Umanità Nova, n.32 del 14 ottobre 2007, anno 87

L'Hackmeeting compie 10 anni. Hacker contro media uno a zero



Si è conclusa domenica 30 settembre, con la tradizionale assemblea plenaria la decima edizione dell'Hackmeeting [1], l'annuale raduno che vede riunita la comunità degli "hacker" di lingua italiana. L'appuntamento di quest’anno si è tenuto a Pisa presso il CS "Rebeldia" ed ha visto la partecipazione di qualche migliaio di persone che per tre giorni hanno giocato con i computer, seguito una trentina di affollati seminari e chiacchierato fino all'alba.
Una delle caratteristiche principali di questi raduni è che sono completamente autogestiti ed autofinanziati e che vengono preparati con interminabili discussioni che si svolgono principalmente attraverso l'uso della posta elettronica. Poi, però, quando il tempo si avvicina decine di "hacker" si rimboccano le maniche e, lasciati da parte software ed hardware, stanno dietro al bar, alla cucina o alle pulizie. E la cosa, nonostante gli inevitabili contrattempi e problemi, ha funzionato anche in questa occasione, dimostrando che non occorrono sponsor o strutture gerarchiche per organizzare un evento anche di una certa dimensione e qualità.
Con questa decima edizione l'Hackmeeting tornava in Toscana, dove nel 1998 (a Firenze) si era tenuto il primo incontro [2] di una comunità ancora in formazione, composta soprattutto da curiosi e da esperti della prima ora che già avevano ben chiare le tematiche che poi negli anni successivi avrebbero interessato e coinvolto anche le persone "normali". Temi come quello del controllo, della riservatezza delle informazioni e della necessità di impadronirsi della tecnologia che il potere stava affinando per mantenere il suo dominio.
L'incontro ha visto la partecipazione di graditi ospiti provenienti anche da altri paesi: Germania, Usa, Austria e - come sempre - si sono affiancate discussioni molto tecniche ad altre più popolari, ma non meno interessanti. I partecipanti potevano trovarsi davanti, a distanza di qualche ora e nella medesima sala, una lavagna coperta di simboli e formule matematiche oppure un tavolo sul quale si stava impastando il pane. Accanto ai seminari previsti non si possono contare i capannelli e le discussioni che hanno visto impegnati i partecipanti su diversi temi.
Tutti argomenti, da quello più esoterico a quello apparentemente più banale, di estrema attualità in una società dove sempre più prepotentemente la comunicazione e l'informazione assumono un ruolo cruciale. A questo proposito va segnalata l'attenzione che i media ufficiali hanno riservato all'evento: quattro troupe televisive e diversi giornalisti sono calati a Pisa alla ricerca degli aspetti più folcloristici dell'incontro. Hanno invece trovato interlocutori che non si sono fatti intrappolare nello stereotipo "hacker uguale criminale informatico", ma che sono riusciti anche a giocare un brutto tiro al corrispondente di un foglio nazionale che ha riportato sul giornale una discreta serie di stupidaggini [3] spacciategli come vere, dimostrando (ma non ne avevamo bisogno) quali sono i meccanismi di funzionamento dei media ufficiali.
Iniziative del genere sono sempre più necessarie, visto che non passa giorno senza che ci sia una notizia a proposito dell'uso ai fini di controllo e repressione che gli stati fanno delle tecnologie informatiche.
Nel Regno Unito, una recente modifica al contestato "Terrorism Act" prevede che chiunque si rifiuti di fornire alle autorità le chiavi per decrittare un documento cifrato rischia fino a 5 anni di carcere [4]. Mentre in Italia viene richiesta dai politici la chiusura di blog satirici [5], alla faccia della tanto propagandata libertà di informazione.
Ma c'è anche di peggio in arrivo, una delle case produttrici di navigatori GPS, quelli usati sempre più spesso dagli automobilisti, ha fatto sapere che è in grado di fornire alla polizia i percorsi fatti da coloro che usano i suoi prodotti [6]. Come dire che non sarà più necessario nemmeno mettere delle microspie nelle auto dei sospetti.
Davanti al ripetersi di notizie di questo tipo le uniche risposte possibili sono quelle di farsi sentire in piazza, come hanno fatto in 15 mila il 22 settembre scorso a Berlino [7], in occasione di un corteo che ha sfilato dietro lo slogan "Libertà anziché paura. Basta con la mania della sorveglianza", ma anche quella di imparare a "mettere le mani" nella tecnologia, per smontarla e rimontarla, il che è proprio l'assunto di base dell'etica degli "hacker".

Pepsy


Note
[1] Sul sito http://www.hackmeeting.org il programma completo dell'evento.
[2] I siti con le informazioni sui precedenti Hackmeeting si possono trovare a partire da qui http://toscana.indymedia.org/article/1293
[3] L'articolo si può leggere qui http://toscana.indymedia.org/article/1353
[4] Vedi http://www.computerworlduk.com/management/government-law/legislation/news/index.cfm?newsid=5418 (in inglese).
[5] È il caso recente di due blog dedicati a P.F. Casini e C. Mastella.
[6] Vedi http://www1.pressdemocrat.com/article/20071002/NEWS/710020327/1033/NEWS01 (in inglese).
[7] Vedi http://de.indymedia.org/2007/09/195503.shtml (in tedesco).

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