valuta che non vi siano le condizioni e i presupposti per
partecipare alla manifestazione del 20 ottobre a Roma."
Si apre così il documento con il quale il movimento No Tav ha
annunciato che non parteciperà al corteo di lotta e di governo
del 20 ottobre.
Per decidere i No Tav hanno seguito le consuetudini ormai consolidate
di un movimento maturo, convocando un'assemblea pubblica nella grande
sala/teatro di Villardora.
Il 3 ottobre diverse centinaia di persone si sono riunite per valutare
la proposta di partecipare alla manifestazione del 20 a Roma. In
apertura ha preso la parola Giorgio Airaudo, carismatico leader della
Fiom, molto noto in Val Susa per il sostegno dato alla lotta No Tav. Il
suo appello alla partecipazione è stato una carta pesante, che
tuttavia non ha sortito il risultato voluto, forse sperato. Airaudo
sperava di giocare la carta della solidarietà alla Fiom,
impegnata nell'opposizione agli accordi di luglio, chiamando a raccolta
il popolo No Tav.
Il dibattito sviluppatosi durante l'assemblea ha visto uno schieramento
netto di quasi tutti gli intervenuti, che, sia pure con sfumature
diverse, hanno rifiutato di partecipare ad una manifestazione promossa
dalla cosiddetta "sinistra radicale" per indurre la banda Prodi a
cambiare rotta, a mantenere gli impegni presi in campagna elettorale.
Nel documento approvato dall'assemblea (con un solo contrario e 7
astenuti) si afferma che: "Non si contano le scelte di politica
economica e sociale che hanno peggiorato da molti mesi a questa parte
le condizioni di vita e di lavoro nel nostro paese producendo nuove
povertà, erodendo diritti e spazi di democrazia, aumentando la
precarietà e negando una speranza di futuro migliore ai giovani
una forte protesta e una richiesta di un netto cambio di rotta
sarebbero dunque più che giustificate, ma l'appello che ha
lanciato la manifestazione del 20 ottobre è particolarmente
ambiguo e non a caso si è da subito prestato a diverse
interpretazioni anche di segno opposto.
A nostro avviso la manifestazione si configura, al di là dei
tentativi di raddrizzarne il tiro da parte di alcuni dei promotori
stessi, come un estremo quanto inutile tentativo di dare più
forza a quei partiti dell'area di governo che subiscono le scelte
più conservatrici e reazionarie della maggioranza: agitando lo
spauracchio del salto nel buio e del rientro in gioco di Berlusconi
rappresenta oggettivamente un sostegno a Prodi. Richiamare oggi il
governo, a un anno e mezzo dalla sua nascita, al mantenimento del suo
programma elettorale risulta ben poco credibile alla luce delle scelte
fino ad oggi operate con l'oggettivo sostegno di tutta la maggioranza,
a partire dal dodecalogo di marzo."
In particolare è stata denunciata l'ambiguità
dell'appello diffuso sin dall'estate dal Manifesto, un appello dove la
questione Tav è liquidata con estrema ambiguità, senza
una chiara opposizione ad un progetto inutile, devastante, utile solo
ai profitti della lobby del cemento e del tondino.
Non dimentichiamo che tra i promotori a livello nazionale della
manifestazione del 20 ottobre c'è anche il presidente della
Comunita montana Bassa Val Susa, Antonio Ferrentino, la cui posizione
nei confronti del Tav è sempre più ambigua e sfumata,
preoccupata di mantenere aperto un tavolo di trattative che sta
spianando la strada al Tav.
Non a caso Ferrentino ha dichiarato a "La Stampa" che l'assemblea di
Villardora, astutamente spacciata come assemblea di soli Comitati No
Tav, non fosse rappresentativa del territorio e che si sarebbe lui
stesso fatto promotore di una campagna a favore del corteo romano del
20. Evidentemente teme di perdere consensi e tenta di delegittimare le
assemblee popolari. Già in primavera, di fronte a centinaia di
contestatori che assediavano Villa Ferro, sede a Bussoleno della
Comunità Montana, dichiarò alla stampa che i contestatori
erano solo anarchici della FAI. E magari! Dietro a questi rozzi
tentativi di sviare l'attenzione dei media, si cela ormai da tempo la
volontà di spaccare il movimento tra cittadini buoni e
responsabili e minoranze vittime di agitatori professionali.
Fortunatamente in un movimento coeso, consapevole della propria forza a
capace di una forte autonomia di giudizio queste penose sceneggiate non
funzionano.
L'assemblea di Villardora ha dimostrato che due anni di lavoro ai
fianchi, di tentativi di mediazione e di ammorbidimento non sono
serviti a scalfire l'autonomia del movimento. Un'autonomia rivendicata
anche nel documento approvato dove viene criticato duramente il testo
di indizione della manifestazione di Roma: "Nell'appello risulta
quantomeno equivoco chiamare il movimento NO-TAV all'appuntamento del
20: un movimento che vuole rimanere se stesso e non intende farsi usare
dai partiti nel tentativo illusorio di spostare delicati equilibri
all'interno della maggioranza. (…) La Valle di Susa sta
misurando oggi in casa propria quanto il governo "amico" renda sempre
più difficile mantenere quel rapporto di fiducia con le
amministrazioni locali che ha contribuito fino ad oggi a fermare la
devastazione del TAV: è ingenuo credere che il 20 ottobre eviti
il rischio di guai peggiori e rivendichi un cambiamento vero."
Il documento si conclude con la constatazione che un "cambiamento non
possa che nascere da un diverso modo di 'fare' politica che tolga
spazio alle segreterie dei partiti per consegnarlo alla partecipazione
vera dei cittadini, a cominciare dai livelli locali e dalle lotte che
in tante parti del paese cercano di difendere i beni comuni."
Nei giorni successivi il sasso lanciato nello stagno dai No Tav
è risultato molto pesante: non sono mancati, specie sul
Manifesto, gli appelli a tornare sui propri passi, e persino il
ridicolo invito a mandare a Roma un rappresentante che spiegasse le
ragioni della non partecipazione. Forse quelle messe nero su bianco da
un'assemblea popolare erano troppo dure da mandare giù.
Mena Bò