Si è conclusa domenica 30 settembre, con la tradizionale
assemblea plenaria la decima edizione dell'Hackmeeting [1], l'annuale
raduno che vede riunita la comunità degli "hacker" di lingua
italiana. L'appuntamento di quest’anno si è tenuto a Pisa
presso il CS "Rebeldia" ed ha visto la partecipazione di qualche
migliaio di persone che per tre giorni hanno giocato con i computer,
seguito una trentina di affollati seminari e chiacchierato fino
all'alba.
Una delle caratteristiche principali di questi raduni è che sono
completamente autogestiti ed autofinanziati e che vengono preparati con
interminabili discussioni che si svolgono principalmente attraverso
l'uso della posta elettronica. Poi, però, quando il tempo si
avvicina decine di "hacker" si rimboccano le maniche e, lasciati da
parte software ed hardware, stanno dietro al bar, alla cucina o alle
pulizie. E la cosa, nonostante gli inevitabili contrattempi e problemi,
ha funzionato anche in questa occasione, dimostrando che non occorrono
sponsor o strutture gerarchiche per organizzare un evento anche di una
certa dimensione e qualità.
Con questa decima edizione l'Hackmeeting tornava in Toscana, dove nel
1998 (a Firenze) si era tenuto il primo incontro [2] di una
comunità ancora in formazione, composta soprattutto da curiosi e
da esperti della prima ora che già avevano ben chiare le
tematiche che poi negli anni successivi avrebbero interessato e
coinvolto anche le persone "normali". Temi come quello del controllo,
della riservatezza delle informazioni e della necessità di
impadronirsi della tecnologia che il potere stava affinando per
mantenere il suo dominio.
L'incontro ha visto la partecipazione di graditi ospiti provenienti
anche da altri paesi: Germania, Usa, Austria e - come sempre - si sono
affiancate discussioni molto tecniche ad altre più popolari, ma
non meno interessanti. I partecipanti potevano trovarsi davanti, a
distanza di qualche ora e nella medesima sala, una lavagna coperta di
simboli e formule matematiche oppure un tavolo sul quale si stava
impastando il pane. Accanto ai seminari previsti non si possono contare
i capannelli e le discussioni che hanno visto impegnati i partecipanti
su diversi temi.
Tutti argomenti, da quello più esoterico a quello apparentemente
più banale, di estrema attualità in una società
dove sempre più prepotentemente la comunicazione e
l'informazione assumono un ruolo cruciale. A questo proposito va
segnalata l'attenzione che i media ufficiali hanno riservato
all'evento: quattro troupe televisive e diversi giornalisti sono calati
a Pisa alla ricerca degli aspetti più folcloristici
dell'incontro. Hanno invece trovato interlocutori che non si sono fatti
intrappolare nello stereotipo "hacker uguale criminale informatico", ma
che sono riusciti anche a giocare un brutto tiro al corrispondente di
un foglio nazionale che ha riportato sul giornale una discreta serie di
stupidaggini [3] spacciategli come vere, dimostrando (ma non ne avevamo
bisogno) quali sono i meccanismi di funzionamento dei media ufficiali.
Iniziative del genere sono sempre più necessarie, visto che non
passa giorno senza che ci sia una notizia a proposito dell'uso ai fini
di controllo e repressione che gli stati fanno delle tecnologie
informatiche.
Nel Regno Unito, una recente modifica al contestato "Terrorism Act"
prevede che chiunque si rifiuti di fornire alle autorità le
chiavi per decrittare un documento cifrato rischia fino a 5 anni di
carcere [4]. Mentre in Italia viene richiesta dai politici la chiusura
di blog satirici [5], alla faccia della tanto propagandata
libertà di informazione.
Ma c'è anche di peggio in arrivo, una delle case produttrici di
navigatori GPS, quelli usati sempre più spesso dagli
automobilisti, ha fatto sapere che è in grado di fornire alla
polizia i percorsi fatti da coloro che usano i suoi prodotti [6]. Come
dire che non sarà più necessario nemmeno mettere delle
microspie nelle auto dei sospetti.
Davanti al ripetersi di notizie di questo tipo le uniche risposte
possibili sono quelle di farsi sentire in piazza, come hanno fatto in
15 mila il 22 settembre scorso a Berlino [7], in occasione di un corteo
che ha sfilato dietro lo slogan "Libertà anziché paura.
Basta con la mania della sorveglianza", ma anche quella di imparare a
"mettere le mani" nella tecnologia, per smontarla e rimontarla, il che
è proprio l'assunto di base dell'etica degli "hacker".
Pepsy
Note
[1] Sul sito http://www.hackmeeting.org il programma completo dell'evento.
[2] I siti con le informazioni sui precedenti Hackmeeting si possono
trovare a partire da qui http://toscana.indymedia.org/article/1293
[3] L'articolo si può leggere qui http://toscana.indymedia.org/article/1353
[4] Vedi http://www.computerworlduk.com/management/government-law/legislation/news/index.cfm?newsid=5418 (in inglese).
[5] È il caso recente di due blog dedicati a P.F. Casini e C. Mastella.
[6] Vedi http://www1.pressdemocrat.com/article/20071002/NEWS/710020327/1033/NEWS01 (in inglese).
[7] Vedi http://de.indymedia.org/2007/09/195503.shtml (in tedesco).